venerdì 12 marzo 2021

Lettera di Commiato

Apprendere della tua dolorosa agonia in questo preciso momento condizionato dalla pandemia e dai divieti sanitari imposti dai dpcm per contenere la diffusione del virus mi lascia sgomento .

Avrei voluto farti visita, farvi visita, per guardarti e dirti dei momenti passati insieme, di quante cose avremmo potuto fare e non abbiamo fatto; per abbracciarvi! Abbracciare te per l'ultima volta in terra e quanti ti sono vicini con l'animo colmo di tristezza e immenso amore.

Suppongo, immagino il dolore causato dallo scompiglio per i momenti sofferti nella tua casa. Il pianto di tua moglie e dei tuoi figli. Frastornati dalla tua lunga malattia e dai continui interventi chirurgici a cui ti sei sottoposto. L'ho sempre saputo e ti ho mandato mentalmente messaggi augurali di pronta guarigione. 

ex voto, S. Francesco

La distanza era troppa. Incolmabile. Ciononostante ho pensato spesso a quanto sarebbe stato possibile fare per alleviare le incomprensioni della vita. Purtroppo così non è stato. Vuoi per divergenze o per pigrizia, non saprei, unica certezza del momento è lo sgomento che sale quieto a stringere la gola. Eppure ne ero certo. Ero del parere che avremmo dovuto trovare un punto d'incontro, che non c'è stato.

Ora posso solo scriverti questo ultimo messaggio e ribadirti che sono sgomento e dispiaciuto per il tempo perso. Un arco di tempo sprecato. Un arco temporale Che avremmo potuto trascorrere diversamente.

Quei pochi momenti di intimità familiare passati insieme li serbo caramente nel cuore. Mi pace ricordare la tua risata rumorosa. Il tuo atteggiamento e il fare spavaldo con cui ti davi agli altri quando li ritenevi affini al tuo modo di essere e quindi amici.

Tenevi all'amicizia. Personalizzandola! Forse in maniera manichea, hai creato dei distinguo mai disattesi. E questo ti ha fatto soffrire e ha fatto soffrire.

La vita ci ha giocato dei brutti tiri.

Tiri mancini spesso causati da noi stessi, dalle nostre convinzioni che hanno innalzato muri e incomprensioni tra di noi.

Adesso è tardi. Il tempo terreno è terminato. Però, se davvero esiste un aldilà dove lo spirito trascende la materia, sai che il mio cuore piange per il tuo sofferto epilogo.

Riposa in pace e che la terra ti sia lieve.

E-vocazioni

EVOCAZIONI.

Gli assemblaggi sono il risultato ultimo di una serie di commistioni condizionati dal vissuto quotidiano.

Notizie. Immagini. Storie. Esperienze stratificate che emergono lentamente con estrema potenza dal vissuto esperienziale.

L'esistenza è l'esperienza che accomuna la vita del creato. Dalla natura alla carne è magia che trasmette qualcosa di intimo, e a volte anche oscuro presagio collettivo vissuto ai margini o addirittura lontano dalla opulenza da una minoranza sottomessa dalla dittatura del mercato. L'economia dei mercati, presentimento anticipatore di drammi comunitari; fa capolino tra le stratificazioni dell'io, si concretizza lentamente e prende corpo. È un veleno invisibile, morte certa anche se illuminata dalle luci nelle realtà falsamente ricche e civili.

Senza essere didascalici, anzi, votati alla sintesi, le evocazioni suggeriscono situazioni e episodi esperienziali noti.

Non necessariamente si deve essere depositari di culture altre. E neppure sentire sopra di sé il peso del mondo per spendere una manciata del proprio essere, in tempo, impegno sociale e culturale, piuttosto che la vituperata elemosina all'accattone per tacitare i sensi di colpa accumulati.




Le e-vocazioni sono voci dell'amore. Pungoli visionari che aiutano a scavare oltre le superfici dell'ovvio, osservare le stratificazioni esistenziali e i messaggi subliminali fuorvianti e, quando possibile, aggiustare la messa a fuoco. Inquadrare in piena luce le potenzialità sociali e renderle chiare, anche a chi, per pigrizia, è nel limbo della materia dominante. Rendere partecipative le potenzialità del consumismo significa non demonizzare la commercializzazione dei prodotti ma razionalizzarne l'uso così da intraprendere insieme nuovi percorsi votati alla solidarietà e alla fratellanza.

mercoledì 10 marzo 2021

San Giuseppe patrono degli artigiani

Riflessioni semiserie sulla sacralità del lavoro.

