sabato 28 febbraio 2015

Esprimersi in pittura, secondo me

"Teoria e pratica" -lezione frontale di una mia vita precedente da docente-

La rappresentazione per immagini è una scelta linguistica figurale chiara che l’artista adotta e applica allorché vi è la volontà di divulgare concetti a vaste platee omogenee scarsamente educate all'arte colta.
Il vero e la sua rappresentazione in pittura è un'attività che necessita di buone basi tecniche e artigianali, manualità che si acquisiscono nel tempo e con la pratica assidua del disegno e dello studio dal vero dei volumi e della luce. (tematiche che tratteremo in seguito)
bozzetto, biro su carta

Fare arte oggi non significa essere innamorati di determinati modelli espressivi e adoperarli insulsamente ma servirsene per apportare humus culturale e scuotere ove necessita le coscienze.
L’operatore culturale contemporaneo ha a disposizione un tesoro linguistico inestimabile. Sta alla sua determinazione decidere quale strumento adoperare e quale platea coinvolgere nelle sue analisi.
Oggi, l’artista, a differenza dei tempi passati, non dipende dagli umori del mecenate di turno, e ciò lo pone in una posizione di privilegio rispetto ai Maestri dei decenni trascorsi; condizione, questa, resa possibile dall'evoluzione sociale raggiunta; dall'autosufficienza lavorativa che, suffragata dagli studi e dalla volontà di ampliare i modelli espressivi pittorici, consentono il dialogo tout court con ampi strati sociali.
È risaputo che la figurazione solitamente didascalica è celebrativa; d'altronde se non ci fossero stati i magnifici lavori del passato ad arredo di chiese e luoghi pubblici ben poco degli usi e dei costumi sarebbe giunto fino a noi. Senz'altro non è arrivata la verità assoluta ma la volontà del pensiero dominante temporale di chi esercita il potere. Per cui, l’artista, al pari di un artigiano se pur sublime, è condizionato dalla volontà dei committenti che, da padroni assoluti, gestiscono le sorti dei popoli e intendono lasciare testimonianze storiche magnificando spirito di servizio ed esercizio del potere in sintonia col proprio ego.
D’altro canto, la figurazione è, per antonomasia, dialogo immediato che unifica idee, pensieri e linguaggi differenti dei ceti medi.
Quindi, le storie iconografiche rappresentate sugli affreschi delle chiese, sulle tavole degli uffici pubblici o sulle tele dei privati cittadini sono, azzardando un confronto con i mass-media contemporanei, la “pubblicità” di un tempo lontano, una lettura immediata per immagini, un “indottrinamento” volto a quanti non possedevano gli adeguati strumenti di decodifica dei linguaggi colti quali l'alfabetizzazione, la scrittura e la lettura.
"codex" sulle tracce di Gioacchino

La figurazione si avvale di metafore e segni arcaici assimilati dalla cultura esperienziale umana che contestualizzate rendono immediati i concetti.
La figurazione è anche, con i dovuti distinguo, retorica servile allorché si prostra a chiosare concetti moralmente discutibili.
Sta all'operatore culturale e al singolo cittadino disincantato, liberi da ingombranti quanto ignoranti pastoie saper discernere se affrontare analisi lungimiranti al servizio della collettività oppure assecondare le mire di pochi.
(mario iannino)

Sanità, Calabria chiama Renzi

SANITÀ: CHE CASINO!


A memoria d'uomo è la prima volta che vediamo scendere in piazza medici e personale sanitario per gridare rivendicazioni sacrosante alla classe politica.

Una buona fetta di manifestanti è schierata con il presidente Mario Oliverio. Chiedono con fermezza che venga affidata a lui la gestione commissariale della sanità.

Già, il commissariamento del comparto sanità in Calabria è in atto da divesre legislature ed è sempre stato affidato al presidente della regione salvo negli ultimi mesi quando la Lorenzin, ministro della salute del governo di Matteo Renzi, mandò l'ex generale della finanza in pensione Pezzi.

Inutile addentrarsi nelle questioni politiche, anche perché verrebbe da dire: e Renzi?, dov'è il suo decisionismo? Perché non impone al ministro di darsi una mossa e scendere in Calabria come ha fatto in campagna elettorale? O più semplicemente perché, visto che è nelle sue prerogative, non conferisce l'incarico a Mario Oliverio?

Cosa c'è dietro il “pacchetto”salute in realtà? Cosa si nasconde agli occhi di noi comuni cittadini?

