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martedì 6 settembre 2016

Le Zagare: cortesia e professionalità

Lungo la vecchia strada per Squillace, a qualche centinaio di metri dal bivio degli svincoli aperti recentemente dall'anas che, finalmente, bypassano cruciali nodi di frenetica viabilità interna, superata qualche curva, sul lato sinistro della strada appare l'insegna del ristorante/pizzeria le Zagare.

Nella vallata che tende verso il mare scorre il torrente Alessi e sul declivio, tra qualche frammento dell'antico agrumeto, il ristorante Le Zagare.

Da tempo immemore noi calabresi siamo coscienti che la raccomandazione migliore quella che fa più effetto di ogni altra e che sta sopra le parti deriva dalla qualità del lavoro svolto.  Ed è su queste basi che nasce la volontà di scrivere della professionalità riscontrata nel ristorante Le Zagare.

I piatti tradizionali mantengono alta la definizione lessicale del termine. E la pizzeria, che prediligo, è da me sempre apprezzata.
Se dovessi consigliarne qualcuna?

La pizza bardascina, dalla sottile sfoglia ben dorata, con su mozzarella, pomodoro, formaggi e coperta da squisite fette sottili di capicollo locale.

giovedì 29 maggio 2014

Vasco rock show tour estate 2014

Tribute band: valore aggiunto all'indirizzo dell'artista-idolo del rock italiano Vasco Rossi.




Che Vasco Rossi sia un fenomeno è ormai un dato certo. Questo può bastare per giustificare la proliferazione di numerose band a suo nome? Se lo immaginava il ragazzo di Zocca tutto 'sto po' po' di successo?

Beh, a prescindere dalla fantasia, se ce l'ha vuol dire che se lo è sudato e meritato tutto tutto il successo. Lui è il frontman. Quello che ci mette la faccia insieme ai testi. Un po' ermetici, ma aperti a mille interpretazioni, parole che si lasciano modellare e indossare a piacimento assecondando gli umori del momento dei fans.
Vasco sa bene che i successi di una o più canzoni sono cosa corale. Non a caso Vasco ricerca sempre nuovi stimoli e collaborazioni eccellenti anche oltreoceano.

È giusto che sia così! Il mondo è cambiato. La musica è cambiata. Noi ci siamo trasformati! E, di conseguenza, per salire sul palco ed essere convincenti è necessario cercare i migliori. Perché non si vola in alto perché si è simpatici o belli ma perché si è bravi a comunicare stati d'animo e combinare fisicità alchemiche. Instaurare tensioni emotive che lasciano capire a chi ascolta di non essere solo o unica ad annaspare nell'oceano della vita. a struggersi per un amore o una donna o uomo sbagliati.
L'idolo rock è sacerdote laico della musica ribelle. Comunica il bene e il male. La quotidianità. Le ansie. Gli amori. Le delusioni e le aspettative.
Questo è rock! il vero linguaggio evergreen.

Il rock è contagioso. Contamina chiunque, gente comune, sognatori e poeti. E le tribute band compiono un ruolo importante nel celebrare l'artista, reinterpretare i testi e le musiche.

I nostri poeti rock vasconiani si sono uniti in una band:
 La Vasco rock show. Una tribute band seguitissima che fa delle cover spettacolari e spesso si avvale della presenza dei componenti storici che accompagnano il kom  nei suoi concerti. Musicisti della caratura di Alberto Rocchetti, Claudio Golinelli, Ricki Portera, tanto per citarne alcuni, suonano al loro fianco e si divertono insieme alle calde rocchettare platee, nelle location calabresi.

La tribute band Vasco rock Show continua a raccogliere i frutti del lavoro artistico di Vasco ma anche e principalmente della loro passione per la musica rock. Dalle date in continuo aggiornamento sulla locandina in bacheca facebook si prevede una estate movimentatissima. Intensa e entusiasmante.
Seguiteli! Sono appuntamenti da non perdere.
ecco alcune date:

giovedì 31 ottobre 2013

come eravamo: I Braccianti in Calabria, di Ledda e Veltri

Dicembre 1983; da appena un mese è uscito il libro di Quirino Ledda e Filippo Veltri:
©aore12blog

I braccianti in Calabria” è la testimonianza storica difficilmente fruibile sui media massificati ma circoscritti dagli interessi del capitalismo, dei latifondisti e dalle forze politiche avverse che, in quegli anni, detenevano il potere politico.

La raccolta, con prefazione del prof. Saverio Di Bella, copre uno spazio temporale che va dal 1970 al 1980 raccontati attraverso 140 scatti degli autori, immagini in bianco e nero di vita quotidiana e di lotta per i diritti sociali.

Quirino, all'epoca, ricopriva l'incarico di consigliere regionale del PCI in Calabria, con alle spalle un passato di segretario della federbraccianti cgil calabrese.

Filippo Veltri era un giovane giornalista, redattore dell'Unità. Ha scritto anche per il Giornale di Calabria e il quindicinale “questa Calabria”.

Entrambi appassionati di fotografia regalano scatti pieni di pathos di un mondo ormai, per i più, morto. Consigliatissimo, comunque, alle nuove generazioni ed a quanti hanno resettato la memoria e rimosso sofferenze e sogni dei calabresi contaminati da sano sciovinismo e un pizzico di enfatica demagogica certezza ugualitaria.

martedì 28 maggio 2013

Opere di Nènè Cartaginese nella Teodor Art Gallery in Catanzaro Lido


Nènè Cartaginese alla TeodorArteGallery di Catanzaro Lido 
Guardando all'universo che i media proiettano in quanto a comunicazione visiva, messaggi subliminali, spot pubblicitari e video art ha ancora senso parlare di pittura?

