venerdì 15 maggio 2020

Catanzaro, quartiere corvo, la storia si ripete con qualche incidente

L'urlo della sirena annuncia l'arrivo dei soccorsi. L'ambulanza si ferma. I sanitari prestano i primi soccorsi all'anziana donna che è inciampata ad un mattone sconnesso del marciappiede che costeggia via magenta.

le macchie di sangue, uscito copioso, imbrattano il marciappiede.
Sembrano schizzi di vernice. 


Questo episodio è accaduto ieri: racconta una signora.
La giornata era buona. Il sole di primavera invogliava a fare due passi sotto casa. I pini danno ossigeno e rilassano la vista. Gli alberi sono cresciuti insieme al quartiere e nel tempo hanno messo radici forti che hanno fatto saltare la pavimentazione urbana. Qualcuno ha potato alla meno peggio alcuni rami che avviluppavano il traliccio dell'enel. L'erba, però, è alta! I gatti si acquattano tra i cespugli e a olte fanno paura. Ma c'è anche una nuova visita: cinghiali! ne ho visto uno enorme l'altra mattina!

Pecore e mucche al pascolo tra le vicine colline. Qualche rettile che si nutre di topi, e questi non ce li facciamo mancare neanche!

Colpa della chiusura imposta dal dpcm Conte?
Ma forse anche no! Visto che la storia si ripresenta puntuale ad ogni stagione.

giovedì 14 maggio 2020

Guardando al passato progettiamo il futuro

 Un post per La presidente della Calabria Jole Santelli e Dario Franceschini Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo.

 Creatività e rinascite

Ci sono eventi che modificano attegiamenti e pensieri. Avvenimenti che rivoluzionano le quotidianità contro ogni logica e che a nulla valgono le ragioni umane.
Terremoti fisici. Pandemie. Eventi, apunto, scaturiti dalla forza della natura mettono a dura prova le convinzioni date dalla ragione agli ordinamenti sociali.

In certi casi l'azione dell'uomo ha influenzato e accentuato le catastrofi naturali altre volte no ma sempre l'uomo è chiamato a rispondere nella maniera più consona.

La dissennata cementificazione. Gli allevamenti intensivi. Le estrazioni minerarie. Le trivellazioni resi possibili dall'ingegno umano anche negli abissi degli oceani.
Tutte queste azioni hanno alterato l'ecosistema e innescato reazioni a catena.
Gli eventi drammatici si ripetono ciclicamente nei territori ad alto rischio sismico e decimano vittime.

I terremoti sono eventi che in un certo qual modo hanno segnato gli anni in Italia.
In Calabria si ricorda ancora il terribile terremoto che rase al suolo Reggio Calabria e Messina nel 1908.
E le risposte, in qualche caso strumentalizzate o suggerite da interessi emotivi legati ai luoghi, alla storia, alla geografia politica e culturale del territorio, sono divenuti interminabili lacci annodati dalle lungaggini burocratiche senza fine.

In qualche caso sembra che qualcuno vegli sulle azioni dell'uomo e che suggerisca soluzioni meno dolorose rispetto alla vanagloria tutta terrena che risiede nel pensiero accentratore e megalomane di certe cordate di potere. (piccola dissertazione)

C'è chi vuole ricostruire l'addove la natura ha detto no. Neppure con le dovute precauzioni dettate dalle regole antisismiche. Ingabbia case e palazzi. Negozi e chiese. Monumenti eretti dall'insipienza e dalla vanagloria effimera terrena! (e anche questa operazione potrebbe essere definita una “installazione”).
E chi razionalizzando gli eventi, spinto dalla passione creativa, per mantenere il ricordo delle storie di quanti sono passati di lì, quasi a monito, cerca altre strade. Altri luoghi per ricostruire percorsi di vita. Altri capitoli lasciati aperti per le generazioni future da riscrivere.

Luoghi in cui gli artisti sono chiamati a dare il meglio. Proporre, con la loro opera, possibili rivoli di pensieri che toccano e contaminano passato e presente, persino il futuro nell'attimo in cui riescono a realizzare l'intenzione creativa prefissata da offrire alla collettività.

Il grande cretto di Burri è una di queste.
"il grande cretto di Alberto Burri a Gibellina vecchia"

Idealmente Burri ha tombato. Protetto. Racchiusa in religioso silenzio la toponomastica moderna insieme alla cultura antica degli abitanti della valle del Belìce un luogo. A perenne memoria ha voluto racchiudere sotto un enorme loculo la morte. La furia distruttrice che ha sfarinato le costruzioni in calce e fango di un tempo passato ed ha messo a nudo tutti gli aspetti della morte! Per offrire immensi sguardi oltre il tramonto ai nuovi sopravvissuti. Anche quando l'azione dell'uomo non è tra le cause principali del disastro, rimane il monito suggerito dal binomio “tutela e rispetto” nell'accezione più ampia del termine.

