domenica 24 novembre 2013

Maltempo in Calabria. Le emergenze annunciate

La lungimiranza degli amministratori locali si vede nei momenti tragici che loro stessi definiscono

“emergenziali”.

Emergenze che non si dimostrerebbero tali se chi si è messo alla guida dei comuni e su su fino ad arrivare allo Stato avesse praticato le norme elementari della prevenzione.

Difatti si sa che d'inverno arriva il maltempo. Neve e pioggia sono all'ordine del giorno. Quindi, perché i cittadini si dovrebbero allarmare e correre ai ripari quando d'inverno piove!
Al massimo, quando sono costretti ad uscire, pensano a coprirsi bene, portare un ombrello ma mai un gommone o una ciambella di salvataggio.

Purtroppo, col senno di poi, se ci avessero pensato, forse avrebbero fatto bene a portarsi dietro almeno una corda con l'arpione da agganciare a qualche lampione.

Satira a parte, Catanzaro continua ad essere a rischio. La periferia è abbandonata a se stessa. I tombini pluviali che servono per far scorrere l'acqua piovana verso i corsi naturali delle fiumare sono intasate da fango e quant'altro.

E la spazzatura? Beh, quello della spazzatura meriterebbe un post a parte ma siccome è inutile parlare a chi non vuole sentire perché forse impegnato nell'emergenza annunciata lasciamo perdere... il prossimo acquazzone avrà ragione anche di questa incuria.


sabato 23 novembre 2013

Lumache al pomodoro in 10'

LA RICETTA DELLA NONNA


Lumache al sugo di pomodoro:


Lavare in acqua corrente spargendo del sale così da farle spurgare e addolcire.

Nel frattempo fare bollire dell'acqua.

A bollore ottenuto mettere nel bollitore le lumache e lasciarle fin quando una schiuma bianca e abbondante affiora al bordo della pentola.

Spegnere e Risciacquare.

Così scaldati adagiarli in una pentola insieme a:
qualche foglia di alloro,
origano e sale q.b.,
olio extravergine d'oliva,
peperoncino.
Coprirle con del sugo di pomodoro e acqua fino.

Lasciare cuocere e al primo bollore abbassare il fuoco.
Lasciare insaporire a fuoco lento per 10'. … e buon appetito! :-)

venerdì 22 novembre 2013

Andar per funghi, porcini e vavusi

Tra le conifere, in pianura, spunta una qualità di funghi che in Calabria chiamiamo “vavusi”.

Raccoglierli e cucinarli secondo l'antica ricetta contadina


I vavusi, meno tozzi dei cugini porcini, e anche meno pregiati per i “fungiari”,  hanno lo stesso colore e ottimi al pari dei porcini se saputi cucinare.

Una ricetta semplice e veloce adattissima per condire due maccheroni è la seguente:

pulire il gambo dal terriccio; spellare il cappello e eliminare le lamelle. Tagliare a fette e mettere in padella dopo avere soffritto uno spicchio d'aglio e un peperoncino piccante in olio d'oliva.

Non aggiungere altri liquidi perché i vavusi ( da ciò deriva il nome) toglieranno molta acquetta.
Mescolare con la spatola di legno e lasciare consumare.

Spruzzare una manciata di prezzemolo e del pecorino grattugiato (alcuni preferiscono dell'ottimo formaggio di capra stagionato) ma c'è anche chi non preferisce l'uno e l'altro. De gustibus! Queste sono sfumature che ognuno condirà a proprio piacere.

Buon appetito! :-)  

Come sbucciare i fichi d'india

Piccoli trucchi in cucina: come sbucciare i fichi d'india senza pungersi.



Lo so sembra una sciocchezza ma molti non sanno come fare per togliere l'armatura di spine che avvolge i dolci frutti. Vuoi perché li trovano già sbucciati oppure li fanno sbucciare da qualcuno per paura di pungersi.

Alcuni infilano i guanti in lattice, quelli per lavare i piatti, altri la pinza da cucina. Personalmente li sbuccio a mani nude dopo averli messi nel lavello sotto l'acqua corrente tra il pollice, l'indice e il medio facendo attenzione, naturalmente, a non toccare le protuberanze nerastre dove sono situate le spine.

Incido col coltello le due estremità e pratico un taglio longitudinale.
Faccio leva con la punta del coltello nel taglio lungo e srotolo il frutto seguendo la natura delle fibre.

Forse qualche spina riesce a colpire il bersaglio e infilarsi tra le dita ma vuoi mettere a confronto la ricompensa del primo morso?

giovedì 21 novembre 2013

Patto di stabilità e coercizione della politica Europea

La quasi totalità degli amministratori politici nazionali e locali danno la colpa dei mancati interventi di bonifica del territorio e dei danni causati dalle piogge delle ultime ore al famigerato “patto di stabilità nazionale”.

Ma cos'è sto patto di stabilità?

Il Patto di Stabilità Interno (PSI) nasce dall'esigenza di convergenza delle economie degli Stati membri della UE verso specifici parametri, comuni a tutti, e condivisi a livello europeo in seno al Patto di stabilità e crescita e specificamente nel trattato di Maastricht (Indebitamento netto della Pubblica Amministrazione/P.I.L. inferiore al 3% e rapporto Debito pubblico delle AA.PP./P.I.L. convergente verso il 60%).

Detto in parole semplici significa che in base all'accordo stipulato e sottoscritto nel 1997 dai paesi membri dell'Unione Europea per mantenere fermi i requisiti di adesione all'Unione Economica e Monetaria dell'Unione Europea(Eurozona) e rafforzare il percorso d’integrazione monetaria intrapreso nel 1992 con la sottoscrizione del Trattato di Maastricht anche se ci sono soldi a disposizione delle pubbliche amministrazioni, quindi comuni province regioni e stai, non si possono impegnare neanche per lavori importanti come mettere in sicurezza l'ambiente e la vita delle persone.

Insomma, anche se i comuni hanno risorse e sono virtuosi, per effetto del Patto di Stabilità, non possono spendere e nemmeno programmare investimenti per migliorare le infrastrutture.
Quindi non ci resta che piangere, a secco!, sennò le lacrime si vanno ad aggiungere alle piogge e chissà quali altri guai andranno a provocare.

Ma veramente è così? O qualcuno si nasconde dietro al dito?

Comunque, il patto di stabilità si è dimostrato un ostacolo enorme che deve essere, se non abbattuto, modificato.

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