Indignazione delle persone
libere e silenzio assordante degli “intellettuali” calabresi
sulla decisione unilaterale del facente funzione e dei consiglieri
regionali decaduti di intitolare la CASA DEI CALABRESI ad una persona
rispettabile ma di parte.
È stata una mossa astuta
questa di titolare alla compianta Jole Santelli la cittadella
regionale senza aspettare il via libera dal ministro degli interni
italiano come prassi vuole.
Secondo la legge italiana
gli enti, le associazioni ed i cittadini possono proporre
all'amministrazione comunale l'intitolazione di una nuova piazza,
parco o strada. Possono richiedere, inoltre, l'iscrizione di una
lapide commemorativa e/o la realizzazione di un monumento. Tutto
questo richiede un preciso iter burocratico. La procedura esige tempo
e documentazioni dettagliate e qualora il decesso della personalità proposta non sia avvenuta da almeno dieci anni la documentazione deve essere corredata e supportata da un cv che include altissime qualità indirizzate e conseguite per favore il bene comune in attività scientifiche, storiche, culturali.
Stando alla tempestività
dei consiglieri e delle forze politiche regionali calabresi, la
lapide scoperta in mattinata ha il sapore di una strategia politica
ben chiara. E cioè di mettere il sigillo proprio sopra la CASA DEI
CALABRESI prima dell'imminente tornata elettorale del 14 febbraio
2021.
E' stata una mossa astuta
che ha lacerato ulteriormente il tessuto sociale calabrese già pieno
di problemi ben più seri e gravi a cui non serviva certo un altro
oggetto del contendere.
Secondo i rumori apparsi
sulle piattaforme sociali del web e tra la gente per le vie delle
città e dei paesi calabresi dopo la notizia, l'evento mondano è
stato ritenuto inopportuno e, tra le tantissime motivazioni quella
dell'inutilità imposta prepotentemente da una classe dirigente
inappropriata preoccupata più di lasciare la bava sull'obelisco della vanità che
impegnare gli ultimi scampoli di tempo rimanente a loro disposizione
e lavorare fattivamente per il benessere collettivo, ha il sapore dell'arroganza del potere imposto.
Intanto la lapide è lì.
Chi si prenderà la briga di toglierla?
Senz'altro quelli
schierati nel campo del centrodestra grideranno allo scandalo, alla
blasfemia per avere eliminato una traccia che, mutuando Trilussa, è
simile alla bava della lumachella che passata sull'obelisco,
guardando indietro disse, certo che anch'io lascio una traccia nella
storia. Mentre, nel campo del centrosinistra il silenzio destabilizza la normale attesa della dialettica libera e democratica.
Con tutto l'affetto e la
stima per la persona e la donna Jole Santelli, presidente della
regione Calabria per soli 8 mesi, questo polverone si sarebbe potuto
tranquillamente evitare. E forse, in cuor suo, la stessa Jole
Santelli ne avrebbe fatto volentieri a meno, vista la passione con
cui portava aventi il suo progetto politico. Discutibile?