giovedì 3 ottobre 2013

Video, dalla pellicola super 8 al digitale

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Anche se consentivano riprese a colori, le cineprese super 8 degli anni settanta, difettavano, oggi diremmo, di applicazioni basilari come l'audio o il controllo automatico delle immagini e altre impostazioni video di serie in dotazione persino nei menù dei moderni telefonini.

La mia prima cinepresa è stata una Bencini comet 22. una super 8, con la quale, se non si usavano le dovute attenzioni persino nella durata delle batterie, il rischio di perdere tempo pellicola e ricordi era un dato garantito. Lusso da evitare volentieri, visto i costi che aveva una pellicola di 15 metri con sviluppo incluso ma dalla durata miserevole.
Costi a parte, prima di iniziare a filmare per documentare un viaggio o un evento familiare era necessario munirsi di almeno quattro pellicole da assemblare dopo la registrazione e lo sviluppo.

Il cinema neorealista, più che la corrente impressionista, fu maestro per chi, come me, appassionato cineasta in erba, a quei tempi, si cimentava a catturare l'attimo fuggente. Ciononostante, gli errori, alcuni errori, inevitabilmente furono commessi e ne feci tesoro.

Si dice, in gergo dialettale, che la pratica rompe la grammatica. Io ritengo che il fare sorretto dalla teoria spalanca orizzonti imprevedibili e, nella comunicazione per immagini, lo studio associato alle arti applicate permette di raggiungere risultati inimmaginabili.

Oggi la tecnologia si è evoluta ed è entrata nelle case di tutti.
Adesso basta schiacciare un pulsante per registrare videoclip, imprigionare eventi o spaziare nella videoarte.
Il risultato finale dipende dalla sensibilità e dalla cultura di chi sta dietro l'obiettivo.

martedì 1 ottobre 2013

Sono qui perché in quota Renzi

Il rottamatore da rottamare.

sono qui perché in quota renzi

Quella di ieri, è stata una trasmissione da far nascondere dalla vergogna tutti quelli che siedono nei posti di comando della Repubblica Italiana; dai Ministri ai tecnici.

Sono in quota Renzi! Dice uno messo lì a gestire la cosa pubblica, che tra parentesi non è stato eletto ma cooptato in quel posto perché seguace di Matteo Renzi. E mentre il reporter di Milena Gabanelli gli rifà la domanda e rigira il coltello nella piaga, lui, visibilmente imbarazzato, tenta di alleggerire i mali che la spartizione politica procura ai cittadini.

Milena Gabanelli e il suo staff, ancora una volta hanno fatto le pulci al malcostume della politica nostrana. Hanno fatto capire a chi ancora non l'avesse capito come stanno davvero le cose.
Altro che alti ideali. Gente che si mette al servizio del popolo per spirito di sacrificio.

L'unico sacrificio per questa gente è servire ciecamente gli interessi di bottega. La loro bottega e di chi li ha messi lì.

Basterebbe poco, per risollevare le sorti dell'Italia. Altro che commissariamento europeo. Va be' che certi giornalai non sanno neanche che l'Italia, in quanto Stato Sovrano, non può essere commissariata da nessuno se non da se stessa, cioè dal Popolo che va a votare e invece si lascia condizionare la vita passivamente e lascia che si attuino le macellerie sociali più assurde.

Ci lasciamo condizionare la vita dalle prerogative che l'alta finanza, le lobby e gli industriali, in una parola, il capitale, mette sulla bilancia dei profitti, che, come si sa, pende sempre da una sola ed unica parte: la loro.

E le nomine uscite dal lavoro di report lo confermano.

All'agricoltura la figlia del presidente di un consorzio agricolo che il ministero dovrebbe monitorare.
Viceministri senza deleghe che non possono dimettersi poverini perché il meccanismo si è inceppato dallo stallo politico delle larghe intese.
Poi, c'è un volto noto che ha firmato per togliere una tassa sui natanti per far decollare, dice lui, la cantieristica.
Salvo poi sentire i diportisti intervistati dire che chi spende 4,500mila euro per una barca di 20, 30metri che gli costa di gestione solo cinquemila euro l'anno per tenerla in porto dei 200 o 300€ risparmiati dall'accordo di governo non gliene frega nulla.
D'altronde che vuoi che ne esca da
Sottosegretari messi lì per non fare nulla. Senza competenze che hanno l'ingenuità(?) d'ammetterlo, grazie alla spartizione del vecchio ma sempre attuale manuale Cencelli.

Che dire? È una storia squallida! In altri Paesi si sarebbero dimessi in blocco. e, davanti a fati così circostanziati sarebbero arrossiti dalla vergogna. Ma qui da noi, in Italia, neanche i semafori arrossiscono più: sono stati sostituiti con le rotatorie apposta.

Puru i pulici hannu a tussa!

BUONSENSO E LEGGI. 

Si deve dare atto al sindaco Abramo che, nonostante le difficoltà nel conferire i rifiuti urbani nelle
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discariche, Catanzaro sembra non soffrire dei problemi delle altre città.

Superata la prima fase, quella dei rifiuti che sommergevano cassonetti e strade, possiamo affermare senza ombra di dubbi che la città è pulita!

Stamane, di buona ora, un nutrito numero di netturbini ha preso d'assedio persino Corvo, un quartiere abbandonato a sé stesso per quanto concerne il verde pubblico e l'incuria delle strade.
Gli sterpi sovrastano marciapiedi e in certi punti bucano anche l'asfalto.

