Dopo la rottura politica di Fini il Giornale (editore Paolo Berlusconi) diretto da Feltri pubblica in prima pagina gli introiti della suocera di Fini e della moglie di Bocchino. Entrambi i proventi, secondo quanto pubblica il giornale sono generati da contratti con la Rai, la televisione di stato che impone ai cittadini un canone d’abbonamento annuo. Il messaggio è chiaro! Senza entrare nelle more dei contratti che possono ritenersi giusti a condizione che vi siano le dovute professionalità, e queste credo non manchino, più che le notizie in sé, ciò che sconcerta l’opinione pubblica è il metodo e i tempi del gossip giornalistico nei confronti dei dissenzienti in seno al partito dell’amore, il pdl! Ben lontani dal “se questo è amore, di Prevert” i mezzi usati dagli innamorati della politica italiana, tesserati nel partito delle libertà, gettano sconcerto tra i cittadini e lasciano intendere che nulla è cambiato rispetto alla gestione politica della tanto vituperata prima repubblica. Se questo è amore, c’è da aspettarsi altre “vigliacche verità” perdonate e condivise in tempo d’idillio ma rinfacciate all’atto della separazione.
Ecco un punto saliente dell’articolo:
"I soldi Rai alla moglie di Bocchino. La consorte del finiano di ferro ha ottenuto un appalto da sei milioni di euro per produrre una fiction". L'articolo di Laura Rio fin dall'inizio richiama l'altra accusa lanciata mercoledì dal "Giornale": "Se la suocera di Gianfranco Fini viene pagata dalla Rai un milione e mezzo di euro, la moglie di Italo Bocchino, il vicepresidente del gruppo Pdl alla Camera che si è dimesso ieri, ne guadagna sei. E ne riceverà anche di più se un altro progetto andrà in porto".
Questa è cattiva informazione (malafede?) che nulla ha a che fare con il dovere di cronaca ma nel caso qualcuno dovesse reclamarlo, dovrebbe spiegare come mai non le ha pubblicate prima le notizie in questione, all’atto della stipula dei contratti, visto che sono atti pubblici.
venerdì 30 aprile 2010
giovedì 29 aprile 2010
Nicola Gratteri e Giuseppe Scopelliti sulla lotta alla 'ndrangheta
Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, nel corso della trasmissione “Radio Anch’io” così ha risposto al ministro della Difesa Ignazio La Russa:
“Gli arresti dei latitanti che si susseguono negli ultimi tempi non rappresentano un merito del governo ma delle forze dell’ordine, che però lavorano con grandi sacrifici perché hanno organici insufficienti”.
Per il procuratore Gratteri, il Governo ha fatto due cose importantissime:
il primo, l’abolizione del patteggiamento in appello, che, sempre secondo Gratteri, era uno scandalo ed un regalo alle mafie
e il secondo, la modifica della normativa sul sequestro e la confisca dei beni, resi più facili e feloci.
Il resto dei provvedimenti adottati dall’esecutivo, però, sembrano palliativi. Per il procuratore, “bisogna attuare un’inversione di tendenza perché è da oltre dieci anni che si fanno concorsi nelle forze dell’ordine in numero insufficiente, tanto che non si riesce a coprire i vuoti che si determinano per i pensionamenti. Altro provvedimento inadeguato, sempre evidenziato nella trasmissione da Gratteri, consiste nell’uso dell’esercito contro la criminalità perché “bisogna stabilire, in questo senso, un rapporto qualità-prezzo. Non è possibile, per esempio, pensare di fare intervenire l'esercito anche in zone periferiche a causa dei costi dell’operazione che sarebbero troppo elevati. Non bisogna, inoltre, abolire le intercettazioni telefoniche ed occorre informatizzare il processo per farlo durare di meno e per fare diminuire il potere discrezionale. Si risparmierebbero milioni di euro e non ci sarebbero più abusi in termini di notifiche e di trasmissione di atti”.
Alla trasmissione Rai ha partecipato anche il presidente della Regione Giuseppe Scopelliti, che ha sottolineato la partecipazione giovanile di Reggio e non l’applauso riservato al boss in manette da parte di familiari ed amici. “La vicenda, ha detto il presidente Scopelliti, deve essere letta così come si è presentata. E cioè:
Soltanto pochi familiari del boss erano lì ad applaudire e ad urlare.
