giovedì 15 luglio 2021

Green pass? no grazie!

Se dopo un anno e mezzo, quasi due, i cervelloni della politica europea e italiana non sono ancora riusciti a arginare la pandemia dovrebbero dimettersi oppure andare a Lourdes e pregare piuttosto che imporre veti e chiusure delegittimando così la libertà dei singoli imponendo il pass verde o come caxxo lo vogliono definire: di fatto è una limitazione della libertà degna delle peggiori dittature. Orwel aveva visto giusto! Ha solo sbagliato l'anno ma d'altronde lui aveva semplicemente post-posto il secolo a lui contemporaneo. Ma, a parte questo piccolissimo dettaglio, il resto della lungimirante narrazione si sta avverando!

Altro punto dolente della beffarda analisi imposta dalla classe dirigente è che mi trova d'accordo con Salvini e con la Meloni per la prima volta! Assurdo! Due personaggi della destra che si mettono a tutela della libertà dei cittadini e che dicono NO!, alla coartante mossa del passaporto sanitario.


È il caso di fare della disobbedienza civile un atto di alta democrazia

Fare, anzi imporre, azioni civili a tutela della democrazia e della libertà diventa un imperativo. Fare in modo che gli incapaci vadano a guidare al massimo un gregge sulle alture dell'Argentario è azione sacrosanta prevista anche nella Carta Costituzionale.

BASTA! Abbiate la decenza di smetterla e di non dire e imporre diktat come se fosse vangelo calato dalla Bontà Celeste. Non è disseminando terrore che le cose si aggiustano.

Lavorate in silenzio seriamente! Dotatevi di scienziati e ricercatori seri che stanno chini sui microscopi nei laboratori e non mostrano le loro lacune nei palinsesti televisivi. Abbiate un po' di pudore e lasciate vivere o morire a proprio piacimento le persone.

Anche il fumo uccide però il monopolio è appannaggio dello Stato e chi vuole fumare è libero di farlo. Ecco, signori, fate come sui pacchetti delle sigarette: scrivete un bell'annuncio che forse sarà meno dannoso del terrore e delle disinformazioni terroristiche sciorinate in tutto questo tempo di pandemia.

È vero il virus c'è e miete vittime ma la vostra disinformazione non è da meno.

mercoledì 14 luglio 2021

sinistra allo sbando in Calabria

Dopo vari tentativi, veti incrociati e litigi, le grandi menti della sinistra decidono di affidare l'incarico della disfatta a una donna, una ricercatrice che ha impiegato il suo tempo ad approfondire gli studi scientifici inerenti la degenerazione neurovegetativa che affligge l'umana transumanza.


Una signora calabrese che si è vista fare lo sgambetto e fatto chiudere il centro di ricerche lametino a causa del taglio dei fondi regionali operato dalla !politica calabrese e nazionale”.

Può essere questo un buon biglietto da visita che accomuna e mette insieme il variegato mondo della sinistra?

Prestare e prestarsi alla politica dopo essere stati trombati dalla politica stessa ed essere stati esautorati dalla gioia del proprio lavoro impone qualche riflessione.

Anzitutto la passione delle proprie idee e l'abnegazione, gli studi, le notti e i giorni che si susseguono dietro il fuoco e alla ricerca della conoscenza scientifica per squarciare gli enigmi strutturali dei genoma possono essere messi in soffitta? Imballati e stivati, lasciati a fare le ragnatele a causa di un nascente improvviso nuovo amore?

Domande più o meno maliziose, comunque legittimate da una miriade di interrogativi altrettanto maliziosi suggeriti dai fatti inducono a pronostici nefasti.

L'ennesimo “Callipo”?

La Politica non si improvvisa! La Politica è passione. Abnegazione. Servizio!

lunedì 12 luglio 2021

Regionali in Calabria tra inutili storie personalistiche e bisogni sociali

Regionali calabresi 2021.

Tra disinformazione e vecchi cliché si consumano strategie politiche prive di pathos.

C'è molta confusione da quando sono definitivamente crollate le idee strettamente collegate alle ideologie partigiane dei partiti. Persino il pensiero individuale è venuto a mancare nell'agone dell'impegno sociale che un tempo attraeva i nomi noti della cultura. Adesso ci si imbatte facilmente in scambi personalistici trasversali igienizzati dalle sovrastrutture di pensiero tanto temuti e combattuti nella vecchia e un po' stimata politica che ha fatto crescere ma in modo calmierato i territori.

La superficialità ha preso possesso degli ambiti mentali della quasi totalità di uomini e donne incollate ai device, ultimo traguardo dell'edonismo spicciolo che regala attimi di vanità. E tra una notizia e l'altra si mescolano nomi di probabili candidature che non corrispondono alle immagini trasmesse sullo schermo della tv.

La svista è lampante per chi conosce i personaggi e le loro storie.

Ci sono due cugini omonimi in Calabria che hanno militato nello stesso partito ma in anni diversi. Il primo è stato “allevato” nella scuola del pci fin da studente. E l'altro ha invece militato e si è visto attore principale della politica calabrese da stimato cardiologo.

I due cugini Enzo Ciconte sono stati confusi! Nel notiziario di una emittente locale la narrazione orale non corrispondeva alle immagini.

Una svista che la dice lunga. Anche se entrambi, nei diversi ruoli, hanno “governato” attimi di tempo regionale e quindi determinato scelte e alimentato entusiasmi sociali o individuali, la svista mediatica lascia intravedere pressapochismo storico e pochezza.

In sintesi, sembra voler dire che il lavoro svolto dai singoli e dalle organizzazioni, dagli apparati che hanno imposto strategie politiche e sociali sui territori, non hanno dato frutti.

