Le parole prive di senso logico per chi
soffre a causa di una guerra sono quelle che non la fanno smettere.
Sono quelle parole altalenanti che dicono una cosa e subito la
smentiscono. Intanto i bombardamenti continuano a mietere vittime e a
seminare distruzioni.
La tragedia è alle porte in Ucraina.
Il generale inverno (cit.) saprà essere alleato degli invasori?
Intanto i test continuano. Le industrie
delle armi e le lobby accreditate gioiscono: gli affari sono in
crescita!
Chissà, in tempo di pace forse si
sarebbero ritenuti soddisfatti entrambi, commercianti e committenti
guerrafondai, nel vedere i conti in crescita. Le industrie belliche,
da una parte all'altra del globo terrestre, sono le uniche a non
soffrire per la mancanza di commesse.
Intanto il natale è prossimo! E tra i
calcinacci dei palazzi distrutti dalle bombe sovietiche non
s'intravedono luci intermittenti. Lì i bambini non giocano al caldo
delle case aspettando Santa Claus. Le calze non servono appese al
caminetto, sono più utili indossati ai piedi per tenerli caldi.
Quello che ancora non manca ai bombardati è il cibo. Le derrate
alimentari donate dalle persone che guardano la guerra come un male
supremo inflitto dalla prepotenza umana seguono canali contrassegnati
dalla pietà e solidarietà differenti e in antitesi dagli accordi
dei trafficanti delle armi che alimentano la guerra e gettano acqua
sui timidi focolai di pace.