giovedì 24 febbraio 2011

vietato vietare


Le crociate hanno sempre difeso qualcuno o qualcosa a discapito di altre. Concezioni congetturali, delle quali la storia delle civiltà è piena, spingono gli uni contro gli altri. Indistintamente, tutti a difendere la propria incolumità fisica, in primis, e salvaguardare i benefici raggiunti.

Nella società dei consumi il pensiero economico condiziona i mercati. E i linguaggi della visione confezionati dai creativi sono in continua evoluzione. L’ambiguità delle immagini e o delle parole, decontestualizzate dallo spot pubblicitario, provoca, in alcuni, sgomento, mentre altri conferiscono il giusto valore al messaggio compresso in poche ma allettanti riferimenti connessi al benessere emotivo e corporale del prodotto reclamizzato.

Il creativo conosce bene le frustrazioni, le fobie e le assonanze di certe sfumature lessicali e le affinità che scaturiscono certi scatti ambigui. È un gioco! E se inteso come tale si capisce che non vi è nessuna necessità di gridare allo scandalo salvo quando non ve ne sia pericolo reale come potrebbe accadere con la visione di metafore che inducono alla sopraffazione e alla schiavitù.
Detto ciò, nelle democrazie l’arma della dialettica è sempre pronta a difendere le rispettive tesi.
Pro o contro, e i talk show commerciali con le risse hanno creato un nuovo format e trasformato i disvalori in valori con consequenziali entrate economiche, oggi sono immediatamente contestabili e chiunque ha la possibilità di connettersi in internet può esprimere la sua opinione, giusta o sbagliata che sia, in assoluta libertà. E quando a muovere le coscienze, sarà uno stato mentale illuminato oltre alle partigianerie, anche le oppressioni non esisteranno più.

Gheddafi, Criminale!

Giorni di terrore in Libia e a scatenare la carneficina è un pazzo, uno che ha tenuto uniti col terrore le tribù e che per mantenere il potere ha messo i suoi familiari a capo d’importanti ministeri così da controllare da vicino i meccanismi e la gestione della nazione. Gli squilibri di questo signore si sono manifestati in più occasioni e qualcuno ha riso oppure ritenuto di assecondare la sua ipocondria ed ha stipulato accordi. L’Italia stessa dipende per una buona percentuale energetica dagli umori gheddaffiani.


©RIPRODUZIONE VIETATA
Un pazzo che ordina rabbiose incursioni militaresche; schiera i mercenari contro il popolo libico in rivolta per la democrazia; fa bombardare Tripoli. al momento le notizie riportano cifre drammatiche: oltre 10mila morti tumulati in fosse comuni sulla spiaggia di Tripoli per evitare pestilenze e 50mila feriti.

Chi riesce a fuggire dalla Libia e arriva nel centro di accoglienza siciliano, racconta di un Paese nel caos, preda di una violenza inarrestabile. Il regime di Gheddafi cadrà in questi giorni o non cadrà più. Cadaveri nelle strade, ammutinamenti, città assediate; è l’ora del tutto per tutto.

Insomma, siamo spettatori di una guerra civile per la democrazia e ancora nessuna delle grandi potenze s’indigna e manda forze di pace. Eppure Bush, Berlusconi e Blair non sono rimasti a girarsi i pollici neanche un minuto quando si è trattato di assediare l’Afghanistan… senza contare l’assedio pacifico dei profughi sulle coste italiane e del mediterraneo tutto che se non sarà accolto con piani europei mirati avrà un effetto devastante per le vite umane costrette alla peregrinazione e per le economie degli Stati interessati dalla migrazione.
È anche il momento di pensare al dopo! Alla convivenza pacifica e alla collaborazione tra i popoli.

mercoledì 23 febbraio 2011

Gheddafi e Berlusconi, uno peggio dell'altro!

