domenica 21 giugno 2009

non c'è doppio fondo nella valigia dell'arte

courtesy ©mario iannino


Non c’è doppio fondo nella valigia dell’arte.* Eppure, i “conoscitori” dell’arte, come li appellano gl’inglesi, tentano di dare diverse interpretazioni.

Chiunque si occupi di storia degli stili sa quanto sia utile pensare secondo classi morfologiche. Non c’è nulla di male!, è importante, però, non confondere il modello con la cosa; poiché spesso accade, che, nella volontà di stabilire un’esperienza artistica chiara e ordinata, si ripulisce l’opera d’arte fino a trasformarla in oggetto estetico.

Tanto per chiarire: Le Corbusier intendeva la casa come una “machine a vivre”; allo stesso modo, i critici d’arte vedono il “quadro”, la “cosa” artistica come una “machine à sentir”, catalogata e catalogabile in correnti per avvalorare tesi e fattori economici.

Le “grandi pulizie dell’arte”, operate dagli artisti, consumato il primo momento di enfasi riformista, tornano a galleggiare nel putridume della banalità concettuale dei media.

E' confortante sentirsi dire che non c’è nulla di male, che è pura forma o sentire puro dell’artista, di fronte ad un’opera che potrebbe turbare il godimento collettivo o singolo; che non conta niente; appunto!

In simili termini, l’operazione è epurata da qualsiasi intenzione culturale o riformista.
Entra a far parte di quella artigianalità alta, pacifica e confortante per le qualità tesaurizzanti intrinseche.
È puro oggetto di ricchezza materiale!

Nella “Repubblica” di Platone, l’arte e gli artisti sono considerati un pericolo, una minaccia per l’ordine costituito, quindi, soggetti a censura.

Platone sapeva bene che cos’è l’arte; quali poteri porta l’immaginazione.

L’estrema tranquillità con cui oggi guardiamo le opere d’arte conferma quella morte dell’arte annunciata da Hegel.
L’arte, coperta da inutili onori, è stata posta nella zona ornamentale dei bisogni umani secondari.

(mario iannino)

*B. Croce; Estetica, 1958, p.39

sabato 20 giugno 2009

sospesi tra spirito e materia, l'arte di governare


L'arte di governare

Gestire la sopravvivenza della specie, migliorarne i comportamenti; erudire, innalzare gli standard cognitivi delle popolazioni diventano concetti eversivi nella repubblica dei pagliacci. Sia ben chiaro: non del pagliaccio circense che fa arte e gioca con le debolezze umane; ma di tutti quegli individui amorfi che compongono la massa acefala; quella quantità roboante che inneggia il leader a prescindere, come diceva la buon'anima del grandissimo Antonio De Curtis in arte Totò.

Governare è analizzare i bisogni del paese e risolverli; abbattere ostacoli fisici e mentali; dare buoni esempi di rettitudine comportamentale; non prestare il fianco ai delatori, che, in quanto tali, non aspettano altro!

Nei ricordi degli Anziani si riscontra un dato caratterizzante dei costumi di un tempo: la miseria, la fame, la povertà rendeva la famiglia, cresciuta con sani principi, solidale. Il cibo, se pur poco, veniva diviso in parti eque tra tutti i componenti. Il culto della vita era esteso anche ai prodotti della natura, agli animali: a tutto ciò che fa ecosistema e concorre al sostentamento equo-solidale.

venerdì 19 giugno 2009

caffè al bar, rito italiano


Il caffè con gli amici; la macchina; gli elettrodomestici; la televisione accesa full time sono alcune delle abitudini assimilate dalla civilizzazione industriale.
La televisione accesa è un classico nelle case degli italiani. Alcuni, anziché mettere la macchinetta del caffè sul fuoco, appena svegli premono sul telecomando e giù: dallo schermo parole e musiche a valanga irrorano ambienti e funzioni domestiche.
L'abitudine è talmente radicata che non ci si fa più caso; anzi se non si sente il ronzio cacofonico dell'amico catodico i luoghi vestono abiti surreali, misteriosi. Non si bada alla notizia ma al rumore. Un rumore che sopperisce alla mancanza di una compagnia e, in simile veste, assurge, paradossalmente, a terapia contro la solitudine. Solo a sera, prima di andare a letto, torna la quiete.
In simili circostanze vola nell'aria una notizia, scavalca le finestre e diviene di dominio pubblico: sarebbe importante somigliare a lui nella sostanza cerebrale e non nella forma esteriore: non è l'abito che fa il monaco... Questa frase, gettata in faccia alla giornalista dal manager pressato da domande frivole, di sicuro non è stata soppesata neanche dalla giornalista stessa, altrimenti non sarebbe andata in onda, visto il taglio del servizio.

