lunedì 20 novembre 2017

Consumatori beffati e sottomessi

C'è un signore che sta dalla parte dei consumatori e li rappresenta nelle trasmissioni televisive. Non ricordo il nome. Ricordo il suo piglio incazzato che pare non sortisca effetti positivi per i consumatori.
Il solito gioco delle parti pone i “buoni” da una parte e i “cattivi” che mettono le mani in tasca dei cittadini dall'altra.

Ormai siamo allo stremo! È impossibile continuare a stare dietro alle tasse che il governo italiano impone a volte in nome di una Europa matrigna.

C'è voluto troppo tempo per fare retrocedere dagli intenti famelici le aziende telefoniche che, con moto proprio, hanno imposto le bollette ogni 28 giorni agli abbonati. Forti della dipendenza che condiziona quasi tutti e che ci tiene connessi al web abbiamo subito le decisioni dei gestori telefonici e i ricatti che, una volta sottoscritto un contratto che sembra essere favorevole, incatenano per almeno 4 anni a wind, tim, vodafone, 3, fastweb etc.

Quanto ci vorrà per eliminare o ridurre le voci nelle bollette dell'energia elettrica che le fanno triplicare o quadruplicare?
Il governo non è intervenuto sull'enel perché, spiega, la bolletta è a consumo. Allora per quale motivo se si consumano 30€ di energia elettrica se ne chiedono 90€?
Si fa un gran parlare dell'energia rinnovabile. Della tutela dei consumatori. Delle spese mensili o bimestrali che gravano come enormi macigni sulle famiglie.

Mentre scrivo mi arriva il suggerimento che il rappresentante che presenzia spesso nelle trasmissioni televisive si chiama Rosario Trefiletti.
Allora, sign. Rosario Trefiletti, cosa si può fare, in concreto, per arginare l'arrogante pretesa delle aziende di servizio e zittire le lobby che le rappresentano nelle stanze adiacenti alla politica?
È un'eresia pagare il giusto? Ovviamente lei non ha la bacchetta magica e non ha potere decisionale. Ma, essendo lì, nel salotto mediatico, chissà, forse può farsi sentire più dei comuni cittadini che non hanno voce in capitolo.

domenica 19 novembre 2017

La Medea viva e contemporanea nella tragedia del Teatro di Calabria.

Mariarita Albanese interpreta Medea.




Dopo aver aiutato il marito Giasone e gli Argonauti a conquistare il vello d’oro, Medea si è trasferita a vivere a Corinto, insieme al consorte e ai loro figli.

Trascorsi alcuni anni  però, Giasone ripudia Medea per sposare Glauce, figlia di Creonte, re di Corinto.
Quest’ultimo gli darebbe diritto alla successione al trono.
Medea lamenta al coro delle donne corinzie il suo dolore,scagliando maledizioni sulla casa reale, tanto che Creonte, sospettando una probabile vendetta, le intima di lasciare la città. Nascondendo abilmente i propri sentimenti però Medea, resta ancora un giorno che le servirà per attivare i suoi piani. Ella dunque vendica i torti subiti e ne uccide la prole ormai umiliata.
Medea si reca verso Atene, mentre Giasone rimane a maledirla affranto dal dolore.

La Medea di Euripide portata in scena dal Teatro Di Calabria, è una Medea che rivive in una travolgente Mariarita Albanese.

Una donna che quando va in scena mette in moto l'uragano che vive, quasi silente, in lei.
Un'interpretazione colma di pathos, toccante, struggente e profonda.
Un dolore, quello di Medea, colto in ogni singola movenza da Mariarita; una voce e una rabbia fatta propria in un vortice di emozioni che evocano una tragedia viva e contemporanea.
Un coro scandito da ritmi perfetti e con un'espressività intensa.
Un imponente e potente Giasone interpretato dal magnifico Salvatore Venuto.
Davvero "92 minuti di applausi!"
Avete superato le aspettative già altissime che nutrivo in voi.
Adesso, vi aspetto con altri lavori da sentire dritti nelle viscere,nella milza e nel petto. Grazie!



Medea di Euripide. Teatro di Calabria.

sabato 18 novembre 2017

Le bollette esose dell'enel

Brucia! Pagare una bolletta enel che sfiora i cento € senza aver consumato. Brucia sì!

Se non è da considerare un furto cos'altro può essere? Come definire un obbligo di pagamento di 99,03 € per un servizio a consumo qual è quello dell'energia elettrica senza averne fatto uso?

Chiarisco immediatamente che si tratta di una utenza secondaria e non di residenza. È una casetta delle vacanze (si fa per dire). Un'abitazione che è stato possibile acquistare negli anni che furono. Quando ancora c'era il lavoro e anche i servizi erano intesi come socialmente utili.
Sì. Per chi non lo sapesse è d'obbligo chiarire che fino a qualche anno addietro l'energia elettrica, il telefono e l'acqua erano ritenuti servizi necessari per i cittadini: servizi di pubblica utilità! Che determinavano fattori inalienabili della società civile.

Oggi l'energia elettrica la telefonia e l'acqua sono diventate fonte di guadagno per le aziende che le gestiscono!
Aziende trasformate spesso in società per azioni attente ai ricavi. Come spiegare altrimenti le richieste anomale delle aziende citate?