aore12

un amico così non lo vorrei


Però, quasi quasi mi stavo lasciando affascinare dalla favella di Silvio e dalla sua indomita volontà di scontro frontale con i nemici politici, per non parlare delle toghe rosse, anche se io preferisco le more (da noi toghe sono le belle ragazze) che nonostante la sua venerabile età ancora strapazza, sono arrivato alla conclusione di affermare con certezza che un amico così non lo vorrei! E sì! Uno che ti bacia la mano, dice di esserti amico, che ti fa piantare la tenda a casa sua e spende un sacco di soldi per dimostrarti stima e l’affetto; ti porta una carovana di pilu e te la mette a disposizione poi dice di non volere disturbarti quando ancora non sa come vanno a finire le cose e una volta certo della tua sconfitta interviene sulla crisi in Libia e mette in guardia dal rischio «fondamentalismo» il mondo; bèh, qualche problemino a livello di borderline lo deve avere. Invece Gheddafi è completamente fuori! ma come può dire che in piazza ci sono ratti. Ratti! Capite! chiama ratti le persone che fino ad ora ha sottomesso e sfruttato mentre lui si arricchiva insieme a tutta la sua famiglia e ha sparso le ricchezze in mezzo mondo. E ha accusato l'Italia e quindi il suo amico di avere mandato le bombe in Libia insieme agli americani.
Però, il nostro cavaliere, dopo l’iniziale silenzio, forse per non perdere la faccia del tutto continua così:

«Prendiamo atto con grande piacere che il vento della democrazia è soffiato in quei Paesi» «Tanti giovani vogliono entrare nella modernità e armati del loro coraggio e di internet hanno dato via ai sommovimenti. Facciamo attenzione che non ci siano violenze ingiustificate e derive che recepiscano il fondamentalismo islamico». «Non vorremmo evolvesse in una situazione pericolosa verso la deriva del fondamentalismo islamico». Ha ribadito il suo «no alle violenze» specificando però che «bisogna anche essere accorti su quello che succederà dopo con paesi con cui abbiamo trattato e a cui guardiamo per mille motivi e anche perché sono importanti fornitori di energia».

Va bèh che anche i suoi ministri che fino ad ora si sono vantati delle leggi sui respingimenti in mare dei migranti e che hanno fatto eseguire alle forze dell’ordine, oggi li rinnegano, per ultimo lo hanno detto a “ballarò” ieri sera cercando di confondere dialetticamente le carte in tavola nello studio televisivo e le idee ai telespettatori.

Siamo davvero stanchi di questi balletti, del negare ogni responsabilità e dire tutto e il contrario di tutto secondo i momenti. Senza contare che ancora insistono sull’immunità e su una legge che tuteli il “capo” per illeciti che non hanno niente a che vedere con la gestione di governo. Bèh, che c’entra, se per tutelare gli interessi dei cittadini facesse involontariamente qualche infrazione, lo capiremmo pure e sarebbe giusto che avesse una protezione adeguata, ma se così non è, allora perché per lui la legge non deve essere come con gli altri cittadini?

tra spirito e materia, democrazia, cultura, nazionalismi

©RIPRODUZIONE VIETATA      tra spirito e materia, olio su tela, 1980, particolare
aore12


Qualsiasi concetto espresso per immagine è visto e vissuto dai fruitori in base ai condizionamenti imposti dalle sovrastrutture mentali dei singoli e dall’atmosfera culturale generalista che, sovente, imbriglia e condiziona l’educazione dei popoli entro i propri confini geografici.
©mario iannino
tra spirito e materia, particolare

Le realtà multietniche vivono una socialità poliedrica, ogni etnia possiede certezze comuni ma differenti la cui variabile è data dalle contaminazioni culturali delle realtà contigue, quindi ambiente di lavoro, relazioni e curiosità sociale per l’altro.

Nelle piazze globali formatesi dalle esigenze contemporanee dei popoli che sfuggono alla fame o a regimi dittatoriali, gli ostacoli più impervi da superare nei rapporti umani sono eretti dalla religione, dalle credenze folkloristiche e dall’esperienza che si trasforma in cultura, laddove non esistono istituzioni scolarizzanti diffuse sul territorio o scuole di pensiero liberale.