Oggi siamo difronte a uno schieramento netto: Occhiuto vs De Magistris. E chi ha ancora nel proprio intimo un rigurgito demagogico guarda a loro col retrogusto politico di una destra e una presunta sinistra rafforzata dalle simpatie dei sostenitori che nel frattempo si sono distinti nelle azioni locali.

Per Mimmo Lucano De Magistris è convincente! Mentre per una certa classe dirigente locale Occhiuto rappresenta la continuità al progetto Jole Santelli, scomparsa prematuramente.

venerdì 2 luglio 2021

Salvare la Terra costa meno della ricerca di nuovi mondi

Il mio nome è Alieu, ho 26 anni e vengo dal Gambia. La mia è una famiglia che non sta né bene né male. Mio padre è un agricoltore e ha due mogli. Io sono figlio della prima moglie e ho 8 fratelli. Poi ho altri sette fratelli della seconda moglie di mio padre.

Il mio sogno era di venire in Italia e studiare medicina. Per questo a 18 anni ho intrapreso il viaggio. Devo dire che sono stato fortunato! Ho incontrato persone buone che mi hanno aiutato in cambio di lavoro e mi hanno fatto arrivare in Libia. In Libia si sta bene. Con 5€ campi dignitosamente e puoi permetterti una macchina e la benzina. Entrare in Libia è facile. Uscirne è difficile! E una volta lì tornare indietro è impossibile. Rischi la vita sotto i proiettili dei soldati bambini a guardia dei confini. E se sono qui intero con tutti gli arti a posto e non sono deformato è una fortuna!

Questo mi confida Alì. E il tuo sogno? Gli chiedo. Difficile realizzarlo, in Italia devi studiare bene la lingua. (…).

parlami del tuo viaggio; sono vere tutte le storie che si sentono? Come sei arrivato in Libia?

La Libia è così: ( )! una volta dentro puoi andare solo in avanti, dice mentre abbozza un disegno elementare che nella sua semplicità dà il senso della coercizione personale una volta dentro l'area geografica dilaniata da guerre e interessi tribali. Come ti dicevo entri ma non puoi più tornare sui tuoi passi.


Avevo messo da parte queste informazioni fino a quando non ho sentito le parole di Gratteri in merito alla tratta degli esseri umani in Africa e al potere dei soldi sulle persone che governano Nazioni che si definiscono democratiche e evolute che hanno interessi in terra d'Africa.

Il racconto di Alieu è, se paragonato alle sofferenze dei migranti che riescono ad approdare in Italia, quasi una passeggiata. Lui non ha sofferto la traversata del deserto e non è stato nei centri d'accoglienza africani. Alì è sbarcato in Liguria con un biglietto pagato dal suo datore di lavoro e adesso fa l'aiuto cuoco in una struttura ricettiva milanese.

Ma come ti chiami Alì o Alieu? È lo stesso, risponde sorridente. Alì è più comune, è più facile.


Pensare che si spendono un sacco di energie per conquistare lo spazio allo scopo di insediare colonie su Marte o sulla luna e stiamo lasciando morire l'Africa.  😖

sabato 19 giugno 2021

Emanciparsi dalla retorica della cattiva politica, imperativo presente

Cos'è che manca al sud?

Quali sono i motivi del mancato decollo dei territori e delle sue genti? Perché le infrastrutture strappate e imposte da certa forma di pensiero politico alla programmazione centrale non hanno sortito gli effetti sperati?

Sono tantissimi gli interrogativi posti da chiunque si trovi al porto di Gioia Tauro o nella piana ex sir di Lametia Terme e altrettanto nei luoghi storici della Magna Graecia o sui crinali che si affacciano come logge sul blu cristallino del mare e sugli altipiani della Sila e dell'Aspromonte.

Gente e luoghi magnifici! Non c'è che dire!

Potenzialità inoppugnabili per tanti che, come me, hanno girato abbastanza l'Italia per lavoro o altro. Eppure ancora siamo fermi al palo. Moltissimi, rassegnati, sembrano aspettare il condottiero che faccia della Calabria e del sud in genere un polo d'eccellenza.

La storiella si ripete anche questa volta in occasione delle prossime elezioni regionali.

Il popolino è stupido!, sì è stupido se ancora dà adito e credito alle persone che aprono bocca e emettono fiato per liberare vecchi ritornelli pieni di promesse e retorica trite e ritrite.



La Calabria ha tutte le carte in regola grazie alla benevolenza della Natura che ha strutturato il territorio in modo invidiabile. L'orografia calabra suggerisce da sola quali peculiarità e quante opportunità d'azione possono essere attuate col minor sforzo e col massimo profitto.


Le intelligenze non mancano! Anzi le migliori menti le troviamo in prestigiosi atenei e strutture cliniche universitarie pubbliche e private sparse nel mondo.

Solita retorica! Dirà qualcuno. Intanto il sud rimane ai margini.

Sì può darsi. Però, invece di piangerci addosso abbiamo mai tentato veramente di cambiare? iniziando da noi stessi? Metterci la faccia e spendersi in prima persona senza aspettare l'eroe, il capopopolo straniero? Abbiamo mai meditato seriamente sule opportunità insite collegate ai tesori antichi e alla bellezza del territorio? Alle sue offerte turistiche? Alla potenzialità del buon concetto di governo del territorio e delle reali domande di partecipazione agli eventi non con l'orgoglio "d'appartenenza" tout court che è una mera strafottente posizione personale di supponenza ma con l'amore per la gente e per la terra che ha visto crescere tensioni e sogni?

Così guardo alla Calabria, al sud e all'Italia con la testa in Europa e nel mondo intero perché solo guardando le genti con purezza riusciremo a salvarci, insieme.

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