domenica 9 agosto 2020

PEPERONI RIPIENI FRITTI come da tradizione

Accendere il forno a legna in estate è da masochisti.

Nella casa di campagna non era arrivata ancora l'energia elettrica e ogni cosa doveva essere fatta secondo antichi criteri. Al massimo si poteva usufruire della bombola del gas, trasportata a dorso di mulo dal paese, ma quasi sempre si preferiva accendere il fuoco e cucinare un pasto frugale nell'aia a mezzogiorno, all'ombra del maestoso pino.


L'orto donava i frutti con generosità.

Peperoni, cetrioli, pomodori, fagiolini e qualsiasi altro prodotto piantato e coltivato a tempo debito.


peperoni tondi ripieni e fritti


Il paniere, colmo di peperoni carnosi ottimi da fare ripieni, appena poggiato sul tavolo, emanava odori gradevoli di ortaggi appena colti.

L'antica ricetta, semplice per necessità oggettive, (ricordiamo che non c'era il frigorifero e qualsiasi altro elettrodomestico) era composta da un impasto di pane raffermo, un generoso pugno di formaggio pecorino, qualche uovo sodo e pezzetti di caciocavallo con qualche variante in base alle riserve accumulate in credenza.

Solitamente, questo il ripieno dei peperoni tondi fritti. E mia madre era maestra nel prepararli.

La padella, annerita dalle fiamme del legno di limone o alloro, sul treppiede in ferro battuto, conteneva comodamente la porzione necessaria per la famiglia.

L'odore dell'olio fritto, e, ancora prima, l'impasto con l'aggiunta di carne tritata e un pizzico di noce moscata, hanno fatto riaffiorare in me ricordi sopiti ma mai dimenticati.

Negli anni della mia infanzia i giorni estivi si snocciolavano ciondolando senza meta per i campi e arrampicate sugli alberi; scorpacciate di fichi, ciliegie, qualche pomodoro appena staccato dalla pianta nel silenzio interrotto dal suono delle foglie mosse dal vento e dallo sgorgare del ruscello che scorreva nel mezzo della campagna.

domenica 2 agosto 2020

13 anni insieme e poi arriva il tempo del commiato

Aspetto.

Aspetto che tu riprenda fiato.

L'afa di questi giorni lascia senza respiro.

Gocce di saliva, come perle, cadono sull'erba

dove hai sostato.

Attorno è fuoco.

Soffri.

Questo caldo opprime.

Taglia le forze.

Le zampe cedono.

Mi guardi con occhi tristi e stanchi. Quasi a chiedere scusa per le tue esaurite energie.

Non hai più in corpo l'euforia d'un tempo. Ora vacilli. Zoppichi. Ti trascini. Cadi. Ti siedi. E lanci meste occhiate.

Mi siedo insieme a te e aspetto. Aspetto che tu riprenda forze. Non posso fare altro amico mio.

Reagisci agli acciacchi temporali. Vinci anche questa battaglia. E se proprio non puoi. Se è arrivato il tuo tempo

Non mostrare sofferenza

Come hai sempre fatto.

Salutiamoci in silenzio. Ciao Vasco

fa male vederti soffrire


giovedì 30 luglio 2020

CATANZARO CITTA' APERTA

Devo aspettare che si facciano le 21, l'attesa è lunga. E dopo avere ammazzato (che brutta parola) il tempo osservando un gruppetto di giovani attorno al mimo mangia fuoco, entro nel locale posto al primo piano a vedere da vicino il memorial dopo avere dribblato i ragazzi seduti sui gradini di accesso.

L'evento è dedicato ad un personaggio popolare della città: “u ciaciu”

Il nomignolo deriva dalla cultura popolare che affibbiava un soprannome ad una intera parentela e, la cosa, avviene tuttora per focalizzare nell'immediatezza l'appartenenza di giovani e vecchi al capostipite anche dopo diverse generazioni.

Mastro Saverio era un fabbro noto per la sua predisposizione maniacale, oggi diremmo, a riciclare ogni cosa. Raccoglieva di tutto. Era una sorta di trovarobe. Accumulava e assemblava in maniere “barocca” gli oggetti trovati e raccattati ovunque.


catanzaro, discesa case arse


Oltre al locale colmo le sue “trovate” erano accumulate in aree periferiche comunali.

Stracci, manichini bruciati rivestiti con ferri usurati di cavalli. Cessi trasbordanti di schiuma poliuretanica.

All'apparenza non aveva un fine estetico chiaro. E neanche si poteva dire di lui che fosse un creativo naif. Contestava, forse, il sistema consumistico che induce a gettare e comprare qualsiasi cosa serva al benessere quotidiano anziché riparare e aggiustare prolungandone la vita a elettrodomestici e similari.

Gli oggetti "abbandonati" con lui riacquistavano nuova vita e nuove valenze.

Non era un “concettuale” né un istintivo naif alla maniera di un Ligabue, tanto per intenderci. Lui amava apparire! Vestiva stravaganti indumenti e calzava vistosi cappelli... così si presentava alle “adunanze” espositive cittadine.