È molto facile dare le prime pagine, mettendo in negativo aspetti che, forse, sono molto marginali ma se si considera che la Questura di Reggio è al centro della città, è chiaro che molti erano lì a curiosare, ma ad applaudire e ad urlare erano veramente pochi.
Fa più effetto vedere quella formazione spontanea della sera di circa trecento persone e quella di ieri mattina di giovani con striscioni, studenti universitari che sono andati sotto la Questura a manifestare spontaneamente il loro consenso, il loro plauso alla magistratura reggina che sta facendo uno straordinario lavoro, alle forze dell’ordine, a tutta quella società che è impegnata, ogni giorno, a costruire un percorso nuovo. Queste immagini, a mio avviso, meritano la prima pagina, perché sono il segnale della crescita di una città che vive certo questi momenti di difficoltà, visto la presenza del crimine organizzato, ma che sa reagire ed i segnali di crescita sono evidenti”.
“Gli arresti dei latitanti che si susseguono negli ultimi tempi non rappresentano un merito del governo ma delle forze dell’ordine, che però lavorano con grandi sacrifici perché hanno organici insufficienti”.
Per il procuratore Gratteri, il Governo ha fatto due cose importantissime:
il primo, l’abolizione del patteggiamento in appello, che, sempre secondo Gratteri, era uno scandalo ed un regalo alle mafie
e il secondo, la modifica della normativa sul sequestro e la confisca dei beni, resi più facili e feloci.
Il resto dei provvedimenti adottati dall’esecutivo, però, sembrano palliativi. Per il procuratore, “bisogna attuare un’inversione di tendenza perché è da oltre dieci anni che si fanno concorsi nelle forze dell’ordine in numero insufficiente, tanto che non si riesce a coprire i vuoti che si determinano per i pensionamenti. Altro provvedimento inadeguato, sempre evidenziato nella trasmissione da Gratteri, consiste nell’uso dell’esercito contro la criminalità perché “bisogna stabilire, in questo senso, un rapporto qualità-prezzo. Non è possibile, per esempio, pensare di fare intervenire l'esercito anche in zone periferiche a causa dei costi dell’operazione che sarebbero troppo elevati. Non bisogna, inoltre, abolire le intercettazioni telefoniche ed occorre informatizzare il processo per farlo durare di meno e per fare diminuire il potere discrezionale. Si risparmierebbero milioni di euro e non ci sarebbero più abusi in termini di notifiche e di trasmissione di atti”.
Alla trasmissione Rai ha partecipato anche il presidente della Regione Giuseppe Scopelliti, che ha sottolineato la partecipazione giovanile di Reggio e non l’applauso riservato al boss in manette da parte di familiari ed amici. “La vicenda, ha detto il presidente Scopelliti, deve essere letta così come si è presentata. E cioè:
Soltanto pochi familiari del boss erano lì ad applaudire e ad urlare.
È molto facile dare le prime pagine, mettendo in negativo aspetti che, forse, sono molto marginali ma se si considera che la Questura di Reggio è al centro della città, è chiaro che molti erano lì a curiosare, ma ad applaudire e ad urlare erano veramente pochi.
Fa più effetto vedere quella formazione spontanea della sera di circa trecento persone e quella di ieri mattina di giovani con striscioni, studenti universitari che sono andati sotto la Questura a manifestare spontaneamente il loro consenso, il loro plauso alla magistratura reggina che sta facendo uno straordinario lavoro, alle forze dell’ordine, a tutta quella società che è impegnata, ogni giorno, a costruire un percorso nuovo. Queste immagini, a mio avviso, meritano la prima pagina, perché sono il segnale della crescita di una città che vive certo questi momenti di difficoltà, visto la presenza del crimine organizzato, ma che sa reagire ed i segnali di crescita sono evidenti”.
al teatro masciari casting per il film Qualunquemente con A. Albanese
30 aprile e 1 maggio, presso i locali del teatro Masciari di Catanzaro iniziano le operazioni di casting del film “Qualunquemente”, scritto da Piero Guerrera, un calabrese che vive e lavora a Milano. La sceneggiatura del film è di Antonio Albanese che, insieme al regista Giulio Manfredonia riporta “Cetto La Qualunque” nella sua città d’origine: Palmi. Infatti, Piero Guerrera, si è ispirato ai personaggi della sua città d’origine, Palmi, per scrivere i testi interpretati da Albanese nella nota trasmissione di Fabio Fazio “chetempochefa” in onda su rai 3.
