sabato 26 febbraio 2011

per la par condicio Giuliano Ferrara su Rai 1 nello spazio che fu di Enzo BIagi


Ognuno usa le armi che ha a disposizione per raggiungere la vetta desiderata. Il dittatore Gheddafi per mantenere il potere e le delizie che ne derivano usa mercenari che uccidono per soldi e quindi zittire definitivamente i dissenzienti; Berlusconi, ma questa è una prassi consolidata nella civile democrazia, anziché spargere sangue umano e tingere le piazze di rosso sangue allinea i maestri della comunicazione in tv, nei teatri e nelle piazze. Perché lui sa bene che, a furia di bombardare assiduamente con parole anche se omette alcune verità, alla fine, il consenso dei distratti, che sono molti, lo cattura e lo spende a suo piacere.
È di questi giorni la notizia per niente edificante che lo spazio televisivo, riempito un tempo dal compianto e saggio Enzo Biaggi con “il fatto” tra qualche giorno sarà di nuovo riempito ma questa volta da un opinionista schierato dalla parte di Berlusconi, Masi, Minzolini, insomma uno alla Fede che ha come visione idilliaca la luce mistica che sprigiona il cavaliere.
Giuliano Ferrara, di fatto in questo periodo, è il propagandista più allineato con il presidente del Consiglio e lo dimostra l'intervista rilasciata proprio al Tg di Minzolini pochi giorni fa, la manifestazione pro-premier al Teatro Dal Verme di Milano e le sue opinioni sul foglio.
Il direttore generale della Rai, Mauro Masi, dopo il fallito intervento telefonico per "moderare" Santoro ad Annozero, con facilità è accondisceso a soddisfare un diktat sulla Rai a favore di Berlusconi.
Giuliano Ferrara conferma: Ho avuto l'offerta di rifare la mia vecchia rubrica Radio Londra e l'ho accettata.

Gheddafi, il macellaio folle



In momenti simili gridare il proprio sdegno diventa non solo un’azione di solidarietà verso chi soffre ma è un dovere sociale, è un atto concreto di civiltà e di denuncia. Un no! contro i crimini; il no deciso contro la mattanza perpetrata da milizie al soldo di un pazzo!

Il popolo libico sta vivendo ore drammatiche.

Secondo alcune notizie pare che i mercenari di Gheddafi entrino persino nelle case per uccidere oltre decimare chiunque si trovi per strada.

Gheddafi non è degno di essere alla guida di una nazione! Gheddafi è un macellaio! Un pazzo che usa la forza per tutelare interessi personali! e non ci sono scuse! perché se amasse davvero il suo popolo si sarebbe comportato come Mubarak o semplicemente avrebbe cercato di convincere con modi non violenti i dissidenti.

A prescindere da come stanno le cose, perchè nei suoi deliranti proclami alla tv di stato, gheddafi, accusa i fondamentalisti e gli occidentali, l'Italia e l'America di aiutare gl'insorti; am, ammesso che fossero giochi di potere opposti a sollevare le masse, le Nazioni occidentali, l’Europa, l’America, ma anche l’Australia e persino la Russia, che aspettano a fare cessare un simile genocidio?

La civiltà raggiunta fa indignare chiunque si trovi davanti a crimini efferati e induce a porsi dalla parte degl’indifesi a tutela dei diritti elementari della vita come soccorrere un ferito, una persona in difficoltà ma anche un animale sul quale s’imbatte la violenza cieca di uno squilibrato!

E mentre noi tracciamo iter diplomatici la gente inerme continua a morire in Libia per volontà di un pazzo!

venerdì 25 febbraio 2011

eh già... siamo ancora qua!



Eh già, sono ancora qua! Canta Vasco. E chissà perché mi scorre davanti agli occhi la vita contemporanea italiana. “sembrava accadesse la fine del mondo e invece sono ancora qua!” e poi, “al diavolo non si vende. Si regala!”... "la notte ha da passà".

Canzoni a parte, dopo le liti, i balletti, le sbugiardate reciproche, i saltafossi scaltri privi di pudore ci riportano all’amara realtà fatta di piccoli espedienti consumati da piccoli insignificanti dirigenti politici che non osano guardare i problemi reali perché non sono in grado di risolverli. E per pararsi il culo avvisano scandalizzati che l’Europa non è solidale con l’Italia sull’emergenza profughi ma dimentica di dire che ancora prima dell’esodo voleva e vuole la secessione che significa ognuno a casa propria comanda e gestisce il welfare insieme ai soldi dei contribuenti fregandosene degli immigrati, meridionali compresi. Un altro dice che il parlamento non legifera però tace sul blocco imposto nei fatti dall’uso privato del potere istituzionale del governo.
E mentre alcune alte cariche si lanciano vicendevolmente amorevoli accuse la plebe è lasciata al proprio destino ubriacati dal gossip di giornalai sciocchi e nessuno degli impellenti quesiti, anzi delle promesse fatte e scritte nel programma sono state realizzate dal governo Berlusconi.
Ma non è che la tattica del nemico serva a entrambi per distrarre l’opinione pubblica? Certo è più facile, quando c’è una lite in atto, depistare le attenzioni e scaricare sul nemico le colpe.

