Al bando ogni forma di retorica!
Quanto succede nei paesi a guida
dittatoriale è, per noi che viviamo quasi comodamente nelle civiltà
democratiche grazia al pensiero e al sangue dei nostri padri,
inimmaginabile!
Impensabile, per noi, l'idea di potere
essere oggetto di reclusione coatta per avere espresso un pensiero
divergente.
Le orrende vicende scritte per la
storia col sangue dei deboli e indifesi sotto i regimi totalitari non
sembrano essere servite a nulla se ancora adesso le barbarie
avvengono impunemente in nome di un imprecisato concetto di
“interesse nazionale” che nega alla nazione la libertà di
pensiero e di identità. In questi paesi non esiste l'uguaglianza e
men che meno le quote rosa e la parità di genere. I dissidenti sono
sottoposti a torture o lasciati languire nelle carceri. E la legge
non è per niente uguale per tutti nei tribunali.
L'indignazione dovrebbe sgorgare
spontanea dal nostro essere uomini liberi. Dovremmo essere capaci di
trasformare in forza propellente foriera di libertà la rabbia per
l'inciviltà a cui assistiamo! farla diventare azione persuasiva e
volontà di liberazione degli oppressi.
Alcune vicende sono di dominio
pubblico. Altre no. Rimangono segrete all'opinione pubblica.
Storie di torture. Morti. Depistaggi.
Storie di persone, donne e uomini
vittime del regime totalitario, vicine geograficamente ma lontane
anni luce dalla nostra realtà.
Ebru Timtik. Morta in turchia per avere
portato alle estreme conseguenze il suo essere donna che lotta contro
il regime di Erdogan per un equo processo.
Ebru è morta in carcere perché ha
deciso di non alimentarsi. Il suo fisico non ha retto. Ha seguito
l'esempio di altri dissidenti morti prima di lei.
Da noi, essere incarcerati per reati
quali l'esercizio del libero pensiero e la rivendicazione dei diritti
ugualitari e Il rispetto della donna è pura fantasia.
Essere carne da macello se si contesta
l'ovvietà dei despoti e dei loro comportamenti è successo in
passato! Non più. Sarebbe oltre il contesto storico. Mai abbassare
la guardia, però.
Spulciando tra le notizie e i
sentimenti che nuotano nel mare immenso del web, sempre che non abbia
sbagliato canale e giorno, pare non interessi che a pochissime
persone la vicenda della giovane avvocatessa turca deceduta dopo 238
giorni di digiuno.
Ricordiamolo: protestava per un equo
processo. Ma in Turchia, nella turchia di erdogan non esiste un
processo equo per chi è ritenuto un terrorista dal regime e Lei era,
per il regime, una terrorista.
Quanti si sono rammaricati? Quanti
hanno postato un pensiero di solidarietà? Inutile, forse, adesso.
Attenti a specchiarci sui display non
ci indigna più niente e i fatti degli altri non ci riguardano!,
niente e nessuno, oltre a noi, è più importante.
Realtà o mondo virtuale conta solo la
difesa a oltranza del nostro ego proiettato sui media. E mentre noi
ci specchiamo nelle acque calme dello stagno qualcuno lancia
disperate grida d'aiuto.
È andata via da martire Ebru. Ha
difeso un concetto assodato da noi ma non lì. Ha immolando la sua
vita per un'idea. Che sia da sprono al libero pensiero per la
rinascita dei Turchi e delle genti oppresse in ogni parte della
terra.