domenica 27 settembre 2009
3 ottobre, notte piccante all'antica vineria i baccanali
Nel centro storico di Catanzaro, all’ingresso di via De Grazia, al n° 8 e 10 c’è l’antica vineria “i baccanali”.
Oltre la degustazione di vini, salumi e formaggi, per la notte piccante, i giovani gestori sfoderano il jolly della cucina tipica catanzarese: u morzeddhu! E, fin qui nulla di straordinario, dirà qualcuno. Però, questo qualcuno non sa che il prelibato piatto è il risultato di un’antica ricetta la cui depositaria è nonna Nella. Abbiamo cercato di carpire i segreti della cucina, ma, Nonna Nella, gelosissima dei suoi accorgimenti gastronomici ha risposto elusivamente menzionando quanto già di dominio pubblico: frattaglie bovine, cento pezzi, polmone, trippa e cuore!
Sì, questo è noto! Avremmo voluto sapere, oltre agli ingredienti a ai tempi di cottura, qualche trucchetto… Questo mai! –risponde pronta nonna Nella- venite ad assaggiare non solo u morzeddhu ma puru i crispeddhi e cercate di scoprirlo da soli. E allora, il 3 ottobre, nuova data della notte piccante, posticipata a causa del maltempo, tenteremo di carpire i segreti della cucina di nonna Nella all’antica vineria i baccanali in compagnia di ospiti noti al grande pubblico.
vasco e maciste, magnifici esemplari di labrador
L’incontro tra Vasco e Maciste, due magnifici labrador, è da raccontare. Me lo ripropongo ogni volta che li vedo correre nel parco l’uno incontro all’altro; quando, dopo i primi guaiti sussurrati a mo’ di saluto, iniziano a danzare è un’esplosione di energia. Sembrerebbe una schermaglia per la supremazia (hanno rispettivamente 2 e 3 anni) ma vista la tranquillità con la quale si sottomettono vicendevolmente è solo la lotta giocosa tra due amici. Una lotta irruenta ma priva di violenza, elegante, fraterna.
Sì, danzano con agilità e grazia; si alzano sulle zampe posteriori e spiccano dei salti plastici che si esauriscono in abbracci. Maciste mette la testa sotto il collo di Vasco: entrambi immobili, si studiano vigili. Vasco poggia la zampa anteriore sulla schiena dell’amico ed è il segnale del nuovo round. Improvvise galoppate interrompono gli incontri per salutare i nuovi venuti, siano essi ragazzi o cani. Scodinzolano, annusano e leccano. Questo il loro modo di dare il benvenuto ai nuovi arrivati.
mercoledì 23 settembre 2009
Noam Chomsky, i figli dei fiori e la guerra del vietnam
Noam Chomsky, filosofo e teorico della comunicazione, professore emerito di linguistica all’Institute of Techonology del Massachusetts, sostiene che Kennedy ordinò di bombardare il Vietnam del Nord già nel 1962, camuffando i bombardieri coinvolti nell’azione di guerra con insegne sudvietnamite, per mascherare il coinvolgimento statunitense.
Inoltre accusò Kennedy di aver autorizzato l'uso del napalm assieme ad altri programmi bellici per piegare la resistenza attraverso la distruzione delle coltivazioni vietnamite. Mentre altri sostengono che il reale coinvolgimento statunitense nella Guerra del Vietnam avvenne nel 1964 come reazione al bombardamento del Brinks hotel.
Ad avvalorare la tesi di Chomsky l’elaborazione della “teoria del dominio” presentata dal giovane senatore John F. Kennedy ad una riunione dell’ American Friend of Vietnam, in cui, teorizzava: “il Vietnam rappresenta la pietra angolare del mondo libero nel sud est asiatico, la chiave di volta, il tappo che chiude il buco della diga nel caso che la marea rossa del comunismo inondi il Vietnam, un paese che si trova lungo una linea che unisce Birmania, India, Giappone, Filippine. Laos e Cambogia”
L’intenzione americana, stando ai fatti appena descritti, fu di inserirsi nella politica interna sudvietnamita così da eliminare gli elementi sovversivi presenti nel sud e creare un movimento secessionista dotato di armi americane. Eliminato il nord gli USA sarebbero stati le sentinelle del confine cinese pronti ad arginare l’ondata del comunismo in Asia.
