sabato 18 aprile 2020

Avremmo dovuto ... ciao amico mio

Non eravamo ancora in emergenza coronavirus, il tono inconfondibile del telefono m’informa che c’è un messaggio in segreteria: “ho incontrato Franco Nisticò a lido, sarebbe contento se facessimo una cena coi vecchi compagni di scuola, ci sei?”.
Certo!, rispondo. Organizza che ci vediamo.



Purtroppo quella cena non c’è stata. L’avevamo postdatata, fiduciosi. E oggi apprendo della sua scomparsa. Franco non potrà più sedere al tavolo insieme a noi.

È un periodo negativo.
Diversi amici e conoscenti hanno detto ciao al mondo e alle sue lusinghe e sono partiti per l’ultimo viaggio che, per i credenti, è l’inizio di una nuova realtà. Una realtà incorporea. Mistica per alcuni, spirituale.
Il copro astrale, fatto di spirito, etereo, impalpabile, non muore mai e sta vicino ai propri cari, agli amici che più ha amato. Questo perlomeno dicono gli esoterici e i mistici.

Franco lo conoscevo fin dai tempi della scuola superiore. E anche prima, quando facevamo Interminabili partite dietro lo stadio, alla colombaia, vicino al cimitero, nei campetti in terra battuta frequentati da noi ragazzi del rione “stadio”, e lui che beveva un litro di latte a fine partita per reidratarsi. “Me l’ha consigliato il mister”. Diceva. Giocava bene a calcio Franco. E poi era molto affettuoso. Premuroso con gli amici e attento a non ferirli.
Come sempre la vita ci fa fare giri pindarici. Crediamo di avere tempo a disposizione e invece...

Non abbiamo fatto “l’ultima cena” ma ci siamo incontrati qualche mese dopo avere deciso di farla.

Il fato ha deciso per noi. Ci siamo rivisti in una stazione di servizio. Al self service. Facevamo rifornimento entrambi. Lui arrivò dopo di me. Scese dalla 500 e ci abbracciammo.

Franco mi rinnovò l’invito. Ho incontrato Pino (Giuseppe de Santis) l’altro giorno. Sì lo so mi ha mandato un messaggio.  … ma tu come stai? Non tanto bene, rispose. (...)
Avremmo voluto vederci ancora. Parlare. Ricordare i tempi della scuola. Raccontare aneddoti di professori e compagni di classe. non è stato possibile.
Ciao Franco. Dispiace non avere potuto mantenere fede all'appuntamento. Lo so, non è dipeso da noi... riposa in pace. E che la terra ti sia lieve

giovedì 16 aprile 2020

Ciao Franca

Rione “Baracche”, via Schipani, in Catanzaro al primo piano abitava una famiglia che oggi definiremmo numerosa. Una famiglia solare. E lei, Franca, era la penultima di 4 sorelle.

Nel mio immaginario la vedo allegra, sorridente, affabile. E poi l'incontro con Alfonso, Fofò per gli amici del Conventino di S. Antonio di Catanzaro.

Il “conventino” è situato alla sommità del quartiere s. Leonardo. La piazzetta antistante la chiesa alla fine delle scale che conducono ai giardini erano entrambi luoghi d'incontro e socializzazione di noi ragazzi, in momenti differenti, erano i nostri punti d'incontro: alla domenica per la s. messa frequentavamo la piccola chiesetta dei frati e quasi tutte le sere ci si vedeva ai giardini per bighellonare.

L'ultima volta ci siamo incontrati nei pressi del mercato “campagna amica” di Catanzaro lido, nel rione “fortuna”.
Abbiamo parlato come se ci fossimo lasciati da pochi giorni e invece non ci vedavamo da anni. Come al solito c'era qualche aneddoto della vita familiare di Franca e Alfonso da raccontare.

