mercoledì 31 marzo 2010

amore e creatività


Amore come creazione



La creazione è strettamente correlata alla nascita di qualcosa di nuovo; qualcosa che prima non esisteva; qualcosa che migliora la vita dal punto di vista emotivo e qualitativo.
La figura creativa per antonomasia è la donna fertile che, come madre terra, dà vita a un nuovo essere, lo fa germogliare e lo segue sempre finché ha forza e vita per prendersene cura. Fino a quando non dovrà, lui stesso, il nuovo, essere fruttifico per gli altri. Ma spesso si dimentica il vero senso della vita e qualcuno crea falsi miti, false ideologie e false operazioni culturali che sortiscono in politiche dannose per la crescita intellettuale della comunità.
Infatti, non arrivano buoni esempi dalla società che si riflette nei mass media. Le notizie, ma anche gli spettacolini leggeri evidenziano un solo punto: la supremazia individuale dell’uomo amplificata da chi gestisce il palinsesto. Persino i risultati delle recenti competizioni politiche sono sbandierate ad uso e consumo delle parti: hanno vinto tutti! Tutti hanno ragione!

Il dato reale consiste nell’implosione della politica, del pensiero politico svincolato dalla morale comune e dalla visione ideologica della politica stessa. Una politica che sappia gestire i cambiamenti sociali, le implementazioni tecniche/scientifiche, insomma una classe politica intellettualmente pura al servizio della gente.

martedì 30 marzo 2010

consiglieri eletti regione Calabria 2010


Ecco come si compone l’assise regionale della Calabria dopo le elezioni del 28 e 29 marzo 2010 che hanno decretato la vittoria di Giuseppe Scopelliti, candidato del centrodestra alla carica di presidente.

Il Consiglio regionale della Calabria, è composto di cinquanta seggi, secondo le ultime modifche che regolamentano le leggi di voto regionale, da suddividere tra le coalizioni.

Secondo il sito ufficiale della Regione, che ha gestito direttamente la raccolta dei dati, gli eletti sono:
per Italia dei valori, che sosteneva la candidatura di Pippo Callipo, risultano eletti Emilio De Masi (1.673 voti); Domenico Talarico (4.669) e Giuseppe Giordano (2.279).

Per la coalizione di centrosinistra:
Rifondazione comunista e Comunisti italiani Antonino De Gaetano (8.765) e Ferdinando Aiello (3.958);
Autonomia e diritti: Loiero presidente uscente, Francesco Curcio (2.578), Antonio Vincenzo Ciconte (6.428), Antonio Francesco Rosario Mirabelli (4.374) e Mario Franchino (3.220);
Partito democratico: Bruno Censore (8.164), Francesco Sulla (4.420), Antonio Scalzo (11.109), Peppino Vallone (4.198), Demetrio Battaglia (9.710), Giuseppe Bova (8.770), Nicola Adamo (8.951), Sandro Principe (8.763), Carlo Guccione (7.527), Mario Maiolo (6.320).

Per la maggioranza di centrodestra sono stati eletti:
lista Insieme per la Calabria Giulio Serra (5.878) e Antonio Rappoccio (3.726);
Udc: Alfonso Dattolo (3.484), Francesco Talarico (8.473), Francescantonio Stillitani (3.747), Pasquale Maria Tripodi (10.393), Michele Trematerra (10.729), Gianluca Gallo (5.494);
lista civica Scopelliti presidente: Francesco Pugliano (6.904), Giovanni Emanuele Bilardi (8.123), Claudio Parente (3.946), Candeloro Imbalzano (4.780), Salvatore Magaro' (4.948), Piercarlo Chiappetta (4.072);
Popolo della libertà: Nazzareno Salerno (6.224), Pietro Aiello (10.405), Domenico Tallini (8.773), Salvatore Pacenza (3.399), Giuseppe Gentile (14.310), Antonio Stefano Caridi (11.215), Santi Zappala' (11.078), Francesco Morelli (13.211), Giuseppe Caputo (10.430), Alessandro Nicolo' (8.082), Giovanni Nucera (7.717), Luigi Fedele (7.671), Gianpaolo Chiappetta (7.174), Giuseppe Morrone (6.916), Fausto Orsomarso (6.795).