È inutile aggiungere che le intenzioni furono disattese e che l’azione di politica estera esportò morte e distruzione fratricide anche attraverso l’esasperazione delle differenti culture territoriali religiose, politiche e etniche operate da leader fantocci
I giovani pacifisti di quegli anni, coniano slogan contro la guerra per esaltare i loro ideali di pace e libertà; quali: "Mettete dei fiori nei vostri cannoni" e "Fate l'amore, non la guerra". I “figli dei fiori” o hippy si distinguono dalla massa. Vestono panni allegri; vivacissime stoffe decorate con motivi floreali e sfoggiano fiori sul viso e sulle mani; inizia a vedersi qualcosa di nuovo a S. Francisco e anche nelle città europee.
L’amore per la pace e la libertà li porta a teorizzare la comunione dei beni, la vita sociale e l’educazione dei giovani in una sorta di famiglia allargata: la comune. Nelle comuni dei “figli dei fiori” non esiste la proprietà privata. Il movimento hippy scuote l'opinione pubblica e molti registi dedicano pellicole. Lo stile di vita hippy influenza anche la musica popolare con il rock psichedelico in quanto linguaggio dei giovani. Nasce la beat generation che teorizza la rivoluzione sessuale; fa uso di stupefacenti e allucinogeni (lsd e cannabis) per esplorare stati di coscienza alternativi. La rivoluzione dei figli dei fiori culmina sulla costa occidentale degli US al festival di Woodstock nel ’69.
La diversità culturale e religiosa abbracciata dagli hippy, la filosofia orientale e l'elemento spirituale raggiungono il vasto pubblico dell’era dell’acquario: “quando la luna entrerà nella settima casa e giove si allineerà con marte sarà la pace a guidare i pianeti e sarà l’amore a dirigere le stelle”.
Ma, Fernanda Pivano, esponente italiana della beat generation, che sognava insieme ai poeti americani la rivoluzione dei fiori, nell'antologia "L'altra America" del 1971, si chiede dove sono finiti i fiori visto il rapido cambiamento culturale all'indomani del sessantotto.
martedì 22 settembre 2009
abbigliamento e libertà negli anni 60/70
anni 60/70 rivoluzione culturale e contestazione:
Abbigliamento e libertà
1961. Inizia la guerra in Vietnam, esplode la Pop Art, J. Christo qualche anno dopo impacchetta monumenti, Martin Luther King è premio Nobel per la pace e Mary Quant inventa la minigonna. A indossarla è Twiggy: prima top model teen ager (17 anni). Courregés, che nel '64 aveva presentato abiti corti e linee a trapezio, rivendica il copyright della mini ma Mary Quant risponde che: "Le vere creatrici della mini sono le ragazze, le stesse che si vedono per la strada".
Dopo il ‘64, l’abbigliamento femminile si arricchisce di nuovi accessori; alle gonne corte si abbinano stivali alti di vernice e calze trasparenti dette "collant". Scarpe con le zeppe che sembrano trampoli. Cinturoni; medaglioni e svariate forge di occhialoni da sole.
In Italia, già dal '54 “La Perla” produce la mini guaina con il reggicalze incorporato.
Claude Montana e Thierry Mugler lanciano a Parigi una nuova silhouette con spalle larghe e mini vertiginose. Mentre per l’abbigliamento maschile: pantaloni attillati a zampa d’elefante e a vita bassa. Anche per lui gli accessori sono: medaglioni, scarpe alla beatles, anelli, foulard ma, al di là della moda concepita come questione estetica, durante la contestazione studentesca l’eschimo, la barba e i capelli lunghi distinguono il simpatizzante di sinistra nella scena politica studentesca da quello di destra.