Non so a voi ma a me capita spesso di litigare col pc.

Oggi, per esempio.

Papà con chi ce l'hai?

Con 'sto coso quà io faccio 'na cosa e lui ne fa un'altra. Scrivo e salta. Ingrandisce lo schermo... pubblica prima che io abbia finito.

Papà forse ha il touch troppo sensibile devi cliccare più delicatamente... fai meno pressione sulla tastiera.

Sì sì. Ci provo.

E che cazz... ancora!

Parli con me? Che dici non sento, grida!

No no parlo col computer. È indiavolato. Fa quello che vuole mavaff...

Ma che ti ha preso adesso mi mandi pure a quel paese?



No no amore, non dicevo a te e che per fare una mail ho impiegato mezza giornata. Non fa per me questa diavoleria. Preferisco la manualità. Il vecchio caro mestiere dell'amanuense. L'artigianalità!

D'altronde vuoi mettere un bel mobile intagliato a mano, lavorato con passione e criterio antico, con uno di quei tanti cubi in finto legno inscatolati privi di carattere venduti nei grandi magazzini?

E poi, S. Giuseppe, fino a prova contraria, è il patrono degli artigiani, dei falegnami non delle macchine. Un uomo che evoca saperi e mestieri antichi ricchi di esperienza pratica...  

No no decisamente preferisco rilassarmi, manipolare la materia piuttosto che litigare con 'ste diavolerie moderne. Il contatto. Ci vuole il contatto fisico per trasmettere calore e amore col lavoro e l'attività quotidiana. Anche a scrivere una lettera c'è più intimità persino quando si usa una stilografica invece della biro. Già la matita è diversa: ha un'anima dolce, delicata e duttile, e devi sapere dosare la forza sempre, imprimere la pressione giusta prima e durante l'uso altrimenti rischi di rompere la punta o bucare la carta.

Meglio l'antico mestiere, l'artigianato trasmesso nelle botteghe, appreso con anni di lavoro, il caro vecchio classico mestiere, lavoro che impegna corpo e mente che condensa anche nei libri e negli appunti vergati a mano l'antica sapienza. 

Oggi più che mai si deve riscoprire e festeggiare il santo patrono degli artigiani: SAN GIUSEPPE! E' cosa importante apprendere con dedizione e modestia i trucchi del mestiere se si vuole eseguire una qualsiasi attività che oltre alla teoria necessita di conoscenza pratica all'occorrenza.  Realizzare manufatti è terapeutico.

Auguri agli artigiani e a quanti sanno rifugiarsi nella sacralità del lavoro.

La vita è una ruota

Grandi manovre.


Apri le gambe... così., punta i piedi bene. Girati. no. Non così! Avevi detto che avresti collaborato! Dai. Impegnati. Siediti. Mettiti seduta. Girati. Togli fuori prima la destra. ecco, sì così. Dai mamma!

C'è voluto tutto un piano esecutivo per fare uscire dalla macchina l'anziana signora. Non ho potuto fare a meno di assistere alle grandi manovre che una figlia amorevole ha dovuto inventarsi per fare uscire dalla macchina l'anziana madre.

Alla fine la strategia per trarre fuori dall'automobile la vecchina ha funzionato. Non ho potuto fare a meno di assistere a quella che, con ogni probabilità, è una routine quotidiana in casa della signora.

Con passi incerti coprono i pochi metri che li separa dalla tenda medica.

Davanti alla tenda un banchetto, misero misero, presieduto da un giovane medico, altri anziani aspettano il proprio turno con figli o badanti al seguito. In Barba alla privacy.

La compilazione delle schede anamnestiche con relativa liberatoria per le case farmaceutiche e il servizio sanitario che inietta il vaccino si effettua per strada. Ad alleviare un po' il disagio alle anziane e agli anziani in fila il sole e la posizione della guardia medica situata in un cul de sac.

Atmosfera ben diversa dalle sale d'attesa viste in tv. Qua se si salveranno dal virus del covid-19 ne beccheranno chissà quanti altri di microbi e batteri altrettanto minacciosi per la veneranda età che ognuno dimostra.