Uno dei tanti, il più simpatico che mi torna spesso alla mente e mi fa sorridere fu quando Fofò mi raccontò, sempre con l'inseparabile compagna di vita affianco, della sorpresa che le volle fare mentre lei era a scuola:

Sai, le disse contento di averla aiutata nei lavori domestici, ti ho steso i panni!
Quali panni? Chiese Franca.
Quelli che c'erano in lavatrice.
Sì, però, almeno avresti dovuto aspettare che la mettessi la lavatrice. E scoppiarono a ridere all'unisono. Anch'io sorrisi di gusto.

Ecco Franca ti voglio ricordare sempre così: col sorriso sulle labbra. Ciao Franca. Eppure quel giorno avevi già le prime avvisaglie del tuo malessere che hai minimizzato: devo andare a farmi una visita. Ho sempre un dolore alla testa. Devo vedere cos'è, mi hai confidato. E dopo hai cambiato repentinamente discorso. Abbiamo ricordato i vecchi tempi e parlato del presente. Mi hai chiesto dei miei interessi; del lavoro e poi ci siamo salutati come sempre. Con abbracci e baci e calde strette di mano.

Tu e Alfonso siete stati e sarete un esempio, una bella coppia. Sempre uniti e complici anche nelle piccole difficoltà che la vita propone inevitabilmente.



Sei andata via. Hai smesso il vestito terreno ma la tua armonia interiore resta e diviene forza per quanti ti sono stati vicini o hanno avuto il privilegio di conoscerti. Ciao Franca. Alfonso, un carissimo abbraccio, Mario.


Covid-19 Rassicurazioni dal virologo Tarro allievo di Sabin

Su affaritaliani.it c'è una intervista molto esaustiva al virologo Giulio Tarro che fuga dubbi e perplessità sulla pandemia del covid-19 e sulla ininfluenza di un potenziale vaccino.

Il Prof. Tarro sostiene, dall'alto della sua esperienza, che la soluzione più idonea risieda in una cura e nella prevenzione piuttosto che nel vaccino che, sarà senz'altro disponibile ma non a breve..

Riporto alcuni convincenti stralci della sua intervista al giornale on line:

“onestamente, credo che anche per questo virus – precisa il virologo 82enne - la soluzione possa venire prima dagli anticorpi monoclonali sviluppati dai contagiati e guariti che dal vaccino che richiede tempi più lunghi e che dovrà essere buono ed efficace per tutti, visti i tanti ceppi che ci dicono che già oggi pare che il virus Sars-Cov-2 non sia lo stesso per Wuhan e per la Lombardia, stante la sua mutazione genetica”.
Accanto agli anticorpi monoclonali, “ci sono farmaci antivirali ed antimalarici di buon livello che – prosegue Tarro – si stanno già sperimentando nella fase iniziale del contagio: la clorochina, l’idrossiclorochina, il favipiravir che ben agiscono contro l’infiammazione”.


“Il nostro migliore alleato? E’ indubbiamente l’estate, il caldo, ormai alle porte, insieme ad alcune accortezze: tenere una certa distanza abbinata all'igiene, lavarsi molto spesso mani e viso, e uno stile di vita corretto, vale a dire un’alimentazione sana, ricca di Vitamina C”.
Così il virologo di fama internazionale, Giulio Tarro, allievo e ‘figlio scientifico’ di Albert Sabin, il padre del vaccino contro la poliomelite, parla dell’insidioso virus Sars-Cov-2 dall’alto dell’Olimpo per aver nel corso della sua brillante lunga esperienza di clinico e studioso, visto, trattato e risolto diverse malattie virali: isolò negli anni ’70 il virus respiratorio sinsiziale causa dell’epidemia, detta del ‘male oscuro’, che colpiva a Napoli bambini da zero a due anni affetti di brochiolite. E, sempre negli anni ’70, a Napoli ha combattuto in prima linea il colera. Poi negli anni ‘80 si è occupato dell’Aids che fa ancora molte, milioni, di vittime in Africa.
Il virus non ha vita facile con il sole, l'acqua salata e la salsedine. Le mascherine? Avremo le mascherine finché le industrie dovranno venderle. Conclude l'eminente virologo Giulio Tarro.


dall'abolizione dello statuto dei lavoratori in poi

Ragioniamo su una questione semplice: se il lavoro mi ammazza a che mi serve?