I provini, organizzati dalla Fandango allo scopo di trovare due giovani attori (20 anni) per il ruolo di “Melo” il figlio di Cetto e la fidanzata, come già detto si svolgeranno al cinema teatro Masciari di Catanzaro nei giorni 30 aprile e 1 maggio.
Il presidente della fondazione Calabria film commission ha espresso la sua immensa soddisfazione per la scelta di alcune location che la produzione fandango ha individuato in Calabria.
I provini, organizzati dalla Fandango allo scopo di trovare due giovani attori (20 anni) per il ruolo di “Melo” il figlio di Cetto e la fidanzata, come già detto si svolgeranno al cinema teatro Masciari di Catanzaro nei giorni 30 aprile e 1 maggio.
Il presidente della fondazione Calabria film commission ha espresso la sua immensa soddisfazione per la scelta di alcune location che la produzione fandango ha individuato in Calabria.
Italia, tra gossip e pensiero politico assente, chi ci guadagna?
“Non sono alla presidenza della Camera perché ho vinto un concorso o per un cadeau del premier. Non ho nessuna intenzione di dimettermi”, queste le parole di Fini a “Porta a Porta” il programma di Bruno Vespa. E, nel dichiarare che intende continuare a difendere il Parlamento, esprime certezza critica per il ricorso eccessivo ai decreti legge e al ricorso eccessivo alla fiducia che creano qualche problema, perché mette il Parlamento davanti a “prendere o lasciare”. E sull'ipotesi che l'assemblea del gruppo Pdl alla Camera possa accettare le dimissioni presentate da Italo Bocchino, ha detto con fermezza “Se il gruppo dovesse accettare le dimissioni di Bocchino o peggio sfiduciarlo... altro che partito liberale di massa. È un modo di far cadere le “teste”. Secondo le notizie giornalistiche pare che le esternazioni politiche di Fini non godano molte simpatie tra i fedelissimi di Berlusconi e che non abbiano gradito l’osservazione del presidente della camera sull’inno scritto a quattro mani da Berlusconi e Apicella. Infatti, dopo le parole di Fini a Ballarò, la trasmissione di Giovanni Floris, Berlusconi avrebbe manifestato a diversi interlocutori la sua forte perplessità. In particolare per il giudizio espresso da Fini sull'inno del Pdl "Meno male che Silvio c'e".
«è evidente che è un inno che non mi piace - aveva detto Fini - non perché non mi piace che ci sia Silvio, ma perché un partito in una fase post-ideologica non ha bisogno di inni».
E mentre tutto ciò accade, in buona pace dei sostenitori di entrambi gli schieramenti, è pronto il “lodo Alfano costituzionale”.
Lodo Alfano bis che bloccherà i magistrati sulla soglia del rinvio a giudizio, costringendoli a chiedere «immediatamente» il via libera di Camera o Senato per processare il capo dello stato, il presidente del consiglio e i ministri, imputati di reati comuni.
Lo scudo processuale dovrebbe essere presentato al senato dal capogruppo e dal vicecapo gruppo Pdl, Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello e altri senatori della maggioranza di governo nella forma di «disegno di legge costituzionale» sulla sospensione del processo nei confronti delle alte cariche dello Stato e, salvo qualche ulteriore ritocco, i contenuti confermano le anticipazioni del Sole 24 Ore del 16 aprile scorso.
Dunque, dopo sei mesi dalla bocciatura del primo lodo da parte della Corte costituzionale e dopo quasi un mese dall'approvazione della cosiddetta «legge ponte» sul «legittimo impedimento», il testo è nelle mani di Silvio Berlusconi.
