sabato 30 aprile 2011

chi governa la cultura?


aore12
©mario iannino 2011, riproduzione vietata
Nell’era di internet e dei media (che travalicano liberamente le barriere poste dai vari sistemi di autotutela delle grandi imprese economiche mascherate da veicoli “culturali”) è logico continuare nel solco della mistificazione auto celebrativa degli eventi museali preconfezionati dalle lobby affaristiche?

Fa davvero bene alla crescita culturale dei singoli l’impianto giostraio allestito con enfasi ma visitato da pochi, se escludiamo le visite guidate imposte alle scolaresche che, per naturale propensione anagrafica, non sono attratte per nulla dai linguaggi artistici   colti, spesso decontestualizzate dal sistema territoriale locale?

Innumerevoli interrogativi sovvengono ogniqualvolta s’inaugura un evento artistico nelle città di provincia, ma anche nelle capitali della cultura, entrambe, realtà distratte dalla missione reale dei linguaggi alti dell’arte da esposizioni roboanti sui media ma di nessun effetto concreto per il benessere spirituale dei giovani costretti a subire progetti paracadutati dall’alto.

Eventi pilotati dai sistemi di potere economico che indicano linee guida e processi, più che altro, mercantili al sistema politico dominante che governa le città e gli uomini.

Niente di speciale, quindi, per gli “addetti ai lavori”, siano essi operatori culturali o artisti locali tenuti lontani dalla chermesse culturale.

Così, il territorio non si arricchisce culturalmente e neanche finanziariamente, anzi sperpera fondi comuni per foraggiare la giostra esterofila che, tra l'altro, non confronta le intelligenze locali e le orde invadenti.

Ecco in sintesi la necessaria analisi che sento di esprimere in riferimento ai siti museali e culturali della Calabria, in vista anche della mostra inaugurata al Marca di Catanzaro che propone la Berlino degli anni ottanta attraverso i lavori di giovani artisti tedeschi e qualche opera storica degli artisti consacrati; l'analisi, dicevo, non nasce da spirito di contestazione ma perché la linea adottata dai dirigenti locali nei confronti di una periferia geografica e culturale è palesemente divenuta terra di conquista.

Forse tutto ciò accade perchè a qualcuno sfugge il ruolo della politica e della gestione territoriale che, in una società equa e giusta, dovrebbe incentivare le risorse intellettuali locali impegnati nella ricerca e nella divulgazione culturale piuttosto che foraggiare fameliche cordate consolidate nel tempo dalle clientele.

giovedì 28 aprile 2011

Masi, dopo la RAI la Consap

Dopo avere lavorato bene in Rai e dato prova della sua altissima professionalità, Masi è stato promosso! Lascia la televisione di Stato per sedersi sulla poltrona d’amministratore delegato in Consap.

(ANSA) - ROMA, 28 APR - L'assemblea della Consap ha nominato amministratore delegato Mauro Masi. Resta presidente Andrea Monorchio, che già ricopriva l'incarico. Alla presidenza della concessionaria dei servizi pubblici assicurativi non è arrivata quindi la parlamentare di Iniziativa responsabile Maria Grazia Siliquini, data in pole position fino a ieri.
Masi lascia l'incarico di direttore generale della Rai, che ricopriva dal 2 aprile 2009. E' possibile che formalizzi le sue dimissioni nel Cda del 4 maggio.


Alla faccia della meritocrazia! Potrebbe urlare qualcuno, che ancora ricorda quanto è successo in Rai grazie alle azioni unilaterali del lungimirante uomo aziendale prese nei confronti di programmi e giornalisti difformi al pensiero del sire.

Ancora una volta il potere politico, infischiandosene del comune senso del pudore, gestisce i posti di comando in ossequio alla propria filosofia esistenziale e assegna i ricchi feudi ai fedeli feudatari, leali con i potenti ma non con gli interessi della collettività.
Anche la Siliquini, per non smentire il teorema, sarà cooptata in qualche ente di prestigio, semprechè continui ad essere “responsabilmente” attiva nel gruppo parlamentare che ha salvato l’italietta.

nel ricordo di Pasqualina

(riceviamo e pubblichiamo)

Soltanto oggi ho appreso il tuo nome, dopo che te ne sei andata. D'altronde non mi serviva saperlo, per me tu eri la dolcissima ragazza dagli occhi teneri che stava nel punto vendita “Velox”, dove mi fermavo puntualmente più per la disponibilità, la cortesia e l’amabilità con la quale ti ponevi davanti a qualsiasi richiesta piuttosto che per la merce in vetrina, e soprattutto perché il tuo sorriso era un inno alla vita.

