giovedì 3 gennaio 2013

governo: dopo le speranze, l'amara realtà

rifiuti solidi urbani "periferia del capoluogo di regione"
Catanzaro, 3 gennaio 2013. ore 7,20.

Abbiamo ancora il sapore del cibo e delle bevande beneauguranti di fine anno in bocca e negli occhi il luccichio delle lampade intermittenti degli addobbi natalizi.

Abbiamo la città commissariata e per questo non c'è stata la solita festa in centro e men che meno nelle bistrattate periferie.
I negozianti sono ridotti “mussu e dinocchjia” come diciamo a Catanzaro, che tradotto letteralmente significa “muso e ginocchia”, in posizione fetale, piegati per il mal di pancia causato dalla ristrettezza economica, la mancata vendita e le tasse da pagare.

In periferia, oltre ai consueti disagi, viviamo l'assedio dei rifiuti urbani che giorno dopo giorno aumentano a vista d'occhio. Ma forse la commissaria del governo non bazzica la periferia e non è a conoscenza del disagio dei cittadini. Se così è, sarebbe opportuno che qualcuno glielo facesse sapere affinché intervenga prima che il disagio si trasformi in emergenza sanitaria cittadina.

Per il resto, non so se ribadire gli auguri è opportuno, oppure possono essere intesi come un sberleffo o una presa per il culo, l'ennesima!, presa per il culo residuale del malcostume civico che dormicchia in noi. Comunque: auguroni!!! e speriamo che qualcosa cambi per davvero!

mercoledì 2 gennaio 2013

Italia, baratro fiscale evitato, forse, ma il lavoro?

aore12
50 lire, coniazione d'ispirazione repubblicana:
 il lavoro produttivo

Notizie da palazzo Chigi. 

Sul sito del governo italiano, in data del 31 dicembre 2012, appare l'analisi dell'anno appena trascorso gestito dal Governo tecnico di Mario Monti.

Com'è giusto che sia, l'ufficio stampa e il portavoce del governo curano e pubblicizzano l'operato dei professori. Parlano di spread e di tassi d'interesse. D'integrazione europea. Fisco. Spending review. Riduzione e tagli di enti locali e organismi pubblici. Costi della politica. Rivedere le spese militari per ridurre gli sprechi e migliorare risorse e produttività (produttività? Sembra inappropriato parlare di produttività laddove si spende molto per gli armamenti e pochissimo per la tutela giuridica del cittadino).

E poi si legge anche di competitività del Paese. Secondo il documento, l'azione di governo non è stata impostata solo sul rigore ma anche sulla crescita economica. Peccato che quest'ultima opzione non l'abbia notata nessuno! specialmente i tantissimi che vivono ai margini del sistema balordo improntato sul consumismo sfrenato che non consente ai miseri il sacrosanto lusso di comprare un kg di pane senza dover scegliere tra lo sfamarsi o il ripararsi dal freddo!

Ma poi non sono del tutto incoscienti, e una nota d'incertezza, chiarificatrice della realtà vera di questi ultimi provvedimenti, si riscontra laddove si legge:
“Si è cercato di eliminare i colli di bottiglia che frenano l’economia del paese, aprendo il mercato ad una maggiore concorrenza; si è cercato di creare un ambiente favorevole per le imprese, attraverso le liberalizzazioni e le semplificazioni (come per esempio nel segmento ambientale e nelle procedura di disinquinamento dei poli industriali contaminati); si è puntato sulle infrastrutture per favorire i collegamenti e la mobilità all'interno del paese e da e verso l’estero.”
appunto, si è cercato ma non riuscito!

E ancora parla di produttività e competitività per attrarre investitori esteri. E di liberalizzazione del mercato del gas e dei carburanti. Banche assicurazioni corruzione legalità.
Insomma una logorroica esposizione del normale lavoro attinente alla politica, effetti mai ottenuti!, se vogliamo realmente guardare in faccia la realtà in virtù delle tante famiglie che vivono condizioni di ansie e peregrinazioni giornaliere.
Ma l'ultima chicca, il regalino che il governo tecnico ci ha lasciato sotto l'albero e nelle culle dei presepi è l'innalzamento dell'età pensionabile a sessantadue anni e tre mesi per le donne e sessantasei anni e tre mesi per gli uomini con 42 anni di lavoro e contributi versati. (dimenticando che il lavoro è ormai preistoria).
Quindi si presuppone che abbiano creato opportunità di lavoro. Niente. Niente lavoro, solo parole!
Parole scritte che evidenziano i limiti degli uomini ancorati a numeri, spread, soldi, finanze e affari. che secondo i centristi e quanti appoggiano l'agenda Monti dovrebbero continuare nell'azione risanatrice, anche a costo di sviluppare  nuove sacche di povertà. Ma, un'azione analoga a quella fatta da Obama in America per evitare il baratro fiscale alle famiglie italiane no?

domenica 30 dicembre 2012

Quarto Stato, storia di un'icona del sogno socialista

Pellizza da Volpedo, "Quarto Stato"
Giuseppe Pellizza, figlio di agricoltori. Nato a Volpedo, piccolo centro della campagna alessandrina, dopo la scuola tecnica, che gli offrì i primi rudimenti del disegno e gli fece capire qual era la sua vera passione, attraverso l'intervento di alcuni conoscenti riuscì a frequentare le lezioni di Francesco Hayez, all'epoca docente dell'accademia di belle arti di Brera.