Oggi, di buon mattino, meraviglia delle meraviglie, un numero indefinito di uomini e mezzi hanno diserbato e pulito marciapiedi e strade.

Ma deve venire qualcuno? Qualche pezzo grosso a visitare qualcosa? Chiede una signora alla sua compagna di footing.
Mah non so... ma chi vuoi che venga qui e per vedere cosa!?

Il cane trotterella affianco alle due podiste e poi va a depositare i bisogni corporali a bordo strada nell'erba.

Signora! Signora! Grida uno dei netturbini. Signora un po' di rispetto per chi lavora... ce l'avete la paletta e la busta per gli escrementi del cane? C'è la legge che lo prevede!

La signora lo guarda incredula e: “Scusate, io ho tutto il rispetto per voi che lavorate. Ma ditemi: è peggio che un cane faccia la cacca nell'erba dove non da fastidio a nessuno e che col tempo si assorbe e diventa concime o lo scempio urbano in cui siamo costretti?”. Che voi tagliate l'erba e non togliete la terra e le radici che si sono formate nei cumuli tra la strada e i marciapiedi tra due giorni saremo punto e accapo. Dove siete stati tutti questi mesi?

Come dire: è più facile vedere il capello negli altri che la trave nei nostri occhi!

domenica 29 settembre 2013

Ministri pdl dimissionari davvero?

ITALIA, CRISI DI GOVERNO? MA MI FACCIA IL PIACERE!


Sembra parlare di preistoria. Eppure sta accadendo quanto molti di noi abbiamo scritto e detto nei giorni e mesi addietro dopo aver assistito all'ennesima deplorevole macchietta nelle alte istituzioni per l'elezione del Capo dello Stato che, come sappiamo, si è conclusa con la rielezione di Giorgio Napolitano.

Eccezionalità! Si era detto. E anche Giorgio, il compagno Giorgio, si è dovuto adeguare. Ha accettato l'investitura per la seconda volta, questo s', caso eccezionale per una Repubblica come l'Italia, che gli è valso il soprannome di re Giorgio.

Ebbene, Giorgio Napolitano, dopo vari tentativi di formare un nuovo esecutivo a guida Bersani, tira il coniglio dal suo cilindro pieno di strategie e gli dà nome Letta con mandato dalle larghe maggioranze.

A quel punto, chi osava dire, alla luce di quanto è accaduto negli ultimi 20 anni, che la cosa non poteva reggere e che, praticamente, impossibile fintantoché si metteva ancora il “partito azienda” alla guida di uno sgangherato Paese per lo più ad appoggiare riforme che andavano nel verso opposto al loro modello di vita sociale e politica, chi affermava e sosteneva queste elementarissime argomentazioni era tartassato dai media e oscurato.

Oggi, il capo dell'azienda ha deciso di fare un colpo di mano. Proprio come il pifferaio magico, si mette a suonare il flauto e tutti i topini che fin ora hanno infestato le istituzioni gli vanno dietro. Lo seguono in mare aperto e ubriacati dalla musica suadente del potere carismatico(?) del pifferaio affogano... ma questa è una storia a lieto fine. La realtà è ben diversa!

Strategia dopo strategia rivolteranno la frittata e a farne le spese, come sempre, saremo noi, cittadini divenuti sudditi di un sistema affaristico ripugnante e pagarne il conto.

venerdì 27 settembre 2013

Barilla, polemiche sterili che non aiutano la causa gay

Sul web impazza la polemica, anzi a chi la spara con più forza e indignazione contro la Barilla. Le battute si perdono, alcune sono simpatiche e altre violente, di cattivo gusto.
A mio parere, non si tratta di democrazia liquida ma di una sorta di vandalismo polemico che rasenta l’imposizione dispotica di certi assunti. E non mi riferisco a quanto ha detto il capro espiatorio del momento Guido Barilla ma alla caterva di paladini che hanno ritenuto di sfoderare le spade per difendere ipotetiche libertà intaccate.

"Non faremo pubblicità con omosessuali, perché a noi piace la famiglia tradizionale. Se i gay non sono d'accordo, possono sempre mangiare la pasta di un'altra marca. Tutti sono liberi di fare ciò che vogliono purché non infastidiscano gli altri". Questa la frase pronunciata mercoledì da Guido Barilla durante la trasmissione La zanzara di Radio24 che ha mosso un fiume di polemiche sul web, social network, nei palazzi della politica fino a diventare materia del contendere tra aziende. 

Allora?, chiedo ai paladini, dov’è l’omofobo?
Non ha mica detto che siccome gli piace tantissimo la famiglia preferisce ai gay chi di famiglie se ne fa più di una!

Se non torniamo coi piedi per terra, a lungo andare, pur di essere visibili cavalcando l’onda emotiva del momento, rishiamo di cancellare l’ovvio.
È vero, nel lessico contemporaneo la parola famiglia abbraccia diversi significati ma, nell’accezione stretta del termine, nessuno può negare, che s’intende il classico coriaceo nucleo composta da padre madre ed eventuali figli.
Detto ciò, ampia libertà di pensiero e di azione, d’amore e scelte di vita, commerciali, culturali. Perché il vero rispetto sta nelle azioni concrete, quelle che portano rispetto e attenzione all’altro, al diseredato.

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