Quanto al presidente della camera, Fini, ha rassicurato Berlusconi ricordando di non aver mai fatto dichiarazioni contro il lodo Alfano. Mentre dall'opposizione si ravvisano le perplessità dell'Udc per l'estensione dello scudo ai ministri; l'ironia del Pd per “la prima riforma che approda in parlamento dopo le dichiarazioni del premier”; la stroncatura dell'Idv, perché costringe le camere a occuparsi di leggi ad personam mentre ci sono cittadini che non riescono ad arrivare a fine mese.
Da cittadino medio, non avvezzo agli intrighi di corte, mi chiedo: Perché questo scudo giuridico? Si sono macchiati o pensano di macchiarsi la coscienza infrangendo le leggi dello Stato per risolvere i bisogni dei cittadini?
Intanto continuano le indagini al Ros dei Carabinieri, alla Polizia e alla Guardia di Finanza sul sistema gelatinoso; sistema corruttivo di favori e scambi merce di ogni tipo, dal sesso alla costruzione della piscina, dal posto di lavoro alla macchina e all’acquisto di case in cambio di appalti agevolati e fatture gonfiate scoperto grazie alle intercettazioni telefoniche.
Sistema investigativo, quello delle intercettazioni ambientali, gradito ai sostenitori della legalità e della riservatezza moralmente etica, sempreché, magistrato, investigatore e giornalista, epura le mere debolezze private che nulla hanno a che fare con le indagini in corso, la libertà di pensiero o di cronaca.
Ma poiché non tutti sono deontologicamente corretti o saggi da arginare le morbosità sbandierate dai giornali che servono solo ad alzare polveroni mediatici, demenziali gossip, è d’obbligo qualche leggera modifica in merito all’utilizzo delle notizie, specie se le indagini sono in corso.
«è evidente che è un inno che non mi piace - aveva detto Fini - non perché non mi piace che ci sia Silvio, ma perché un partito in una fase post-ideologica non ha bisogno di inni».
E mentre tutto ciò accade, in buona pace dei sostenitori di entrambi gli schieramenti, è pronto il “lodo Alfano costituzionale”.
Lodo Alfano bis che bloccherà i magistrati sulla soglia del rinvio a giudizio, costringendoli a chiedere «immediatamente» il via libera di Camera o Senato per processare il capo dello stato, il presidente del consiglio e i ministri, imputati di reati comuni.
Lo scudo processuale dovrebbe essere presentato al senato dal capogruppo e dal vicecapo gruppo Pdl, Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello e altri senatori della maggioranza di governo nella forma di «disegno di legge costituzionale» sulla sospensione del processo nei confronti delle alte cariche dello Stato e, salvo qualche ulteriore ritocco, i contenuti confermano le anticipazioni del Sole 24 Ore del 16 aprile scorso.
Dunque, dopo sei mesi dalla bocciatura del primo lodo da parte della Corte costituzionale e dopo quasi un mese dall'approvazione della cosiddetta «legge ponte» sul «legittimo impedimento», il testo è nelle mani di Silvio Berlusconi.
Quanto al presidente della camera, Fini, ha rassicurato Berlusconi ricordando di non aver mai fatto dichiarazioni contro il lodo Alfano. Mentre dall'opposizione si ravvisano le perplessità dell'Udc per l'estensione dello scudo ai ministri; l'ironia del Pd per “la prima riforma che approda in parlamento dopo le dichiarazioni del premier”; la stroncatura dell'Idv, perché costringe le camere a occuparsi di leggi ad personam mentre ci sono cittadini che non riescono ad arrivare a fine mese.
Da cittadino medio, non avvezzo agli intrighi di corte, mi chiedo: Perché questo scudo giuridico? Si sono macchiati o pensano di macchiarsi la coscienza infrangendo le leggi dello Stato per risolvere i bisogni dei cittadini?
Intanto continuano le indagini al Ros dei Carabinieri, alla Polizia e alla Guardia di Finanza sul sistema gelatinoso; sistema corruttivo di favori e scambi merce di ogni tipo, dal sesso alla costruzione della piscina, dal posto di lavoro alla macchina e all’acquisto di case in cambio di appalti agevolati e fatture gonfiate scoperto grazie alle intercettazioni telefoniche.