giovedì 18 giugno 2009

Aspettando il 30: Catanzaro, fermata Corvo



10 e 34, la strada è vuota. Il barometro segna 28°. Inizia la stagione calda!
Nulla di nuovo. Persino le imprecazioni si ripetono ciclicamente; accompagnano le stagioni e sottolineano le tipicità: caldo, freddo, umido, scirocco… Non siamo mai contenti!
Giudici implacabili con gli altri, -guarda quello lavora cinque minuti e si ferma uèh noi paghiamo le tasse…- ma permissivi con noi stessi: va beh tanto che ci fa se sorpasso a destra, non sono furbo vado solo di fretta… È vero! Sembra che ormai non esista nulla all’infuori del nostro micromondo. Ritagliamo regole e leggi che possano soddisfare tranquillità private, personali; anche a discapito delle libertà altrui. L’altro non esiste! Non ci sono fratelli o amici esiste l’altro. L’estraneo che si trasforma in nemico nell’attimo in cui rivendica gli stessi diritti. Diritti inderogabili per me, per noi del gruppo ma non per gli estranei. Gli estranei sono da controllare; arginare, e sopprimere. Sopprimere fin dalla nascita, voglie e pretese di uguaglianza: sottomettere, far capire chi comanda, specie agli immigrati!...
Fremo alla fermata del bus, non per l’attesa ma per i discorsi che, ancora, sono costretto a sentire. Sì, rispondo determinato all’oratore panzuto che non smette di dire la sua,…Invece, gli altri godono a fare la fila, a soffrire il caldo, non mangiare e non vedere i figli sorridere perché solo tu hai il diritto di vita!

connettività limitata o assente, dicotomia esistenziale


Quando il computer non riesce a dialogare col modem e quindi a connettersi alla rete, l'operatore rimane isolato. L'internauta è, di fatto, tagliato fuori dal web. Non male!, qualcuno dirà, c'è pur sempre la vita reale; qui vi è l'opportunità di dialoghi interpersonali immediati. Confronti schietti e reali che consentono di guardare diritto negli occhi l'interlocutore. Anche se l'isolamento mentale che avvolge totalmente alcuni soggetti è ancora più frustrante e opprimente della mancata connessione ad internet...
Forse è proprio questo il motivo che rende propensi al dialogo intimista da inviare ad un ipotetico interlocutore piuttosto che sottoporsi al dialogo tra sordi nel mondo reale. D'altronde i fatti parlano chiari:
ore 10 e 34, il parco è semideserto.
Ci saranno almeno 28 29 gradi; dice un signore anziano mentre si asciuga la fronte.
Sì, afferma l'altro seduto sulla stessa panchina.
vedete è tutto uno schifo! -sbotta- avrebbero dovuto pulire ed ancora non hanno finito. Non hanno voglia di lavorare, altrochè... -rafforza l'altro-
...l'altro giorno stavo andando a Catanzaro Lido e c'era una fila interminabile: mi sono messo a destra come per andare all'aereoporto e poi zum a sinistra! glielo messo in quel posto a tutti... Sì se non fai così ti mettono sotto... devi farti furbo.. e poi tutti sti stranieri senza Dio... quando c'era Lui ste cose non si vedevano, ci vuole polso!...
I discorsi si perdono in mille analisi ma la conclusione è sempre la stessa:
Io sono il centro del mondo, l'altro non esiste.
Perchè, perchè l'uomo ha perso la ragione? quali meccanismi sono scattati? Cosa non ha funzionato nelle democrazie e nella trasmissione dei saperi? Forse ha influito l'esaltazione dell'immagine esteriore? La consacrazione della forza; la ricchezza economica? l'uso indiscriminato e distorto dei mezzi di comunicazione di massa? Possiamo elencare e riempire pagine e pagine, fare mille congetture, purtroppo siamo vittime e carnefici, cospiratori, agitatori, consumatori pilotati all'esaltazione dell'effimero.

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