giovedì 22 aprile 2021

Green pass? no! serve responsabilità

Alcune definizioni mutuate nel tempo hanno perso le originali specificità semantiche.


Per esempio, se apriamo il dizionario alla voce “coprifuoco” oppure “quarantena”, espressioni tornati in auge da qualche tempo e quindi molto comuni in questo periodo toccato dalla pandemia da covid-sars-19, notiamo delle divergenze anche significative tra il vecchio e il contemporaneo linguaggio comune. Il tempo di clausura non è tassativamente concepito in 40 giorni e l'obbligo di rimanere in casa non ha niente a che vedere con le accortezze usate in passato ma nella sostanza esplicitano il senso concreto del concetto.

Semantica e speculazioni politiche a parte, credo che fare le pulci alle intenzioni del governo tra coprifuoco, orari di chiusura e apertura delle attività commerciali e produttive e il rimanere a casa da una certa ora in poi sia un esercizio riduttivo da parte nostra.

Personalmente non sono tra quelli che amano tirare tardi a notte. Ma capisco che per alcuni è vitale. Il boom economico ha partorito attività commerciali impensabili fino all'altro giorno. E tra queste attività la cultura occupa una fetta rilevante.

Tra queste la musica, il teatro e l'enorme esercito di maestranze che ruota attorno all'allestimento di concerti e altre rappresentazioni dello spettacolo che si sviluppano in tarda serata sono diventate nuove forme di lavoro e sostentamento per migliaia di persone. Come le discoteche. I luoghi di ristoro connesse. E persino per gli ambulanti che stazionano nei dintorni dei luoghi degli eventi scialarecci popolari. Non è ancora venuto il tempo della spensieratezza edonistica. Il sommo bene dell'uomo e della donna non è il piacere carnale, fisico, materiale e futile. All'effimero si contrappone la vita! La certezza di essere fuori dai pericoli dell'infezione. E se l'isolamento intelligente, la consapevolezza del pericolo ci conduce fuori dalle paure e frena il contagio che ben vengano, ma non per decreto, le precauzioni sociali da adottare insieme. Tranne l'imposizione del tracciamento burocratico della green pass. È un provvedimento inutile che genera contrattempi burocratici snervanti. E il flop dell'app immuni ne è la prova.

martedì 20 aprile 2021

Fidarsi è bene ma

Da quando è rimasto solo è diventato più diffidente.

Il cucciolo di macchia è un meticcio veloce. Agile gira attorno alle persone e gioca con gli altri cani tenuti al guinzaglio dai padroni, scodinzola a tutti quelli che passano ma non si lascia avvicinare. Da quando ha visto strane manovre dal suo vecchio amico umano non si fida più di nessuno.   


                     Come dargli torto?

Di quattro cani che formavano la sua famiglia lui è l'unico superstite. Altre persone stavano in compagnia del suo amico umano quel giorno. Avevano in mano delle strane imbracature mai viste e indossate prima. E il suo branco lì a fare le feste. Si fidavano. Gli correvano festosi incontro e si lasciavano accarezzare e catturare.

Gli uomini li hanno imprigionati con quegli sconosciuti legacci e trascinati all'interno delle macchine. Tranne lui. Lillo; lo chiamo cosi quando gli porto da mangiare qualcosa perché mi ricorda il cucciolo della disney. Ma non sempre viene al mio richiamo. Allora fischio. E lui arriva come una saetta. Lo vedo arrivare da dietro qualche cespuglio. Sta alla larga. Sospettoso. Da quando ha capito che qualcosa non torna da quel giorno non ha visto più la sua famiglia.

Capisco. Lascio in un angolo il cibo e mi allontano. Lui annusa e sta allerta. afferra i pezzi più grossi e scappa lontano a sotterrarli.


lunedì 19 aprile 2021

Dedicato a Ebru Timtik

Al bando ogni forma di retorica!

