martedì 2 novembre 2021

La mia valigia di cartone

 (La nascita, le origini, le vite dei singoli non sono eventi fortuiti ma legami invisibili tessuti da  volontà superiori).

Questa terra non è per te!



Non ci vedevamo da almeno venti anni e come accade in simili circostanze abbiamo scambiato le notizie. Quelle più articolate ma con minore interesse per entrambi, ovviamente, limate dai particolari superflui. La sintesi è che Enzo si è trasferito a Torino. Lui e la moglie hanno deciso di seguire i figli all'università e, come accade nella maggior parte dei casi, sono andati a ingrossare le fila dei calabresi migrati al nord. Il loro è stato un esodo dorato. Non hanno riempito le valigie di cartone con i sogni e gli scarponi chiodati ancora sporchi di terra al pari dei nostri che tentarono la fortuna negli anni sessanta o cinquanta.

Enzo e Marilena hanno potuto chiedere il trasferimento ai rispettivi datori di lavoro che, vista l'esuberanza di personale in azienda, hanno ottenuto.

Torino non si presenta come la capitale metalmeccanica che ha dato lavoro e dignità a molti. L'archeologia industriale è storia che si fa corollario di innumerevoli pretesti generazionali che hanno modificato il corso degli eventi parentali.

Tante storie di vite che lì, tra i rumori delle fabbriche e il luccichio delle vetrine, si sono modificate, momenti vissuti da intere famiglie, quotidianità che hanno cambiato i percorsi e diradato se non tagliato i legami con le origini.

Anche se noi meridionali abbiamo fortemente radicato il concetto di appartenenza e non appena sentiamo l'accento di un idioma familiare subito ci associamo e dialoghiamo come se ci conoscessimo da sempre, nelle metropoli sappiamo tenere una certa “signorilità” nei costumi, una certa distanza dal pettegolezzo spicciolo.

Lì c'è puro pragmatismo.

Pur volendo conoscere le origini e le appartenenze, retaggio comune a qualsiasi latitudine e in tutte le lingue, nelle città produttive gli interessi della gente si concentrano principalmente nelle abilità dei singoli. Nelle opportunità di lavoro e produttività che ognuno sviluppa e può sviluppare.

Lì è possibile quella scalata sociale che a volte è negata nella propria terra per ragioni futili. L'invidia è un elemento che in Calabria indossiamo a mo' di armatura: nessuno è più bravo/a, intelligente, saggio/a, bello/a di me. Nessuno merita tranne me!

Ma, a nostra discolpa c'è sempre un ma o un però, abbiamo un cuore enorme. E ...

Togliamo la corazza per brevi attimi davanti a un tramonto, alle necessità dei bambini bisognosi, alle malattie, alle sofferenze degli altri, al diverso ma fino alla curva delle nostre ambizioni.

E tu? Chiede Enzo. Che fai, dipingi ancora?

Certo! È la mia risorsa. Mi tiene attivo mentalmente. L'arte è la mia arma di difesa contro la pochezza di pensiero imperante, immutabile da sud a nord e viceversa.

Sì ma forse in una grande città avresti, forse, potuto …

Sì! forse avrei potuto ma non rincorro glorie. Amo quello che faccio. Amo questa terra con tutte le sue eterne immutate contraddizioni e non m'importa di quello che dice la gentaglia dietro le spalle. Importante è potersi guardare allo specchio con serenità d'animo e non dovere mai abbassare lo sguardo davanti a niente e nessuno. La mia valigia di cartone è zavorrata qui. Piena delle mie umane contraddizioni e delle mie esperienze che, modestamente, metto a disposizione ... Ho scelto di vivere nella terra in cui sono nato. Troppi legami, troppe convinzioni mi impongono di convogliare energie per quanto riguarda il mio lavoro "intellettuale".

Questa è anche Calabria.

La Calabria che abbiamo costruito coi nostri tanti opportunismi e troppi silenzi.

La terra che abbiamo lasciato agli altri, che abbiamo donato, per indolenza? A una ristretta cerchia che non merita tanta bellezza.

lunedì 1 novembre 2021

Pensieri da pensionati

 

Non so se dipenda dal cambio dell’ora oppure dall’età che avanza. Comunque sia è sempre una condizione temporale l’insonnia. Dormire poco è una di quelle situazioni che mai avrei pensato potessi attraversare.  Non che io soffra d’insonnia ma dormo poco. E nei lunghi dormiveglia penso.