Giuseppe Scopelliti è il nuovo presidente della Calabria


Qualcosa non quadra: Scopelliti 60% e Loiero 30% in Calabria. Banalissimi numeri che danno contezza della decisione degli elettori di bocciare Loiero e promuovere Scopelliti a presidente della regione. Eppure il capo ufficio stampa di Loiero aveva espresso una previsione positiva che, tutto sommato ci poteva stare viste le difficoltà oggettive esistenti nel territorio calabrese.

L’enorme divario tra i due contendenti lascia intendere che neanche la coalizione ha appoggiato il presidente uscente tant’è che Scopelliti nel ringraziare gli elettori ha enfatizzato la quantità dei voti disgiunti che gli hanno permesso la vittoria incondizionata sull’avversario politico.
L’elettorato(?) ha voluto cambiare, ha acclamato con forza il sindaco di Reggio Calabria a presidente della regione.

Ora non resta che aspettare e vedere se realmente le accuse esternate in campagna elettorale si trasformeranno, nel prossimo futuro, in proposte concrete atte a recuperare i mali che secondo lui avrebbe partorito la cattiva gestione di Loiero e della sinistra.

Buon lavoro Presidente Scopelliti!

lunedì 29 marzo 2010

sfiducia: meno 9% di affluenza alle urne rispetto alle regionali del 2005


La demotivazione, anzi la sfiducia nei confronti degli uomini che hanno gestito la nazione è lampante: meno il 9% rispetto alle regionali del 2005 nella prima giornata elettorale! Oggi alle 15 i seggi saranno chiusi come da regolamento e inizierà lo scrutinio elettorale accompagnato dai soliti caroselli di cifre, priezioni e esternazioni incuranti degli umori reali del paese.

Gli italiani soffrono di un male generato dall’insipienza di chi avrebbe dovuto governare cultura e lavoro, giustizia e educazione, giacché eletti democraticamente tra gli scranni istituzionali o già alla guida d’imprese. Il ruolo, loro assegnato, li rende moralmente responsabili del futuro lavorativo ed economico delle famiglie e dei cittadini che vivono in Italia. È inammissibile per un governo attento alle necessità del territorio lasciare l’assoluta libertà gestionale di aziende ad avventurieri privi di scrupoli che chiudono attività lavorative sane dal punto di vista produttive ed economiche per trasferirle nei paesi poveri così da guadagnare di più grazie al basso costo della mano d’opera e agli incentivi statali che questi governi offrono.

A questo punto è opportuno ricordare che salvo pochissimi casi in Italia nessuno, prendendo come riferimento il dopoguerra, avrebbe potuto fare impresa e arricchirsi senza gli aiuti dello Stato. Tutti, grandi e piccoli imprenditori devono la loro ricchezza a leggi o favori delle lobby che hanno dirottato e impegnato i capitali comuni nelle varie operazioni produttive. Ciò ha fatto sì che crescesse anche l’Italia; ha dato la possibilità a chiunque di sperare nel futuro, fare qualche cambiale per acquisire la macchina o la lavatrice, il televisore, i mobili, accendere un mutuo per comprare casa, ma se manca la certezza del lavoro a che servono gli incentivi statali? Come può la gente procurarsi i soldi per campare?

Sarei veramente grato se i signori della politica rispondessero con i fatti a queste semplicissime esigenze!

sabato 27 marzo 2010

graffiti e lacerazioni: omaggio a Mimmo Rotella

©archivio M.Iannino


Oggi, come non mai, i linguaggi sono veloci quanto il pensiero. Programmare un evento significa correre col tempo, gareggiare con la tecnologia e il mercato globale concepito dai recenti saperi. La pittura, le immagini cinematografiche o televisive sono linguaggi obsoleti se paragonati alla duttilità della rete internet

Infatti, superata la fase progettuale, l’idea divenuta realtà, è immessa nei canali mercantili a completo uso e consumo dell’utenza. In ciò, la pubblicità gioca un ruolo importante, primario nella divulgazione di un prodotto qualsiasi, libro, opera d’arte, scoperta scientifica o un oggetto di uso comune; infatti è d’obbligo impostare una campagna pubblicitaria ad hoc che catturi e invogli la collettività al consumo.

