venerdì 5 maggio 2017

Donna.

Per te stessa il mondo non deve
Essere uomo,
Dev’esser per forza te, deve
Essere donna.
Capirai a momento debito che la persona
Che più sa amarti sei tu
E puoi farlo in tutti i modi che vuoi.
La compagnia può esserci o no,
ma tu non sei sola se sei con te.
Sei forte, guardati
Presta attenzione a quante ne hai superate.
Tutte con la forza delle tue gambe
Delle tue braccia, del tuo cuore, del tuo fegato,
Del  tuo cervello, della tua spina dorsale, del tuo tutto.
Ed è bello essere come sei, con tutti i pregi
E i difetti innumerevoli.
Ma guardati e compiaciti dalla testa ai piedi
Dai pensieri alle ossessioni
Dalle carezze ai graffi
Dalla risata al pianto.
Impara ad apprezzarti come forse nessuno
Saprà fare mai, conta su te stessa
Ma guardati a fianco, vedi se la tua mano la stringe
Qualcuno un qualcuno non a caso
Che non occupi la visuale e continui a camminare
Fiero, al tuo fianco.

(A tutte le donne che pensavano che qualcuno le avrebbe amate più di loro stesse.)
 

Catanzaro, verso le amministrative

Ad ognuno il suo.

Tutti noi recitiamo una parte nella commedia umana.

Il comico recita e fa ridere ponendo accenti satirici sulle azioni dei personaggi noti. Il politico governa e il suo lavoro determina i destini delle genti. Il saggio medita sulle azioni degli uomini.

L'azione e il pensiero, però, a volte sono agli antipodi e questo provoca disparità sociali ed emarginazioni culturali.
Tra i mali maggiori, che purtroppo sembrano essere irrimediabili fin tanto che dura la paura fuorviante del tempo presente, voglio soffermarmi sull'assenza del pensiero positivo predicato dal Santo Padre Franceso.

Il malessere derivante dalle incertezze lo viviamo sulla nostra pelle quotidianamente ed è causato da una serie di fattori, un tempo, sconosciuti: Globalizzazione e decentramenti. Analisi dei mercati. Agenzie di rating e valutazioni delle stesse. Solidità e solvibilità delle società che emettono titoli sul mercato finanziario. In sintesi siamo schiavi del dio denaro che piega tutto. Politica. Pensiero. Azioni.

Lo sterco del diavolo sporca il mondo e contamina persino i puri. Difficile resistere alla fisicità del potere temporale.

Quanti intendono fare politica per servizio?

L'11 giugno si vota. Nelle città interessate c'è grande fermento. I candidati a sindaco e le liste a loro collegate battono incessantemente i tamburi. Ripetono slogan e frasi vecchie nella totale incuranza.
Le giunte uscenti lanciano proclami ed enfatizzano le cose fatte. Gli sfidanti puntano il dito accusatore su quanto non è stato fatto.

Catanzaro è tra queste. La Catanzaro morta dal centro storico depauperato.

Non intendo minimamente ergermi a difensore dei commercianti, anche loro hanno scheletri negli armadi che è meglio tenere nascosti, ma secondo le ovvietà correnti, secondo alcuni, la desertificazione del centro storico è da imputare all'esodo del commercio e all'esplosione dei centri commerciali e dal decentramento degli uffici di cui si andava fieri. E in parte, se vogliamo minimizzare, potrebbe essere così. Ma la domanda principale è: chi e cosa hanno determinato le scelte. Perché c'è stata la corsa all'esterno senza prima avere studiato e messo in atto un percorso culturale idoneo ad evitare le povertà cui Catanzaro si è sottoposta?

Avranno, i nuovi governanti, la cultura e la determinazione di porvi rimedio?
Ovviamente, non si pensa alla riapertura dei negozi e delle attività perdute.
Si pensa alla riqualificazione del tessuto sociale urbano attraverso forme partecipate tra amministarzione comunale e mondo della cultura che è altro rispetto alle sagre del morzello (che servono comunque se contestualizzate in progetti più ampi).
I cittadini dovrebbero riappropriarsi degli spazi culturali aggregativi ridotti a nicchie di mercato e ad interessi privati.
Se c'è la volontà spassionata a tutela del bene comune e la forza culturale che pone le menti al di sopra degli schemi precostituiti, tutto è possibile. Sì! Si può fare.

Abramo, Ciconte, Fiorita! Vinca chi ha le suddette volontà e le può attuare, (io un'idea me la sono fatta). Se la storia si ripete, ricordiamoci che, la storia siamo noi.

giovedì 4 maggio 2017

A Catanzaro, una speranza di cambiamento?