L'enel, secondo il governo, manda in bolletta i consumi delle famiglie, e, così la materia prima, quella che serve per accendere le luci e far funzionare gli elettrodomestici, lievita tre volte di più del consumato.
Fermo restando che è inspiegabile la fatturazione di trenta€ in una casa disabitata, sarebbe opportuno e indicativo conoscere cosa significhi “spesa per il trasporto” e spesa per oneri di sistema che non sono somme da poco. E poi c'è l'iva.
Insomma, su un ipotetico consumo di 331 kwh che, ripeto, ritengo impossibile salvo che qualcun altro non la usi a mia insaputa, ma non credo!, come si può emettere una fattura pari a 99,03 € in un periodo di assoluta quiescenza?

giovedì 16 novembre 2017

Strategie politiche e il lavoro che non c'è

Dopo avere mandato in frantumi lo stato sociale e azzerato le tutele, maciullato i lavoratori ma non i vertici corrotti la sinistra (si fa per dire) si divide. Da una parte gli irriducibili che comunque hanno permesso che si arrivasse a ciò. Dall'altra i cosiddetti moderati che pur di portare avanti l'agenda si dicono disposti a coalizzarsi con i partiti che la pensano allo stesso modo.
Questo è ciò che accade ai vertici.

Nella base della piramide, i qualunque, i senza peso, costretti ad eseguire e soccombere senza possibilità di scampo le decisioni calate dall'alto.

Il malcontento è visibile. I governi sono succubi delle aziende. Ma le aziende guardano esclusivamente agli utili e sono pronti in qualsiasi momento a chiudere le fabbriche laddove non conviene per delocalizzarle nei paesi in cui la tassazione permette lauti guadagni.

La globalizzazione, (nel caso eu gli imprenditori privi di scrupoli guardano con benevolenza ai paesi dell'est) consente una certa elasticità che l'Italia ha dato abbondantemente e per questo laddove un tempo c'era benessere adesso c'è fame e disperazione.
Il nord non richiama più i flussi di operai e tecnici, impiegati e insegnanti del sud.

Inutile fare la cronistoria di quanti posti di lavoro si son persi per colpa della globalizzazione e il decentramento delle fabbriche nei paesi dell'est. Ed è altrettanto inutile continuare a inseguire le farneticanti teorie di Boeri e Poletti. E neanche i discorsi rassicuranti di Gentiloni producono la tranquillità delle famiglie. E poi, la geniale idea del bonus nonni che aiutano i nipoti.
Ridicoli! Se sono queste le soluzioni che riescono a tirare dal cilindro è meglio che vadano a scuola.

Ci vuole coraggio! Per attuare la politica dello svecchiamento nei posti di lavoro dove ancora c'è la possibilità di impegnare il corpo e la mente in attività produttive.
Il turn overe tanto caro alla sinistra che lottava per i diritti dei lavoratori è un lontano ricordo. Archeologia del tempo che fu!
Non è allungando la messa a riposo dei dipendenti in virtù dell'aspettativa teorica di vita che si sana l'inps. Ma procurare lavoro e dignità di vita alle persone, ai giovani! Svecchiare i posti di lavoro anche attraverso forme di part time solidale laddove è possibile.
Tutte cose che gli im/prenditori famelici non vogliono e che la politica asservita concede...  

martedì 14 novembre 2017

Mondiali 2018, l'Italia è fuori

La nazionale di calcio italiana non va ai mondiali. Delusione e scandalo per il mancato appuntamento degli azzurri nel 2018.

Più che di delusione a parer mio si dovrebbe parlare di scandalo. Scandalo per i contratti milionari per l'allenatore e gli ingaggi da favola dei calciatori.

Considerando che Oggi la parola d'ordine per i comuni lavoratori è: "se vuoi lavorare, tu, mi firmi che percepisci una busta paga di 1300€ e io te ne do 700. e, per le donne, c'è l'aggiunta delle dimissioni volontarie anticipate: queste me le firmi caso mai rimani incinta..."

Chi è vessato, e pare che siano in parecchi ad esserlo in Italia, passata l'ubriacatura sportiva, guarda al proprio ombelico e s'accorge che non vale la pena di arrabbiarsi per la squadra e l'intera organizzazione per la mancata opportunità di portare l'italianità dorata in giro per il mondo.
Tra sponsor e prodotti che sarebbero andati in giro per ill mondo insieme agli azzurri si è perso parecchio denaro. Questo brucia veramente alle organizzazioni sportive. E alle imprese.
Peccato! Sarebbe stata una opportunità per tutti, bagarini e venditori di sciarpe davanti e dentro gli stadi.In compenso non abbiamo perso i salotti sportivi coi suoi tecnici. come non abbiamo perso la pulciosa attenzione mediatica riservata alle abusate e agli abusati dello spettacolo. Teorie vecchie quanto il mondo e note a chiunque. Insomma niente di nuovo.
Ciò non toglie l'amarezza provocata dal fallimento di un sogno nazionale. L'orgoglio di quanti amano lo sport e il calcio in particolare è ferito dall'insuccesso di questi professionisti che non sono riusciti a qualificarsi e fare sognare gli italiani e magari fare anche dimenticare gli affanni e i problemi quotidiani causati dall'economia globalizzata.

Sì. la qualificazione avrebbe fatto dimenticare, almeno per un breve periodo, i dolorosi rompicapo che affligono gli italiani.
Avremmo sospeso l'attenzione sulle eterne questioni politiche che decidono e governano il welfare, il lavoro, la sanità, il diritto alla salute e alla dignità, le pensioni, il clima e l'eco-sostenibilità ciclica dei prodotti della natura.
Partecipare ai mondiali sarebbe stata una botta di sana adrenalina. Un'euforica ubriacatura collettiva che avrebbe messo col naso alla tv un'orda affamata di gol e pronta a imprecare contro l'arbitro, l'allenatore e i tecnici. dimenticando Renzi, Gentiloni, Berlusconi, Salvini Meloni etc etc etc

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