Nel passato si adoperava appieno il disegno e la scrittura per evidenziare le qualità peculiari del bene in questione, attualmente, assistiamo ad una proliferazione effervescente di creatività, mezzi mediatici e ingegno umano, esaltano appieno vantaggi e privilegi spesso disattesi nella praticità quotidiana.

            Anche chi non naviga in internet, vede la tv, ascolta la radio, quotidianamente, è bombardato da un’infinità di messaggi, scritti o associati ad immagini statiche o in movimento.

L’innumerevole pubblicità destinata al grande pubblico, a parte quella televisiva, ha come veicolo preferenziale il muro.

Il muro, tappezzato da affiches canoniche o decorato con le bombolette spray, trasmette un messaggio immediato. Talvolta, si tratta di messaggi commerciali, altre volte politici oppure manifestano, più umanamente, gli impulsi emotivi dei giovani.      
            Negli anni 70, la forma prediletta dei giovani contestatori consisteva nel grafiare, magari con qualche accenno cromatico, un dato politico alla maniera dei murales latinoamericani, oppure ai dazebao (giornale o manifesto a grandi caratteri in uso durante la rivoluzione cinese di Mao).

Le metodiche appena accennate consentirono la trasmissione di pensieri, metafore, assonanze, proteste ma anche oscenità, amore, esibizionismo altrimenti impossibile ai giovani contestatari.
Il muro, diventa, per questi ragazzi, un medium aperto per dissentire o semplicemente imbrattare. Insomma, una superficie “democratica” su cui intervenire al riparo, però, da occhi indiscreti, mantenendo l’anonimato poiché, deturpare o invadere le coscienze altrui con linguaggi a volte violenti è vietato dalle leggi vigenti.
Per cui, la firma, sostituita in un secondo momento dallo pseudonimo, diventa un fattore determinante nell’esternazione di “esistenza e proprietà”, appartenenza al territorio e al gruppo, in cui è proibito l’accesso agli estranei.
Il fenomeno dei graffiti, in atto tra i lustrascarpe americani indicava il proprio raggio d’azione, contrassegnava il territorio del singolo e intimava l’alt all’intruso.

Graffiare sul muro una sigla significava, per i lustrascarpe, preservare una fonte di sostentamento poiché nelle realtà degradate anche l’angolo di una strada era fonte di sostentamento.
Poco alla volta il gesto grafico evolve; il graffio solcato con la pietra, la traccia nera della matita o del pennello, cede il campo agli spray colorati. Le colorazioni esplodono nello spazio figurativo e con loro anche il segno grafico muta. La tag non rimane statica ma si trasforma; grida, scherza, propone e dissacra; le lettere alfabetiche perdono i connotati originali, si rinnovano e diventano immagine.
L’immagine scaturita dal disegno autonomo è una realtà intima, esistente nel proprio microcosmo in sintonia con la cultura e l’ambiente sociale di vita e trova i suoi fondamenti nel campo specifico del linguaggio figurativo.

A questo punto la sfida pacifista, canalizza i fattori negativi della violenza nella progettazione creativa di una figurazione linguistica a passo coi tempi, svincolata, però, dalle correnti di pensiero delle scuole d’arte istituzionali.
In sintesi, il graffito metropolitano si alimenta delle pulsazioni della città; veloce e asciutto, esprime una fusione caratteriale del modello autoctono. Di conseguenza, gli influssi esterni alla poetica derivanti dalla mercificazione del prodotto o da contaminazioni di modelli effimeri, se non mediati dal vissuto storico affine, nel mortificare la riflessione sul costume, vanificano il potere espressivo del graffio che, ridotto ad equazioni tecniche consolidate dalla manualità, perde valore.