I modelli sovraesposti dalle vetrine di settore sembrano vivere su pianeti altri in cui lo sberleffo o lo scandalo destabilizza il comune senso del sentire elevando ad arte un dissacrante linguaggio ormai accettato, subìto stancamente.

Tra scandali, trasfigurazioni e infinite polemiche a seguito delle provocazioni pseudo dada progettate scientificamente per un mercato d’èlite c’è ancora chi ama esternare il proprio mondo secondo i canoni della pittura.

Nènè è uno di quei pittori che ama sentire l’odore della pittura ad olio. Impasta con la spatola e stende sulla tela velature di colore, crea atmosfere rarefatte. Pezzi di realtà trasfigurata, frammentata e ricostruita in tante tessere.

Nènè, 1980, "Vita spezzata" olio su tela
Il personalissimo mosaico tessuto da Nènè è pregnante di citazioni. Il suo geometrismo lineare, se pur figurativo, potrebbe indurre ad errori grossolani e, per certi aspetti, accostarlo all’astrattismo geometrico di Piet Mondrian o alle vetrate Tiffany, tanto per citare pezzi di storia dell’arte che hanno aperto nuovi linguaggi espressivi nel campo della poetica estetica. Ma non è così.

Le macchie di colore, Nènè, li concepì durante una estemporanea estiva. Stava dipingendo insieme ad un gruppo di amici pittori un meraviglioso paesaggio calabrese e, infastidito dall’eccessivo bagliore del sole fu costretto ad indossare gli occhiali. Fu allora che alzando gli occhi per catturare le nuvole scoprì le “macchie”.

La sua meticolosità lo porta a lavorarci su. Li educa e imposta in una scala cromatica dai toni armonici prevalentemente freddi. Scompone la figura e la fa diventare tutt’uno fino a perdersi, amalgamarsi nello spazio.
Soggetto e spazio circostante vivono un unico eterno amplesso nel mondo pittorico di Nènè Cartaginese.
Gaetano, Nènè nomignolo che si porta dietro fin da piccolo, Cartaginese nasce a Catanzaro nel 1944 e qui vive e lavora.
Attualmente le sue opere sono esposte nella Teodor Arte Gallery in Catanzaro Lido e rimarranno fino al 14 giugno 2013.

domenica 26 maggio 2013

accoglienza d'avanguardia ai migranti in Calabria

"durante la lavorazione del film di Wim Wenders,
il volo (modello Riace)"






In Calabria l’accoglienza ai migranti è all’avanguardia!

Lo sostiene con forza il Presidente della regione Agazio Loiero e il testo che segue, estratto dal sito ufficiale della regione Calabria, conferma la convinzione che per alcuni mezzi d’informazione è più semplice divulgare notizie sensazionali come le navi dei veleni e altre disfunzioni del malaffare tanto per stare sulla notizia e abbandonarla non appena stanca l’opinione pubblica piuttosto che comunicare notizie positive.

cucina mediterranea, semplice, gustosa, economica

LUMACHE AL SUGO

Cucina mediterranea semplice, gustosa, economica.
aore12

Un po’ di storia:
La cucina calabrese è il risultato delle colture praticate da millenni dalle popolazioni che hanno vissuto i luoghi mediterranei della Magna Graecia.
Antropologicamente, nell’entroterra calabrese, gli abitanti adottano i frutti della terra e l’allevamento generalizzato di suini, ovini, caprini, bovini, per il sostentamento giornaliero; mentre lungo le coste, essendo la pesca la principale risorsa economica, le conserve, consistono in prodotti sottosale, sarde e alici, sottolio, tonno sgombro e pescespada, e la più rinomata “sardella” piccante da spalmare sul pane conosciuta anche come caviale dei poveri. La creatività, dettata dalle esigenze strutturali, induce le massaie a non sprecare nulla, tant’è che la loro parsimonia, considerato lo stile di vita in voga in alcuni paesi dell’entroterra fino agli anni 60/70 che, per prassi, non si limitavano solo all’espletamento dei servigi casalinghi ma andavano anche a lavorare nei campi, le induceva a sfruttare appieno quanto di commestibile riuscivano a trovare nelle aree d’intervento. Consumato fresco o conservato con adeguati accorgimenti per i tempi di magra, il frutto della terra era trattato con estrema sacralità. Si va quindi dalle provviste dei prodotti spontanei, trovati in natura come funghi, lumache, erbe e frutti di bosco in genere e quelle coltivate; non manca nulle nelle dispense:
Le castagne nella sabbia per mantenerle fresche, grappoli d’uva appesi, fichi d’india, fichi secchi, serti di aglio e cipolle, peperoni, patate, olive e ortaggi in salamoia e la provvista di carne e grasso animale ottenuta dalla macellazione del maiale.
In tempi di carestia, causati dall’uomo o dalla natura, le castagne, i funghi, le patate, i fagioli, il granturco, il grano, i pomodori e le erbe selvatiche contribuiscono al superamento di tempi bui come la guerra, il dopoguerra, la calura eccessiva, la siccità o le alluvioni.

L’uomo, sfruttando appieno il suo spirito di sopravvivenza, riesce a rendere gustosi e piacevoli tutti i doni che la provvidenza offre, animali e vegetali; persino i molluschi, opportunamente cucinati, si trasformano in manicaretti deliziosi.

