mercoledì 17 marzo 2021

Birmania è Cristo in croce

Anche se viviamo in uno Stato laico c'è una religione che di fatto iniziamo a apprendere fin dalla tenera età. I nostri genitori fin dalla nostra venuta al mondo ci consacrano al Signore attraverso la cerimonia del S. Battesimo. E poi, nel periodo delle scuole elementari ci iniziano al catechismo per farci apprendere la vita secondo i Vangeli del Salvatore, nostro Signore Gesù Cristo.

La storia è avvincente per i miracoli narrati e le liete novelle tramandate dagli apostoli quanto cruda per le violenze subite da Gesù negli ultimi istanti della sua vita terrena. Violenze che hanno superato la bestialità primordiale dell'uomo sul Figlio dell'Uomo.

Una cieca e stupida bestiale violenza inferta sadicamente su un uomo inerme fino a qualche ora prima osannato e seguito da una miriade di persone che vedevano in Lui il Salvatore.

La narrazione ci racconta di un uomo che parlava d'amore, pace e comprensione. Un uomo dalle parabole chiare. La sua allegoria si faceva capire anche dagli analfabeti e faceva breccia nei cuori semplici.

Cosa che ai dotti del tempo faceva paura.

Gesù era un sovversivo! Per i sacerdoti e i ricchi stolti che si attorniavano di servi e sfruttavano i deboli e gli ignoranti che si genuflettevano per un tozzo di pane e un posto per dormire persino nelle stalle in compagnia degli animali.

Gesù di Nazareth, sempre secondo le Sacre Scritture, predicò l'uguaglianza, la fraternità e l'amore.

Colpe imperdonabili, non punibili secondo le leggi dell'epoca.

Sacerdoti e poteri temporali precostituiti dovevano correre ai ripari. Fare in modo che qualcuno lo accusasse e risultare punibile per salvaguardare i privilegi delle caste dominanti.

Trenta denari, dicono le scritture. Giuda lo tradì con un bacio e per trenta denari lo indicò ai soldati in agguato.

Anche Pietro lo tradì rinnegandolo.

Gesù della stirpe di Davide fu messo alla berlina. Gli fu calzata una corona di spine sul capo e per scettro gli fu fatta impugnare una canna. Tra sputi urla frustate insulti lapidazioni e spintoni trascinò la croce fino a essere inchiodato.



Vi è un periodo dell'anno che le comunità cristiane ricordano la Passione di Nostro Signore Gesù Cristo con delle rappresentazioni folkloristiche suggestive dalle radici pregne di religiosità e antiche credenze toccanti.

La violenza gratuita. La sopraffazione del potere precostituito sugli umili e indifesi è ancora una prerogativa dei potenti in armi e sovvertono con la forza e nel sangue le popolazioni. È cronaca di questi giorni il golpe in Myanmar, conosciuta anche come Birmania

La leader eletta democraticamente Aung San Suu Kyi è agli arresti. E le truppe del dittatore stanno facendo stragi tra i manifestanti.

È una guerra fratricida! Uno stato d'assedio violento e sanguinoso imposto da un bieco dittatore e generale dell'esercito nazionale Min Aung Hlaing. La violenza non si ferma con le parole e i buoni intenti, l'ONU deve intervenire immediatamente con ogni mezzo a disposizione per evitare la crocefissione del popolo birmano. Ché, in questo caso è il Cristo in croce; un popolo in lotta per la difesa della sacralità dei diritti civili!

martedì 16 marzo 2021

La vita è un puzzle dagli incastri predefiniti?

Un altro pezzo di me è andato via. Come nei giochi da tavolo, dove si assemblano tessere per completare immagini, proprio quando credi di avere completato il quadro nel suo insieme ti accorgi della tessera mancante. Allora ricontrolli i contenitori. Alzi gli scatoli. Guardi sotto il tavolo. Sposti le sedie ma niente. La tessera manca!

Inutile piangerci sopra.   


Un'altra tessera del grande puzzle che forma e delimita la nostra esistenza è andata via verso l'ignoto. È un'opportunità persa per chi resta e ritrovata per chi oltrepassa le colonne del cielo e della mente umana come dicono i credenti?

E considero, mentre il feretro esce dal portone istoriato della chiesa dell'Immacolata, che anche una parte della mia giovinezza va via.

Troppe tessere si stanno staccando dal contesto della mia esistenza.

Familiari stretti, parenti intimi e amici hanno lasciato gli affetti e le cose terrene. Quante opportunità abbiamo perso, insieme!

Penso mentre seguo il feretro con lo sguardo. E mentalmente lancio l'ultimo saluto. Nello stesso istante la mia mente torna indietro nel tempo:

Diciott'anni appena compiuti. Estate del '72. scuole finite. Finalmente!

