mercoledì 2 giugno 2010

Vita in Calabria. 11: la colazione del pastore, a 'mpanata

Vita in Calabria. 11. tradizioni alimentari.
Racconti di vita in Calabria 1.
La colazione del pastore: a 'mpanata.
transumanza 

Ancora oggi c’è chi fa colazione come se il tempo non fosse mai trascorso.
Nelle case, tra i monti e le campagne calabresi, nonostante ci sia il frigo, la tv, e il supermercato vicino,
i pastori che vivono seguendo le greggi mantengono salde le tradizioni e recuperano ogni residuo alimentare nel rispetto sacro del cibo inteso come provvidenza divina. Può capitare, quindi, nel rispetto delle tradizioni e della cultura contadina, a chi decide di trascorrere in Calabria qualche giorno in agriturismo con annesso l’ovile, di assistere alla mungitura e alla lavorazione del latte come si faceva un tempo. Essere testimone del parco ma squisito boccone mattutino del pastore: “a mpanata”. L’impanata è una sorta di zuppa composta di siero e residui burrosi di formaggi e ricotte che il pastore mangia come prima colazione insieme a pezzi di pane duro ammorbidito nella ciotola della mpanata.

Indubbiamente, l’archeologia lavorativa non ha nulla a che vedere con i sistemi caseari imposti dalle leggi a salvaguardia dell’igiene alimentare. La lavorazione casareccia avvolge in un’aurea fiabesca il tutto e rende ancora più gustosa l’esperienza. Nulla togliendo ai pregevoli prodotti dell’industria casearia locale.

(segue)

lunedì 31 maggio 2010

Storie e realtà calabresi. 10: l’aurora

Storie e realtà calabresi. 10: l’aurora

Racconti di vita in Calabria 1. Tradizioni alimentari: la panificazione.


Maria sta facendo il pane! Guarda…
©archivio M.Iannino


Qeust’espressione, riferita alla Madonna in versione umanizzata dal credo popolare perché associata ai mestieri casalinghi, si sentiva spesso al crepuscolo, quando l’aurora tingeva di rosa le nuvole e l’atmosfera, simile a quella creata dalle madri quando preparavano il forno a legna per la cottura del pane, si tingeva del colore tipico causato dalle frasche che ardevano all’interno del “cocipane”.
L’aria di un caldo rosato, ben nota nelle famiglie contadine, lasciava presagire dolci leccornie associate alla panificazione vera e propria. I bambini sapevano bene che tolto il pane croccante, la mamma riponeva tra i mattoni caldi la pitta ripiena, i cicoli a riscaldare e il panetto bianco.

(segue)

nel ricordo di mamma Natuzza

Per Mamma Natuzza

©mario iannino

Ho voluto dedicare un’opera a Natuzza, la mistica di Paravati.

La Donna, la Mamma che aveva il dono di parlare con le Entità Spirituali e che tanto ha fatto per alleviare le pene di quanti si rivolgevano a Lei.
Lei che già aveva la sua di Croce da portare, paziente e umile serva del Signore, anzi Umile Verme di terra; come ripeteva spesso per autodefinirsi, si accollava anche le pene di: politici, manager e innumerevoli persone comuni.

Il suo monito, ma più che monito era un pensiero costante quello rivolto ai giovani, ai preti che sbagliano, alla società malata che per ricchezze materiali inquina e uccide; avvelena, falsa la verità e spaccia morte specie nei giovani quando questi diventano vittime di malaffare o droga.

Ecco, in sintesi, una scarna figurazione pittorica che non vuole essere semplice retorica celebrativa ma testimonianza, atto d’amore filiale per una donna che fino alla fine dei suoi giorni terreni ha elargito amore incondizionato al mondo malato d’avidità.

Sulla tela 50x60 c’è la sintesi grafica dei suoi insegnamenti.