Penso al tempo passato e al presente. A come certe decisioni abbiano influito sull’attualità del mio quotidiano e persino sulla pensione. Sì, perché non ho mai pensato di tesaurizzare il tempo e il lavoro.

Credevo che una pensione di circa un milione e ottocentomila lire mensili sarebbe stata una rendita dignitosa ma così non è: l’euro, la valuta in euro, nei fatti ha dimezzato il potere d’acquisto e compresso il valore della lira. Quello che un tempo era calcolato in lire, un milione, per esempio, adesso vale la metà: cinquecento euro e con questa cifra non si campa per niente bene.

Meno del reddito di cittadinanza!

La pensione di anzianità che l’inps eroga, grazie alla legge Fornero, quelli della mia età l’abbiamo ottenuta alla venerabile età di 67 anni. E ancora si sta procedendo sulla scrematura degli assegni del fine vita lavorativa.

Inutile ripetere le notissime posizioni dei gestori della vita politica e sociale italiana. Il loro cruccio consiste nel tagliare le spese dello Stato. Ma lo Stato chi è?

 

sabato 30 ottobre 2021

Tim, wind, vodafon & c, monopolio e dittatura nella gestione delle comunicazioni

 

Chi ricorda il gioco di prestigio delle società che hanno il monopolio delle comunicazioni telefoniche?

Ricordate: senza dire niente a nessuno hanno messo le mani nelle tasche degli utenti e sono riusciti a inventare la tredicesima bolletta. Il giochetto gli è andato bene per un bel po’ di mesi, quasi anni, prima che i giudici legiferassero in merito all’illecito e imposto di sanare l’anomalia.

Vodafone, tim, wind e gli altri gestori che hanno adoperato l’escamotage furfantesco avrebbero dovuto, in ottemperanza alle sentenze, rimborsare gli utenti rimaste prede delle misure vessatorie e ripristinare il vecchio metodo di pagamento mensile delle relative utenze.

Personalmente nn ho avuto il piacere di vedermi rimborsare neppure un centesimo! E non c’entra nulla la migrazione verso altri gestori. Perché anche chi è rimasto fedele alla compagnia telefonica rimane creditore del maltolto. Ma questo sarebbe l’ultimo dei problemi se almeno avessero il buon senso di smetterla con le loro ambigue campagne pubblicitarie.

Conoscono le nostre debolezze e ci hanno imposto l’utilizzo del web e le loro condizioni incondizionatamente. Non abbiamo voce in capitolo. E le trattative sono unilateralmente a loro vantaggio.

Ormai tutte le attività passano da internet. La socialità. Il lavoro. Le comunicazioni. L’agire umano è prigioniero del sistema! Prendere o lasciare.

Prendere il pacchetto così com’è. Tanto non vi è differenza tra l’una o l’altra azienda. Catturano utenti mandando allo sbaraglio un’infinità di ragazzi e ragazze che stanno lì nei box o lavorano da casa in smart working. Li fidelizzano e ripetono pedissequamente le istruzioni come un mantra:

no signore l’offerta è chiara dice: fino a 100mega. E in promo a 19,90 euro per i primi 24 mesi è inclusa, quindi lei complessivamente paga 29,90 al mese. Risparmia così 15 euro rispetto a prima.

Sì ma guardi che non arriva neanche a 5mbps, cioè 50megabit. La metà di quanto pubblicizzato. E dovendo lavorare da casa… (silenzio dall’altro capo.) pronto mi sente? No l’operatore è sconnesso. È caduta la linea? Boh! Così è se vi pare

 


 

mercoledì 27 ottobre 2021

La politica del giorno dopo tra inibizioni imposte e realtà quotidiana

 

Inibire meglio che curare?

La conservazione e la valorizzazione ambientale è una roba costosa.

E siccome siamo costretti a porre freni alle spese, lo impone la politica dell’austerità, poco importa s’è più importante la salvaguardia della salute pubblica oppure mantenere in ordine i conti dei comuni, delle province, delle regioni e dello Stato .

 A livello nazionale l’Italia sta vivendo una situazione oserei dire allucinante.