Tra il 1968 e il 1970 la italiana Innocenti costruisce lo scuter economico LUI e assegna la progettazione del prototipo alla Bertone. Lo styling dello scuter è avveniristico ma procura alla Innocenti un modesto ritorno economico nonostante il costo contenuto del LUI 50 (lire 89.500) rispetto alla lambretta 50 (lire 118.000).
Negli anni '80, le griffe made in Italy sono in piena ascesa e Krizia lancia i mini pants e il reggiseno gag con due conchiglie al posto delle coppe. Da ricordare che già negli anni precedenti il movimento femminista al grido “tremate tremate le streghe son tornate” distrugge ogni indumento intimo che riconduce la donna ad oggetto di desiderio o che esalta la femminilità gradita al “maschilista”.
E Versace scommette nuovamente tutto sulla minigonna, invitando le donne a "buttar via tutte le palandrane per stare al passo coi tempi dinamici".
Nel ’94 nasce la D&G: linea giovane di Dolce e Gabbana; comparsi nella scena della moda alla fine degli Anni ’80 ma già noti in tutto il mondo grazie anche all’amicizia con Madonna.
Nel frattempo anche Versace lancia la sua linea giovane "Versus" e ripropone la mini. A un anno dal crollo delle Torri Gemelle, 11 settembre 2001, nel pieno di una crisi politico-mondiale senza precedenti, gli stilisti più all’avanguardia, Dolce e Gabbana Gucci e Prada, per la primavera estate 2003 rilanciano la minigonna. Giorgio Armani fa della minigonna la bandiera del nuovo stile autunno-inverno 2003/2004. Mentre Roberto Cavalli nella linea giovane Just Cavalli lancia una serie di minigonne pacifiste al motto di "No war, more wear".
Tutto ciò avviene nelle città e detta così sembra semplice. Forse non tutti sanno che le prime ragazze che ebbero il coraggio di osare e stare al passo con i tempi furono considerate delle poco di buono; non solo per l’abbigliamento ma principalmente per le idee professate in pubblico.
Per i costumi del tempo, la donna doveva badare alla casa, essere riservata e non parlare di questioni sconvenienti né tantomeno andare in moto. Esporre le proprie grazie in pubblico e esibire vanità significava non trovare marito.
lunedì 21 settembre 2009
paura presunzione arroganza
Le persone sicure, quelle che hanno la risposta esatta a ogni tipo di problema fanno paura.
Soggioga e fa paura la sicurezza esternata nel dare soluzione certe.
Fa paura l’arroganza totalitarista esposta senza se e senza ma.
Da non sottovalutare l’effetto delle frasi introduttive a sostegno del proprio credo: la gente vuole…, oppure: gli elettori, gli iscritti… gli Italiani!
Le titubanze, i dubbi sono banditi dalla testa e dal lessico dei leader oltranzisti che per suffragare deliranti teorie tentano di impressionare gli astanti con citazioni arricchite di numeri statistici e nomi altisonanti.
Per questi soggetti non esiste l’altro, il diverso. Diverso fisicamente, culturalmente! Chi non si adegua è nemico da combattere!
Eppure l’Italia, dal dopoguerra in poi, ha subito flussi e riflussi culturali non indifferenti: è passata da un’economia contadina a una industriale sbeffeggiata con arguzia pungente da Charlie Chaplin in tempi moderni, dove, il genio Chaplin anticipava quasi tutte le fobie e i malesseri psicologici che avrebbero accompagnato la nuova era.
Negli anni ‘60/70, alcuni valori sociali erano sentiti: si rispettava la persona anziana, l’ammalato, il debole! E nei momenti di calamità naturali o alla presenza di lutti nazionali per onorare le vittime di eventi criminosi, la solidarietà era un dato tangibile persino nelle trasmissioni televisive: la RAI bandiva lo spettacolo e irradiava solo musica classica! Oggi, sotto il motto: lo spettacolo deve continuare (perché così avrebbe/ro voluto …) si narcotizza la riflessione individuale. L’uomo non è solo neanche a volerlo! Condizionato dal frastuono mediatico, dimentica origini, usi e costumi. Saperi trasmessi dalle contaminazioni di popoli migranti; sbarcati sulle coste italiane da fuggiaschi o con mercanzie da barattare.
