giovedì 22 luglio 2010

auguri, è sufficiente

Non servono parole per esternare ammirazione affetto e amore ma a volte per qualche persona molto "distratta" ci vogliono proprio le parole per ricordarle una storia iniziata tanti e tanti anni fa. Una storia di vita che ebbe inizio il 22 luglio del …
Un giorno caldo ma non eccessivamente opprimente; anzi, tutt’altro!
Ecco, a questa persona speciale, voglio ricordare che nonostante il tempo, le vicissitudini, le incomprensioni… ancora c’è qualcosa da costruire !insieme!… vivi la vita con serenità e un pizzico di allegria (dicono che il sorriso faccia buon sangue). E… tanti auguri per ogni singolo giorno che ci rimane da vivere insieme.

mercoledì 21 luglio 2010

religioni e culture a confronto sotto lo stesso cielo

Sotto lo stesso cielo.

È decisamente inammissibile, per una mente normalmente evoluta, pensare di dirottare un aereo e andare a schiantarsi contro il simbolo del potere economico americano solo perché secondo qualcuno rappresenta il male, il diavolo. Eppure, in quel drammatico 11 settembre, due aerei caduti sotto il controllo dei terroristi hanno perforato le sommità dei due grattacieli americani e hanno provocato scompiglio e morti tra gente ignara.
L’attentato terroristico, anche se rivendicato dai fondamentalisti islamici, si presta a una duplice lettura e da spazio a motivazioni meno “nobili” di quelle divulgate dalla propaganda religiosa dei mullah. È difficile accettare una motivazione così palesemente blasfema. L’Islam è storicamente sinonimo di cultura e il Corano di pace e amore. I Mussulmani praticano una religione sentita, pregano e osservano le Sacre Leggi del Corano. Ecco perché, l’attentato, anzi, la strage non può essere il frutto di un concetto religioso, ma la conseguenza del delirio di un singolo che ha inculcato, per motivi personali, l’odio razziale, l’ha fatto germogliare e crescere e infine l’ha sparso come cenere al vento. Ha plagiato giovani menti, li ha addestrati, allevati e spediti in una missione che ha come premio finale 100 giovani vergini. Ma questo signore ha dimenticato di dire ai kamikaze che le 100 giovani vergini sono destinate solo a chi ha l’anima pura, non contaminata dall’odio e insozzata di sangue umano.

Di fatto, il delirio di chi ha organizzato l’attentato e continua a spargere sangue innocente, ha amplificato il clima d’incomprensione e gonfiato l’odio interetnico tra religioni e popoli che da sempre si osteggiano vicendevolmente, non per difendere alti e nobili concetti ma per tutelare miseri interessi privati che, in pratica, fanno moltiplicare gli zeri nei conti correnti bancari dei burattinai.

11 settembre

Dopo l’11 settembre.

I neri hanno una marcia in più!
Su di loro i segni del tempo non sono immediatamente visibili. Per capire la loro età o gli stati d’animo li devi osservare attentamente. Non arrossiscono quando sono impacciati! E se sono tesi o nervosi, non lo capisci mica subito; devi fare attenzione al timbro della voce, al tremolio, ai tratti facciali e alle mani. La voce, l’espressione facciale e il gesticolìo tradiscono, sia nei bianchi che nei colorati, tensioni emotive, anche nei più scaltri.
A un acuto osservatore non sfuggono i particolari; anche quelli più insignificanti assumono e trasmettono valenze imprescindibili dallo stato di autodisciplina che s’impone l’interlocutore.

Il mio interlocutore tradisce il suo stato d’animo nel tremolio delle parole e nella contrazione delle labbra, nonostante il sorriso che precede e accompagna le parole.
Lui è nero. Un uomo negro snello. Ben curato, e dimostra una discreta cultura. Ha proprietà di linguaggio, senz’altro frutto di frequentazioni assidue col pubblico.

In effetti, dice di essere un dj e di avere lavorato nelle discoteche della costiera romagnola, tra Rimini e Riccione, ma che, dopo l’11 settembre, essendo, lui, musulmano, non ha più trovato lavoro. Da quel tragico giorno, che ha sconvolto il mondo intero e ha mostrato come la lucida pazzia di pochi possa provocare morti e terrore in larghissimi strati sociali, anche gli innocenti contrari alla violenza, se pur perpetrata in nome e per conto di assurdi teoremi, che non hanno nulla di religioso ma che cavalcano l’ignoranza delle masse, pagano uno scotto enorme e immeritato.