Quanto succede nei paesi a guida dittatoriale è, per noi che viviamo quasi comodamente nelle civiltà democratiche grazia al pensiero e al sangue dei nostri padri, inimmaginabile!




Impensabile, per noi, l'idea di potere essere oggetto di reclusione coatta per avere espresso un pensiero divergente.

Le orrende vicende scritte per la storia col sangue dei deboli e indifesi sotto i regimi totalitari non sembrano essere servite a nulla se ancora adesso le barbarie avvengono impunemente in nome di un imprecisato concetto di “interesse nazionale” che nega alla nazione la libertà di pensiero e di identità. In questi paesi non esiste l'uguaglianza e men che meno le quote rosa e la parità di genere. I dissidenti sono sottoposti a torture o lasciati languire nelle carceri. E la legge non è per niente uguale per tutti nei tribunali.


L'indignazione dovrebbe sgorgare spontanea dal nostro essere uomini liberi. Dovremmo essere capaci di trasformare in forza propellente foriera di libertà la rabbia per l'inciviltà a cui assistiamo! farla diventare azione persuasiva e volontà di liberazione degli oppressi.

Alcune vicende sono di dominio pubblico. Altre no. Rimangono segrete all'opinione pubblica.

Storie di torture. Morti. Depistaggi.

Storie di persone, donne e uomini vittime del regime totalitario, vicine geograficamente ma lontane anni luce dalla nostra realtà.


Ebru Timtik. Morta in turchia per avere portato alle estreme conseguenze il suo essere donna che lotta contro il regime di Erdogan per un equo processo.

Ebru è morta in carcere perché ha deciso di non alimentarsi. Il suo fisico non ha retto. Ha seguito l'esempio di altri dissidenti morti prima di lei.


Da noi, essere incarcerati per reati quali l'esercizio del libero pensiero e la rivendicazione dei diritti ugualitari e Il rispetto della donna è pura fantasia.

Essere carne da macello se si contesta l'ovvietà dei despoti e dei loro comportamenti è successo in passato! Non più. Sarebbe oltre il contesto storico. Mai abbassare la guardia, però.

Spulciando tra le notizie e i sentimenti che nuotano nel mare immenso del web, sempre che non abbia sbagliato canale e giorno, pare non interessi che a pochissime persone la vicenda della giovane avvocatessa turca deceduta dopo 238 giorni di digiuno.

Ricordiamolo: protestava per un equo processo. Ma in Turchia, nella turchia di erdogan non esiste un processo equo per chi è ritenuto un terrorista dal regime e Lei era, per il regime, una terrorista.

Quanti si sono rammaricati? Quanti hanno postato un pensiero di solidarietà? Inutile, forse, adesso.

Attenti a specchiarci sui display non ci indigna più niente e i fatti degli altri non ci riguardano!, niente e nessuno, oltre a noi, è più importante.

Realtà o mondo virtuale conta solo la difesa a oltranza del nostro ego proiettato sui media. E mentre noi ci specchiamo nelle acque calme dello stagno qualcuno lancia disperate grida d'aiuto.

È andata via da martire Ebru. Ha difeso un concetto assodato da noi ma non lì. Ha immolando la sua vita per un'idea. Che sia da sprono al libero pensiero per la rinascita dei Turchi e delle genti oppresse in ogni parte della terra.


Ascolto ascolta

Sensazioni.


L'aria fresca. Il silenzio del mattino sottolineato dal suono dei campanacci e dal canto degli uccelli.

Il risveglio del gallo imperioso.

Atmosfera bucolica. Quiete della mente.

Ascolto.

Silenzio relativo.

Lungo le vie deserte tra i ciuffi d'erba cresciuti spontanei sui marciapiedi.

Odore d'erba bagnata. 

Canti della cinciallegra. Qualche muggito. e poi:

Rumore. Frastuono. Improvviso.