Terminati gli studi accademici si trasferisce a Roma, che abbandona subito per spostarsi a Firenze. Qui incontra Fattori. La voglia di apprendere i segreti della pittura lo porta a spostarsi in varie accademie, arriva persino a Parigi nell'occasione dell'esposizione universale del 1889.

Le grandi città non lo entusiasmano; Giuseppe Pellizza decide di ritornare al suo paese d'origine. Nel 1892 sposa una contadina del luogo e nello stesso anno inizia a firmare i lavori come “Pellizza da Volpedo”

L’opera più conosciuta è “Quarto Stato”, opera che inizia a delinearsi nella mente dell'artista sempre nel 1892 quando realizza "Ambasciatori della fame". Un dipinto che fotografa e denuncia le condizioni miserevoli in cui versano i lavoratori di fine Ottocento nelle campagne delle periferie alessandrine.
Il tema caro a Giuseppe Pellizza piano piano prende corpo, si struttura e l'artista decide di affrontare su una tela più grande quello che diverrà l'icona per antonomasia del sogno socialista: una protesta silenziosa dei lavoratori e dei braccianti agricoli contro i latifondisti e nobili di fine 800. Una marcia imponente, terribile, che abbia un impatto visivo emotivamente forte con il pubblico. E prendendo spunto dai lavori precedenti, (fiumana, il cammino dei lavoratori), nasce il “quarto stato”.
Uomini del popolo, contadini e artigiani occupano lo spazio, simile a una muraglia umana, con a capo una popolana rubiconda (Teresa, la moglie dell'artista) col bambino in braccio ma non messa lì in veste di rivoluzionaria ma nell'atto di chi vuole chiarire o chiedere qualcosa. La donna si rivolge all'uomo barbuto col cappello e la giacca gettata sulle spalle, l'unico che pur essendo uno di loro veste un indumento inusuale per le classi “inferiori” il gilet (è l'artista stesso). Il gesto eloquente del braccio sinistro sembra sottolineare un'esclamazione di speranza. E lui, fiero, conduce in pieno giorno (dalle ombre gettate a terra e dalla luce che illumina gli attori principali ma anche dalle mani degli uomini in corteo posti sopra gli occhi, tutte queste sfumature indicano in maniera inequivocabile che il sole brilla alto sopra le loro teste: è mezzogiorno) i lavoratori verso la luce dei saperi emancipativi.

Le tre figure centrali potrebbero rappresentare le anime del socialismo, il diritto alla vita, alla dignità di un lavoro umile ma necessario, ma potrebbero anche rappresentare le età della vita.

Il movimento pittorico si fa suono. Rumore di passi e vocii indistinti. È un sussurro di speranza!
Ancora non ci sono megafoni o latte sfondate dai bastoni degli operai dell'Alcoa o dell'Italsider/ilva. Deve ancora venire il tempo dei cassintegrati e degli esodati; dei lavoratori interinali; dei ragazzi a partita iva o a progetto. Cittadini sfruttati e ributtati nel medio evo dei diritti civili.

Ma torniamo a Pellizza. Lui credeva di piazzare subito il lavoro per la pregevole sintesi emotiva e la monumentalità pittorica dell'opera, ma così non fu.
Purtroppo, il pittore, poco riconosciuto in vita, morì nel 1907 suicida e l'opera fu venduta nel 1920, con una sottoscrizione pubblica dalla città di Milano per 50.000 lire.
In seguito divenne icona e logo del partito socialista e dei sindacati fino all'avvento del fascismo.
Si deve aspettare il 1954 per rivedere il quadro esposto al pubblico e ritornare ad essere il simbolo politico della rinascita dopo la tragedia del fascismo e della guerra.
Il Quarto Stato non è solo pathos, tensione emotiva, maestria pittorica o la testimonianza di una figurazione accademica ormai in disuso. L’opera è qualcosa di più. È storia. Passione, civiltà! Che non può essere ridotta a mera icona di un movimento nato nel terzo millennio.