Da qualche giorno assistiamo alla guerriglia verbale tra chi vuole fare ripartire la produzione e chi, più cautamente, dice di aspettare.

Alcuni dicono di tutelare il lavoro per evitare una catastrofe economica immane e irreversibile per le economie nazionali e mondiali.

Non ho nozioni o studi adeguati in merito, però una cosa, a mio avviso, è certa: se il lavoro inteso quale fonte di guadagno privato dagli attenti analisti economici uccide o mette in discussione la salute delle maestranze, il lavoro stesso è una potenziale bomba umanitaria forse peggio dell'atomica.

Possiamo fare con esattezza matematica l'assioma tra l'ex ilva di Taranto e i tumori che l'inquinamento atmosferico provocava nell'interland tarantino fino a dove arrivavano le polveri inquinanti degli altiforni.

A Taranto non si è guardato alla salute pubblica che include lavoratori e ambiente circostante.
Le cordate imprenditoriali avevano occhi e orecchie e pancia solo per gli affari. Perlomeno questo è venuto fuori dalle inchieste.

La pandemia attuale del coronavirus tocca indistintamente tutte le aree. La globalizzazione ha fatto questo enorme regalo all'umanità.
È un dovere civico reagire agli egoismi. Siano essi di carattere politico strumentale, economico pubblico o, peggio, privato.

Questa è l'occasione buona per pensare a una rinascita culturale che vede al centro l'essere umano. Il lavoro è uno strumento che deve servire l'uomo e non viceversa.

L'abolizione di alcuni tasselli importanti che riguardavano le tutele dei lavoratori, come sancito dalla legge 20 maggio 1970, frutto di trattative e lotte sociali tra le parti ha fatto sì che i rapporti tra i due mondi degenerassero a discapito dei deboli e, di fatto, non più rappresentati nelle sedi istituzionali.


mercoledì 15 aprile 2020

Al riparo dai virus dell'ignoranza

Letture al tempo del covid-19.


Per chi ama leggere questo fermo imposto per decreto è una manna scesa inaspettata dall'alto.
All'esterno il rumore verboso avvelena quanto c'è di buono negli sforzi che il governo sta facendo per arginare il danno alla salute pubblica.
La squadra di governo si trova a fronteggiare, oltre che il virus, gli azzardi verbali dell'opposizione.

Se al parlamento europeo le forze di governo ottengono 80, l'opposizione chiede 160. i parametri non coincidono mai. Le forze di destra oppongono resistenze a ogni tipo di trattativa, calano sipari catastrofici e malumori tra i cittadini gettando fango su qualsiasi fronte.

Sarà pure il gioco delle parti ma è ora di smetterla con questi giochetti da saltimbanchi. Pericolosi per la salute e il bene dei cittadini italiani e anche europei.

Saltimbanchi che riescono a squarciare, lacerare il tessuto sociale e fare breccia nelle teste bacate che li seguono e nei poveri mentalmente che come primo e, forse, unico interesse da tutelare è la propria pancia.

La pancia piena!

Sarà un caso che questi signori non abbiano mai, o forse pochissime volte nella loro vita, aperto un libro? Un libro qualsiasi di saggistica, narrativa, storia?


E se approfittassero anche loro del fermo? Si mettessero belli comodi, anche sul cesso, là, in quel posto, nella stanza da bagno la concentrazione è sicura e si fanno ottime letture. Leggere, che so, anche una biografia degna di essere conosciuta purché non sia scritta da un “simpatizzante a oltranza”?
E allora, buona lettura a chiunque ama la vita nei suoi innumerevoli aspetti.

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