Intanto la sanità è allo sbando e non esercita il ruolo sociale che le è proprio. Attorno la questione sanità gli animi si accendono. C'è chi imputa a “Tonineddhu Gentili”, affettuosamente così evocato in gergo reggino da un signore in una tivvù locale, la colpa del casino che si è sviluppato. Secondo il signore in questione è Gentile, il senatore, a pressare sulla Lorenzin perché vuole un suo uomo o donna nella funzione di commissario pur essendo. L'NcD, perdente di brutto all'ultima tornata elettorale.
D'altronde i casi di mala gestione sono stati documentati dalla Corte dei Conti e dagli organi di Governo. Tra tutte le assurdità basti ricordare il nuovo centro per il cuore di Reggio Calabria, costruito e assemblato con macchinari all'avanguardia ma, inutilizzabile per mancanza di personale.

 esempio di apparati inutilizzabili per mancanza di personale
 ai riuniti di reggio calabria 

venerdì 27 febbraio 2015

De Gaetano, Lanzetta e l'antimafia

Dalla vicenda sul caso “de Gaetano” sollevato dalla Lanzetta l'ex ministra ne esce con qualche “ammaccatura”.
Scorrendo un articolo apparso sul Corriere della Calabria del 26 febbraio "caso Lanzetta, è scontro in antimafia" appare chiaro l'intento, un po' macchinoso, non si capisce ancora da parte di chi, di avere sollevato un polverone inutile e dannoso per il rilancio politico e culturale della Calabria.
Nino de Gaetano


Zero fatti concreti e tantissime “supposizioni” che lasciate andare sulle ali del vento popolare e mediatico si gonfiano all'inverosimile di umori e personalismi.

A proposito di personalismi, dal punto di vista personale dico subito che non conosco De Gaetano e non nutro simpatie o antipatie nei suoi confronti. Esprimo solo un'analisi della vicenda da calabrese che vive nella sua terra d'origine.

Da calabrese, come dice spesso Nicola Gratteri, conosco un po' flora e fauna e so per certo che spesso gli amici, i conoscenti e i parenti non te li scegli. Sei nato/a qui! E a volte capita, in certe realtà, che è naturale abitare, vivere o conoscere gente di differente estrazione culturale e antropologica rispetto alla tua, o a quella che avresti voluto, realtà interiore.
Persone che saluti e ti salutano. Che votano anche. Visto che hanno personalità giuridica, diritti e doveri quali l'esercizio del voto.

Ma veniamo all'articolo in questione che invito a leggere integralmente anche se lo stralcio che segue lascia presupporre con chiarezza il clima dell'incontro tra la Lanzetta e i commissari dell'antimafia:

"caso De Gaetano". Per Maria Carmela Lanzetta la presenza in giunta di Nino De Gaetano - per le note vicende che lo collegano a un'indagine su ipotesi di voto di scambio avendo goduto, su intercessione del suo defunto suocero, del presunto appoggio politico del clan Tegano - toglie credibilità al Pd davanti ai calabresi. Ben per questo lei non ha accettato la nomina ad assessore regionale fattale da Mario Oliverio.
E si va allo scontro con Enza Bruno Bossio: «Sai che ti sono stata personalmente vicina ma esistono in questo Paese tre distinti poteri e non penso che il potere politico possa essere condizionato da un'informativa di reato, ben altro sarebbe, ovviamente, una sentenza dell'autorità giudiziaria e comunque stai dicendo cose per le quali immagino che Nino De Gaetano intenderà querelarti...».
Energica difesa di Maria Carmela Lanzetta: «Non vedo come dovrebbe querelarmi... io non lo accuso di nulla, né sostengo che lui si sia rivolto alla 'ndrangheta per essere eletto. Faccio una valutazione politica». Magorno sbotta nuovamente: «Ma che c'entrano le valutazioni politiche... La Commissione ha tutto l'interesse ad acquisire qualsiasi elemento sulla vicenda ma che siano elementi, fatti, non valutazioni ...».
E qui cala il sipario su una vicenda che pare essere nata solo per dare ragione a Ennio Flaiano quando commentava: « ...La situazione è grave ma non è seria».



Che dire? Se non che la Calabria non ha bisogno di queste sceneggiate?

giovedì 26 febbraio 2015

Calabresi, cosa chiedere alla politica

Come si risolve la crisi?