Dopo avere speso allegramente e male i soldi destinati al servizio sanitario nazionale l’emergenza pandemica impone per decreto un certificato che dà la possibilità di potere circolare liberamente alle persone interessate nei vari settori sociali quali il lavoro e le altre attività socializzanti che, se sprovvisti, inibisce persino il semplicissimo passeggio per le vie delle città ma non ferma il covid e le sue varianti.

Eppure, senza intenzione di polemiche e dietrologie scontate, sarebbe bastato un normale termoscanner per potere accedere nei luoghi di lavoro e le mascherine, anche se si è visto un proliferare di commerci assurdamente famelici.

Insomma sarebbe bastato fare della normale prevenzione! Piuttosto che arrivare a decisioni estreme.

Idem per gli allarmi meteo. 


Basta una nota della protezione civile definita di colore arancione tendente al rosso per dare la possibilità ai sindaci che danno importanza alla contabilità per chiudere le scuole. Eppure un tempo a scuola si doveva andare anche se sarebbero piovute dal cielo le classiche pietre di mulino!

Catanzaro, inibito l’accesso nelle scuole causa allarme meteo! Per ben due giorni che, ringraziando il Padreterno, nonostante sia piovuto di continuo non si sono visti danni tranne quelle causate dall’incuria ambientale.

Qualche ramo rotto di alberi che si potano da soli e s’inchinano alle intemperie; ringraziano il giardiniere Eolo per la sfoltita. E poi



Tombini e canali delle acque reflue intasati dalla melma e dalle erbacce… va be’ tutto nella norma… inutile fare allarmismi. Per adesso è andata bene.

 

giovedì 14 ottobre 2021

The end

 Scriviamo la parola fine al film del terrore e all'isolamento sociale.

E' giunto il momento di scrivere la parola fine alla paura da covid?

Il comune buon senso suggerirebbe di sì! Visti gli esiti delle vaccinazioni e delle altre misure di prevenzione adottate la pandemia sembra debellata. Non ci sono più molti decessi e ricoveri d'urgenza nelle strutture sanitarie. Anche le rsa non soffrono. Insomma sembra che i presupposti ci siano per dire basta al terrore psicologico e iniziare un percorso a misura d'uomo. Ristabilire la normalità. E vivere! D'altronde, sempre stando ai numeri diramati dalle fonti ufficiali, la tanto declamata e sospirata immunità di gregge è stata raggiunta.


Perché, quindi, insistere con lo stato emergenziale?

Gli scontri violenti a cui abbiamo assistito in queste ultime ore sono il termometro della barbarie in cui stiamo precipitando. Buonsenso comune vuole e impone di abbandonare le leggi restrittive che, pur necessarie nei momenti critici, ora si presentano come mere disfatte del pensiero pragmatico.

Inutile e dannoso risulta il passaporto verde.

Il green pass inizia ad essere un espediente strumentale per certi aspetti e strumentalizzabile da altre posizioni in cui si pongono personaggi facinorosi per creare disordini e depistare l'opinione pubblica dai buoni propositi di quanti la pensano diversamente, pensiero giusto o sbagliato che sia non sta a me dirlo.

Il momento non è stato dei migliori.

Il virus ha mietuto tantissime vittime! E qui, è d'obbligo ricordarlo, se proprio dobbiamo imputare qualche colpa, l'errore principale è della politica gestionale della sanità nazionale e locale pubblica e privata che impone i numeri dei bilanci, quindi i profitti, alla salute dei cittadini. E in merito ai numeri le indagini riferiscono cifre altissime attorno all'affaire vaccini e presidi medici contigui.



Ma bando alle negatività possiamo convenire che ognuno ha fatto la propria parte e si è dato da fare per uscire dal pantano meno sporco possibile. Ecco, adesso è giunto il momento del bagno sociale. Un bagno rigenerante nelle cui acque lasciare diffidenze e personalismi inutili. Dobbiamo uscire ritemprati. Fiduciosi. E guardare con volto disteso e sorridente chi ci sta vicino.

Basta col pugno chiuso in senso di saluto. Abbracciamoci!, semmai con la mascherina ancora per un altro po' ma poniamo fine allo stato di terrore in cui ci ha prostrati il virus.

L'immunità di gregge è raggiunta! E il green pass, se pure potrebbe essere visto come un ulteriore tassello alla prudenza, è, per certi aspetti, uno strumento inutile e destabilizzante.

Buon senso vorrebbe, invece, che si dessero più strumenti alle strutture sanitarie affinché non si ripeta più un evento simile.

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