martedì 31 luglio 2012

Calabria natura e sovranatura


La natura non è stata per niente avara con la Calabria ma con buona parte dei calabresi sì!

Tant'è che, poi, l'uomo mette le mani sulla natura e la manipola a suo piacimento, la violenta per perseguire un suo personalissimo concetto di bello o pratico a discapito di paesaggi e beni architettonici vista la sovversione che genera nella storia e nei luoghi contaminati dalla sua barbara azione.
È come se la natura avesse adottato una sorta di compensazione naturale nei nostri confronti.

Anche se splende quasi sempre il sole sulla terra e sul mare di Calabria non sempre illumina tutto e tutti.
Le zone d'ombra continuano a rimanere tali anche quando sono evidenziate spassionatamente da persone comuni, semplici testimoni non illuminati da natura divina, ma, in quanto osservatori disincantati del fare dell'uomo, sia esso cittadino comune o dirigente che si avvicenda al timone del governo del territorio e, di conseguenza, delle menti.

Sembra che un sortilegio antico condizioni le scelte importanti e soggioghi i capitani calabresi. Come spiegare altrimenti la nutrita squadra di politici, calabresi e no, eletta in regione che si è spesa solo in minima parte per emancipare la Calabria dal giogo dell'ignoranza e del sottosviluppo economico e culturale?
Gasparri, Sgarbi, questi alcuni nomi stranieri noti che hanno pescato e continuano a farlo nell'elettorato calabrese; la lista sarebbe molto lunga, meglio soprassedere e limitare i ricordi e i danni a queste due personalità che continuano a farsi vedere e sentire in prossimità delle elezioni.

Sgarbi no! Lui è una presenza costante vista l'amicizia con alcuni dirigenti locali e nazionali. Tra questi, Mario Caligiuri, al quale il presidente Scopelliti ha affidato la gestione di un importante assessorato regionale quale quello della Cultura.

Caligiuri è un “assessore tecnico”. Niente da eccepire nei suoi confronti. Ha persino istituito, quando era sindaco di Soveria Mannelli, l'assessorato all'”Ovvio” con delega al fine intellettuale Giordano Bruno Guerri e fece anche registrare da Chiambretti un singolare gingol per la segreteria telefonica comunale che recitava grossomodo così: risponde la segreteria del comune... se avete lamentele rivolgetevi ad altro comune, noi facciamo le cose per bene. Noi non sbagliamo mai!

Sgarbi, beh, Sgarbi ormai lo conosciamo bene. Lui ama sbraitare. Accusare. Offendere chi la pensa diversamente da lui. E lo ha ribadito alla bit di Milano nello stand dedicato alla Calabria. Lì si è esibito in uno dei suoi show. Se l'è presa con Loiero ed ha osannato Scopelliti. Ha accusato il primo di trasformismo, come dargli torto?, ma non ha ricordato le cose buone che lui ha fatto quando era alla guida della regione Calabria; una tra tante, il valente corto di Wim Wenders, dal titolo “il volo” che racconta una breve storia d'immigrazione e accoglienza, spot validissimo per quanto concerne l'immagine della Calabria sociale.

Ecco, forse avrebbe fatto meglio, Sgarbi, a ricordare le cose buone e sbagliate di tutti i governatori. Non essere di parte, ma valutare con equanimità la storia recente, i fatti, i problemi che ancora opprimono la Calabria, suggerendo magari soluzioni.
Questo mi sarei aspettato da un uomo di cultura.

domenica 29 luglio 2012

ARTE PER AMORE

C'è chi sa pescare bene nel sottobosco della cultura.

1990, t.m., dalla collezione dedicata alla Calabria:
santuario di Santa Maria delle Armi,
cerchiara di calabria, cosenza
Critici d'arte, galleristi, mercanti e collezionisti adescano quanti sono resi euforici dai risultati ottenuti in qualche fiera di paese, corroborati dagli attestati estemporanei e dalle strette di mano dell'intellettuale di turno, convinti, perciò, delle loro potenzialità artistiche, pensano di sfondare nel campo dell'arte sostenuti dalle recensioni e dalle amicizie del critico; diventare famosi e guadagnare tanti soldi, che non guastano mai! Gente che invade giornali, televisioni e anche il web gongolando.