Avevo finito gli studi da poco e non avevo ancora nessuna esperienza lavorativa. La disoccupazione era uno stato mentale a me ignoto ma non a lui. E anche se ero alla ricerca di un lavoro qualsiasi pur di guadagnare e rendermi autonomo in quell'estate del '72 pesò un poco lasciare gli amici in spiaggia e iniziare un corso di formazione aziendale.

Franco, un ragazzone imponente dalla risata contagiosa l'incontrai lì, nel complesso dell'arcivescovado, in una delle stanze messe a disposizione per il corso.

Il corso aziendale era mediamente impegnativo ma lui prese con estrema pignoleria e metodo appunti su appunti.

Dopo le lezioni strutturate secondo un preciso programma lo studio continuava a casa. A volte da un amico comune, Gianfranco, anche lui nostro compagno di corso.

Gianfranco e Francesco, con qualche anno in più di me e qualche delusione per quel lavoro che ancora tardava ad arrivare, già diplomati all'istituto tecnico industriale, prendevano seriamente l'impegno del nuovo corso di studi nonostante la loro solida preparazione di base.

Studiammo anche a casa mia. Fu così che conobbe la donna della sua vita: mia sorella.

Tra loro nacque l'amore e insieme hanno affrontato e superato stoicamente le difficoltà che la vita immancabilmente pone a ognuno. Hanno avuto tre splendidi figli, cresciuti amorevolmente con l'ausilio della nonna.

Una storia qualunque! Dunque. Un ménage che nelle famiglie calabresi è naturale routine, se non un obbligo morale, come direbbe qualche sociologo attento alla tesaurizzazione degli affetti immateriali. Stima, comprensione e affetto, elementi che riescono a sollevare il mondo attraverso l'unica vera forza che domina l'universo incorporeo: l'amore.

La vita non è stata benevola con lui. La salute lo abbandonò fin da ragazzo e forse, proprio in virtù del suo vissuto che lo vide vittima di sofferenze patite orgogliosamente in silenzio, nasce un uomo diretto, di carattere. Un uomo categorico ma sensibile. Un marito attento e un padre premuroso.

L'uomo che abbiamo conosciuto coi suoi limiti e i difetti, e chi non ne ha!, ma anche con tantissimi pregi.

Un uomo all'apparenza duro, determinato ma sempre votato intimamente all'assoluta onestà intellettuale, rispettoso dei valori umani che tengono in gran conto l'amicizia, l'educazione quasi assoluta esternata e pretesa sempre. Ed ora che rimane? Rimane la sensazione di disagio per non avere saputo approfittare del tempo che avevamo a disposizione. Rimane l'amaro in bocca nonostante le discolpe che tentiamo di porre davanti agli interrogativi che ora salgono dal profondo per giustificare le assenze, le superficialità e assurgere a catarsi per la nostra indolenza.

È tardi, lo so. Dovremmo vivere almeno qualche vita in più memori del passato per tentare di migliorare i rapporti specialmente con chi pensi di avere sempre la possibilità di poterlo fare. Ma così non è!

A nulla valgono i buoni propositi. Chi ha tempo non aspetti tempo! Si deve cogliere l'attimo con saggezza. È un imperativo assoluto se si vuole davvero cambiare il mondo degli affetti per contaminare la società in cui viviamo.

Seneca amava ricordare ai suoi allievi che è inutile tentare di cambiare il mondo, il cielo sotto cui vivi, se non cambi prima te stesso.

Il prete officiante ha detto che le sofferenze in terra servono a guadagnare il Sorriso di Dio e che preparano al Suo incontro per l'abbraccio della Gioia Eterna. Ma non sarebbe bello arrivarci in serenità? Dopo una vita piena, eccessivamente costellata di affanni, preoccupazioni e malattie ci si aspetterebbe un po' di pace e arrivare alla meta serenamente.

Se esiste un aldilà te lo sei meritato pienamente! Anche se la tua fiammella terrena si è esaurita malamente, sferzata da venti violenti ma anche alimentata dai soffi colmi d'amore di chi ti stava affianco, adesso, hai finito di soffrire.

Ciao Fra'


lunedì 15 marzo 2021

Dpcm, chiusure divieti e affari

La

Costituzione ammette la limitazione della libertà personale per interessi pubblici come la salute o la sicurezza, anche se disposte con una normale legge. Lo dice l’articolo 16.

Ma come ha detto il tribunale di Roma, né il Governo né il Parlamento possono delegare un’autorità amministrativa, come il presidente del Consiglio, a legiferare con così tale pienezza di poteri in materia di libertà personali protette dalla Costituzione.