Una mano nevrotica strattona la cinghia. avvolge le doghe e spalanca l'essere nella realtà.

Misera.

Urla di rimprovero invadono la quiete del mattino. E lo sbotto del pianto infantile 

autodifesa in un mondo di grandi.

I campanacci si attenuano e i muggiti cessano. Voli d'ali nel cielo terso. Qualche cirro biancastro dipingono lo sbadiglio di un nuovo giorno

sotto lo sguardo curioso della cornacchia appollaiata sul lampione.



©mario iannino

  

domenica 18 aprile 2021

Da un appunto trovato x caso😎

Tra non molto torneremo al mare. Apprezzeremo il sole sulla pelle, l'aria salmastra che s'infrange sugli scogli o mossa dall'elica di un motoscafo oppure solcata da una barca a remi. Ce ne sono ancora di barche che vanno a braccia?

No, perché pare sia diventato uno status generale quello di dimenticare le buone e salutari abitudini. Dimenticare ogni cosa, bella o brutta. E con esse l'autostima. Mi riferisco a quelle attitudini che abbiamo tutti, basta saperle recuperare e coccolare, farle irrobustire con la pratica assidua e applicarle nei piccoli e grandi problemi quotidiani.

E pare che il periodo che stiamo vivendo, invece, ci abbia ingabbiati in una sorta di isola personale in cui abbiamo eretto alti muri fortificati al cui interno raccogliamo il nostro personale tesoretto delle comodità: terminali che in gergo corrente si chiamano devices, televisori smart, pc, telefonini!




E questa volta non è come quando eravamo bambini che giocavamo e sognavamo di essere sulle torri di un maniero mentre fuori imperversava la poliomielite. E neppure di parlare coi nostri affetti lontani, amici e familiari, amati, amanti, insomma di potere continuare a intessere relazioni a distanza parlando e inviando messaggi quasi telepaticamente seppure immobilizzati in un letto di ospedale.


Quelli che hanno la stessa mia età o giù di lì sanno di cosa parlo.

Parlo di quei giochi che ci costruivamo da noi con l'aiuto di qualche persona più grandicella, un fratello, amico o genitore.

Della spada fatta con due legni incrociati alla trottola improvvisata con una pigna; monopattino e carretto rigorosamente auto costruiti e con qualche pezzo mancante e introvabile auto prodotto.

All'epoca in cui mi riporta la memoria non avevamo le possibilità fiorite nel tempo e neppure lo spreco indotto dal consumismo.

C'erano negozi forniti solo del necessario e quelli di giocattoli quasi inesistenti con poche marche di detersivi e saponi, prodotti di bellezza risicati sugli scaffali.

E il telefono così come lo conosciamo oggi forse era anche difficile d'immaginare! Era impensabile poter trasmettere pensieri e parole a distanza telepaticamente. Come avremmo voluto che ci fosse una magia che ci tenesse in contatto con le persone care lontane

Eppure tutto ciò è diventata la nostra contemporanea realtà. Buona o cattiva, dipende da come la si vive.

Per moltissimi le comodità che ci siamo date è una realtà che fa adagiare sul letto dell'ozio e per alcuni, pochi in verità, è un aiuto, una possibilità. Un po' come lo è stato il telecomando che a furia di stare seduti comodamente in poltrona senza neppure alzarci per cambiare i due canali che avevamo a disposizione in quello che fu il teatro in casa ci siamo impoltroniti e ingrassati. E fatto aumentare i valori cattivi nel nostro organismo.

E poi ci chiediamo come mai sono comparse le malattie del benessere anche nelle fasce d'età infantili.

Non è una questione estetica ma salutistica quella che dobbiamo far dipendere dalle buone pratiche comportamentali giornaliere per stare meglio e mantenerci in discreta salute. E allenare la mente alla creatività è un'esigenza fondamentale.

Usare opportunamente le nuove tecnologie in casa sarebbe l'ideale!



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