sabato 10 aprile 2021

Papaveri e papere 🦆

Catanzaro, dal centro alla periferia, patrimonio storico e realtà quotidiana.

La notizia diramata ieri mi ha riportato indietro nel tempo a quando il cinema teatro Masciari era un punto d'incontro e attrazione. Inutile rivangare il passato. Quei tempi non possono risuscitare il passato. Tuttalpiù si può catalizzare l'attenzione collettiva rispolverando quanto di interessante è stato programmato e trasferito sull'ambiente cittadino, riscoprire quello che rappresentò per la crescita collettiva.

Personalmente ho bei ricordi e mi piace pensare che non saranno dimenticati o persi e che anche le nuove generazioni potranno farsene motivo e vanto personale.

Il sindaco Abramo ha reso noto alla cittadinanza attraverso la notizia diramata sui mezzi di comunicazione di massa l'impegno profuso dalla sua amministrazione per la rinascita del Masciari. Che, ripeto, per una buona parte dei catanzaresi rappresenta pagine di storia dello spaccato popolare. E dopo una penosa quanto lunga schermaglia, l'immobile eretto da Gennaro Masciari nella seconda metà dell'800 in stile liberty, finalmente è patrimonio cittadino per la modica cifra di quasi 3milioni, ma senza sordi 'onsindacantanu missi! (senza soldi non si concretizza niente!) tradotto per gli estranei.

È una bella impresa! Quindi complimenti! Però, senza tirarla per le lunghe, non è che si trova qualche spicciolo da spendere per le periferie?

intanto, se qualcuno non se ne fosse accorto, tra l'asfalto sono spuntati i papaveri 😊

Catanzaro, via Magenta 


venerdì 9 aprile 2021

Buone maniere e cultura dell'accoglienza

Quando le parole uccidono.


"courtesy AssIannino"


Sarà lo stress indotto dalle restrizioni per contenere la diffusione della pandemia o l'eccessiva indulgenza nei confronti dei figli che genera incomprensioni? E

gioca un ruolo fondamentale nel ménage familiare?

Qualsiasi cosa si dica o faccia è inappropriato. Parenti, amici o semplici conoscenti non sai più qual è la cosa giusta e cosa sia opportuno dire e fare.

Un tempo c'era il timore e forse un po' di rispetto nei confronti degli anziani, dei più grandi d'età, ma adesso non si capisce niente. Il “tu” è naturale come il “ciao” quando s'incontra qualcuno. Estranei ma anche conoscenti senza nessuna affinità e men che meno confidenzialità sembrano ignorare i minimi criteri della buona educazione.

Ne ho sentite di frasi velenose ma questa mi mancava:

la violenza verbale di figli e genitori che si urlano contro lanciandosi accuse è andata in scena. Le parole sono volate. Hanno raggiunto la strada e inorridito i passanti, pochi per via della quarantena e in parte per l'ora.



Il peggiore degli insulti è uscito dalla bocca di qualcuno, un figlio o una figlia, suppongo, nei confronti di un genitore: Ti odio! È rimbombato come un tuono nell'aria di una fredda mattina di primavera.

Solitamente sono i botti dei giochi pirotecnici che infastidiscono il quartiere. Accesi per festeggiare ricorrenze e compleanni oppure le dimissioni dal collegio di qualche buon uomo di etnia rom. Invece questa volta le urla sono state più volgari e irriverenti degli spari.

La cecità, la poca oculatezza e la superficialità con cui si perdono i giorni e si consumano i rapporti interpersonali è un sintomo allarmante che conduce irrimediabilmente verso la barbarie dei costumi.

È una deriva che ottenebra le menti e le parole sono calibrate appositamente per ferire. Non perdono la loro importanza se decontestualizzate, in quell'ambiente è prassi di vita. La passionalità selvaggia è urlata ad altissimo volume. Le casse amplificate emanano struggenti brani melodici che narrano amori passionali, morbosi connubi di amanti da soap opera. Passioni violente e il denaro come unica ragione esistenziale. Questa, sommariamente, l'atmosfera del quartiere più degradato che abbia mai conosciuto.

E in questa realtà abitativa sociale i termini non possono essere giustificati neppure se caricate dallo stress emotivo causato dalle restrizioni.