Ora, Leggi a parte, sulla base di quanto siamo stati costretti a vivere e considerato che tra divieti e restrizioni nulla è mutato nella trasmissione del virus, voglio fare il punto su una questione che potremmo definire di buon senso.

Sorvolo anche sulla perplessità scientifica degli immunologi circa la “velocità” della somministrazione dei vaccini e sugli effetti collaterali. E persino sulle imposizioni santificate e perciò salvifiche dei virologi sull'utilizzo manicheo della mascherina, propagandata a tal punto da farla assurgere a prevenzione miracolosa. Non mi soffermo neppure sull'enorme !affare” che ruota attorno alla gigantesca megagalattica giostra del business che macina soldi, produce e magnifica professionalità a servizio degli affari e forse incomprensibili strategie che, purtroppo, lasciano enormi spiragli alla contaminazione virale.

È vero! C'è un virus che sembra essere più scaltro degli scienziati e che riesce a prevenire ogni mossa e azione messa in campo dall'intelligenza umana. Lontano da me il pensiero della manipolazione all'origine delle varianti del virus. M a dopo un anno di parole, canti, auguri scritti e dipinti da dietro i vetri e persino gli abbracci con le barriere di plexiglas e sempre con la famigerata mascherina incollata sulle vie respiratorie è più che naturale chiedersi se non abbiamo sbagliato qualche passaggio.

Indubbiamente i morti e l'impossibilità tutta umana della scienza si prestano a congetture popolari differenti, magari supportate da interessi personali e strumentali che non fanno altro di aumentare la confusione generale. E gli interessi politici delle lobby con a seguito uomini e donne hanno fatto sì che la confusione e il terrore facessero il resto.



Potrei suggerire o urlare il disappunto per l'orrore provocato dalle guerre intestine che le fabbriche delle armi aiutano a moltiplicare coi conflitti mondiali, e le innumerevoli positività che una semplicissima riconversione strategica produttiva dell'industria bellica a favore di operazioni umanitarie apporterebbe nella qualità della VITA..  Ma sarebbe come dire "risparmiate gli agnelli dal macello pasquale" e non sarei certo un genio visto che altre eminenti personalità lo vanno dicendo da tempo. Quindi? ... meditate gente meditate 🙌

domenica 14 marzo 2021

Una favola d'altri tempi?

Carte e inchiostro ne ho a volontà. Quindi, avanti!

Oggi m'è presa così. Mi va di disegnare. Abbozzare qualcosa di familiare. Qualcosa che fa parte del vissuto storico di quanti, come me, hanno fatto il salto epocale e dalla campagna o dal paesino rurale sono andati a vivere in città.

Dedico questi minuti di gioco creativo alla rivisitazione romanzata del tempo che fu corredando la scrittura con alcuni bozzetti degli animali domestici del quotidiano familiare che ancora è possibile vedere nelle campagne ai margini degli agglomerati urbani in Calabria.


Ricordo, anche se molto piccolo, la cantina -katojo in calabrese-, dalle molteplici funzioni, che, all'occorrenza, fungeva da legnaia e ripostiglio per alcune provviste stagionali ma era anche rifugio invernale dei fedeli compagni di lavoro nei campi: il mulo, l'asino, qualche capretta che riforniva di latte caldo la famiglia; le galline ovaiole. E c'era anche chi si era industriato nell'allevamento olicicolo, ovvero, nell'allevare lumache a chilometro zero, come diremmo oggi. 

Odori pungenti, aspri, quindi, ma non tanto sgradevoli, perché manca il termine di paragone. È il profumo naturale del luogo; simile all'abitudine olfattiva del casaro che lavora  il latte e cura la stagionatura dei formaggi o il pastore che governa le greggi. O chi insacca lo stallatico per concimare i campi e fare proliferare i raccolti biologici.

Ricordo chiaramente che gli effluvi dei miasmi inondavano i vicoletti e si mescolavano all'odore del mosto e del pane appena sfornato; del fieno nelle mangiatoie e degli escrementi comprese quelle dell'uomo. E sì non sempre c'era l'impianto fognario, la maggior parte delle abitazioni erano corredate di pozzo nero. E anche l'acqua corrente in casa era un lusso che non tutti si potevano permettere. E  avere un bagno tra le mura domestiche arredato con tazza, bidet e lavabo era un miraggio. 

All'epoca dei fatti le donne caricavano le ceste coi panni sporchi e si recavano al lavatoio comunale oppure al fiume. E indovinate un po' quale detersivo usavano?

Ovviamente non c'erano tutti i prodotti che la pubblicità ci suggerisce oggi per la cura della casa e della persona. All'epoca le massaie lavavano panni, piatti e persino i bambini e loro stesse con un bel pezzo di sapone fatto in casa. 