Figura del tutto nuova nel panorama politico Catanzarese è Nicola Fiorita, professore universitario all’UNICAL, promotore di una nuova era, oserei dire, oltre che di un nuovo movimento denominato “Cambiavento”.
C’è bisogno che il vento cambi a Catanzaro, suppongo che questo voglia intendere il nome dato al movimento nella città conosciuta per l’appunto per il Vento incessante. Ma è necessario che esso cambi rotta e porti una ventata di ottimismo e di benessere economico.
Passeggiando per le vie della città, purtroppo, assistiamo impotenti a un profondo declino, dovuto soprattutto allo spopolamento. Le saracinesche si abbassano, le luci di taluni negozi si spengono insieme ai nostri sorrisi.
La Catanzaro fervida e piena di gente è ormai un lontano ricordo. Corso Mazzini si popola soltanto grazie alla promozione di eventi sporadici e raramente nei weekend.
I quartieri, a loro volta, versano in situazioni di disagio e paiono talora come enti a se stanti, distaccati e disconnessi dalla città.
Il quartiere sicuramente più attivo è Catanzaro lido, la cosiddetta Marina. Diversamente dal centro città, la Marina permette discrete e vaste scelte di attività commerciali, ristoranti, pub. Proprio qui, inoltre, si svolge la movida notturna.
A me ricorda un po’ la Catanzaro dei miei anni, non eccessivi ma neanche tanto recenti, in cui ero ai primi anni di liceo.
Cosa ci si aspetta da Cambiavento? Beh, senza dubbio uno slancio per TUTTA la città, da nord a sud, una vicinanza attiva ai problemi e alle proposte dei cittadini e, personalmente, anche una rivalutazione degli artisti locali. Perché, per chi non lo sapesse, Catanzaro ha anche i suoi valenti artisti locali che, ahimè, raramente sono stati inseriti in iniziative culturali e ricreative importanti.
Sta a noi cogliere l’invito per poter cambiare. Ma il cambiamento, si sa, comporta coraggio.

Non sei un 18 e neanche un 30 e lode.


Dopo aver conseguito il diploma, c’è chi sceglie di intraprendere uno slancio nel mondo lavorativo, e c’è chi decide di continuare gli studi. Entrambe le scelte possono sembrare controverse, ma ognuno sceglie la via da percorrere.

Io, ho scelto di continuare gli studi nella mia città, con alcune difficoltà, proseguendo in ogni caso il mio percorso a testa alta, consapevole di studiare per me stessa, e non per compiacere gli altri, tantomeno per ricevere elogi.

Ad ogni modo, il mio pensiero è rivolto a coloro i quali si catalogano in un numero, il cosiddetto voto d’esame. Così, chi viene valutato da 18, si sente piccolo, e crede erroneamente di essere un 18 nella vita quotidiana. Chi viene valutato da 30 e lode, crede di essere il migliore, per fortuna non in tutti i casi, aggiungo!

Non sei un 18 e neanche un 30 e lode. Sei il risultato di una preparazione più o meno lacunosa, più o meno distinta. A volte può andar bene e altre volte può andar peggio.
La tensione può giocarti brutti scherzi o, al contrario, la convinzione può farti apparire preparatissimo. Ma chi può dirlo?

Sei tu, con le tue ansie, i tuoi sentimenti, la tua determinazione, a forgiarti per il futuro. Sei TU e nessun altro. Perciò, ti dico che non sei un 18 e neanche un 30 e lode, sei tu e tanto basta!

E, fatti scivolare addosso le critiche distruttive e i pettegolezzi. Non devi dimostrare niente a nessuno, se non a te stesso. Perché tu, ti devi tutto il bene del mondo!

mercoledì 3 maggio 2017

Prima di te. L'amore di un Labrador.


Ricordo ancora quando, 10 anni fa, mio fratello portò a casa un batuffolino color miele, che volle chiamare Vasco. Sì, Vasco, come il Rocker di Zocca, suo idolo da sempre.

Già il nome fu la preparazione per un cucciolo di Labrador, inizialmente dormiglione, diventato, dopo pochi giorni passati insieme, un diavoletto dall’animo buono.

Come succede a molti ragazzi, all’età di 15 anni avevo il terrore dei cani, spesso additati dai più come esseri orribili e bestiali. Ma capii che si sbagliavano!

I cani, sono il “prodotto” dell’educazione impartita loro dai padroni. Così, si potrebbe discutere circa un Chihuahua aggressivo e un Pitbull docile, giusto per fare qualche esempio.

I cuccioli mordicchiano solo ed esclusivamente per conoscere e per “farsi i dentini” così come i neonati, non è sintomo di un’anima aggressiva, tutt’altro.

Ma torniamo a me. Fino all’età di 15 anni non avevo mai voluto interagire con dei cuccioli, avevo paura, come accade a molti, che mi mordessero o che fossero imprevedibili. In realtà i cuccioli sono imprevedibili, ma in senso positivo. Saltano, corrono e mordicchiano un po’ ovunque, ma così come accade alle anime ancora “da plasmare”, si lasciano guidare dai propri educatori. In poco tempo imparano cosa significhi “NO, non si fa” ; “è pronta la pappa” oppure “Usciamo!”

In questi 10 anni ho imparato a non giudicare ciò che non conosco e soprattutto a non aver paura degli animali. Ovviamente bisogna prestare molta attenzione e soprattutto non bisogna mai stuzzicare qualsiasi essere vivente, poiché potrebbe innervosirsi e reagire male.

Prima di conoscere il mio Labrador, non avevo idea potesse esistere un’amicizia senza secondi fini o qualcuno che dimostrasse profondo affetto anche dopo un’incomprensione.

Prima di te, amico speciale, avevo il terrore dei cani. Adesso, invece, ho il terrore delle persone che non ti piacciono. Perché so bene che se qualcuno non ti piace, ha l’animo cupo. Altrimenti, a te, piace chiunque.

E spesso sei un po’ testardo, vorresti avvicinarti a tutta la gente che incontri, quando esci per passeggiare.

Ma non tutti amano gli animali... Forse perché dimenticano che un cane potrebbe essere più umano di un uomo, così come un uomo potrebbe dimostrarsi aggressivo e bestiale più di un animale. 

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