I cinquantenni Italiani sono testimoni di cambiamenti epocali. Anche in Calabria è cambiato tutto; dall’abbigliamento al linguaggio ma nel retaggio antropologico arde ancora la fiamma della solidarietà, in virtù della quale si lasciano aperte le porte dell’accoglienza. Calabresi sempre pronti al nuovo, alla bontà degli ospiti, alla riflessione.
piero pelù a catanzaro il 26 settembre ospite della notte piccante
Anche Piero Pelù a Catanzaro!
L’Orchestra Popolare Calabrese, di recente costruzione, accompagnerà l’ex leader dei Litfiba in un incredibile viaggio tra tarantelle, canti tradizionali e anche qualche inossidabile hit del Piero nazionale, rivisitato per l’occasione in maniera insospettabile. Uno degli eventi clou della kermesse catanzarese.
Mentre ''la black music' risuonerà fino alle prime luci dell'alba nel rinnovato parco storico di Catanzaro: Villa Trieste, già Villa Regina Margherita, polmone verde del centro storico cittadino, ricordato in versi da Giovanni Pascoli che lo visitò nel 1899, è il posto ideale per gustare questo genere musicale. Villa Regina Margherita per l'occasione diventerà la ''Villa del Blues'. Giardino pubblico inaugurato nel gennaio 1881 alla presenza dei reali d'Italia Re Umberto I e Regina Margherita alla quale fu dedicata.
Si esibiranno Strange Fruit Blues Band, la grande voce di Aida Cooper e i So What Band.
Alle 21.30 apre la serata musicale un gruppo locale molto affiatato che si rifà a Muddy Waters e Eric Clapton.
Ma il pezzo forte, in villa, sarà Aida Cooper, cantante di blues dal grande carisma che si è saputa guadagnare il rispetto di alcuni illustri colleghi d'oltreoceano. A seguire i catanzaresi della So What Band che della commistione di generi, fanno il loro marchio di fabbrica.
Soul, blues, con una spruzzata di jazz nello spazio allestito in collaborazione con il Country Club Le Querce, che offrirà ai presenti anche degustazioni di prodotti tipici piccanti. Non solo musica, quindi, ma anche enogastronomia, storia, cultura in una cornice splendida anche per la sua invidiabile posizione panoramica.
domenica 20 settembre 2009
giuliano palma & bluebeaters alla notte piccante di catanzaro
Il prossimo 26 settembre nel centro storico di Catanzaro ci saranno, tra le altre presenze, Giuliano Palma e i Bluebeaters; figure interessanti della scena musicale italiana. Il gruppo adotta una commistione di generi (ska, pop, rock e reggae) denominata “boogaloo”. Il boogaloo, nato a New York alla fine degli anni sessanta, racchiude un genere di musica latino popolare, fusione di musicalità cubane, portoricane e americane pregnanti di contaminazioni R&B, ovvero, Rhythm and Blues afroamaericano, rock n'roll, soul, mambo e son.
L’ultimo album del gruppo comprende 17 brani ed è composto da cover popolari del passato rivisitati dal sound boogaloo di Giuliano Palma.
Tra le cover “Tutta Mia La Città” (Equipe 84) che è anche il singolo di presentazione, “Pensiero d’Amore” (MAL) e altri.