Il sapone era di colore grigio e aveva la consistenza di un pezzo di terra morbida tagliata col coltello, un pezzo d'argilla oleoso prodotto del grasso di maiale e degli avanzi dell'olio bolliti. A questo aggiungevano la “lissja” ovvero una poltiglia fatta con la cenere del focolare. Tutto al naturale!

Comunque, il fumo della legna che bruciava e riscaldava gli ambienti, igienizzava batteri e mitigava il fetore dei bassi quando la vita familiare si trascorreva ai piani inferiori mentre nei piani alti non si avvertiva nessun odore sgradevole.

La cruda descrizione del tempo passato lascia un po' perplessi. M non è degrado anche se oggi la definiremmo tale perché si presenta simile a certe atmosfere maleodoranti e degradate di una qualsiasi baraccopoli venuta su senza un minimo di criterio urbanistico, con fogne a cielo aperto, fuochi improvvisati e cumuli di spazzatura sparse ovunque.

Insomma, se dimentichiamo il tempo storico in cui è ambientato il racconto, verosimilmente potrebbe essere la trasposizione plastica contemporanea di una realtà degradata vista in tv.

 Quando gli emarginati non ce la fanno più e reagiscono in malo modo al sistema imposto dai caporali e fanno notizia. Immigrati regolari o peggio clandestini impauriti e sottomessi. Persone senza tutele che mettono a ferro e fuoco le loro misere baracche. 

Gente ai margini. Donne, bambini e uomini che vivono nelle periferie degradate per necessità.

Per noi non era così. Era casa nostra!

Case costruite secondo i criteri del tempo. Coi muri divisori interni tirati su con canne e paglia rivestite d'argilla e calce; prodotti naturali e ottimi coibentanti, altro che i moderni pannelli in cartongesso.

Era il nostro mondo. Ci si faceva l'abitudine per forza di cose. E poi, il sapore del latte caldo appena munto, il calore del contatto umano, lo scorrere del tempo lento scandito dalle stagioni, il sapore dell'orto, i profumi della campagna. Definirla un'esperienza indimenticabile può sembrare riduttivo.

Cose d'altri tempi!

Tempi di grama ma sempre preferibili a quanto di pseudobuono abbiamo incontrato lungo la strada.

Il progresso ha un prezzo. Amaro e ostico specie se imposto.

venerdì 12 marzo 2021

Lettera di Commiato

Apprendere della tua dolorosa agonia in questo preciso momento condizionato dalla pandemia e dai divieti sanitari imposti dai dpcm per contenere la diffusione del virus mi lascia sgomento .

Avrei voluto farti visita, farvi visita, per guardarti e dirti dei momenti passati insieme, di quante cose avremmo potuto fare e non abbiamo fatto; per abbracciarvi! Abbracciare te per l'ultima volta in terra e quanti ti sono vicini con l'animo colmo di tristezza e immenso amore.

Suppongo, immagino il dolore causato dallo scompiglio per i momenti sofferti nella tua casa. Il pianto di tua moglie e dei tuoi figli. Frastornati dalla tua lunga malattia e dai continui interventi chirurgici a cui ti sei sottoposto. L'ho sempre saputo e ti ho mandato mentalmente messaggi augurali di pronta guarigione. 

ex voto, S. Francesco

La distanza era troppa. Incolmabile. Ciononostante ho pensato spesso a quanto sarebbe stato possibile fare per alleviare le incomprensioni della vita. Purtroppo così non è stato. Vuoi per divergenze o per pigrizia, non saprei, unica certezza del momento è lo sgomento che sale quieto a stringere la gola. Eppure ne ero certo. Ero del parere che avremmo dovuto trovare un punto d'incontro, che non c'è stato.

Ora posso solo scriverti questo ultimo messaggio e ribadirti che sono sgomento e dispiaciuto per il tempo perso. Un arco di tempo sprecato. Un arco temporale Che avremmo potuto trascorrere diversamente.

Quei pochi momenti di intimità familiare passati insieme li serbo caramente nel cuore. Mi pace ricordare la tua risata rumorosa. Il tuo atteggiamento e il fare spavaldo con cui ti davi agli altri quando li ritenevi affini al tuo modo di essere e quindi amici.

Tenevi all'amicizia. Personalizzandola! Forse in maniera manichea, hai creato dei distinguo mai disattesi. E questo ti ha fatto soffrire e ha fatto soffrire.

La vita ci ha giocato dei brutti tiri.

Tiri mancini spesso causati da noi stessi, dalle nostre convinzioni che hanno innalzato muri e incomprensioni tra di noi.

Adesso è tardi. Il tempo terreno è terminato. Però, se davvero esiste un aldilà dove lo spirito trascende la materia, sai che il mio cuore piange per il tuo sofferto epilogo.

Riposa in pace e che la terra ti sia lieve.

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