Nelle democrazie sembra più semplice. Invece non lo è!
©mario iannino
tra spirito e materia, 1980
È il classico dilemma del bicchiere mezzo pieno per i positivi ma che è mezzo vuoto per gli incontentabili critici. Ed è in simili situazioni mentali che i creativi, e non solo, sono chiamati a misurarsi e proporre i rispettivi messaggi alle masse. Quindi pubblicità spicciola, opere d’arte, film, letteratura, arti visive, multimediale. Insomma sono chiamati a emancipare col proprio lavoro una miriade di teste già piene di schemi, pregiudizi, verità difficili da tradire o rivedere nell’immediatezza solo perché lontani fisicamente dalle rispettive origini.

La democrazia (della visione, dei costumi e dei linguaggi), in una parola: la cultura, non si può imporre! Si propone!

martedì 22 febbraio 2011

la censura dei bigotti, Genova come Catanzaro


Credevo peggio! Stamane, la simpatica banda di rds, precisamente Max Pagani e Rossella Brescia hanno comunicato una notizia particolare; una di quelle notizie che stimolano curiosità e domande immediate correlate alla formazione culturale di chi ascolta. Loro, Max e Rossella, lanciano la notizia per destare curiosità e mantenere l’atmosfera radiofonica friccicherella; ma quando sento parlare di censura pubblicitaria ho l’esigenza di capire come stanno le cose prima di farmene un’idea. E per contestualizzate visivamente le parole dette con l’immagine ho fatto una ricerca su internet così da avere contezza visiva.
Risultato? Troppo rumore per nulla! Ma veniamo ai fatti: il comune di Genova, probabilmente, per aiutare i commerciati genovesi ha sponsorizzato una pubblicità per attrarre acquirenti e come sempre la guerra tra puritani e liberi pensatori è scoppiata, questa volta, davanti al maximanifesto di via San Vincenzo, alto tre piani, dov’è fotografata una ragazza con la gonna alzata, perché la mercanzia è l’abbigliamento, quindi, il suo atteggiamento può essere inteso come vestizione, mentre i detrattori si sono soffermati esclusivamente sul culetto della modella in piedi, di schiena, e nella parte bassa del manifesto la striscia con il logo del Comune di Genova e la scritta "Io faccio shopping a Genova". Il messaggio creativo, certamente non può limitarsi ai camerini dei negozi e inserire lì la modella; il creativo deve stimolare più concetti per immagini e attrarre attenzioni, ovviamente lasciando fuori dal gioco creativo atti che inducono alla sopraffazione fisica o peggio psicologica. Conclusione:
Dopo le proteste, il Comune ha deciso di coprire il proprio simbolo.

Queste forme di “pensiero condizionato” esprimono appieno la nostra diseducazione creativa che spinge a indignarci per futilità, azioni del tutto normali come il ruttino stimolato nei neonati ma represso nell’età adulta, anche se in alcune culture, dopo il pranzo, la gradevolezza dello stesso è misurata dalla sonorità del rutto. Provocazioni a parte, la cultura occidentale sorretta dal comune senso del pudore educa a ritenere tabù le parti del corpo che regalano sensazioni intense come il piacere e la vita. Sensazioni che nascono e muoiono con l'uomo e la donna, diversi (sempre secondo quei parametri espressi poc'anzi) inclusi. Vogliamo davvero qualche buon motivo per indignarci? basta guardare attorno a noi e analizzare serenamente quanto sta accadendo in Italia e nel nord Africa. Chiediamoci perché un dittatore per mantenere il potere si sente legittimato a buttare bombe sui manifestanti e perché il suo più stretto alleato in affari non lo voglia disturbare quando i focolai del dissenso s'innescano tra i libanesi stanchi di subire vessazioni e di essere trattati da sudditi.

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