martedì 14 settembre 2010

Prodi, Berlusconi e i cittadini

Lo so, è difficile districare la matassa del sistema politico italiano e l’attuale legge elettorale sembra studiata apposta per ingarbugliare e rendere instabile la formazione di governo. Il bipolarismo così concepito non ha piedi e radici stabili e chiunque è eletto è sottotiro. Lo è stato il governo Prodi e adesso quello guidato da Berlusconi.
A prescindere dai numeri, quello che maggiormente lascia spazio a pensieri sconci è la sfrontatezza del potere. Un potere che non tiene in considerazione la realtà del paese ma quello che hanno in testa i capipolo.

Prodi, vedendo precluso il suo programma, si è dimesso. D'altronde gli mancavano i numeri al senato e ogniqualvolta si doveva varare un provvedimento, se era inviso alla maggioranza non passava.
A ben pensarci, la politica di Prodi non si discostava mica tanto da quella di Berlusconi. Entrambi hanno portato avanti progetti contestatissimi dai cittadini ed elettori italiani. Tra i quali i lavori della TAV, la linea ferroviaria ad alta velocità Torino Lione, che ha prodotto danni al territorio già in fase progettuale perché ogni regione, provincia e città interessate hanno cercato di gestirla secondo criteri discutibili dal punto di vista della sicurezza ambientale.

Ora, mi chiedo, è così difficile presentare un programma di governo indirizzato al benessere e alla crescita sociale?
Sono davvero importanti le grandi opere e il relativo sconvolgimento del territorio allorché si realizzano?
È più importante la tutela della dignità della vita umana o il bilancio aziendale dello stato?

Io le risposte ce l’ho ben stampate in testa e nel cuore.
Lascio, semmai il dubbio, a quanti hanno l’ingrato compito di gestire la cosa pubblica, agli scienziati, agli studiosi, agli imperturbabili uomini d’affari che hanno fatto scempio della politica, di uomini, risorse, cultura, grazie ai suffragi ricevuti e al falso concetto di democrazia.

camping "le giare", la 14a vittima

Camping “le giare”, la 14a vittima.

È la figura di un uomo sofferente, quella che vedo in tv. Un uomo che deve sopportare il peso di un’infamia collettiva ma che diventa personale perché imputato principale, anzi unico, in qualità di titolare e gestore della struttura turistica incriminata.
Egidio Vitale non ce la fa a parlare. Le parole sono rotte dalla tensione emotiva causata dai ricordi delle persone coinvolte. Persone disabili, amici di vecchia data e nuovi villeggianti rimasti intrappolati nella valanga di fango. Alcuni hanno perso la vita; altri, familiari e amici hanno lasciato lì una parte importante del loro vissuto. E lui, Egidio, oltre all’amarezza di essere stato testimone del disastro, avere assistito alla perdita di vite umane in quei terribili momenti divenuti cronaca, ha perso la tranquillità. Quella tranquillità interiore che nasce dall’aver fatto bene il proprio lavoro. Avere accolto, ospitato e elargito ricchezza al territorio del soveratese con professionalità.


Ricordo la passione, quasi maniacale, sua e dei suoi collaboratori. La pulizia. Il trenino, realizzato da una vecchia 1500, adeguatamente trasformata in locomotiva per trainare tre quattro vagoncini aperti e che lui stesso guidava. Un trenino in miniatura che anticipava il suo ingresso nel camping a suon di musica, prendeva su i campeggiatori e dopo un breve giro li portava in spiaggia. Una spiaggia altrettanto bella e curata nonostante fosse libera e accessibile a chiunque. E poi, il servizio ristoro, l’anfiteatro…
No! Non merita tutto ciò. Anche se “la legge non ammette ignoranza” e avrebbe dovuto sapere che la struttura turistica sorgeva, in parte, sul letto di una fiumara. “… i permessi rilasciati dai vari uffici territoriali c’erano tutti quando ho acquisito il campeggio. Ecco i documenti della precedente proprietà!” …io sono la quattordicesima vittima del nubifragio di dieci anni fa. Conclude, visibilmente provato, il vecchio imprenditore.

lunedì 13 settembre 2010

il gioco dei grandi

aore12
courtesy mario iannino, polimaterico, 2008
Il gioco dei grandi.