Le parole hanno un peso e si deve fare moltissima attenzione quando si pronunciano! Specialmente se sono indirizzate ad un congiunto stretto. Altrimenti significa non comprendere l'amore ricevuto fin dalla nascita e prima ancora. Significa tradire non solo le aspettative dei genitori ma tradire principalmente le attenzioni profuse dalla comunità e di chi le pronuncia anche sotto l'effetto di psicofarmaci, alcol o droga. È un atto di semplice crudeltà urlare parole simili in faccia a chi ha dato la vita senza mai chiedere nulla in cambio. Ripagare con una moneta simile chi ha teso la mano e ti ha incoraggiato nei primi barcollanti passi e anche dopo è ferire i sentimenti di chi ama in silenzio la vita e forse anche uccidere... in quel momento chi ha creduto e si è prodigato nella solidaria azione del mutuo soccorso agli emarginati.

Impotenze, impotenti strategie aprono alla disperazione collettiva

Siamo in guerra? Certo che sì! Altrimenti come spiegarsi questo continuo mutare del virus?

Il virus definito dagli studiosi covid sars 19 sembra vivere di vita e intelligenza fuori dal comune. Non è possibile che riesca ad aggirare le difese immunitarie della perfetta fabbrica che è l'organismo umano. La scienza e i saggi ragionamenti hanno prevalso quasi sempre sulle malattie grazie agli studi e ai farmaci ottenuti a seguito dalla ricerca scientifica mirata a contrastare batteri e virus dannosi. Ma davanti a questo scoglio alieno sbucato nel 2020 ogni sforzo umano sembra inefficace.

Non è un problema esclusivo di una sola nazione o luogo geografico. Il virus è penetrato ovunque.

 E a nulla valgono le difese immunitarie genetiche prodotte dal corpo umano mentre quelle messe in campo dalla scienza dopo i primi rallegramenti per essere riuscite a salvare vite umane e indotto speranze correlate al buon esito, per alcuni soggetti sono risultate essere un boomerang  peggiore delle opportunità e qualità di vita sperate.




Il malcontento corre tra le popolazioni e le corporazioni del lavoro costrette all'inoperosità imposta dalle quarantene sono alla fame.

Ieri una lunga processione di camion e camioncini guidata da ambulanti ha percorso le vie di Catanzaro da sud a nord.

Lentamente gli ambulanti coi loro carri allestiti per essere trasformati all'uopo velocemente in bancarelle hanno espresso malessere e impotenza a una popolazione collassata anch'essa dagli avvenimenti.

Siamo stremati! Nessuno, neanche super Mario riesce a trovare soluzioni.

E mentre gli avvoltoi s'azzuffano nelle loro gabbie dorate di tanto in tanto legiferano, impongono restrizioni e affidano le speranze ai soldati e alla scienza attraverso la campagna vaccinale. Piani che di strategico hanno ben poco visti i risultati!

Siamo in guerra! È ovvio. Ma non servono i militari, le quarantene e i farmaci dalle proprietà miracolose. Serve ritrovare la serenità, il buon senso anzitutto!

giovedì 8 aprile 2021

Il gioco è l'unica attività formativa seria

Chissà quante finestre avrebbero spalancato i creativi vissuti nei secoli passati se fossero qui adesso.

Questo ho pensato nell'osservare un nanetto alto una spanna smanettare sul device chiesto insistentemente alla madre.

Dai mamma ti prego dammi il telefonino dai ti prego. No Ale' disturbi qua non è possibile. E mamma mi scoccio dai dammelo. Amore ho poca batteria e se chiama nonno Amedeo poi non ci trova e s'impensierisce. Dai mamma ti prego ti prego...

La schermaglia non ha vita lunga. La mamma cede. Il bimbo smette di interessarsi al mondo che lo circonda per immergersi completamente nella realtà virtuale. Ha indossato le cuffie. Dialoga coi personaggi del giochino. Questo non si può ignorare. Come se fossero reali per davvero.

Le diavolerie odierne che influenze hanno sulla creatività degli utenti che dipendono dalle innumerevoli applicazioni correlate e rendono reali i mondi fantastici fatti di stringhe, codici alfanumerici e i linguaggi impensabili che compongono il lessico informatico?

I nativi digitali, quindi i bambini che nascono coi terminali tecnologici in mano, si appassioneranno mai a qualcuna delle attività prettamente manuali come l'artigianato creativo? Penso al disegno, alla pittura, al piacere intimo che dà la manipolazione della materia e all'auto realizzazione proveniente dalla consapevolezza di avere prodotto qualcosa di unico? Replicabile anche ma creato plasticamente dalla volontà cognitiva che differisce nonostante il dominio delle tecniche e dei materiali da soggetto a soggetto in base al personale sentire.