Che dire?

Tocca il cuore vedere dei ragazzi che fanno festa nei luoghi calpestati dal ciaciu e enfatizzano la sua maniera di vivere la creatività.


Catanzaro è una realtà dalle molteplici facce. Catanzaro è una città "aperta".

sabato 25 luglio 2020

in calabria, itinerari da ri/scoprire

Potrebbe sembrare retorica ma non lo è. Non è neanche pubblicità...

catanzaro lido "una sera all'imbrunire" ph Valentina

Spulciando tra le fotografie dell'archivio Iannino ho trovato delle immagini coinvolgenti che mi hanno trasmesso serenità e le condivido volentieri con voi.

Non è una promozione dei luoghi calabresi. 

Paesaggi simili e, forse, più avvincenti, per alcuni, esisteranno, anzi esistono di sicuro anche altrove. 
Non per niente l'Italia è chiamata "il bel paese".
Quindi, nel rispetto delle altrui sensibilità, non è da ritenersi ne una sfida e neanche una competizione  subliminale, perché l'Italia è ricca di bellezza paesaggistica e storica da sud a nord, est e ovest, isole comprese.
Questo mio post vuole semplicemente dare un assist a quanti si trovano in Calabria e magari suggerire alcuni posti da non perdere.

Buona visione e buon soggiorno.

ps. le didascalie e le indicazioni sono state omesse intenzionalmente allo scopo di stuzzicare curiosità e invogliare alla ricerca dei luoghi quanti attratti dalle immagini pubblicate.

venerdì 24 luglio 2020

le Pecore abbaiano?

Nell'estate del covid, la fantasia muove flotte (ignoranti) su derive popolari.


È una girandola di sagre. Eventi. Incontri. Pièces teatrali. Spettacoli folkloristici e piazze semipiene sponsorizzate da comuni, assessorati vari e imprenditori.
Dirigenti politici e aziendali che vorrebbero vedere i propri paesi e i locali dell'accoglienza, quindi hotel, bar e ristoranti pieni di avventori. Strategie di marketing, frutto di sforzi mirati, appunto, per attrarre persone in quanto fruitori e consumatori portatori di economia di un sistema sociale basato sul consumo.

Le strategie adottate dai promotori per attrarre consumatori sono, a volte stravaganti; le più svariate e fantasiose risultano essere quelle che creano movimenti di massa importanti. Non conta la qualità intellettuale delle persone che si recano a visitare un sito o che partecipano ad un evento culturale consciamente: l'importante è l'affluenza in massa alla chiamata: portare fisicità e soldi.

Fare girare l'economia!

La presenza indistinta è meglio di quella mirata che ricerca per una propria esigenza culturale i luoghi della cultura italiana.
Gli Uffizi. I musei. Le pinacoteche. I parchi archeologici. Fino ad arrivare alle manifestazioni d'interesse periferiche organizzate nelle piazze d'Italia.

I cervelli vuoti non hanno pensieri costruttivi. Copiano e incollano. Scimmiottano il o la leader. Seguono i selfie dell'influencer che li ha pilotati lì. Il loro unico pensiero è farsi uno scatto nel medesimo punto del leader del web del quale conoscono tutto. E lo, la imitano.
Così è il branco acefalo.

E da qui nasce la brillante idea di qualche amministratore pubblico che per attrarre gente in branco pensa di invitare e mettere in vetrina il o la pastora del momento.
    27% di affluenze in più dopo i selfie agli uffizi.

Titolano, con enfasi, i giornali!

Quante teste vuote.

Cosicché populisti senza ritegno e senza cultura si muovono e vanno ad agganciare influencer che riescono a pilotare copiosi greggi in luoghi attrattivi storici o con un enorme retaggio paesaggistico spesso delicato e da tutelare dall'orda di vandali ignoranti.

Assessori alla cultura che non distinguono il trash dalla ricerca artistica e confondono, volutamente, il mestiere creativo con la sottocultura della narrazione emotiva. 

E' sufficiente catturare i cittadini elettori, acchiapparli alla pancia con un bella figurazione ben eseguita per intascare il consenso popolare. E tra una sagra della soppressata o del morzello, allietare le serate con canti e balli, fare esibire in piazza cantanti e bande locali sempre con un occhio attento ai seguaci che questi portano in dote.

E se invece questo modello risultasse una prima mossa vincente? Un escamotage utile per avvicinare le masse alla cultura? Al bello! …

Se questo 27% ha messo piede per la prima volta nelle sale degli Uffizi spinto dalla frivolezza effimera del social dopo lo scatto della influencer e non dalla consapevolezza di di emanciparsi e nutrirsi di storia, quindi conoscenza, beh, allora rimane un episodio inutile, una scoreggia.

Comunque la si pensi, questo modello propagandistico rimane un'ottima vittoria dell'effimero e di quanti stanno nel retro pensiero della cultura usa e getta.

Le pecore belano seguendo il pastore rispondendo ubbidienti ai suoi versi

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