mercoledì 17 agosto 2011

minicrociera sullo jonio da Squillace a Pietragrande

Una giornata al mare sulla costa dei Saraceni. Da Squillace a Pietragrande.
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Il gommone è a riva. Davide, l’esperta guida che accompagna gli escursionisti e impartisce loro lezioni di vela sci nautico windserf e kitesurfing, indica i posti da occupare e le posizioni da assumere per salire o scendere. Ultimato il carico di villeggianti, lentamente il motore si avvia e porta il gommone fuori dal canale nautico segnalato dal cordone di galleggianti davanti alla spiaggia del porto rhoca beach villaggio club e centro congressi in Squillace.

Il mare è una tavola immobile e trasparente. I fondali non hanno segreti e man mano che ci avviciniamo alla scogliera, i cambiamenti cromatici ne rilevano la bellezza della costa apprezzabile solo via mare. Simile a un’enorme lente d’ingrandimento, l’acqua cristallina enfatizza i fondali animati dal tremolio leggero del moto ondoso prima di essere rotto dall’invadente anfibio gommato. Ma qui, la bellezza incanta i luoghi e le anime e trasforma tutto in poesia. Anche l’increspatura che si dirama a coda di rondine dietro le barche assume connotati poetici che riportano alla mente sensazioni oniriche. Sogni mai conclusi del tutto. Sogni che continuano nella realtà per quanti lo vogliono e sanno vedere oltre la corazza della corporeità.


 Il fondo sabbioso cede e accoglie nuovi spazi: scogli sommersi che a volte degradano improvvisi sviluppando fantasie e giochi nelle menti creative. Alcuni vedono fantasmi, denti di draghi, profili pietrificati dal capriccio di qualche divinità sulle cui pareti dimorano ricci e mitili che per proteggersi dai predatori umani si appiattiscono maggiormente alla superficie rocciosa. Qualcuno fa pesca subacquea, un ragazzino tende la canna da pesca appena comprata.

lunedì 15 agosto 2011

crostata alla frutta

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Crostata alla frutta. ©

Ingredienti:
500gr di farina 00; 150gr di zucchero; 1 bustina di lievito; 125gr di burro; 1 limone grattugiato; latte q.b per ottenere un impasto morbido; 2 uova; frutta di stagione.

Procedimento per ottenere la pastafrolla:
versare la farina a pioggia in una terrina. Unire zucchero uova limone grattugiato e lievito. Lavorare e aggiungere latte. Infornare a 180° per c.a. 20 minuti.

Procedimento per ottenere la crema pasticciera:
nella pentola: 4 tuorli, 4 cucchiai di zucchero e lavorarli; aggiungere 4 cucchiai di farina finché l’impasto diventa spumoso; versare 1 litro di latte e sciogliere, evitando i grumi, l’impasto. Mettere a fuoco lento e mescolare continuamente fino a quando prende consistenza. Lasciare intiepidire e versarla sulla pastafrolla pronta.
Disporre la frutta e coprirla con la gelatina, preparata in precedenza nel seguente modo:
1 bustina di gelatina, 4 cucchiai di zucchero, 250ml d’acqua e succo di 1 limone.

Lavorazione complessa ma gratificante per la mamma che la prepara con amore e la porta in tavola!

domenica 14 agosto 2011

paesi in vendita come le anime

© riproduzione vietata

Pensieri e Paesi in vetrina per essere ripopolati.

Da qualche decennio il miraggio industriale che ha spogliato i paesi degli abitanti ha raggiunto il suo apice.
La crisi economica investe la società. I prodotti industriali, trasformati in rifiuti, cambiano la geografia dei luoghi: colline maleodoranti inquinano le campagne. Le fabbriche chiudono. Operai e impiegati perdono il lavoro e con esso la dignità di cittadini operosi. I paesi dell’entroterra vivono declini inarrestabili.