La figura allegorica del Cristo sta a ricordare mali atavici a cui l’uomo si assoggetta volentieri e non vuole debellare nonostante i seri consigli premonitori suggeriti dalla natura e esplicitati da Persone lungimiranti come lo è stata Mamma Natuzza che vediamo intenta a dialogare con Gesù, proteggere giovani, deboli e indifesi nell'abbraccio spirituale e con la preghiera di chi, come Lei, dotata di immenso amore, si carica dei mali dell'umanità.

(mario iannino, 31 maggio 2010)

domenica 30 maggio 2010

genesi



La rappresentazione per immagini è una scelta linguistica chiara che l’artista adotta e applica nei
©mario iannino
momenti consoni.
Fare arte oggi non significa essere innamorati di determinati modelli espressivi e adoperarli insulsamente ma servirsene per apportare humus culturale e scuotere ove necessita le coscienze.

L’operatore culturale contemporaneo ha a disposizione un tesoro linguistico inestimabile. Sta alla sua determinazione decidere quale strumento adoperare e quale platea coinvolgere nelle sue analisi.

Oggi, l’artista, a differenza dei tempi passati, non dipende dagli umori del mecenate di turno, e ciò lo pone in una posizione di privilegio rispetto ai Maestri dei decenni trascorsi; condizione, questa, resa possibile dall’evoluzione sociale raggiunta; dall’autosufficienza lavorativa che, suffragata dagli studi e dalla volontà di ampliare i modelli espressivi pittorici, consentono il dialogo tout court con ampi strati sociali.

È risaputo che la figurazione solitamente didascalica è autocelebrativa; d’altronde se non ci fossero stati i magnifici lavori del passato ad arredo di chiese e luoghi pubblici ben poco degli usi e dei costumi sarebbe giunto fino a noi. Senz’altro non è arrivata la verità assoluta ma la volontà del pensiero dominante temporale allorché l’artista è condizionato da despoti che gestiscono le sorti dei popoli non per spirito di servizio ma per esercitare e accrescere il proprio potere.

D’altro canto, la figurazione è, per antonomasia, dialogo immediato che unifica idee e linguaggi differenti di ceti medi e di quanti non posseggono strumenti di decodifica adeguati. Perciò, la figurazione si avvale di metafore e segni arcaici assimilati dalla cultura esperienziale umana che contestualizzate rendono più di mille parole.

(mario iannino)

venerdì 28 maggio 2010

Calabria, terra di sofferenza. racconti di vita, 9

Racconti di vita in Calabria 1. Calabria mistica.

Alcune filosofie, o correnti di pensiero esoterico, asseriscono che anche gli Stati sono soggetti al Karma, vale a dire la legge di causa ed effetto che determina il cosiddetto destino. Sempre secondo la disciplina indù pare che il destino di uomini e terre siano concatenati alle azioni degli avi.
Ma, considerando i tributi pagati e rivedendo la storia dell’Italia e degli italiani, qualcosa non torna perché:

1) L’Italia ha già dato in quanto a despoti e dittatura;
2) Poveri e derelitti hanno sempre pagato le colpe degli altri;

Unica novità, che sembra prescindere la legge karmica, falchi e colombe hanno imparato a convivere.

La società non è più divisa tra buoni e cattivi, retti, giusti e malvagi. Queste categorie sono ovunque, oltre a scoprire lapide, stele e monumenti pubblici nelle contrade amiche, ben mimetizzati, piangono e si commuovono anche nei luoghi sacri. S’incontrano a Mileto, paese di Mamma Natuzza, a Santa Domenica di Placanica, tra migliaia di devoti affluiti da ogni dove per trovare conforto nella preghiera e dalle parole di fratel Cosimo, ultimo mistico di Calabria.


(segue)

Post suggerito

Un salto in Calabria

  La scogliera di Cassiodoro è situata tra i comuni di Stalettì e Montauro, nel golfo di Squillace. L’affaccio sul mare è spettacolare! ...

divulghiamo bellezza!

a ore 12 ... ...at 12 o'clock ... post in progress, analisi e opinioni a confronto