A Berlino, Loiero e Wenders parlano d’integrazione solidale, profughi e accoglienza in Calabria

"Riace, W. Wenders con Mimmo Lucano"


A Berlino, Loiero e Wenders parlano d’integrazione solidale dei profughi in Calabria.

Il “modello Calabria” per l’accoglienza e contro l’intolleranza, esposto dal Presidente Agazio Loiero, trova attenzione al “X Summit dei Nobel per la Pace” sul tema “Abbattere i muri per costruire un mondo senza violenza” (con quattro declinazioni, disarmo, discriminazioni, povertà e omertà) che si è aperto a Berlino al “Municipio Rosso”, più noto come “Rotes Rathaus” il 9 novembre 2009 in occasione dei festeggiamenti per la ricorrenza dell’abbattimento del muro di Berlino.

mercoledì 20 marzo 2013

quando l'arte accompagna i sogni per mano

Da tempo mi ero ripromesso di appendere, piuttosto che tenere conservati e occultati alla vista, alcune tele degli anni giovanili.
Stamane l'ho fatto.

pino pingitore, acrilico 50x40, 1973
Quanta tenerezza nel ripercorrere gli anni della passione. Erano anni in cui si pensava di poter rivoluzionare la società denunciandone i mali e proponendo i correttivi attraverso la forza della creazione artistica.

L'arte avrebbe dovuto, nel nostro immaginario, fungere da elemento catartico.
Romanticherie, direbbe qualcuno. E in parte lo sono. Ma proprio quando sembra che tutto sia finito e che non c'è posto e spazio per i sognatori, ecco che, proprio in quel preciso momento, accade l'imprevisto! Il mondo grida a gran voce di avere bisogno di sogni.


mario iannino, olio 40x50, 1979
Ed è datata 1973 la tela dipinta con colori acrilici da Pino Pingitore, del quale ho già scritto in occasione dei suoi ultimi lavori esposti a Catanzaro e Lamezia.

È una tela che misura 50 centimetri per 40 con chiari riferimenti allo stile della optical art e che risente della figurazione evocativa cara alla beat generation attenta alle esigenze dell'essere umano e all'ambiente paesistico.

Di diverso approccio tematico e stilistico il mio lavoro, del 1979, recuperato per l'occasione. Una tela dalle dimensioni 40x50 cm dipinta con colori a olio. Nella quale prendono corpo metafore mai superate e che anzi si ripropongono urgentemente fino a diventare ostacoli, a volte, insormontabili per alcuni.

Temi che, tra la fine degli anni settanta e buona parte degli anni ottanta, elaborai prendendo in prestito la figura del clown, personaggio circense poetico per antonomasia che pur se oberato da problemi personali scende in pista e fa ridere la platea.

martedì 12 marzo 2013

Opere di Angelo Di Lieto in mostra nella TeodorArtGallery, Catanzaro Lido

l'artista Angelo Di Lieto in galleria

Struttura allo Specchio e concezione estetica. nell'arte di Angelo Di Lieto. 
dal 9 marzo new gallery TeodorArte, Catanzaro Lido.

L'evento artistico, sia esso quadro, opera plastica, performance, assemblaggio figurativo retrospettivo o contemporaneo, nel suo insieme atto a rappresentare il tutto, per Angelo Di Lieto, in mostra nella galleria d'arte moderna e contemporanea “TeodorArteGallery” in Catanzaro Lido, non è un'azione circoscritta imputabile a un determinato momento storico ma il risultato appena raggiunto e dal quale ripartire per rivisitare la storia dell'arte in ogni suo aspetto.
In estrema sintesi, l'operazione, scaturita dal fare critico dell'artista, è un pretesto per analizzare il tempo e dialogare attraverso i saperi acquisiti con la cultura dei popoli di arte, artigianalità e di ermeneutica.
Angelo Di Lieto è artista, scrittore, storico e critico d'arte.

Presente e passato sono tangibili nelle opere di Angelo Di Lieto. Il lavorìo, la ricerca continua del passato attraverso materiale cartaceo e non, porta la sua e la nostra mente a passeggiare nella storia tra botteghe e mestieri, condensa in un unicum contemporaneo, accompagna per mano e narra con voce suadente delle glorie e delle sconfitte dell'uomo.

Assemblaggi. Icone sacre, Madonne, Madonne con Bambino fanno proseliti, oggi come secoli addietro. Personaggi sacri e profani raffigurati con eloquenza, alcuni nel chiaro ruolo di strumento evangelizzante, studiate e contestualizzate appositamente per luoghi sacri; tavole che hanno reso grande la storia e enfatizzato la spiritualità a discapito della materia affiancate da tavole totemiche tra qualche reperto greco bizantino vivacizzano le pareti della galleria.