Ogni istante nasce un nuovo sito con relativo profilo dello staff sui maggiori social forum. Dottori della visone pacchiana che non fanno niente gratis. Ogni rigo o attimo del loro prezioso tempo deve, essere ben pagato. Ma basta spulciare le pagine per rendersi conto della pochezza culturale dei giganti di sabbia posti in vetrina

Il mio personale invito a quanti amano dipingere, scolpire, fotografare, scrivere, è di non lasciarsi tentare dai nani e saltimbanchi che di volta in volta appaiono sui mass media con inviti accattivanti.

Continuate, piuttosto a dipingere, giocare creativamente con la materia, il colore, le forme, per il gusto di fare qualcosa di piacevole che soddisfi voi stessi. Confrontate i vostri lavori con chi ama il gioco creativo spinto dalla curiosità e per sondare nuovi linguaggi, attraverso i quali, perché no!, migliorare ed eventualmente, confrontarsi con una platea più vasta.

Abbiate chiara l'idea che il mecenate illuminato non esiste! E neanche il colpo di culo. Esiste solo l'affare! E le lobby... perciò fate attenzione alle lusinghe anche sul web, specie agli “amici” che bloccano i commenti dissonanti ma fanno incetta di contatti; sono i peggiori! Perché non hanno il coraggio di esporre con chiarezza il proprio pensiero; le loro azioni sono calibrate con oculatezza, sempre attenti a non “offendere o inimicarsi” i potenti di turno.

I paraculo li ho eliminati dai miei contatti perché convinto che nel campo dell'Arte devono germogliare solo i frutti dell'onestà intellettuale.

Credo fermamente che l'Arte, la Cultura in genere debba essere tutelata da simili fameliche espansioni umane.
Credo nell'arte emancipatrice; nella forza del suo linguaggio e nella libertà.
Per questi motivi metto in guardia dai signori che insozzano la bellezza dei sogni, sfruttano le ingenuità e concedono attenzioni a condizione che vi siano guadagni sicuri per i loro servigi.

sabato 28 luglio 2012

contro il capitalismo per uscire dalla crisi

Ci vuole una buona dose di coraggio e la faccia tosta di Ferrara per esaltare il capitalismo e dire che debba prendere possesso del sud, rivedere i salari non per azzerare il divario tra nord e sud ma per rendere competitivo il lavoro.
Cioè, siamo vittime di una guerra combattuta dai capitalisti contro il resto del mondo. Bombe intelligenti, quelle dell'alta finanza che domina le borse; bombe inquinanti che avvelenano i mercati e uccidono i piccoli risparmiatori, fanno fallire fabbriche e imprese artigiane.

È la guerra del dio denaro!, quella che stiamo subendo. Che affama chi è già povero e senza tutele. Che mortifica il creato perché è inammissibile che la stragrande maggioranza della popolazione viva sotto la soglia di povertà e lavori per salari da fame che non durano neanche per coprire la terza settimana del mese mentre c'è chi scialacqua fior di capitali pubblici.

È ora di guardare con occhi e animo puri alla realtà per scovare ed eliminare le false ideologie, i falsi profeti, le false guide.
È giunto il momento di camminare con le proprie gambe; togliere le deleghe fiduciarie a partiti e agli uomini asserviti che operano nei vari enti anche in quelli definiti per convenienza non profit, fondazioni e quant'altro.
Pretendere equità, solidarietà e diritti alla vita senza eccezione alcuna è un imperativo assoluto che non lascia margini o deroghe a parolai di mestiere.

giovedì 26 luglio 2012

la Calabria propositiva suggerisce

PRESENTE E FUTURO, VARIABILI DIPENDENTI DAL PASSATO.


Il presente è consequenziale alle azioni regresse di ogni singolo individuo e al contributo sociale che esso dà per l'evoluzione storica e culturale dei popoli nell'accezione ampia del termine allorché si parla di “civiltà” e appartenenza; qualità, queste, specifiche di una certa area geografica, e, nel caso in questione, della Calabria!


Bando alla retorica ed escludendo ogni tipo di piaggeria, oggi, i fatti dicono che il cammino degli ultimi decenni, improntato sull'appariscenza esteriore, è stato un percorso culturale fallimentare.

Se fossimo stati lungimiranti o avessimo ascoltato i saggi consigli elargiti gratuitamente da scrittori, poeti e artisti, probabilmente, qualche sbaglio lo avremmo evitato e avremmo consegnato ai giovani una società migliore.