Oggi, Lui, il negro fa il ragazzo tutto fare. È l’uomo dai mille lavori: falegname, imbianchino, meccanico, inserviente…
E proprio in virtù della sua duttilità e padronanza manuale che l’anziana donna, stesa sul bagnasciuga, dichiara che “è un uomo da sposare!”… un uomo come pochi!
Conclude convinta l’anziana zitella.

lunedì 12 luglio 2010

e se avesse governato la sinistra?

Ancora tagli nelle aziende.

Fiat, Telecom, Siemens, Enel, Olivetti, telefoni di Stato, ferrovie dello Stato…

Ok, la certezza del “posto fisso” non c’è più! Le aziende forti dello Stato e del parastato, quelle che un tempo fungevano da approdo sociale per le nuove generazioni e davano l’opportunità di formare una famiglia, conferivano certezze alle persone che, forti dell’opportunità lavorativa, guardavano al futuro con speranza e fiducia non esistono più.
Negli anni 80, dopo la lunga agonia degli incentivi economici e delle mobilità orizzontali e verticali tra le maestranze, grazie alla coogestione sindacato/azienda per le politiche aziendali e sindacali, fase aperta e consolidata da Marisa Bellisario in qualità di amministratore della sit Siemens italiana, i grandi agglomerati produttivi sono morti per sempre. Non esistono più le grandi fabbriche metalmeccaniche, le compagnie pubbliche, le private, sovvenzionate con i soldi dello Stato.

Nell’era del mercato globale l’assistenzialismo di Stato non può esistere come sistema di aiuto alle aziende e, conseguenzialmente, ai lavoratori, alle famiglie, alla società! La globalizzazione è un’era geozoologica particolare che riporta indietro nel tempo le lancette della civiltà acquisita attraverso l’emancipazione culturale e racchiude in singolari gabbie collettive illusorie gli uomini. Ergo: o sei un colosso, economicamente forte, con una struttura aziendale snella, che va a sfruttare la fame degli altri per guadagnare di più oppure sei risucchiato nella mediocrità e annullato dalla bontà per essere stato eticamente corretto.
Questo in sintesi il pensiero concreto che affama le popolazioni.
Di fatto la globalizzazione annulla i concetti etici e religiosi della condivisione e della cooperazione.

“g l o b a l i z z a z i o n e” è l’ultimo crimine storico ideato dall’uomo. È la messa in atto di una teoria blasfema che induce gli uomini alla guerra per la sopravvivenza e vanifica, come già detto, la cultura della condivisione e della fratellanza tra i popoli.

Fino a quando le persone possono essere considerate numeri o rami secchi da tagliare solo per far quadrare i conti e rilanciare in borsa le aziende?

È chiaro che qualcosa non ha funzionato. Qualcosa continua a non funzionare!

dal mare ai monti in 10 minuti tra i castagneti della Calabria

a ore 12: montagna!

aore12

Oggi abbiamo deciso di fare un’escursione ai monti. Lasciamo la costa e ci dirigiamo a est, nell’entroterra catanzarese, verso le serre calabresi. In macchina di buon mattino (è un eufemismo, si dice tanto per assumere un tono salutista, in realtà sono le 11 passate) scarpe da trekking zaini e borracce da riempire. Mi hanno detto che tra i boschi di castagni, tra Palermiti e Centrache, lungo la provinciale 162, direzione Chiaravalle Centrale, c’è una sorgente d’acqua pura, leggerissima e che stimola chi la beve a fare tanta plin plin, per cui, infiliamo nel cofano della macchina qualche bidoncino e via!

Nel luogo dell’appuntamento, nei pressi della stazione ferroviaria di Montauro, aspettiamo gli ultimi ritardatari e, composta la compagnia, imbocchiamo una stradina provinciale che gradatamente si arrampica sui fianchi della collina. La segnaletica indica Gasperina, Centrache, Palermiti, Olivadi, Cenadi. In linea d’aria i monti sono a pochi passi, sì e no 5, 10 km al massimo.

Prima delle porte di Gasperina, la strada forma delle curve mozzafiato e offre una visione altrettanto spettacolare, mai vista prima: l’ansa tra la Torre del Palombaro, ai piedi di Stalettì, e Soverato Marina è sotto di noi, la dominiamo con lo sguardo. Uno sguardo ebbro per tanta bellezza!

