martedì 12 marzo 2019

Prospettive future per i giovani

È nato un bambino. Poverino!, ha già un debito di 35milioni di lire... Questo di diceva nella prima repubblica. Però, in compenso il nuovo nato poteva sperare nella scalata sociale. Sì, perché lo Stato ancora garantiva alcuni punti fermi sanciti nella Carta della Repubblica Italiana.
Il diritto allo studio per i meno abbienti e la possibilità di salire qualche gradino della scala sociale grazie alla preparazione e alle attitudini dei singoli cittadini.
Insomma, quello che adesso è sotto la voce “meritocrazia”, altra parolaccia coniata dal politichese ma che difficilmente è attuata davvero.

"In Europa"
Riepilogando: i nuovi nati erano sì gravati da un debito pubblico che contagiava la collettività ma avevano un futuro possibile da fare proprio. C'era chi aspirava alla libera professione, dottori, avvocati, ingegneri ma anche parrucchieri, sarti, calzolai, estetiste. Sbocchi aperti a chiunque!

E oggi?

Oggi ci sono altre regole da rispettare!
Il diritto allo studio è solo sulla carta. E i mestieri non sono spendibili sul mercato se appresi nelle botteghe dei “mastri” maestri artigiani. Serve una qualifica, un attestato rilasciato da uno dei tantissimi corsi professionali istituzionalizzati dai sistemi e dagli organismi locai regionali e statali.

E i nuovi nati? Trovano ancora il debito pubblico ad attenderli ma non la fiducia del futuro. Le nuove mansioni richieste dal mercato del lavoro vedono i lavoratori ridotti a semplici numeri sottopagati e per niente tutelati. In compenso, se sono davvero poveri, vivono da soli con un reddito ISEE da fame, insomma al limite dell'indigenza, raggiunta la maggiore età possono provare ad accedere al reddito di cittadinanza. ...

sabato 2 marzo 2019

Sogno l'Europa solidale di Altiero Spinelli

Le parole di Altiero Spinelli da qualche giorno mi tornano in testa. E mi inducono a rileggere il manifesto di Ventotene scritto insieme ad altri prigionieri politici confinati dal regime fascista. Sorprende la sua lucida analisi sul federalismo degli stati uniti d'Europa che a distanza di anni risultano essere di estrema attualità e in alcuni momenti persino rivoluzionari. È rivoluzionario il modo di intendere l'essere umano al centro della vita sociale e culturale non solo dell'Europa.

Il suo pensiero antinazionalista è da studiare e prendere ad esempio, divulgarlo tra i giovani e quanti sembrano avere dimenticato o disconoscono la storia del ventennio oscurantista.

L'Europa di Alterio Spinelli è la mia. La nostra! Un'Europa solidale che guarda ai singoli non come sudditi ma cittadini attivi. Donne e uomini portatori di cultura e non numeri o merce sui quali lucrare.

Confido che questa Europa solidale nasca al più presto perché “Le baracche di cartapesta non resistono a lungo”.

“Oggi si cercano e si incontrano, cominciando a tessere la trama del futuro, coloro che hanno scorto i motivi dell’attuale crisi della civiltà europea, e che perciò raccolgono l’eredità di tutti i movimenti di elevazione dell’umanità, naufragati per incomprensione del fine da raggiungere o dei mezzi come raggiungerlo. La via da percorrere non è facile, né sicura. Ma deve essere percorsa, e lo sarà! (Spinelli – Rossi)”

venerdì 22 febbraio 2019

Toponomastica dei saperi

Bi/sogni.

Ogni volta che

cadi
ti rialzi e riparti.
Non importa quante volte
quando devi sopravvivere.
Bisogni impellenti inducono
all'azione
Raccogli le esigue forze
e vai!
L'impone
Il diritto alla vita!
La
Necessità di
Sopravvivere!,
Spinge a sognare,
attraccare in terre nuove.
Terre lontane popolate
dalla cultura del bello
di gente
già esule
che si spera
accogliente
giacché tutti
i popoli
vittime di 
ambagi
hanno subito migrazioni forzate.