L’altro ieri ho appreso che non avrei più potuto salutarti e incontrare il tuo sorriso perché ti sei incamminata verso la luce per abbracciare il Padre Celeste. Hai finito di soffrire!
Sei andata incontro al Padre nostro che illumina il cielo e la terra, che accoglie tra le braccia quanti si affidano a Lui, morti in terra ma vivi nel Suo Amore.

Padre nostro abbi cura di Lei e di tutti noi ancora costretti in terra; illuminaci allorché la nostra volontà cozza coi progetti che Tu benevolmente hai assegnato a noi ma, che noi, da stolti, non sappiamo cogliere e vedere ritenendone altri, secondo i nostri parametri terreni, più giusti e opportuni.

Padre Celeste, infinita fonte di bontà e perdono apri le porte del Paradiso all’arrivo di Pasqualina, lasciala godere della luce divina e pregare per tutti noi che carichi di fede affidiamo a Te le nostre miserie.

E a te, cara dolcissima ragazza, possano esserti di conforto le lacrime versate da quanti hanno conosciuto la tua bontà e diventare rugiada che nutre i variopinti fiori del prato verde nel quale Mamma Natuzza vedeva le anime salve al cospetto del Padre. Prega anche tu per noi affinché le nostre anime diventino più belle nel pentimento e nella speranza per un’umanità migliore.

a cuzzupa, tipico dolce pasquale calabrese


"cuzzupa"



Vacanze a parte, il periodo della pentecoste lascia ricordi indelebili nella mente di ognuno, basta l’odore delle cuzzupe calde, fatte con farina, grasso di maiale, uova, lievito e latte, che le donne calabresi impastano in un attimo e, raggiunta la giusta consistenza, la pasta assume le forme più disparate, ciambelle guarnite con uova sode, sette per il fidanzato, come auspicio per farlo sedere e non lasciare la casa della ragazza innamorata, uno, tre, ma anche nessun uovo per gli amici. Qualcuno per la suocera.
Cuzzupe a forma di ciambella, di bambole, cestini e lettere dell’alfabeto quando è indirizzata a una persona specifica.

“a cuzzupa”, dolce pasquale calabrese, assomma peculiarità antropologiche territoriali e qualità organolettiche singolari, che, alla stregua delle madaleine di proustiana memoria, ha il dono di riportare indietro nel tempo chiunque si trovi nei pressi di una casa o un forno.

Un tempo, le donne che non possedevano forni adatti alla cottura dei dolci pasquali portavano l’impasto crudo ma già modellato ai panificatori; disposte in grandi teglie simili a quelle delle focacce in uso ancora adesso, le cuzzupe coperte con canovacci, erano il simbolo della tradizione e della festa da consumare a pasquetta, in Sila o al mare.
L’aroma di cannella tracciava i percorsi dalle case fino al forno. Le donne consegnavano le “lande” al fornaio e aspettavano la cottura. Alcune le trasportavano sulla testa, dimostrando doti di equilibrismo. A volte, la signora Bianca, la moglie del fornaio, invitava a tornare più tardi, oppure suggeriva e assegnava dei turni all’alba, dopo la panificazione per snellire il via vai.

"a cuzzupa" prima di andare in forno nella teglia imburrata
ingredienti: farina 00; grasso di maiale o burro; zucchero; lievito; uova fresche; latte q.b. per impastare il tutto. infornare a 180°

mercoledì 27 aprile 2011

Luttwak: Berlusconi non è affidabile!



Se ancora qualcuno ha dei dubbi sulla bontà politica berlusconiana basta che si guardi attorno, parli con chi sta peggio economicamente o osservi le persone alle casse del supermercato o se ha figli farsi quattro conti in tasca per convenire che fino ad ora Berlusconi e il suo governo hanno raccontato balle. Il pdl tutto è una forgia di bugie. Gente educata a negare l’evidenza, ad accusare gli altri di brogli agli elettori e di congiurare contro la democrazia fintantoché sente minacciati i loro piani. Tacciono, fin quando è possibile, sulle strategie che andranno a condizionare la vita concreta degli italiani e su come evitare referendum importanti per la libertà democratica del Paese.

Il politologo americano Luttwak ha detto chiaramente che i Presidenti delle altre Nazioni non vogliono parlare con Berlusconi perché non è affidabile, non è all’altezza del compito di Primo Ministro. Nonostante parole e atteggiamenti chiarissimi di osservatori e politici nazionali e internazionali, l’esercito degli irriducibili devoti al sire, con estrema faccia tosta dicono di no! Che non è così! Che tutto va bene e che lui, poverino, è perseguitato da una sinistra cattiva…

Oddio, non è che la sinistra abbia fatto qualcosa di meglio in questi cinquant’anni e passa di Repubblica democratica. Se avesse fatto qualcosa di buono, non ci troveremmo nella situazione attuale! un po' come i rapporti con Gheddafi, le prese di potere della politica, degli imprenditori che pensano solo al proprio benessere.

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