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lunedì 4 luglio 2016

La Calabria e il turismo, vocazione naturale

Nella scala dei bisogni e dei valori ai primi posti, per la stragrande maggioranza, c'è la valorizzazione estetica del corpo, il benessere fisico, il godimento e, negli ultimi gradini, un po' di cultura e bellezza interiore quando la cultura stessa non è trattata come un fattore snob che eleva dalla massa.


Il cibo, quale mero strumento di sostentamento, lascia il passo allo stuzzichino. È di moda l'apericena: un aperitivo composto da tanti piccoli spiluccamenti che sostituisce la cena. Oppure il frullatone con gelato e poi di corsa a stordirsi in discoteca come atto conclusivo sublime del piacere edonistico.

L'estetica del corpo è in crescente considerazione e le strutture termali, le spa, godono della massima attenzione di un alto numero di persone in continua crescita.


In sintesi, secondo le notizie diramate dai mass media, sembra che le strutture d'accoglienza siano delle mineire d'oro per i luoghi turistici. Quindi stabilimenti balneari, villaggi turistici e relativi itinerari ludici, culturali e ambientali dovrebbero essere curati, incentivati e divulgati dai privati e dalle organizzazioni istituzionali.

La Calabria è dotata di un clima favorevole al turismo estivo e invernale. Circondata da coste stupende e punteggiata dagli innumerevoli insediamenti archeologici, la Calabria, potrebbe trarre ricchezze economiche con le offerte mirate all'accoglienza in qualsiasi periodo dell'anno.
In Sila, Aspromonte, sulle coste del Tirreno e dello Jonio; nell'entroterra, facilmente raggiungibile attraversando le strade statali da una parte all'altra del territorio calabrese. Ogni luogo è vocato al turismo e all'accoglienza.

Non basta, quindi, propagandare la soppressata, il peperoncino piccante, la cipolla rossa di Tropea o la 'nduja di Spilinga. Si deve divulgare la cultura della bellezza che comprende il paesaggio e i siti colmi di storia. L'arte antica e contemporanea coi suoi artisti per recuperare poesia e bellezza affinché i giovani possano crescere col culto del bello e dell'inclusione.
Mettere da parte un po' della cultura utilitaristica che la società attuale ci impone può sembrare un male economico nell'immediato ma col tempo si può trasformare in forza culturale e ricchezza economica.

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