La nostra indolenza, ma, forse, è più corretto chiamarla “servitù” nei confronti delle azioni catastrofiche dei cattivi governanti, ci ha indotto a insabbiare la testa come fanno gli struzzi davanti al pericolo; abbiamo scelto le vie facili del consumismo, delle risate liquide, dell'attimo di popolarità e accettato con fatidico lassismo che il peggio si avverasse. da pavidi fatalisti, abbiamo atteso gli eventi senza una benché minima reazione, una proposta. Abbiamo atteso il guru pompato dai media prezzolati dalle multinazionali che gestiscono il mercato della cultura allo stesso modo col quale i nostri vecchi attendevano inermi il verificarsi degli eventi naturali, quelli ai quali non ci si può sottrarre, ma che oggi una mente aperta può e deve prevenire per mitigare i danni.

E, a proposito di danni, ancora certa classe dirigente non ha voluto capire che se oggi, specie in Calabria, la disperazione tra la gente è grande e non fa vedere vie di sbocco, alla fine, quando non ci sarà più niente da salvare se non la propria vita, in virtù dell'autoconservazione, la suddetta dirigenza pagherà lo scotto maggiore; (o forse lo ha capito benissimo e proprio per questo usa sapientemente tutti i trucchetti del politichese fatti di promesse, ammiccamenti, accordi e pacche sulle spalle, per pilotare i consensi del popolino e mantenerlo sotto il giogo dell'ignoranza così da poter continuare indisturbata a gestire a proprio piacimento le risorse territoriali e il potere sulle persone).

Non si tratta di “populismo” o antipolitica ma di onestà intellettuale nei confronti del bene comune!

È un dato di fatto incontrovertibile che non lascia spazio a scelte non consone al territorio e alla sua gente. Scelte inerenti ad eventi culturali, artistici, musicali, letterari e quant'altro produce ricchezze dall'ingegno che possono essere realizzate da noi calabresi, se non altro per dimostrare le eccellenze nascoste o adombrate dai giochi di potere e, cosa non meno importante, per sfatare le brutte nomee che ci portiamo dietro da tempo, nelle quali la brutta stampa sguazza e crea eroi e antieroi.

mercoledì 25 luglio 2012

Calabria, Roccelletta, dopo Staccioli, Buren

Roccelletta di Borgia: l'imene di Buren sull'ovale della basilica
L'imene dada color sanguigna di Daniel Buren più che rimarginare antiche e recenti ferite subite dalle rovine situate nel parco archeologico della Roccelleta inquieta!
Simile al rito tribale dell'infibulazione, il rossastro imene di plexiglas ingabbiato col ferro; posto lì, sull'ovale della basilica, al posto della spavalda meridiana in ferro che nella edizione dello scorso anno penetrava lo spazio, è uno sberleffo. Un insulto! Non un'azione dada, visto il prezzo.

E se, per alcuni, entrambe le azioni sono attuate per “conservare” una illegittima e infondata autorità sui tempi sacri degli amori terreni, (pare che il rifacimento chirurgico di un imene costi attorno ai 4.000 euro) per le donne di una certa cultura è, ancora adesso, logico sottomettersi al rito della “conservazione intima” tant'è che sono le donne anziane della stessa famiglia a praticare il raschiamento delle labbra vaginali delle fanciulle così da tutelarne l'illibatezza fino al matrimonio.
Usanze barbare! Grideremmo noi occidentali. Pronti a scendere in piazza, gridare, scrivere parole di fuoco contro l'inciviltà a favore della tutela del tempio sacro come facevano un tempo le femministe che gridavano nelle piazze: la f... è mia e la gestisco da me!

E la terra? La storia? La Calabria, perchè non le sentiamo nostre?
Perchè lasciamo ancora che le cose accadano nel silenzio? Per paura o speranza? Paura di chi detiene il potere nella speranza che qualcuno si ricordi di noi indigeni. Noi calabresi testoni! Noi caproni che non capiamo niente. Noi che non sappiamo disinnescare i saperi confezionati da una miriade di falsi artisti poeti eroi. Noi, siamo, all'occorrenza, fiancheggiatori e fiancheggiati.
Ma c'è anche chi non ci sta! Non ci sta per amore verso una terra che non merita dirigenti simili.
Queste semplici motivazioni spingono a scrivere caparbiamente quanto osservo.
E con caparbietà continuo a scrivere contro le azioni incomprensibili di una classe dirigente attenta solo alle clientele, agli amici, ai pacchetti preconfezionati dalle lobby che governano il mercato dell'arte.

Niente di personale contro Daniel Buren che, dopo aver contestato il mercato, si è lasciato fagocitare dal sistema.

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