Però, la fisionomia dell'anziana signora delle grandi manovre è familiare. Sì a ben guardare la figlia mi viene alla mente qualche immagine. Lentamente riaffiora qualcosa: lei, statuaria, bella, coi capelli biondi lunghi che coprivano il cappotto e coi libri serrati al petto quasi fossero uno scudo. E noi, imberbi a guardarla a bocca aperta.

le stagioni si susseguono... la natura fa il suo corso e le infiorescenze regalano nuovi frutti, ma attenzione a non sminuire il presente. Panta rei. Cogliamo l'attimo e miglioriamolo




martedì 9 marzo 2021

L'insostenibile leggerezza, braccia rubate alla terra?

Diritto alla salute, fiducia disattesa e inammissibili errori.

Le scelte sono importanti.


Essere estremamente oculati nelle scelte che determinano la qualità della vita significa valutare pacatamente ogni minimo aspetto culturale e scientifico dei nostri interlocutori perché a volte si può incorrere in epiloghi irreversibili.

E la scelta del medico di base o specialistico a cui affidare la nostra qualità di vita è un'operazione, delicata e difficile, da non prendere sottogamba.

Solitamente, quando c'è da scegliere il medico di base si chiede consiglio ai conoscenti, ai familiari, a qualcuno del mestiere e si pensa:" tanto serve solo per qualche ricetta".  salvo poi costatare che così non è. E fin tanto che si sbaglia una ricetta passi ma...

Nonostante la meticolosità impiegata, che è doverosa, è necessario non abbassare mai la guardia anche quando si pensa di avere optato per il meglio l'imprevisto è in agguato.

Quindi, per evitare brutte sorprese, scrivere e leggere sempre le richieste fatte al dottore prima di inviarle via e-mail o altra forma di messaggistica e rileggere le prescrizioni ottenute specialmente in questo periodo di stress psicofisico che non risparmia neanche il personale medico. anzi: 

Le tensioni che i sanitari vivono sono triplicate e a volte per velocizzare l'accesso salvavita nel trattamento protocollare "covid" l'intervento post operatorio per recuperare il posto in terapia intensiva risulta inadeguato e qualcuno ci lascia la pelle. 

Uno di questi episodi è avvenuto in Emilia, Bologna per l'esattezza. Non si è fatto in tempo di gioire dello scampato pericolo al male del secolo, il covid, che è bastato un attimo di disattenzione per fare precipitare famiglia e conoscenti nella disperazione.

Questi i fatti: ritenuto fuori pericolo e estubato, dopo il tampone negativo al covid, vista la difficoltà, il paziente è trasportato fuori dall'area dedicata alla pandemia e muore durante la notte per complicanze: l'impercettibile sanguinamento della trachea trattata per l'intubazione provoca il collasso e il paziente muore. Questi i fatti crudi e nudi raccontati dai familiari.

Sembra una assurdità! Un evento inammissibile dovuto, con ogni probabilità, alla frenesia e a volte all'impotenza che si vive nei reparti senza sottovalutare il carico psico-fisico che devono sopportare tutti i lavoratori della sanità.

E forse, pur con la massima benevolenza, saranno da imputare a fattori analoghi, gli errori dei medici di base che, se non anticipati e corretti dai diretti interessati, porterebbero a drammatiche conseguenze e cagionerebbero irrimediabilmente la qualità della vita dei pazienti che richiedono una semplice prescrizione farmacologica o la compilazione della scheda di accesso in una struttura sanitaria per sottoporsi a una semplice operazione di routine.

Una semplice richiesta di prescrizione come un intervento alla retina, una cataratta, o una pulitura del cristallino ma all'occhio sbagliato, a quello buono! se pure ammissibile, può accadere. E fin qui potremmo dire che è una sciocchezza messa a confronto con quanto accaduto a chi gli è stato tolto il rene sano...

Le tensioni non mancano! Dobbiamo imporci di superare il momento con tutti i mezzi e la volontà di uscire dalle sabbie mobili fisiche e mentali necessitano di calma. Essere sereni e oculati! Non dare niente per scontato. Non dubbiosi ma attenti e affianco a chi lavora. Leggere e rileggere le prescrizioni e le analisi prima di sottoporsi a interventi calendarizzati al fine di migliorare la qualità e l'aspettativa di vita di ognuno.


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