L'impatto visivo è forte. Dinamico! Le tavole appese sulle rosse pareti comunicano forti, nuovi significati linguistici imposti dal gioco creativo condotto da Angelo Di Lieto.

venerdì 12 ottobre 2012

segreti, 1990

polimaterico, 1990, segreti
“segreti” c'è scritto sul dipinto datato 1990.
Il polimaterico su masonite mantiene intatta la carica espressiva. Coinvolge e intriga non solo per i segni che ho graffiato sul supporto 22 anni fa, resi ancor più potenti dal movimento delle cromie e dagli intarsi polimaterici.
Il quadro è potente! Nasconde e evidenzia giochi di potere inquietanti che non passano mai di moda ma si perpetuano coi, e, nei flussi storici, simili a maree e temporali.
Non ricordo avvenimenti precisi ma di certo, gli anni novanta furono teatro di cambiamenti epocali.
la Comunità Economica Europea diventa, nel 1995, Unione Europea. Ma i dati salienti dell'anno in questione, il 1990, sono: l'istituzione della Banca Europea per la Ricostruzione e lo sviluppo col compito di favorire la transizione dei paesi dell’Europa Orientale e dell’ex URSS verso economie aperte e di mercato. I suoi interventi, finanziati dal capitale sottoscritto dagli Stati membri, mirano a promuovere l’iniziativa privata e a fornire assistenza tecnica e sostegno finanziario per realizzare l’eliminazione dei monopoli, il decentramento e i processi di privatizzazione.
La Nazionale tedesca vince il mondiale di calcio in Italia, conquistando il terzo titolo.
    Nelson Mandela è eletto vice presidente dell'African National Congress.
    Scoppia la Guerra del Golfo (1990-1991) e le truppe irachene guidate da Saddam Hussein invadono il Kuwait.
Mentre il Premio Nobel per la pace è assegnato a Michail Gorbačëv.
22 anni sono trascorsi! E i segreti, gli imbrogli, le guerre per la supremazie, il potere, non sono scemate.

lunedì 27 agosto 2012

Calabria, per Corsera sinonimo di negatività ambientale

La prima reazione, e non credo solo mia, all'articolo apparso oggi sul Corriere della Sera a firma Ernesto Galli Della Loggia sui “mali della Calabria” vissuti in prima persona dal giornalista, è stata d'insofferenza, seguita da una naturale considerazione, tipo: “ma dove è andato a soggiornare? In qualche bidonville del terzo mondo?”, nel punto in cui dice che “i centri urbani, di un'essenzialità scabra in mirabile consonanza con l'ambiente, sebbene qua e là impreziositi da autentici gioielli storico-artistici, sono oggi stravolti da una crescita cancerosa: chiusi entro mura di lamiere d'auto, per metà non finiti, luridi di polvere, di rifiuti abbandonati, di un arredo urbano in disfacimento.”
Per evitare campanilismi, ho lasciato passare l'intera giornata prima di rispondere alle lagnanze del noto giornalista. E mentre il tempo scorre ricordo di aver visto anch'io nell'entroterra i paesi fantasma dalle periferie, forse prive di un piano regolatore, con le case incomplete e le strade sterrate. Paesi che si popolano solo d'estate per la festa del Santo Patrono, occasione calendarizzata dagli emigrati per far ritorno alle origini e spendere i pochi risparmi col compare muratore per alzare un muro, completare l'impianto idrico o elettrico nella casa in perenne costruzione dove passare i giorni della vecchiaia.
Ovvio che la vista di un nordico come E. Galli della Loggia è disturbata da uno scenario simile!

martedì 31 luglio 2012

Calabria natura e sovranatura


La natura non è stata per niente avara con la Calabria ma con buona parte dei calabresi sì!

Tant'è che, poi, l'uomo mette le mani sulla natura e la manipola a suo piacimento, la violenta per perseguire un suo personalissimo concetto di bello o pratico a discapito di paesaggi e beni architettonici vista la sovversione che genera nella storia e nei luoghi contaminati dalla sua barbara azione.
È come se la natura avesse adottato una sorta di compensazione naturale nei nostri confronti.

Anche se splende quasi sempre il sole sulla terra e sul mare di Calabria non sempre illumina tutto e tutti.
Le zone d'ombra continuano a rimanere tali anche quando sono evidenziate spassionatamente da persone comuni, semplici testimoni non illuminati da natura divina, ma, in quanto osservatori disincantati del fare dell'uomo, sia esso cittadino comune o dirigente che si avvicenda al timone del governo del territorio e, di conseguenza, delle menti.

Sembra che un sortilegio antico condizioni le scelte importanti e soggioghi i capitani calabresi. Come spiegare altrimenti la nutrita squadra di politici, calabresi e no, eletta in regione che si è spesa solo in minima parte per emancipare la Calabria dal giogo dell'ignoranza e del sottosviluppo economico e culturale?
Gasparri, Sgarbi, questi alcuni nomi stranieri noti che hanno pescato e continuano a farlo nell'elettorato calabrese; la lista sarebbe molto lunga, meglio soprassedere e limitare i ricordi e i danni a queste due personalità che continuano a farsi vedere e sentire in prossimità delle elezioni.

Sgarbi no! Lui è una presenza costante vista l'amicizia con alcuni dirigenti locali e nazionali. Tra questi, Mario Caligiuri, al quale il presidente Scopelliti ha affidato la gestione di un importante assessorato regionale quale quello della Cultura.

Caligiuri è un “assessore tecnico”. Niente da eccepire nei suoi confronti. Ha persino istituito, quando era sindaco di Soveria Mannelli, l'assessorato all'”Ovvio” con delega al fine intellettuale Giordano Bruno Guerri e fece anche registrare da Chiambretti un singolare gingol per la segreteria telefonica comunale che recitava grossomodo così: risponde la segreteria del comune... se avete lamentele rivolgetevi ad altro comune, noi facciamo le cose per bene. Noi non sbagliamo mai!