Sogni fragili.
Barchette di carta
dove far navigare pensieri e storie.
Poetiche.
Sogni ad occhi aperti
che fanno di necessità
virtù.
Bi/Sogni dimenticati
Sconosciuti all'opulenta
viziosa
cinica
giostra del consumismo
che governa gli istinti più bassi
dell'umano ego
nonostante la
toponomastica
dei saperi contemporanei che rende virtuale e minimizza
rilegando nel mondo altro dei like
 fame e speranze degli ultimi.

martedì 12 febbraio 2019

Oggi come nel '38?

Il novecento è stato un secolo di cambiamenti sociali e culturali. Alcuni eventi drammatici mutarono completamente le vite e i destini di intere famiglie.
Quando le ideologie ammorbano le menti confondono fino ad annientare l'intelligenza emotiva.
L'empatia è violentata, annullata dal credo comune che pone e teorizza barriere facendo leva tra le paure della gente . Le leggi razziali scritte appositamente per creare falsità e persuadere i deboli hanno generato oscurantismo e terrore; hanno creato brutture inimmaginabili nei giovani di oggi abituati alle realtà e alle guerre virtuali.
Nel 1938 si scrisse una indegna pagina di storia che calpestò la dignità degli italiani e del genere umano.
Solo dopo l'armistizio e con l'intervento delle Nazioni Unite tornò la libertà e la democrazia.
Il 25 aprile del 1945 segna l'inizio di una nuova era: la liberazione (fisica) dell'oppressore delle sue farneticanti idee.

La guerra fu strumento di sopraffazioni e vendette personali che resero possibili biechi e oscuri interessi economici anche nei piccoli centri. Invidie e vecchi rancori furono contrabbandati e venduti al nemico per codardia o mero tornaconto.

Dopo i disastri della guerra ebbe inizio la restaurazione. Anche la cultura ebbe grandi e entusiastici slanci. Nelle teste degli europei c'era voglia di cambiamenti. Chiunque, in Francia o in Italia, in Spagna come in Grecia aveva un sogno da realizzare ed era convinzione comune di poterlo attuare. Le paure erano state esorcizzate! Il boom economico prometteva tranquillità e benessere e le lotte degli operai e studenti del 68 intendevano porre le basi alle ingenue teorie inneggianti ad una società più giusta e solidale per creare un mondo migliore.

Che dire oggi a chi teorizza la chiusura dei confini, innalza muri, vende donne uomini e bambini?

venerdì 11 gennaio 2019

Una storia affidata al web

Il ragazzo incappucciato guarda fisso in camera. Chiede consiglio ai follower s. Racconta agli ipotetici seguaci una storia. La sua storia. E chiede cosa fare nel caso qualcuno si trovasse nelle sue stesse condizioni esistenziali.
Il dilemma del ragazzo consiste se andare a conoscere oppure no i consanguinei che lui non ricorda di conoscere. Eppure uno zio, per quanto mi è stato detto, fratello del padre defunto quando lui, Carletto, era piccolo, questo il nome di fantasia che do al postulante, per i primi anni andò metodicamente a fare loro visita. Ma la situazione che di volta in volta lo zio trovava non era delle più gradite.
Non sto a spiegare nei dettagli cosa o chi vedesse. Fatto sta che non l'approvava! Così iniziò a diradare le visite pur mantenendo il legame attraverso le notizie portate dal vento.

Ma il vento, si sa, non sempre è lo specchio veritiero dell'animo umano.

Anch'io ho vissuto di riflesso storie di vite vissute e anche se accanto ai protagonisti diretti molte sfumature non le ho sapute cogliere.

Ora, per rispondere al quesito iniziale del ragazzo del “confessionale”, dico che: se fossi in lui andrei a scovare la verità interrogando e venendo a conoscenza di fatti e fattori che hanno definito la storia di chi gli ha dato la vita. Anche col pericolo di fare scoperte scomode, poco edificanti e per niente romanzate o mediate dalle volontà di chi gli è stato accanto fisicamente per tutti questi anni. Perché la vita è dura e a volte crudele. Per questi motivi mi sento di suggerire un concetto semplice: vivi la tua vita e cerca di trarre il meglio seguendo i canoni della bontà e della correttezza. Il resto lascialo alle spalle. E se ci tieni a conoscere le persone che tu pensi ti abbiano “abbandonato” fallo ma accostati senza pregiudizi. Chissà, forse può nascere qualcosa di buono.

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