Altra poetica è l’intuizione zen, come amava definirla Mimmo Rotella, trasmessa dalla pubblicità.
Le stratificazioni cartacee, lacerate dalle intemperie o dall’uomo, trasmettono attimi di vissuto metropolitano. Rappresentano appieno lo scorrere del tempo; evidenzia le proposte della società consumistica e culturale corrente; una società consumistica per certi aspetti arrogante che si appropria del muro e schiavizza le menti dei passanti.
Come sfuggire a tanta violenza? Semplice: sublimando il linguaggio metropolitano attraverso l’intervento catartico dell’artista! (…)


(Mario Iannino)

Posted by Picasa

venerdì 26 marzo 2010

rai per una notte: la risposta democratica degli italiani alle censure di annozero, ballarò, porta a porta


Centomila connessioni in contemporanea, record assoluto in Italia, sono la risposta corale del web alle decisioni dispotiche di una classe dirigente priva di spina dorsale.

Gli internauti, ma anche i cittadini che non usano internet, hanno voluto seguire l’evento mediatico attraverso canali non lottizzati dai poteri assediati dalle lobby e mandare, con la loro presenza, un segnale forte d’insofferenza al Capo dello Stato, ultimo e sommo garante delle regole democratiche.

Non è con l’eliminazione fisica o l’oscuramento mediatico che si risolvono i problemi dei cittadini!
Con la propaganda faziosa e servile si uccide la libertà!, e si aprono voragini enormi nei tessuti sociali democratici che conducono, inesorabilmente, verso reggimi dittatoriali.

Per evitare ciò e dare risposte ferme, gli Italiani si sono mobilitati, hanno dato il loro appoggio alla manifestazione sindacale a salvaguardia della libertà d’espressione.

L’evento, nato a seguito delle censure nei confronti dei programmi di approfondimento, quali annozero, ballarò e porta a porta, sospesi durante la campagna politica regionale, che comunque non c'è stata perché gl'interventi dei politici vertevano e vertono sulle esternazioni delle controparti, ha ospitato Benigni che cita l’indimenticabile Enzo Biagi quale defenestrato per eccellenza dai programmi rai . L’incontenibile performance di Luttazzi, la satira di Cornacchione e gli interventi degli ospiti, in vari modi hanno reso concreto il malcontento plumbeo degli italiani alle prese con i problemi reali della disoccupazione oltre che della libertà.

La fusione delle tecniche video, quindi, realtà e collegamenti web, è l’unica opposizione reale a disposizione dei cittadini per manifestare contro la tracotanza del potere nell’Italia 2010.

giovedì 25 marzo 2010

la dittatura democratica del capo


Solitamente, quando si dice “popolo”, si pensa a una cosa amorfa priva di pensieri propri. Una “cosa” che richiede una guida; al pari di una macchina complessa che ha bisogno di un buon pilota, insomma qualcuno che la sappia pilotare verso nuovi traguardi. Traguardi, naturalmente positivi per la collettività e non per pochi eletti.
No, perché questi pensano che essere eletti dal popolo, non significa tutelare gl’interessi collettivi, nazionali, anche di coloro che hanno votato contro! No, questo concetto è incomprensibile per gli agitatori di tessere che alimentano polemiche odiose e non accettano correzioni o puntualizzazioni al proprio operato; e d’altronde le ultime notizie, senza contare le precedenti, divulgano le esternazioni del capo del governo contro i prefetti, i pm, i parlamentari i giornalisti che non si genuflettono…

No! Certamente una Nazione non può dipendere dagli umori del singolo. La democrazia è sinonimo di pluralità; confronto; ricerca e perseveranza, tutela del bene comune! E l’attuale governo, gli uomini dell’attuale governo hanno dimostrato il contrario.
Si sono resi ridicoli con vicende da avanspettacolo e sponsorizzazioni allucinanti come la lettura corale del giuramento "all'imperatore" fatto sul palco dai candidati (presidenti o vassalli?) regionali o il ministro incendiario che appicca il fuoco a un muro di cartone piuttosto che lavorare sodo e in sordina. Questi signori spettacolarizzano tutto, persino i fatti più intimi. Quei fatti che dovrebbero essere celati con pudore, per il proprio e l’altrui rispetto; lontani dalla morbosità voyeuristica dei talk show idioti.

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