Sgarbi, beh, Sgarbi ormai lo conosciamo bene. Lui ama sbraitare. Accusare. Offendere chi la pensa diversamente da lui. E lo ha ribadito alla bit di Milano nello stand dedicato alla Calabria. Lì si è esibito in uno dei suoi show. Se l'è presa con Loiero ed ha osannato Scopelliti. Ha accusato il primo di trasformismo, come dargli torto?, ma non ha ricordato le cose buone che lui ha fatto quando era alla guida della regione Calabria; una tra tante, il valente corto di Wim Wenders, dal titolo “il volo” che racconta una breve storia d'immigrazione e accoglienza, spot validissimo per quanto concerne l'immagine della Calabria sociale.

Ecco, forse avrebbe fatto meglio, Sgarbi, a ricordare le cose buone e sbagliate di tutti i governatori. Non essere di parte, ma valutare con equanimità la storia recente, i fatti, i problemi che ancora opprimono la Calabria, suggerendo magari soluzioni.
Questo mi sarei aspettato da un uomo di cultura.

sabato 14 gennaio 2012

il parco incantato, video favola

“Mamma andiamo a vedere le colombe con le ali grandi? Sì amore ma non sono colombe sono aquile”. Risponde premurosa la giovane al piccolo.
È una bella giornata di sole ed è senz'altro piacevole lasciarsi accarezzare dall'aria fresca che giunge dai monti della Sila mentre si pratica footing o si passeggia nel parco della biodiversità mediterranea di Catanzaro. Tra gli ospiti non mancano i bambini d'età prescolare che leggono e rapportano il visibile col loro personalissimo vissuto, ed è simpaticamente piacevole sentire frasi rimodulate in base alla fantasia e alla creatività dell'innocenza.
C'è chi vuole rivedere gli uomini che nascono dall'erba o l'uomo in cielo che misura l'aria e le nuvole, chi vuole entrare nel castello per incontrare le fate; la Madonnina col Bimbo; la ballerina che gioca a palla, i cigni, i pavoni... Darth Vader il capo malefico di guerre stellari decapitato; il guerriero romano che rompe le catene della schiavitù e vince sui nemici...
Pensieri resi concreti dalla creatività soggettivamente unica di grandi e piccini stanno lì in compagnia di miti e leggende, in attesa di nuovi compagni d'avventure.


LA VIDEO FAVOLA DEL PARCO INCANTATO
© di mario iannino 

ps. alcuni luoghi suscitano delle sensazioni immediate e il parco della biodiversità mediterranea con le sue innumerevoli varietà naturali e le inserzioni di alcune opere di noti esponenti dell'arte contemporanea suscita atmosfere da favola degne di essere documentate.



lunedì 5 dicembre 2011

il museo immaginato di Philippe Daverio

aore12blog
I soldi evaporano ma il capitale umano resta! Così anticipa la presentazione del suo ultimo libro Philippe Daverio. Un testo costruito attorno ad una raccolta di opere d'arte di ogni tempo e luogo inserite in una costruzione immaginaria che, a differenza dei musei fisici, è il massimo dell'immaginato da chi ama l'arte. Seguendo il percorso atemporale tracciato da Daverio si passa dalla biblioteca/pensatoio con la sedia per il padrone di casa comodissima e quelle per gli ospiti scomodissime, il reparto cucina, le camere da letto e il salone tutte arredate con mobili affini alla personalità del critico e quadri privi di cronologia temporale, quindi quadri del 600 affianco a quelli dell'ottocento. In sintesi s'incontra tutta l'arte e la creatività che ha fatto progredire l'uomo nelle varie epoche.
Leggendo tra le righe s'intuisce quale sarà il taglio del suo prossimo format televisivo, che non sarà più “Passapartout” perché costava molto alla RAI ma “il capitale”. Titolo che si rifà al noto saggio di Karl Marx ma con sfumature totalmente diversi. Daverio indaga il vissuto umano, perché il vero capitale è l'intelligenza la storia che abbiamo alle spalle, quindi, le motivazioni che spingono a reagire e creare la differenza tra positività e negazione e ce li offre in chiave ironica, com'è nel suo stile, dissacratoriamente propositivo.

mercoledì 17 agosto 2011

minicrociera sullo jonio da Squillace a Pietragrande

Una giornata al mare sulla costa dei Saraceni. Da Squillace a Pietragrande.
aore12blog

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Il gommone è a riva. Davide, l’esperta guida che accompagna gli escursionisti e impartisce loro lezioni di vela sci nautico windserf e kitesurfing, indica i posti da occupare e le posizioni da assumere per salire o scendere. Ultimato il carico di villeggianti, lentamente il motore si avvia e porta il gommone fuori dal canale nautico segnalato dal cordone di galleggianti davanti alla spiaggia del porto rhoca beach villaggio club e centro congressi in Squillace.

Il mare è una tavola immobile e trasparente. I fondali non hanno segreti e man mano che ci avviciniamo alla scogliera, i cambiamenti cromatici ne rilevano la bellezza della costa apprezzabile solo via mare. Simile a un’enorme lente d’ingrandimento, l’acqua cristallina enfatizza i fondali animati dal tremolio leggero del moto ondoso prima di essere rotto dall’invadente anfibio gommato. Ma qui, la bellezza incanta i luoghi e le anime e trasforma tutto in poesia. Anche l’increspatura che si dirama a coda di rondine dietro le barche assume connotati poetici che riportano alla mente sensazioni oniriche. Sogni mai conclusi del tutto. Sogni che continuano nella realtà per quanti lo vogliono e sanno vedere oltre la corazza della corporeità.