L’agricoltura, la pastorizia e i piccoli artigiani soccombono lentamente alle nuove tecnologie e al miraggio consumistico delle grandi città. L’Italia, da nord a sud, indistintamente, è coinvolta dalla mutazione sociale.
Una mutazione priva di programmi strutturali che adegua le esigenze immediate dell’economia agli anni di plastica, alla filosofia dell’usa e getta. Monta, così, la diseducazione sociale e infetta anche i campi della cultura.

Le provocazioni intellettuali e le operazioni artistiche, viste come nuovi fonti di guadagno diventano beni rifugio e a nulla valgono le proposte alte se non supportate da grandi sponsor commerciali. Ma i circuiti dell’arte mirano a immettere sul mercato un’arte misera che solletica e invoglia il già conosciuto.
In questo clima nasce e si diffonde la grottesca farsa dell’arte popolare. La stessa che ha ripresentato in tutte le salse i multipli serigrafici di grandi nomi, la figurazione sdolcinata e le operazioni minimaliste. Insomma anche il campo dell’arte ritenuto sacro da alcuni è stato contaminato e dissacrato dallo sterco del diavolo: il denaro che tutto governa sulla terra!

Il denaro assicurato dal lavoro in fabbrica provoca, nel suo piccolo, il depauperamento della cultura contadina con relativo abbandono dei piccoli centri rurali e l’assalto ai sobborghi delle metropoli ormai sotto i riflettori del miraggio industriale.
Nello stesso tempo la pseudo arte contestualizzata dagli imbonitori prezzolati o asserviti e quello mentale, se mai ci fosse stato un accenno di reattività al volgare modello di essere nella società, decreta la morte del pensiero autonomo. Quel pensiero che, sviluppato in completa autonomia induce a preoccuparsi dell’altro, del diverso e benché privo di stimoli materiali riesce a muovere il mondo e fa sentire vivi quanti lo praticano quando il sorriso sui volti dei deboli e degli oppressi rischiara e cancella i morsi della sofferenza. Un sorriso corrisposto, che nasce dall’essere lì, in quel preciso momento, in quei luoghi e paesi sconosciuti, dove uomini, armati solo di beni di prima necessità, pronti alla fatica, sorretti dall’amore e in contrapposizione al modello imperante nei paesi indottrinati dalle logiche di potere laddove tutto ha un prezzo prestano la loro opera disinteressatamente. Non militari armati mascherati da truppe di pace che pagano il tributo di sangue e lasciano vedove e orfani e una decorazione al valore. Non contratti di compravendite per la ricostruzione.

Ecco, noi non vogliamo essere paesi in vendita! Paesi urbanizzati, desertificati dall’indolenza o dall’avidità.
Paesi abitati dai fantasmi del presente… lussuria, potere. Ma…
Paesi in vetrina, notturni, solari, la cui bellezza, palesata e sorretta dal linguaggio poetico della visione, diventa faro per la rinascita di una nuova umanità.

sabato 13 agosto 2011

firmato da Napolitano il ddl di ferragosto

Manovra di Ferragosto 2011.

Sbagliare è umano, perseverare è diabolico! E la manovra di metà agosto imposta per decreto legge dal consiglio dei ministri a guida Tremonti e Berlusconi ha il sentore della perfidia. Ogni titolo della manovra è mirato al recupero della spesa pubblica attraverso tagli e non prevede nessun intervento per rilanciare la produttività, la ricerca, la cultura, il lavoro.

Inutile ricordare le promesse e gli impegni presi con gli elettori da chi governa l’Italia. Siamo in emergenza e come cittadini dobbiamo rispondere alle esigenze del mercato europeo prescindendo dalle attese maturate conseguenzialmente in ciascuno di noi dalle parole fumose che fino ad oggi hanno accompagnato le uscite dei vari esponenti di governo.