Veri e propri animali da palcoscenico, Giuliano Palma & The Bluebeaters hanno inciso Boogaloo in 5 mesi. Novità assoluta: la presenza di una sezione di archi voluta da tutta la band, su 4 dei pezzi.
ps. Il vero re dell'evento è il morzello "u morzeddhu piccanta catanzarisa" a seguire musica e folklore
emarginati e integrazione sociale
È orribile! Come può un padre accoltellare la figlia, tagliarle la testa sol perché ama un uomo che non abbraccia la stessa religione? Eppure, questo tizio integerrimo è dovuto venire in Italia per dare un futuro alla sua famiglia e trovare lavoro. Mi sforzo di capire; scandaglio le origini culturali, etniche, ma al di là di determinate ottiche interne ai credo religiosi nessuna dottrina incita all’omicidio. Solo il rancore razzista induce a tanto e non c’è nessuna scusante che possa avvalorare la repressione di una o più vite. Anzi, persino nel regno animale, superata la fase dello svezzamento, la prole è allontanata, esortata ad andare incontro al mondo e procacciarsi da vivere.
La classe dirigente mondiale dovrebbe aggiustare il tiro; evitare i conflitti; destinare fondi alla scuola alla famiglia e alla ricerca così da far evolvere davvero le nuove generazioni attraverso integrazioni reali suffragate dallo studio e dalla solidarietà dei differenti credo religiosi e politici.
Non basta accatastare rom, immigrati, fuggiaschi in case popolari o baracche e recintarli. I ghetti sono la realizzazione dell’idea più becera che l’uomo potesse avere. Lo Stato Democratico salvaguarda la dignità della persona; lascia interagire, organizza e attua strumenti per avviare al lavoro. Insomma crea i presupposti per confrontare le intelligenze operanti sul territorio.
sabato 19 settembre 2009
forza evocativa, passione politica e amore in musica
Chissà a quanti è capitato di rivivere momenti significativi della propria esistenza ascoltando una canzone e quanti, in situazioni estemporanee, hanno esclamato: sembra di essere nel testo di una canzone di Vasco, De Gregori, De Andrè o Paoli…
La forza evocativa delle parole risveglia temi sopiti e la musica crea la giusta atmosfera.
Catanzaro, 17 settembre 2009, ore 12 e 45. sul marciapiede, tra i motorini davanti al liceo Galluppi, quattro liceali discutono animatamente. Le guance imberbi, rosee per l’enfasi oratoria, denotano un’età tra i 14/15 anni. Parlano di politica. Nella mia testa di spettatore occasionale qualcosa si è risvegliata; ho anch’io 15 anni e discuto con i compagni di scuola come contribuire per cambiare in meglio la società mentre la canzone di Gino Paoli scorre nelle orecchie: eravamo quattro amici che volevano cambiare il mondo…
La vita è una ruota! Auguro ai ragazzi del 2009 di riuscire dove noi del 68 e giù di lì abbiamo fallito.
venerdì 18 settembre 2009
in calabria ticket sui medicinali
All’entrata di Catanzaro, sul muro in pietra, alcuni fogli bianchi con delle lettere in nero tracciate grossolanamente e incollate in fretta, stamane capeggiava il dissenso di un ignoto contro la decisione della giunta regionale inerente l’inserimento del ticket sulle medicine:
LOIERO HA MESSO IL TICKET SULLE MEDICINE.
Allo stato attuale delle cose, credo sia opportuno qualche analisi sul regresso così da poter dipingere un quadro completo della situazione economica in cui versa l’Italia intera. Su come sono stati gestiti i servizi e, principalmente, sul malcostume dei cittadini nell’utilizzare il diritto alla salute erogato dall’inam. Nel mio piccolo, ricordo che negli anni 60/70, il medico di famiglia prescriveva persino “l’amaro medicinale giuliani” le pomate, gli sciroppi e altri prodotti ritenuti, ora, da banco e quindi a pagamento. Nell’epoca d’oro, l’amaro medicinale era in quasi tutte le case, anche se non si capiva cosa si dovesse digerire: eravamo tutti poveri ma belli snelli; non c’era il lavoro sedentario e non tutti possedevano la macchina. Poi, la crisi industriale indusse i governi a porre dei paletti contro il malcostume di cittadini e amministratori. Oggi, in piena recessione, la coscienza collettiva dovrebbe dimostrare emancipazione e serietà. Controllare, se necessario, l’operato degli amministratori e condividere i sacrifici per risollevare la società e uscire dall’austerità che la globalizzazione ha accentuato.
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