Si ha la sensazione di essere su un trampolino. I fondali marini sembrano coperti con una leggera pellicola cangiante di cristallo, azzurro, verde smeraldo… celeste… colori tenui, di una trasparenza unica che irradia e trasmette al nemico “pensante” visioni pacificate: l’uomo è niente al cospetto di così tanta bellezza!
Non c’è nulla di magico o di esagerato. I colori dell’acqua si modificano davvero, in sintonia con gli studi scolastici, solo che qui siamo al cospetto del creato, nel laboratorio naturale della perla dello Jonio, dove ogni cosa è magia!, e a nulla valgono le teorie del colore e della rifrazione della luce. L’angolo d’osservazione di ognuno, è determinato non solo dalla luce del sole che s’infrange nello specchio di mare, ma, principalmente, dalla predisposizione d’animo del singolo. E ciò determina soggettive visioni cromatiche. Insomma, una dolce illusione, un miraggio, una bugia visionaria purificatrice, che avvicina l’uomo alla natura.

Il sole picchia perpendicolarmente sopra le nostre teste: è mezzodì!
Riprendiamo la marcia.
Superate alcune curve, nel tratto tra Palermiti e San Vito, lungo la provinciale 162, un’area attrezzata offre la possibilità di rifocillarsi, assaggiare carni alla griglia e provviste caserecce accompagnate da un buon bicchiere di vino o birra fresca. Il circolo del cacciatore, così si chiama la griglieria, è situato in uno spiazzo tra i castagni al bordo della strada. All’ingresso, affianco al cancello, sulla sinistra, una statua di San Pio da Pietrelcina, riparata in una grotta di pietra, accoglie gli avventori e sulla destra, l’insegna del circolo.
Il silenzio è rotto dal lieve venticello che solletica le foglie degli alti castagni e dal cinguettio degli uccelli. Il nostro vociare rompe gli equilibri sonori del luogo: è quasi un insulto alla quiete del posto e noi, forse non educati alla sacralità silente di certi luoghi, presi, letteralmente, per la gola, tra uno schiamazzo e l’altro, assecondiamo la dittatura del palato.

sabato 10 luglio 2010

mare nostrum: tutto come prima

aore12



Gli appunti del pifferaio.

Mare nostrum.

Il tempo passa. Gli uomini passano. Le idee passano. I proclami passano. Ma i problemi rimangono!
aore12

Sono trascorsi tre giorni da quando ci siamo trasferiti sul litorale Jonico, con precisione nel tratto di mare tra Montepaone e Soverato, in Calabria, e ancora non siamo riusciti a bagnarci. È impossibile entrare in acqua. Il timore di insozzarsi o prendere qualche fungo infettivo non è fobia collettiva ma realtà. Una realtà comune nei bagnanti costretti sotto gli ombrelloni dalla schiuma densa e oleosa che galleggia a pelo d’acqua davanti a noi.


Certamente, non è bello sentire dire “preghiamo che il vento e le correnti cambino, altrimenti avremo un’altra estate di mare sporco…”.

Il comune buon senso indirizza tutti, imprenditori, uomini di cultura, amministratori non a pregare ma, a impegnarsi in azioni mirate, forse coraggiose, farsi promotori e guardiani delle bellezze paesaggistiche calabresi così da stimolare tecnici e politici a eliminare il problema “acque sporche” alla radice, una volta per sempre.


venerdì 9 luglio 2010

Calabria aore12 Costa Pagoda



©archivio M.Iannino
Il tempo corre veloce. Un’altra estate è iniziata, e noi, nuovamente alle prese con i dilemmi di sempre, cerchiamo di tracciare itinerari e fare quadrare i conti.
Ma non per tutti è così!, c’è chi, nonostante la crisi in atto, in Europa e nel mondo, non ha di questi problemi e, buon per loro, s’imbarcano su uno yacht o aereo personale e via! Verso mete da sogno. Però, se conoscessero i luoghi della Calabria, senza ombra di dubbio verrebbero a veleggiare da queste parti e, forse, rimanervi per sempre. Altro che Bahamas o Bermuda! Che, comunque, mantengono inalterato il fascino, ma una volta conosciuti gl’incantevoli posti calabresi, gli stessi calpestati da Ulisse e decantati da Omero, sapere dove sono le mete più belle e come raggiungerle, senza dubbio non si abbandoneranno più. Se poi, alle bellezze paesaggistiche, sommiamo il valore aggiunto dei calabresi, l’ospitalità, la cortesia che rispecchia tradizioni, storia, cultura e folklore, bèh, a questo punto, gli ingredienti sublimano un “pacchetto turistico” difficile da non accettare.