È solo il gioco dei grandi
Urlarsi addosso, vomitare cazzate
Seguire sentieri impervi
Prevaricare
Annichilire
Esaltare
Tradire!
Tradire la fiducia, millantare crediti in amore come in politica.
Impegnare energie in giochi di prestigio per mantenere supremazia e vantaggi carpiti con l’inganno. Mostrare la faccia buona; far finta di niente
per comodità o ignavia.
Non alterarsi mai
neanche davanti a verità sconce.

In politica, come in amore, vince chi fugge.


sabato 11 settembre 2010

a Brunetta, il sud non è il cancro dell'Italia!

Il cancro maggiore dell’Italia non è il sud ma la gente priva di raziocinio che anziché adoperarsi per risolvere i problemi vecchi e nuovi causati dai cattivi governi apre la bocca solo per lanciare accuse folkloristiche.
La cosa inquietante è che queste frasi a effetto sono pronunciate in simposi politici formativi. Proclami faziosi che spingono all’odio piuttosto che alla soluzione dei problemi.
Valutando i fatti, la priorità del ministro brunetta non è la soluzione politica dei problemi, bensì inasprire gli animi.
I cittadini onesti dissentono fermamente da quanto esternato da Brunetta e lo invitano a evitare simili show in futuro. Faccia piuttosto quello che pretende dai dipendenti pubblici!
Onorevole, dia il buon esempio! lavori per migliorare la società!

questa la notizia diramata dall'agenzia ansa:


Brunetta, senza Calabria e parte Campania noi primo paese
Il ministro per la PA, sul 'Giornale', parlando dell'importanza del federalismo: c' è un sistema malato, rappresentato dalla "conurbazione" Napoli-Caserta
11 settembre, 12:22
ROMA - "Se non avessimo la Calabria, la conurbazione Napoli-Caserta, o meglio se queste zone avessero gli stessi standard del resto del Paese, l'Italia sarebbe il primo Paese in Europa". Così si è espresso il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, secondo quanto riporta 'Il Giornale'. Spiegando l'importanza del federalismo il ministro evidenza l'esistenza di un sistema malato ben rappresentato dalla "conurbazione" Napoli-Caserta che è "un cancro sociale e culturale. Un cancro etico, dove lo Stato non c'é, non c'é la politica, non c'é la società". Per dare un'idea, racconta di quando si tenne il primo consiglio dei ministri a Napoli, Per l'emergenza rifiuti in Campania: "La città era vuota. Qualcuno agli angoli delle strade ci faceva il segno con il dito", (il medio). "Gli intellettuali napoletani disquisivano se il termovalorizzatore di Acerra fosse idoneo sì o no. E stavano con la merda sopra i capelli". Mi ricordo "il freddo morale psicologico ambientale di quella giornata. Me lo ricordo. Ed è il segno più tragico, forse più dei mucchi di spazzatura per le strade, di una società, di una cultura e di una classe dirigente se non morte, tramortite". (ansa)

docenti e formatori, genitori, esploratori e guide


Viviamo una realtà fatta e gestita da teatranti nella quale siamo gli attori principali. Ognuno di noi sceglie un ruolo. Asseconda la propria indole e fa di tutto per non deludere le attese della gente che lo circonda.

Il copione, scritto dalla nascita, nella maggior parte dei casi si uniforma alla media, perciò, si è spinti in società, da mamma e papà, con le migliori intenzioni e quando queste prerogative sono ragionevolmente disattese, perché puntualmente lo sono, incominciano le incomprensioni tra genitori e figli.
Solitamente i conflitti nascono allorché il piccolo uomo ha la possibilità di confrontarsi con gli altri; osserva e fa paragoni.

Il bambino si accorge presto che deve gareggiare per essere il primo della classe, svelto nel linguaggio, servizievole e che raramente è trattato come persona che deve cercare la propria identità in armonia col suo essere.

Data l’esperienza acquisita, ritengo che l’indirizzo migliore per lo sviluppo armonico delle singole personalità in fase di crescita, valevole anche per gli adulti, sia trasmettere fiducia e libertà con l’ausilio di paste, oggetti per la manipolazione e la rivisitazione del vissuto. Lasciando, ovviamente, ampia libertà d’azione, formale e intellettiva.

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