 Il fondo sabbioso cede e accoglie nuovi spazi: scogli sommersi che a volte degradano improvvisi sviluppando fantasie e giochi nelle menti creative. Alcuni vedono fantasmi, denti di draghi, profili pietrificati dal capriccio di qualche divinità sulle cui pareti dimorano ricci e mitili che per proteggersi dai predatori umani si appiattiscono maggiormente alla superficie rocciosa. Qualcuno fa pesca subacquea, un ragazzino tende la canna da pesca appena comprata.

domenica 14 agosto 2011

paesi in vendita come le anime

© riproduzione vietata

Pensieri e Paesi in vetrina per essere ripopolati.

Da qualche decennio il miraggio industriale che ha spogliato i paesi degli abitanti ha raggiunto il suo apice.
La crisi economica investe la società. I prodotti industriali, trasformati in rifiuti, cambiano la geografia dei luoghi: colline maleodoranti inquinano le campagne. Le fabbriche chiudono. Operai e impiegati perdono il lavoro e con esso la dignità di cittadini operosi. I paesi dell’entroterra vivono declini inarrestabili.

L’agricoltura, la pastorizia e i piccoli artigiani soccombono lentamente alle nuove tecnologie e al miraggio consumistico delle grandi città. L’Italia, da nord a sud, indistintamente, è coinvolta dalla mutazione sociale.
Una mutazione priva di programmi strutturali che adegua le esigenze immediate dell’economia agli anni di plastica, alla filosofia dell’usa e getta. Monta, così, la diseducazione sociale e infetta anche i campi della cultura.

Le provocazioni intellettuali e le operazioni artistiche, viste come nuovi fonti di guadagno diventano beni rifugio e a nulla valgono le proposte alte se non supportate da grandi sponsor commerciali. Ma i circuiti dell’arte mirano a immettere sul mercato un’arte misera che solletica e invoglia il già conosciuto.
In questo clima nasce e si diffonde la grottesca farsa dell’arte popolare. La stessa che ha ripresentato in tutte le salse i multipli serigrafici di grandi nomi, la figurazione sdolcinata e le operazioni minimaliste. Insomma anche il campo dell’arte ritenuto sacro da alcuni è stato contaminato e dissacrato dallo sterco del diavolo: il denaro che tutto governa sulla terra!

Il denaro assicurato dal lavoro in fabbrica provoca, nel suo piccolo, il depauperamento della cultura contadina con relativo abbandono dei piccoli centri rurali e l’assalto ai sobborghi delle metropoli ormai sotto i riflettori del miraggio industriale.
Nello stesso tempo la pseudo arte contestualizzata dagli imbonitori prezzolati o asserviti e quello mentale, se mai ci fosse stato un accenno di reattività al volgare modello di essere nella società, decreta la morte del pensiero autonomo. Quel pensiero che, sviluppato in completa autonomia induce a preoccuparsi dell’altro, del diverso e benché privo di stimoli materiali riesce a muovere il mondo e fa sentire vivi quanti lo praticano quando il sorriso sui volti dei deboli e degli oppressi rischiara e cancella i morsi della sofferenza. Un sorriso corrisposto, che nasce dall’essere lì, in quel preciso momento, in quei luoghi e paesi sconosciuti, dove uomini, armati solo di beni di prima necessità, pronti alla fatica, sorretti dall’amore e in contrapposizione al modello imperante nei paesi indottrinati dalle logiche di potere laddove tutto ha un prezzo prestano la loro opera disinteressatamente. Non militari armati mascherati da truppe di pace che pagano il tributo di sangue e lasciano vedove e orfani e una decorazione al valore. Non contratti di compravendite per la ricostruzione.

Ecco, noi non vogliamo essere paesi in vendita! Paesi urbanizzati, desertificati dall’indolenza o dall’avidità.
Paesi abitati dai fantasmi del presente… lussuria, potere. Ma…
Paesi in vetrina, notturni, solari, la cui bellezza, palesata e sorretta dal linguaggio poetico della visione, diventa faro per la rinascita di una nuova umanità.

domenica 7 agosto 2011

Santa Maria della Roccella, fonti storiche


In merito alle tante dissertazioni sui resti di Santa Maria della Roccella, le tesi, per assumere credibilità devono essere suffragate da notizie certe.

Sulla base dei pochi documenti rintracciati, è comunque possibile sviluppare una ricostruzione esplicativa.

Il più antico documento che menziona l’impianto sacro risale al 1094; si tratta di un privilegio del 22 giugno col quale il conte Ruggero concede alcuni beni fondiari all'abate del monastero Hieronimo “Beatae Mariae de Rokella apud Palaepolim”.  E, l’esistenza di resti archeologici nelle vicinanze del tempio rendono verosimili i luoghi citati con l’area romana di Scolacium.
©archivio M.Iannino
In un documento successivo, datato 1096, Ruggero nomina vescovo Giovanni di Niceforo, che cita tra i beni destinati alla diocesi una “abatia Sanctae Mariae de Roccella" e avvalora quello precedente.
Solo nell’atto notarile del 17 febbraio 1469 si apprende che l’edificio è privo di copertura.
Precedentemente, la copertura dell’edificio, in riferimento a quelle costantinopolitane del X secolo, era costituita sui cori da volte a botte terminanti nei semicatini absidali; da volte a crociera senza nervature sul presbitero e sul transetto, mentre sulla navata, un tetto ligneo a vista.