Creatività e Ri-nascite. Non solo a Gibellina. Questo, da artista, mi sento di auspicare all'alba del nuovo regime dettato dall'emergenza "covid-19" denominato fase 2.
Dal 18 pv guarderemo il mondo con diffidenza oppure con pensieri propositivi? Riusciremo a mettere a disposizione creatività, passione per la cultura per fare decollare la Calabria, guardando oltre il confine delle nostre labili teorie? volare col pensiero laddove il sogno degli eterni bambini ha saputo ridare nuovi concetti e attrattive all'ambiente devastato dal terremoto del 1968?

La Calabria è terra antica! Accogliente. Ricca di storia. Implementiamo la ripartenza delle attività territoriali con la creatività e sommiamo alle bellezze delle spiagge, dei boschi e dei monti la storia e la ricerca del bello attraverso gli interventi degli artisti.


mercoledì 13 maggio 2020

Pandemia, quanto ci ha cambiato?

Eccomi di ritorno dalla spesa. La solita fila ordinata. Il solito vigilantes all'ingresso del supermercato che gentilmente fornisce due buste che fungono da guanti. Coppie di coniugi che chiedono di poter entrare insieme. Gente di tutte le età fanno il paragone tra prodotti e prezzi. Carrelli semivuoti. L'emergenza iniziale non si ravvisa più. E la normalità sembra essere alle porte. Quantomeno da noi in Calabria che viviamo, apparentemente, di sole e ambiente pulito e che ci portiamo dietro secoli di sopraffazioni, piagnisdei e conflitti a parte, osserviamo le leggi dello Stato e, perciò, vorremmo essere coinvolti nelle gestioni emergenziali specie quando queste risultano essere impopolari e drastiche da attuarsi.

Per chi come me abituato a stare in sede, sono, come si suol dire, un pantofolaio, uno che preferisce stare a casa, riflettere e lavorare in fucina, l'effetto “domiciliari” imposto dalle misure governative per contenere la diffusione del virus non è pesato più di tanto e non ha sortito l'effetto “capanna” postulato dalla psicologia moderna. Anzi potrei affermare che la situazione di messa a dimora di alcune pratiche socializzanti si è dimostrata persino terapeutica per l'ambiente.

Quantomeno si è risolto il problema del buco nel'ozono. L'aria che respiriamo è più ossigenata e persino gli animali timidi come i cerbiatti si avventurano verso le periferie cittadine. È stato avvistato un esemplare sotto il ponte Morandi, lungo la fiumarella di Catanzaro. E, Per la prima volta si è parlato dell'avvistamento di un grosso cinghiale. Una bestia enorme quanto una cinquecento! Così lo ha definito una ranner che se l'è visto davanti durante la sua consueta corsa lungo il perimetro del quartiere corvo, periferia alquanto dimenticata del capoluogo calabrese.

Però adesso anche basta! Può bastare la chiusura e l'isolamento da appestati.

Lo stato di allarme ha imposto l'adozione di soluzioni estreme. E non tutti hanno reagito nello stesso modo. Vuoi per cultura. Per abitudini. E per necessità.

Dopo la lunga detenzione gli effetti dell'isolamento si presentano esasperanti per alcune categorie.

I soggetti deboli e quanti traggono sostentamento dal commercio soffrono maggiormente il lockdown, ovvero la chiusura totale o parziale delle attività lavorative rispetto ad altre categorie produttive. E Le serrande abbassate dei negozi, delle sale cinematografiche, dei musei, dei parchi giochi, ristoranti, bar, e quant'altro evidenziano nuovi problemi che sfociano in nuove necessità sociali se non addiruttura in nuove povertà visto l'indotto che ruota attorno alle attività imprenditoriali.

Dalla patologia sanitaria alla necessità sociale ed economica del paese il passo è breve.

Senza fare le pulci al mercato e senza difendere a spada tratta nessuno ancora una volta siamo difronte alla nascita di nuovi mostri mediatici. Personaggi che presenziano tutti i salotti televisivi e che hanno una risposta certa, categoricamente e scientificamente inoppugnabile, bontà loro, ai problemi della gente comune.

Rispondono, i tuttologi, ai quesiti esistenziali di persone portatori di handicap mentali e fisici comuni e non. Blindano spiagge e monti. Irrigidiscono la mobilità tra i confini geografici regionali, provinciali e comunali.

Sembra che ci sia una gara in atto per chi la spadella più grossa e la rende originale. Avendo, dato il tempo a disposzionine, la possibilità di ragionare e meditare sui mali e le storture creatasi dovremmo ricordare anche a noi stessi che siamo dotati di raziocinio cos'è bene e cos'è male!, che l'autoconservazione non è un optional e sa quando fare scattare il campanello d'allarme.