Con tavoli tecnici!
Questo si sente dire nei salotti televisivi. Ma possono le parole sopperire ai fatti quando i fatti hanno un nome ben preciso che si chiama necessità immediata: fame!, di espletare i bisogni primari che servono per la sussistenza familiare quotidiana?

"dacci oggi il nostro pane quotidiano..."


In poche parole se c'è fame è d'obbligo che sulla tavola ci sia un pane, magari accompagnato con un po' di companatico ma ad estremi mali estremi rimedi cosicché anche il pane asciutto va bene purché c'è! La sola visione di un pane ben cotto sazia... e invece si sente ancora parlare di medio e lungo termine della politica, delle esigenze degli imprenditori, delle banche, delle politiche europee, nazionali e locali.

Guccione, in merito ai localismi, lancia l'allarme: la regione Calabria è a rischio default! Non ci sono soldi anzi c'è un debito di circa 2miliardi e mezzo di euro!
Allora, cos è successo in tutti questi anni? Come mai le quote europee destinate alla calabria sono tornate indietro e ne hanno beneficiato altri?

È mancata la previsione di qualche tavolo tecnico? Qualcuno ha sbagliato i calcoli e le genialate studiate a tavolino da tecnici, imprenditori, studiosi e politici non sono servite a nulla?

Se così è significa che le parole fatte fino ad ora e gli impegni presi dei vari dirigenti non sono serviti a niente! Ma visto che la parola “tavoli tecnici” ancora affascina qualcuno, se ne potrebbe istituire uno per fare un'analisi immediata e vedere cosa e chi non ha funzionato. Rimuovere i sapientoni e gli ostacoli da loro eretti … ma se ciò non avviene, allora, rimane in piedi un solo significato: non si ha davvero la volontà di cambiare e porre rimedio alle malefatte della classe dirigente che ci ha guidato fino ad oggi e buttato a mare con tutti i vestiti!

L'immediatezza consiste nel welfare. Pensare e soddisfare le necessità reali delle famiglie e nel frattempo arare il terreno delle opportunità, migliorare le condizioni dei lavori esistenti affinché questi possano offrire nuove prospettive all'indotto che gira attorno e valorizzare il territorio calabro che per sua natura è vocato al turismo e all'agricoltura non dimenticando i siti culturali e archeologici lasciati in eredità dai popoli invasori e dagli autoctoni bretti, che, come qualcuno vanta, hanno dato origine al nome della Penisola, Italia, dal nome del re degli Enotri “Italo”.

martedì 24 febbraio 2015

I calabresi e il lavoro

Non so se imputare alla strategia politica del nuovo Presidente della regione Calabria, Mario Oliverio, oppure se è opera della potenza divina che sta illuminando le menti ciò che sta accadendo in Calabria.
Di sicuro si sta realizzando la fine di un sistema.

"i calabresi e il lavoro"


Certe fondazioni a partecipazione regionale e gli enti in house sembra stiano per subire una sterzata decisiva dopo le amministrazioni catastrofiche dei rispettivi presidenti e consigli d'amministrazione che le hanno guidate.
Che stiano vacillando gli intrighi del potere?

Di fatto, senza entrare nel merito delle fondazioni che sono sotto i riflettori, gli enti in house della regione sembra che non abbiano adempiuto alla mission dei rispettivi statuti e che hanno, di contro, usato i fondi in maniera discrezionale.
Stando ai primi riscontri, saltano agli occhi le molte assunzioni che, se pure fatte con spirito clientelare, trasformano, dall'oggi al domani, i dipendenti in precariato e nuove povertà; nuovi problemi sociali ai quali la politica deve rispondere.

Gli errori, o per meglio dire, la mancanza di lungimiranza gestionale è equamente suddivisa in tutti quelli che si sono interessati alle rispettive vicende di Fondazione Tommaso Campanella; Terina, Arpacal, Whi not; Field; Calabria etica, Calabresi nel mondo. Tanto per ricordarne alcune.

Mario Oliverio lo aveva anticipato che avrebbe messo mano e riordinato enti in house e macchina regionale in ogni suo aspetto.
Guardando dall'esterno, però, ancora il cambiamento non si vede. E le altre nomine ancora non ci sono. Che stia combattendo (Oliverio) una guerra sotterranea contro poteri più o meno occulti?

Intanto in Calabria la fame di lavoro cresce minuto per minuto mentre la cultura langue sotto quintali di espedienti e rasenta il pressapochismo populista che spinge alla lotta tra poveri.

Con questi presupposti, non vorrei essere nei panni di Mario Oliverio.

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