In un’incisione di Chatelet che correda il Voyage pittoresque di Saint-Non vi è la testimonianza visiva dell’insieme della chiesa prima del crollo a seguito del terremoto del 1783.
Nel 1867 l’edificio passa allo Stato; nel 1869 ai privati e oggi è dichiarato monumento storico nel Parco Nazionale Archeologico dello Stato.

Un restauro brutale, a cura di Abatino e Galli, consolidò con muratura gli incassi angolari dei piloni inglobando le colonne marmoree, in corrispondenza dell’arco di accesso all'ultima campata del coro, visibili in una fotografia pubblicata da Bottari. Inoltre, sempre gli architetti in questione crearono in facciata un’apertura ellittica che non esisteva prima del restauro; i tecnici intervennero anche sul basamento absidale, il portale settentrionale e ripresero in più punti la muratura delle cortine.



venerdì 5 agosto 2011

kiteserfing nel golfo sulle tracce di Ulisse

Kiteserfing nel golfo sulle tracce di Ulisse.
La punta di Stalettì è una scogliera affascinante ricca di storie e leggende. Alcune di queste narrano di amori, altre di monachesimo e misticismo, luogo di preghiera e lavoro amanuense, quindi trascrizioni e traduzione di testi antichi ad opera dei seguaci di Cassiodoro, il quale, ritiratosi dalla vita politica che lo vide impegnato nella difficilissima trattativa tra la cultura romana che aveva governato le terre bruzie ormai sottomessa ai goti vincitori con Teodorico e dominatori del nuovo impero e del popolo calabrese intorno al 580.
Ancora oggi si possono ammirare le grotte scavate nel costone roccioso dai monaci e usate per i ritiri spirituali; le vasche, progettate da Cassiodoro per i primi allevamenti di acquacultura marina; la grotta paleolitica di S. Gregorio, nome mutuato dal santo patrono di Stalettì.

Le vasche di Cassiodoro sono la dimostrazione concreta dell'ingegno umano, oggi diremmo, ecocompatibile perché usa le forze della natura per trarre sostentamento in maniera indolore; difatti, i pesci trasportati dall'alta marea  intrappolati tra gli scogli appena modificati dalla mano dell'uomo, servivano non solo per sfamare i monaci del monastero Vivariensis ma anche per studi e ricerche ittiche così da miglirare la qualità della vita.

La scogliera di Stalettì è situata nel bel mezzo golfo di Squillace tra Isola Capo Rizzuto e Punta Stilo.
La leggenda vuole che qui Ulisse naufraga rovinosamente a causa degli scogli semisommmersi e trascinato dalle correnti approda con le navi semidistrutte sulla spiaggia dell'odierna Roccelletta. A pochi metri dalla spiaggia, Ulisse, con i resti delle navi costruisce le prime baracche dove si rifuggia insieme ai suoi uomini. Ben presto le baracche sono soppiantate dagli edifici e danno corpo alla prima Skilletion, poi Scolacium. Nel parco archeologico di Roccelletta di Borgia sono visibili: il foro romano, l'anfiteatro, il teatro di epoca romana ed i resti della basilica bizantina di Santa Maria della Roccella.

Insomma, in pochi kmquadrati la storia di più civiltà apre i suoi tesori al turista contemporaneo.

Per visitare i luoghi descritti brevemente come promemoria per i lettori, lo staff “Porto Rhoca” mette a disposizione professionalità d'eccellenza, ragazzi sempre pronti ad assistere gli ospiti del villaggio residence situato nel comune di Squillace a pochissima distanza dai luoghi citati.
Oltre alle escursioni culturali sono consigliate quelle in windsurf, kiteserf, wakeboard, sci nautico, barca a vela per sostare tra gli scogli e dedicarsi al relax della pesca amatoriale con canna o subacquea.
Gli assistenti del “porto rhoca beach” porteranno quanti interessati a seguire da vicino le tracce di Ulisse tra le calle e gli scogli che ne hanno decretato il soggiorno, passando per le vasche di Copanello dal sapore storico cassiodoreo.

©arch.M.Iannino
© by mario iannino, riproduzione vietata.

domenica 17 luglio 2011

intersezioni 6 e le dissacrazioni della memoria

Parco Scolacium, effimere contaminazioni postmoderne dissacrano i luoghi della memoria.

L'interesse privato opprime e annulla quello pubblico. Lo si evince dalla vita vissuta nella quotidianità; dalle scelte operate per la comunità ma che di fatto mettono in primo piano interessi di quartiere e personali.

Le organizzazioni no profit, culturali, sociali, politiche, fioriscono di giorno in giorno.
Ognuna lotta per tutelare il consumatore finale, i soggetti svantaggiati, i luoghi della memoria, quindi, la storia e le origini del fare creativo. Una vera guerra! Che vede coinvolti cittadini più o meno coscienti, fiduciosi, comunque, in ciò che dicono i leader dei movimenti d'appartenenza più qualificati e presenti nei mass media. Inutile ricordare l'effetto convincente che ha il buon oratore sulle masse; corre l'obbligo, però, rammentare il peccato d'omissione perpetrato dai colti oratori specie nei campi dei linguaggi ostici ai più prima di accennare brevemente a quello che sembra essere un evento indolore:

Nel parco archeologico della Roccelletta di Borgia, a due passi da Catanzaro, da anni si susseguono operazioni che lasciano non poche perplessità.