Eppure, basterebbe poco! solo un po' di buona educazione e rispetto per gli atri.

giovedì 24 febbraio 2011

la supponenza dei colti e la dittatura delle lobby



La dittatura delle lobby.


Le lobby o più comunemente gruppi di potere economico che interagiscono con la classe politica per tutelare interessi e mantenere il predominio sul già acquisito e ampliare i campi d’interesse ostacolano con ogni mezzo concorrenti e nemici.
L’arma migliore sembra essere la delazione e l’oscuramento mediatico dell’avversario e anche se vige la legge del libero mercato, per tutelare i propri interessi economici, politici, commerciali, non disdegnano l’uso della gogna mediatica.

Perché faccio simili considerazioni? Da qualche giorno mi frulla in testa uno spot pubblicitario che ha come testimonial la Ruby rubacuori dello scandalo col premier Berlusconi. In effetti, è bastata una sola uscita pubblicitaria per scatenare l’indignazione dei benpensanti e dei giornalisti, sguinzagliati dai direttori alle calcagna dell’autore del libro, che chiedono quasi a tono di sfottò “che significa signoraggio primario”.
È bastato poco per far ripetere a mezzo mondo “signoraggio bancario primario e secondario” sulla scia d’infinite polemiche.
non ho letto il libro, e non so se valga la pena comprarlo e leggerlo ma una cosa è certa:
Se questa non è morbosità! E pensare che Marra, autore del libro, ha speso un bel po’ di soldi per pubblicizzare l’uscita del suo lavoro e tra testimonial come Manuela Arcuri e gli spazi comprati in rai, a parte i soldi spesi, fino ad ora è stato completamente snobbato dalla critica colta e dagli editori monopolisti. E se il libro contenesse davvero un messaggio serio e importante?
Com’è vero che a volte ci vuole uno scossone per far riflettere l’opinione pubblica e rompere i muri eretti dalle lobby a tutela di interessi privati.


©RIPRODUZIONE VIETATA

quello che la pubblicità non dice

©mario iannino

©RIPRODUZIONE VIETATA by mario iannino 2006 "fragile vanità"

Alcuni temi diventano, a furia di discuterli, una questione di lana caprina, che danno ulteriori infinite versioni determinate dai credo individuali. Uno dei temi maggiormente trattati è:
Nudo sì, nudo no! In funzione del fatto che qualsiasi prodotto, anche quando non centra, è associato alla lussuria e quindi al corpo femminile, ai rimandi che un bel seno, culo o labbra visualizzano nell’immaginario maschile, e non fa differenza se il messaggio pubblicitario è trattato da uomini o donne. In pubblicità le icone da utilizzare sono ben chiare!
Non è altrettanto chiaro fino a quanto il messaggio intriso di verità espresse o lasciate alla singola immaginazione penetra nella testa degli utenti e le eventuali disfunzioni che produce allorché la metafora è considerata onesta da alcuni.
Le persone smaliziate non si lasciano contagiare dagli spot pubblicitari, loro osservano attentamente i prodotti, li analizzano anche se indirizzati in un primo momento dal messaggio e dalla curiosità intesa come conoscenza di un ulteriore prodotto da utilizzare. La comparazione è esercitazione mnemonica per le intelligenze aperte al nuovo. D'altronde, si comprende bene come la pubblicità esplosa negli anni del boom economico abbia influito e condizionato le culture dei singoli cittadini. Probabilmente il linguaggio adottato dal creativo per stimolare il consumatore “italiano”, è inteso diversamente dal libanese o dal tunisino, bosniaco, bielorusso, slavo, tedesco e così via, per un motivo semplicissimo strettamente collegato al modello di vita tutto italiano.

È ovvio che se una persona ha quotidianamente problemi di sussistenza primaria come sfamarsi e sfamare la famiglia, se assiste a spot inerenti alla salute degli animali o le lotte giuste degli animalisti occidentali, in lui scatta una sola certezza: se trattano così bene gli animali significa che hanno raggiunto un grado di benessere assoluto. Quindi, c’è posto anche per me in quel paradiso terrestre. Forti di queste facili considerazioni tentano il tutto per tutto; impegnano le poche misere cose e intraprendono il viaggio della speranza; rischiano la vita per arrivare nel fantasioso territorio italiano e, una volta giunti, ironia della sorte, vedere i sogni infrangersi contro l’amara realtà fatta di lavoro nero, sfruttamento, miseria e qualche pasto nelle mense dei poveri se tutto va bene perché l'Italia non è il paradiso sublimato dalle trasmissioni televisive e tanto meno dagli spot pubblicitari.
Ecco quello che la pubblicità non dice!

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