Ingroia, un nome una garanzia

antonio Ingroia, scopre il suo simbolo politico
e da oggi terrà compagnia agli altri
La struttura del logo lascia intendere che la decisione di Ingroia non è cosa dell'ultimo minuto e per quanti vorrebbero uno Stato più attento alle questioni sociali denunciate e forse combattute dalla sinistra può risultare cosa gradita. Ma, a mio modesto avviso, anche Ingroia cade nell'errore autocelebrativo. E il logo lo conferma.
Tra la scritta inneggiante al cambiamento tanto sperato e atteso della sinistra che condensa su due righe l'auspicio per una “Rivoluzione Civile” e il negativo in rosso del “quarto stato” di Pellizza da Volpedo” capeggia a caratteri cubitali e in grassetto il cognome del magistrato. (e questo non gioca a suo favore).

Le sue parole sono nette:
"Da magistrato - dice Ingroia - non avrei mai creduto di dovermi ritrovare qui per continuare la mia battaglia per la giustizia e la legalità in un ruolo diverso. Quando giurai la mia fedeltà alla Costituzione pensavo di doverla servire solo nelle aule di giustizia. Ma non siamo in un paese normale e in una situazione normale - prosegue il magistrato palermitano - Siamo in una emergenza democratica. E allora, come ho detto, io ci sto! È venuto il momento della responsabilità politica. Alla società civile e alla buona politica dico grazie!, perché hanno fatto un passo avanti. Questa è la nostra rivoluzione, noi vogliamo la partecipazione dei cittadini.
Antonio Ingroia non si propone come salvatore della patria, ma di essere solo un esempio come tanti cittadini che si mettono in gioco e assumendo rischi".

La sua prima uscita politica ha occhi e parole anche per la sinistra storica:

«Bersani candida il collega Piero Grasso che nel maggio 2012 voleva dare un premio al governo Berlusconi per essersi distinto come governo che aveva più meriti nella lotta alla mafia. Il procuratore Grasso, che è lo stesso procuratore nazionale Antimafia diventato tale perché scelto da Silvio Berlusconi, in virtù di una legge che il governo Berlusconi approvò, con la quale venne escluso dal concorso Giancarlo Caselli, colpevole di aver fatto i processi per i rapporti tra mafia e politica»

«Siamo al fianco dei magistrati che hanno sollevato il conflitto di attribuzione sui provvedimenti del governo Monti sull'Ilva. Rivendichiamo la politica della passione e della coerenza che il Pd sembra aver smarrito. Siamo noi a rappresentare questa storia che Bersani non ha dimostrato di voler portare avanti. Lo abbiamo cercato, non certo perché abbiamo bisogno di lui, e abbiamo ricevuto risposte stravaganti. Evidentemente si sente il Padreterno, mentre Falcone e Borsellino mi rispondevano al primo squillo. Bersani non vuole una politica antimafia nuova e rivoluzionaria che sarebbe in grado di eliminare la criminalità. Il suo silenzio è inequivocabile, perché non vuole eliminare mafia e corruzione».

Staremo a vedere cosa succederà nei prossimi giorni, quando gli schieramenti saranno definitivamente strutturati con nomi e collegi e se i nomi sono reale espressione dei cittadini o se, come nelle puntate precedenti, sono nomi paracadutati dalle segreterie politiche e troveremo un veneto o un laziale a competere in Calabria, Sicilia o Basilicata.

venerdì 28 dicembre 2012

Monti appoggia il centro e le liste collegate a lui

Roma, sala nassirya, senato
conferenza stampa di Monti

Giornata intensa e ricca di novità in campo politico. Dopo la conferenza stampa di Grasso, ecco quella di Monti, che pur mantenendo l'incarico onorifico di Sentore a vita conferitogli dal presidente della repubblica Giorgio Napolitano dichiara il suo impegno per l'Italia in termini e panni diversi.

Lo ha dichiarato in Roma, al Senato nella sala Nassiriya  con una conferenza stampa.
Il senatore a vita Mario Monti smette i panni di tecnico e affianca le forze politiche che lo hanno chiamato a viva voce in causa. Secondo Monti, finita emergenza finanziaria, resta molto da fare, per questo appoggia il centro rappresentato da Casini Montezemolo, Della Vedova ecc che si rifanno alla sua agenda.

Ci sarà una sola lista che si richiama a Monti al Senato e più liste alla Camera, una dell'Udc e una civica, ha spiegato il professore nel corso della conferenza stampa al Senato. Rimane l'incognita di chi realmente occuperà il posto di candidato a premier nella lista della coalizione di centro.


con la sua "salita" ufficiale nella kermesse politica il prof svela i giochi; fa cadere la maschera e si palesa la sensazione che non c'è solo il tecnico alla guida di un esercito vicino al mondo cattolico delle acli ma anche il corpo di rappresentanza di una ben chiara mente politica vicina al vaticano.



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