In Calabria, c’è l’imbarazzo della scelta, al mare come in montagna, sul litorale Jonico o Tirrenico, luoghi d’inaudita bellezza affascinano chiunque ha l’opportunità di visitarli perché la Calabria è fascino, cultura, terra d’approdo e di partenze.

Personalmente amo le vacanze libere. Non mi piace gettare l’ancora in un posto e piantare le radici. Preferisco visitare e conoscere posti nuovi, nuova gente, nuovi piatti, tradizioni e culture; ma dopo le escursioni, possibili grazie alla geografia del territorio calabrese, la meta ultima del mio girovagare è un luogo singolare, che frequento da oltre trent’anni.



Un posticino da favola! Che per arrivarci si doveva percorrere una stradina di campagna, sterrata, fino a quando non hanno inserito alcuni stabilimenti balneari.
Uno spicchio di mare limpido, meglio dei caraibi in quanto a fondali, colori, spiaggia e tantissima tranquillità nel bel mezzo del golfo di Squillace tra Catanzaro e Soverato, a Montepaone Lido, in contrada Casinello.
Ovvio che alla fine qualcuno, in maniera intelligente, facesse fruttare un dono così bello che la natura ha fatto alla Calabria e ai calabresi. A essere sincero, io e i miei amici non abbiamo accolto di buon grado gl’insediamenti ma ci siamo dovuti ricredere grazie all’ospitalità tutta calabrese dei gestori e in particolar modo della coppia che gestisce il lido balneare, “Costa Pagoda”. Entrambi cordiali, lui, Costantino, supervisiona e lavora in spiaggia, cura i rapporti coi fornitori ed è sempre presente per mettere a proprio agio gli avventori del lido; lei, Rina, una donna calabrese verace, instancabile, serena e col sorriso sulle labbra anche, quando la fatica, a sera, si fa sentire tutta, cura la cucina. Una cucina casareccia, tipicamente calabrese, dai sapori e odori inconfondibili per quanti la conoscono, e tra le tante specialità, su preavviso, la signora Rina prepara uno squisitissimo “morzello” alla catanzarese. … e che dire della rosticceria o dei piatti a base di pesce, degli spaghetti allo scoglio con ingredienti freschi e locali procacciati da Costantino.



mercoledì 7 luglio 2010

Porto Rhoca: prenota un posto in paradiso

Prenota un posto in paradiso. Così c’era scritto sullo striscione legato tra un palo e l’altro dei semafori  all’incrocio di Squillace lido, lungo la statale 106 Jonica.
©archivio M.Iannino
villaggio porto rhoca, affacciata su copanello
Ricordo che la cosa c’incuriosì e andammo a fare una capatina nel cantiere.
Superata una curva, salendo per Squillace, Amaroni, Girifalco e atri paesini dell’entroterra contrassegnati dalla segnaletica stradale, a pochi metri dall’incrocio, una stradina sterrata introduce nell’uliveto che guarda il mare del golfo di Squillace.
L’ingresso al villaggio è ultimato: campo da tennis, piscina e alcune schiere di villette di pochi metri quadrati ciascuna lasciano presagire l'urbanizzazione futura.
Un signore, dalla capigliatura folta e riccioluta, già bianca nonostante la giovane età, ci accoglie col sorriso: l’architetto, e socio della società costruttrice, ci illustra il progetto: una volta ultimato il villaggio e vendute le “pezzature”, metteremo mano all’albergo. Il complesso alberghiero avrà la stessa struttura estetica del villaggio. Come vedete dal plastico, albergo e villaggio non disturbano il paesaggio anzi, il nostro obiettivo, negli studi progettuali, è di mantenere il verde e non stravolgere la collina e quindi il territorio ma urbanizzare dolcemente senza violentare la natura. Tutte le unità immobiliari sono immerse nel verde, hanno il giardino e non sono invadenti.

Sono trascorsi circa venti anni e lo striscione con la scritta “prenota un posto in paradiso” non c'è più da tempo, però il posto in paradiso rimane! A pochi passi dallo svincolo stradale di Squillace lido, un’imponente insegna indica l’ingresso del Villaggio Residence Porto Rhoca.