Tra gli interventi, il più dannoso, perché aggraverà la recessione, è il taglio delle provincie e dei comuni con popolazioni a scarsa densità numerica (meno di trecentomila anime per le provincie e meno di mille per i comuni che andranno ad accorparsi in un’unica sede) con relative dismissioni, allo scadere dei mandati, di presidenti, sindaci, consiglieri, macchine blu. Il provvedimento avrà effetto anche su altri uffici pubblici legati al rango provinciale dei settori, quali camere di commercio, questure ecc.. Secondo le stime di Tremonti ciò porterebbe un certo risparmio nella spesa pubblica. In Calabria dovrebbero ritornare all’amministrazione provinciale di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia assurte al rango di province nel 1992 e un bel numero di paesini resi ancora più poveri dall’emigrazione forzata degli abitanti. Insomma, circa 36 province in tutta Italia e un migliaio di piccoli comuni che andrebbero a morire insieme all’indotto.
È vero! La manovra così concepita porterebbe un discreto risparmio in barba al welfare e al rispetto della persona vista la totale assenza di un programma che faccia crescere i territori toccati dai tagli perché sofferenti.
Un vecchio saggio popolare recita: al pescatore non togliere la canna ma muniscilo di barca per esplorare i mari pescosi e al contadino di attrezzi e cultura così da coltivare al meglio la terra e trarne buoni frutti.

È da eretici chiamare gli evasori, i furbi imprenditori che hanno creato ricchi imperi con i contributi dello Stato, capitalisti e latifondisti a dare cristianamente una mano piuttosto che tartassare ancora una volta chi ha sempre pagato le tasse fino all’ultimo centesimo?

Utopie a parte, pare che qualche esponente politico stia studiando le possibilità costituzionali per far uscire dal rotto della cuffia i propri territori dall’imposizione del ddl di ferragosto non per amore verso la propria terra o i bisognosi ma per l’ultimo colpo di coda prima del 5, 6 settembre, data della presentazione e discussione in parlamento del ddl firmato oggi dal Presidente Napolitano rientrato appositamente dalle ferie.

il cuore degli italiani gronda sangue

Ci risiamo! Che dire dell’infinita telenovelas insipiente della politica italiana? Davanti all’ennesima manovra economica per aggiustare i conti dello Stato, le “guide” litigano, fanno becera demagogia, cercano di mettere pezze a colore con l’intenzione di rabbonire chi già paga molto perché costretto dal sistema retributivo nazionale e nulla fanno per snidare i grandi evasori fiscali o far contribuire chi più ha, vista l’emergenza economica e sociale non certamente apparsa per magia ma accresciuta nel tempo grazie all’immobilismo di chi avrebbe dovuto decidere e non lo ha fatto.
D’altro canto cosa ci si poteva aspettare da una classe politica arraffona attentissima a tutelare i propri diritti acquisiti ma distratta dal far rispettare quelli dei cittadini e dei lavoratori dipendenti, si pensi allo statuto dei lavoratori, al diritto alla malattia e allo sciopero quale momento pacifico di contestazione nella tensione contrattuale dei subalterni e alla libertà dell’imprenditore privato di licenziare dopo avere ottenuto tutte le agevolazioni da parte dello Stato e quindi di tutti i cittadini, lavoratori compresi visto che dalle loro buste paga, quando sono davvero reali e il dare corrisponde a quanto scritto, esce fuori il bilancio nazionale.

Lo scoramento dei cittadini nasce dalla sfiducia verso tutta la classe dirigente. La destra difende i capitali e la sinistra non sa o forse non vuole opporsi se non a parole mentre quelli che si pongono al centro danno un colpo alla botte e uno al cerchio, non che gli altri non lo facciano ma i centristi sono legittimati dalla posizione ambigua dettata dalla dissolvenza della memoria collettiva. E intanto IL CUORE DEGLI ITALIANI specie dei meno abbienti che non sanno come arrivare a sera GRONDA SANGUE! Perché, balletti a parte tra destra centro e sinistra, finita la chermesse, saremo sempre i soliti noti al sistema finanziario a pagare le colpe nostre e degli altri intese come costi della politica o finanziamenti illeciti al sottobosco della corruttela.

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