Già, il sentimento! Quella sensazione interiore che prende consistenza lentamente in ognuno di noi e si fortifica con la pratica, la conoscenza, quindi la lettura e, la ricerca introspettiva.

L'osservazione riflessiva è uno degli atteggiamenti che pone la mente in stato di quiete. È come un esercizio di yoga che allontana il rumore superfluo e incanala le forze creative verso il fine ultimo prefissato.

La figurazione, ad esempio, i grandi del passato hanno dovuto inventare distorsioni prospettiche per ottenere gli effetti visivi spettacolari che narrano di storia, religioni, costumi sociali e magnificenze umane che, ancora adesso lasciano a bocca aperta. L'osservatore è attratto dalla valente maestria artigianale e dall'estro di chi ha saputo tramandare il pensiero reale o fantastico commissionato, e coevo all'artista. Ma l'artista, si sa, penetra la fase spazio-temporale. E quando entra nella fase di grazia, direbbe qualcuno, è un visionario. Ed ha il potere di vedere oltre gli orizzonti umani e i fatti ritenuti prettamente terreni conditi di cronache inventate e storie manipolate dalla credibilità effimera.

In questo mondo che cambia repentinamente l'unica attività granitica che accomuna tutti gli esseri viventi, dagli animali agli uomini, è e sarà per sempre il gioco!

Il gioco che non necessità di altri artefici se non quelli che madre natura ha fornito.




mercoledì 7 aprile 2021

Angelo del focolaio addio

Nel bene e nel male. Si dice!

Ma non sempre le promesse recitate insieme ai voti di onestà, comprensione e complicità giurati per la vita nel giorno più adrenalìnico di quanti coronano il loro sogno d'amore, davanti al sacerdote se credenti o al rappresentante del governo se atei, sono mantenuti.

I valori della coppia, un tempo, erano custoditi e difesi caparbiamente contro ogni punto di vista contrario alla propria etica. E le donne, sempre, paladine indomite e custodi degli affetti e delle regole familiari. Una volta era così, appunto. Vuoi per pudore o per convinzione ma la donna, in special modo, era l'eroina che s'immolava per il bene della famiglia. Instancabile, accudiva i figli, il marito e governava la casa senza battere ciglio. E se ancora in vita accudiva anche genitori e suoceri. Super eroine che non necessariamente avevano bisogno degli integratori vitaminici per svolgere la mansione di regine della casa e del focolaio. Ruolo non eccessivamente ambito dalle nuove generazioni. E per nuove generazioni intendo anche una buona percentuale delle donne nate negli anni '50 e '60 fino ad arrivare ai nostri giorni.

Per questa fascia d'età pur avendola vissuta probabilmente è come parlare di una parentesi della preistoria e se dovessimo iniziare un dialogo con le ragazze dei decenni a venire, quindi anni '70 in poi, dovremmo iniziare tipo così: c'era una volta l'angelo del focolare …

Difficile trovare una donna tenace e altruista spinta dall'amore per il congiunto o per i parenti più prossimi in sofferenza come nei momenti spensierati in cui hanno vissuto e superato insieme attimi di feste, compleanni, gite, vacanze e anche qualche imprevisto! Decisa fermamente ad accoglierli e accudirli come meritano e come recitano i criteri del vivere civile rispettando i deboli con la volontà di porgere affetto e comprensione per lenirne malattie e affanni ora che sono vecchi e ammalati.

L'Italia è diventata la terra delle badanti! La Calabria non fa eccezioni.

E quando non si trovano persone a cui affidare i vecchi deboli indifesi inutili genitori e congiunti tra cui mogli o mariti a seconda delle situazioni, si ricorre a quel luogo chiamato un tempo OSPIZIO.

Il tempo è il lessico muta, oggi li chiamiamo case di cura ma cambia ben poco! vuoi mettere il benessere psicofisico del derelitto che vive gli ultimi giorni in casa propria rispetto al suo trasferimento coatto in una anonima casa di cura? 

E' la soluzione più semplice! scrollarsi dai fardelli, dagli impicci è questione di un attimo. E una volta là, un ultimo sforzo: Ci svincoliamo dalla stretta dell'ormai debole mano e andiamo via senza voltarci.

Addio!



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