Sconcerti e dubbi che nascono dalla considerazione spontanea dei visitatori allorché si trovano dinnanzi a una commistione storicamente rabberciata tra il sacro e il profano, tra il manufatto antico, classico e contemporaneo, ma forse è meglio dire tra due differenti sacralità che hanno tempi e concezioni intellettuali differenti.

La sacralità del luogo storico non ancora portato alla luce del tutto è contagiata, anzi oppressa dalla conflittualità linguistica contemporanea di valenti artisti che non propongono ma impongono, pilotati dai curatori, i rispettivi giganteschi giochi creativi.

Le ciclopiche misure annichiliscono le anime pulsanti dei siti archeologici e sembrano volere sottomettere quella che fu l'origine della cultura e le conseguenziali fasi della crescita sociale che pone le origini nella civiltà bretta, greca, romanica, bizantina.

In simili circostanze, deturpamento a parte, non c'è confronto dialettico, c'è solo indignazione per la profanazione.
Per intenderci: proviamo a pensare la stessa operazione in luoghi come il Colosseo, gli scavi di Pompei o tra i templi di Agrigento dove ogni pietra narra una storia interrotta materialmente dalle intromissioni barbariche caricate d'inutili quanto dannosi concettualismi elaborati ad hoc.  

martedì 12 luglio 2011

dolorose penetrazioni nel parco archeologico

Mauro Staccioli ha un curriculum di tutto rispetto. Basta navigare e aprire il suo sito per avere contezza della sua attività. Nasce nel 1937 a Volterra e si diploma all’Istituto d’Arte nel 1954. Nel 1960 si trasferisce in Sardegna e insegna nella provincia di Cagliari; qui fonda, insieme a giovani artisti e intellettuali sardi, il Gruppo di Iniziativa. Tre anni dopo si trasferisce prima a Lodi e successivamente a Milano dove assumerà l’incarico di direttore del Liceo Artistico di Brera nel 1974/75 e 1978/79 e successivamente del Liceo Artistico Statale di Lovere (BG). Gli inizi della sua attività artistica sono saldamente intrecciati all’esperienza didattica e a quella di intellettuale e politico militante.
Nel 1972 matura l’idea di organizzare una serie di “sculture-intervento” nella sua città natale, Volterra. Sempre dal suo sito apprendiamo che: Staccioli ricerca e genera una “scultura-segno” che nasce dall’attenta osservazione di uno spazio  fisico specifico. L'osservatore si pone davanti ai luoghi come il neofita che intende scoprire nuove frontiere sacrali. Osserva in religioso silenzio sottolineandone le caratteristiche alterandone la consueta percezione così da suscitare domande e  invogliare se stesso e gli altri a trovare possibili risposte. 
Dalla mostra del 1972 prende corpo la manifestazione Volterra ’73 curata da Enrico Crispolti e sancisce l’inizio di un nuovo modo di intendere la scultura che trova completa espressione nella mostra Lettura di un ambiente - realizzata a Vigevano nel 1977 - e, nel titolo stesso, ne formula il principio.

Dopo una serie di mostre, organizzate in gallerie e spazi milanesi (Studio Sant’Andrea, Studio Marconi, Galleria Bocchi) arriva l’invito alle Biennali di Venezia del 1976 e del 1978, anno in cui realizza il Muro, una parete di cemento di 8 metri che ostruisce la visuale del viale d’accesso al Padiglione Italia ponendosi quale segno critico e provocatorio. 
L’artista sviluppa un linguaggio immediato, caratterizzato da una geometria essenziale e dall'uso di materiali semplici come il cemento e il ferro.
Non male come percorso artistico sviluppato e collocato in luoghi consoni.

Quello che lascia un po' perplessi è il metodo con il quale sono state fissate le gigantesche
aore12
composizioni in ferro e cemento in un luogo che porta addosso i segni delle intemperie e degli anni. Tanto per capirci: le mura, anzi quel che resta della basilica di Santa Maria, presentano lesioni trasversali importanti; ciononostante un enorme trave triangolare penetra l'ovale della finestra e va a posarsi nel bel mezzo della cattedrale. 
Osceno!, quasi quanto la violenza usata sugli indifesi. Struttura che diventa Fallo profanatore nella sua staticità pavida piuttosto che ago di meridiana posto a misurare il tempo che scorre. 

Ovviamente, la sola colpa dell'artista (se proprio dobbiamo appioppargliene una) consiste nell'avere installato le sue creazioni in siti che necessitano di cure particolari per essere preservate dalle intemperie e dall'incuria dei vandali.

Per il resto invito quanti amano la storia dei popoli e le loro origini di recarsi nel parco archeologico Scolacium, in Roccelletta di Borgia, per avere contezza della valenza artistica di Staccioli e l'insipienza di quanti hanno pensato e organizzato gli eventi etichettati “Intersezioni”.
Questa è la sesta edizione di “Intersezioni”; che tradotta in soldoni significa una fiumara di denaro pubblico erogato per il territorio ma che, purtroppo, vista la scarsa affluenza e l'esiguo giro di soldi per l'economia locale sembra essere stato speso invano. Solitamente, dopo il primo flop, la gente normale tituba un po' prima di fare il secondo, ma qui siamo ormai al numero 6.
A quale numero intersecante dobbiamo arrivare per non vedere oltraggiato fino all'inverosimile un sito archeologico con radici magnogreche, bizantine, romane, che necessita di interventi seri e mirati come scavi e consolidamenti per poter continuare a testimoniare le origini della cultura

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