Sistema investigativo, quello delle intercettazioni ambientali, gradito ai sostenitori della legalità e della riservatezza moralmente etica, sempreché, magistrato, investigatore e giornalista, epura le mere debolezze private che nulla hanno a che fare con le indagini in corso, la libertà di pensiero o di cronaca.
Ma poiché non tutti sono deontologicamente corretti o saggi da arginare le morbosità sbandierate dai giornali che servono solo ad alzare polveroni mediatici, demenziali gossip, è d’obbligo qualche leggera modifica in merito all’utilizzo delle notizie, specie se le indagini sono in corso.
martedì 27 aprile 2010
energie
Credo fosse l’estate del 1966 o del 67? Di certo erano gli anni in cui si sentiva alla radio “c’era un ragazzo che come me amava i beatles e i rolling stones”.
Gli anni della scuola media al don Bosco di Napoli, tra i salesiani.
Gli anni difficili della contestazione giovanile del 68; gli anni di “mettete dei fiori nei vostri cannoni”! Gli anni della rinascita e dell’emancipazione; della presa di coscienza e delle lotte ideologiche che vedevano schierati i giovani a destra o a sinistra, ma anche al centro e nelle fila di comunione e liberazione; azione cattolica e volontariato, e nei movimenti pacifisti. Comunque, tutti con ideali alti. Sempre pronti allo scontro verbale e, purtroppo, anche fisico specie tra le due fazioni politicizzate dell’estrema destra e sinistra. Erano gli anni del 18 politico come risposta ai baroni e ai poteri universitari, alla borghesia che gestiva la cultura istituzionale e che spesso mortificava le classi deboli, il cosiddetto proletariato.
Insomma il mondo era diviso in buoni e cattivi. C’era chi lottava per i diritti dei lavoratori e la tutela degli emarginati e chi cercava di tamponare la rivolta culturale in atto perché ritenuta destabilizzante per il potere precostituito.
I giovani si schieravano a destra o a sinistra a prescindere dalla loro estrazione sociale; era normale vedere rampolli della buona società partecipare attivamente in entrambi gli schieramenti affianco ai figli dei proletari e della piccola borghesia e viceversa.
Gli ideali delle dottrine politiche e le relative analisi spesso sfociavano in lotte. I confronti sociali, se pur aspri, evidenziavano il candore morale e la passione dei giovani coinvolti nei programmi indirizzati alla formazione di un futuro migliore. Oggi molti di quegli ex si trovano a gestire importanti e strategici pezzi dello stato ma nulla ricordano degli ideali professati.
Oggi l’unico prorompente ideale ha il colore e l’odore dei soldi e poco importa se la ricchezza arriva dalle guerre o dalle strategie economiche immorali; dalle nuove schiavitù occidentali, dalle riforme del mercato del lavoro coi suoi tantissimi e innumerevoli co.co.co.. lavoratori atipici, precari sottopagati, immigrati ridotti in schiavitù a causa di una politica asservita al potere ignobile del profitto.
È vero! Molte cose sfuggono al normale ragionamento dei comuni cittadini, ma non sfugge, per esempio, come mai uno che sbraita sempre contro i suoi nemici chiamandoli spregevolmente comunisti sol perché, politicamente, seguono percorsi ideali più democratici perciò non confacenti al suo pensiero dispotico, va a fare accordi con il vero capo di un sistema istituzionale ancora vicino ai sistemi totalitari dei comunisti tanto odiati da lui.
E si potrebbe continuare ancora con l’elencazione delle contraddittorietà di certi uomini e aggregazioni ma non ne vale la pena, sarebbe tempo sprecato!
La cosa raccapricciante consiste nella mancanza assoluta di un’opposizione socialmente attiva e una classe intellettuale reattiva, che sappiano rispondere fermamente alle tante scempiaggini sociali attuate, alle falsità urlate e alle turpitudini espletate dietro le belle parole mascherate di compassionevole amore per il popolo.
Che Dio ce la mandi buona! Oggi l’unica vera forza decisionale sembra essere rappresentata dal conto in banca degli im/prenditori avidi che schiavizzano, fisicamente e, peggio, mentalmente, la moltitudine bisognevole degli uomini.
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