Oggi, il villaggio Porto Rhoca è un condominio residenziale quieto, composto per la maggior parte da persone che preferiscono la tranquillità alla bolgia estiva; e l’albergo, meta di turisti provenienti da ogni parte del mondo, ospita convention, manifestazioni d’interesse, avvenimenti pubblici e privati.

Mentre prepariamo la cena in giardino, col pesce che cuoce sulla piastra del barbecue, ci giungono le voci degli animatori intenti a organizzare la serata per gli ospiti dell'albergo.

crociere a prezzi imbattibili ma non per tutti

(Gli appunti del pifferaio magico)
©archivio M.Iannino

Quanto segue è realmente accaduto. È, in sintesi, la testimonianza di uno spaccato di vita quotidiana vissuta per le strade della città. La discussione ha, pressoché coinvolto quanti si trovavano a rigirare tra le mani un volantino pubblicitario, ma il nocciolo della questione si riassume nelle parole di due signori prossimi alla pensione.
Io, mi trovavo lì, per caso, e non ho potuto fare a meno di cogliere il loro rammarico, memorizzarlo e trascriverlo.
Pertanto, se qualcuno si riconosce non se l’abbia a male.

Crociere a prezzi imbattibili!

È da una vita che sogno di fare un giro sul mare. Farmi, che so, le Eolie, le Tremiti, arrivare semmai in Grecia; magari con la liquidazione potrei fare una sorpresa a mia moglie a organizzare un viaggio a sorpresa per le nozze d’oro.
Qua dicono che con qualche migliaio di euri puoi avere una crociera low coast… quasi quasi cerco un prestito e anticipo la sorpresa… ma ch’è ‘sta roba? Ah ecco: pranzi e scali nei maggiori centri d’attrazione turistica esclusi.
Eh dicevo io che mi sembrava poco per due persone ‘sto pòpò di roba: quasi 15 giorni di mare. Lasciamo stare va! Meglio stare sulla terra ferma che se cadi ti rialzi.
Ti figuri se per guadagnare di più vendono più posti rispetto a quanto possono ospitare…
E se poi va a finire come col Titanic! Pare che per risparmiare gli armatori fecero la cresta alle scialuppe di salvataggio: ne ordinarono di meno rispetto a quanti ne sarebbero serviti in caso d’emergenza.
Beh. Coi tempi che corrono e la crisi… c’è davvero d’avere paura. Come se non bastasse, il governo vuole tagliare le tredicesime degli statali, destinare i soldi delle liquidazioni a cose che non ho capito.
Ma perché non si tagliano i loro stipendi che con una loro mesata campano dieci impiegati dello stato.
È inutile: il pesce puzza sempre dalla testa!
Sì però, in mare, è tutta un’altra cosa: ancora è forte e sentito il codice d’onore nei vecchi lupi di mare! in caso di naufragio il capitano è l’ultimo a lasciare la nave: prima le donne i bambini e gli anziani. Altro che togliere gli stipendi ai dipendenti!
Chi comanda, in mare, offre la sua di vita per preservarla, e offrire una chance, alle persone che il fato gli ha affidato.

lunedì 5 luglio 2010

Tremonti e i fondi europei per il sud

Qualche giorno addietro il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, intervenendo all’assemblea della Coldiretti ha indirettamente definito “cialtroni” gli amministratori del Sud perché nell’ambito del programma 2007-2013 non hanno saputo approfittare dei fondi europei destinati al sud per un importo pari a 44 miliardi: «Questi signori ne hanno spesi solo 3,6».Ha denunciato il Ministro con forza.
È bene ricordare che i “fondi strutturali” sono le risorse che la Ue mette a disposizione dei diversi paesi dell’Unione per finanziare interventi sul territorio. In Italia spesso vengono associate all’utilizzo del Fondo Fas (Fondo aree sottoutilizzate) istituito nel 2003 e destinato alle zone economicamente più arretrate del Paese (per il 90% vanno al Sud).

Per semplificare la gestione dei fondi e recuperare quelli non spesi entro i termini previsti dalla legge, lo scorso 24 giugno, Bruxelles ha adottato nuove misure tra cui il posticipo dell’applicazione della regola di disimpegno in base alla quale un finanziamento stanziato nel 2007 che non è stato speso entro la fine del 2009 viene automaticamente riversato nel bilancio della Ue. Così facendo, la Ue ha “salvato” circa 220 milioni che sarebbero andati in fumo. A rischiare era soprattutto la Spagna, con 125 milioni, seguita dall’Italia con 56, Regno Unito con 9, Germania con 6.