Non è un caso se le zone più colpite e che rimangono a rischio siano quelle col più alto tasso d'inquinamento atmosferico.
Come non è un caso se in Calabria la pandemia abbia portato paure e psicosi invece dell'ondata devastante del virus. E qui l'analisi si fa seria. Antropologica. Ambientale. Logistica.

Buon senso, quindi. Per la sicurezza e il bene comune. Osserviamo le regole ma senza esagerare con la caccia agli untori.

lunedì 11 maggio 2020

ciao Grazioso

La vita e la morte camminano insieme. Entrambi gli eventi fanno parte di ciò che siamo. Eppure davanti alla morte rimaniamo sempre esterrefatti, addolorati, sorpresi. E nonostante sia, la morte, l'unico dato ineluttabile dal quale non ci si può esimere, ci sentiamo forti mentre percorriamo le strade terrene e affrontiamo gli ostacoli della quotidianità a muso duro come se non dovessimo mai lasciare questo mondo.

D'improvviso ci sentiamo traditi. Soli. L'assenza pesa! E il vuoto lasciato dalle improvvise partenze delle persone care deve essere perentoriamente riempito coi ricordi.

Da qualche mese mi trovo nella scomoda posizione, col cuore colmo di amarezza, mio malgrado, di dovere ricordare qualcuno. Coetanei e non. Parenti. Amici. Persone con le quali ho fatto un pezzo di strada. E nel ben e nel male siamo cresciuti. A volte scontrandoci ma sempre nel rispetto della sacra amicizia che ci ha resi uomini.

I necrologi non mi sono mai piaciuti. Sento comunque il dovere di scrivere non per testimoniare l'affetto, che è insito, ma per esorcizzare gli aspetti bui dell'esistenza stessa e ricordare, ancora, i traguardi che essa pone e le fatiche imposte per raggiungerli con dignità.

Con te, Grazioso, era difficile litigare. Non ce ne era motivo.

La notizia della tua dipartenza, caro Grazioso, arriva come un fulmine a ciel sereno. È prematura! Decisamente inaspettata e prematura!

È una botta improvvisa che lascia sgomenti tutti. La tua nobiltà d'animo rimane a perenne ricordo dell'uomo pronto al dialogo.

L'uomo che sapeva spendere energie e condurre battaglie politiche e sociali ritenute valide e importanti per la comunità.
Opinioni condivisibili, a volte meno, ma sempre portate avanti con veemenza. A volte ingenuamente. Come fa chi è innamorato della politica. Forte, caparbiamente forte nel volere un mondo migliore.

I tuoi whatsapp ne erano colmi. Pensieri scritti con sentimento, propaggini cresciuti dai libri. Quei libri tanto amati sparsi per casa. Ordinati. Posti uno sull'altro. Anche per terra. Torri di carta, custodi di sapienza antica e contemporanea nei quali ti isolavi e traevi sollievo.

I tuoi messaggi mancheranno caro amico. Riposa in pace Grazioso. E che la terra ti sia lieve.




Sopravvivere

La povertà, la miseria è dietro l'angolo ma molti lo ignorano. non c'è bisogno di andare lontano per compiere buone azioni. Fare volontariato. Aiutare chi sta peggio della media in una società che basa le sue regole sul consumo alimentare e modaiolo. Tra capi griffati e altri prodotti destinati al consumo veloce esistono realtà allarmanti.

Nelle ultime ventiquattr'ore due notizie hanno turbato le certezze emotive di quanti vivono superficialmente la realtà credendo di essere al centro del mondo e rivendicando con rabbia le proprie esigenze: una riguarda la liberazione di Silvia, la ragazza in missione tra la gente povera del terzo mondo; l'altra, più drammatica proprio perché ce l'abbiamo dentro i nostri confini geografici, documentata da Domenico Jannaccone fa conoscere lo stato di degrado in cui vivono molti poveri. Famiglie composte di genitori, nonni e bambini che vivono in baracche e campano del duro lavoro nei campi dai quali traggono sostentamento. Il loro cibo è composto dai prodotti della terra che nascono spontanei o coltivati.

Vite che si snocciolano in ambienti rarefatti a contatto con gli animali domestici tra sporcizia e miseria. Esperienze accumulate nei giorni che si susseguono tutti uguali, lottando per la sopravvivenza fisica in baracche prive delle più elementari forme di igiene senza acqua corrente.

Degrado! Che tocchi con mano e ti penetra dentro. Smuove le coscienze la vista di persone che non sognano i vestiti griffati o il telefonino di ultima generazione. Persone che si riscaldano al fuoco della legna trovata nelle campagne. Anziani e bambini forgiati alla vita fin dai primi passi e invecchiati dagli stenti. Gente che campa. Sopravvive … nell'indifferenza dei sovraesposti dai media


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