Il Sud ha destinato milioni a valanga: li ottiene, li promette, li stanzia, li destina, li usa a volte bene, spesso male. Poi qualcuno non li prende affatto. Queste le parole di Tremonti: Puglia, Basilicata, Molise, Campania, Sicilia, Sardegna, Calabria guardano un patrimonio che sarebbe utilissimo, ma che inspiegabilmente non viene toccato. Che cos’è, pudore? O forse è meglio non fare per evitare di sembrare incapaci? Non c’è qualcun altro che ruba al Sud, ma è il Sud che a volte ruba a se stesso. S’è rubato il passato, si ruba il presente e forse anche il futuro”.

La classifica degli sprechi è capeggiata dalla Calabria che ha utilizzato solo il 12% dei 1.868 milioni di euro assegnati, “perdendone” 1.643,84; seguono la Puglia (16,22%, spreco 2.740,44 milioni), la Sicilia (18,99%, 3.493,96), la Campania (20,8%, 3.251.16).
«Emblematico e sconfortante è il caso dei cosiddetti “grandi progetti”, opere infrastrutturali nei settori della mobilità, delle telecomunicazioni e dell’energia di importo superiore a 50 milioni di euro: su un totale di 56 grandi progetti per il Mezzogiorno (sempre per il periodo 2007-2013), solo 4 sono stati per ora approvati dalla Commissione Europea. E non per sciatteria di Barroso e soci: drammaticamente, accade che i progetti tardino ad essere recapitati a Bruxelles».

Ma Vasco Errani, governatore dell’Emilia Romagna e presidente della Conferenza delle Regioni, così ribatte alle accuse di Tremonti: “È inaccettabile che si passi il cerino acceso in mano alle Regioni per delegittimarle come istituzioni. Se si fanno attente verifiche si scoprirà che i problemi di soldi non spesi riguardano anche progetti che non sono stati portati avanti dai ministeri e dagli enti collegati». E Nichi Vendola, governatore della Puglia, rafforza la tesi di Errani: «Basta scorrere le Tabelle del Rapporto Strategico 2009 redatto dal Dipartimento Politiche di Sviluppo per verificare che sul totale dei Fondi comunitari gestiti dai ministeri (PON), che ammonta a circa 11 miliardi, i ministeri interessati (Sviluppo Economico, Ricerca, Ambiente, Interni, Infrastrutture) hanno speso poco più di 732 milioni di euro, pari al 6,7 % della dotazione disponibile».

Il problema dell’utilizzo dei fondi europei (finanziati attraverso l’Iva dagli stati membri ed erogati in cofinanziamento, cioè li prende solo la Regione in grado di finanziare e portare avanti la metà del progetto) è una vecchia diatriba. «La risposta tecnica a Tremonti arriva dal vice presidente del parlamento europeo Gianni Pittella (Pd) che spiega come l’attuale normativa prevede che i fondi europei debbano essere accoppiati per essere utilizzati con i fondi Fas (cioè quelli nazionali per le aree scarsamente utilizzate) e dunque lo “scippo” dei Fas alle regioni (utilizzati per cassa integrazione e altro), ha ostacolato l’utilizzo dei fondi strutturali».
Le parole di Tremonti hanno fatto sì che destra e sinistra andassero a cercare i cialtroni nel campo avversario. E qualcuno, giustamente ricorda che a parte qualche lodevole eccezione, come Nichi Vendola che per la Puglia ha speso tutti i fondi per lo sviluppo erogati dal 2000 al 2006 (2,6 miliardi di euro), per il resto, i governatori e i sindaci del Sud, militano nel centrodestra».
E Giuseppe Scopelliti, neogovernatore di centrodestra della Calabria, suppone che “Tremonti si riferisse agli amministratori locali del passato». Mentre Renata Polverini, neogovernatore di centrodestra del Lazio: «In molti casi, come nel Lazio, in Campania e in Calabria, la cialtroneria è stata sanzionata dagli elettori».
Senza fare dietrologia, si è quasi alla fine del programma 2007-2013, e quando un progetto nasce sbagliato è difficile recuperarlo appieno, cancellare gli errori e dirottare i fondi altrove.
L’unico dato certo è che gli strumenti scelti fino ad ora hanno dimostrato lacune. Oggi si deve riflettere su cosa non andava e aggiustare il tiro, perché è da criminali perdere fondi destinati allo sviluppo.

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