martedì 27 ottobre 2020

Di necessità virtù dopo l'ultimo dpcm

Perché la ristorazione deve chiudere alle 18?


cerchiamo di capirlo:


niente... non viene in mente niente di sensato per giustificare la serrata delle saracinesche di bar e ristoranti alle 18 in punto. Neanche i probabili assembramenti o i capannelli che si potrebbero presumere possano avvenire nelle vicinanze dei locali di ristoro coinvolti nella misura restrittiva del dpcm giustificano un coprifuoco simile.

Forse sfugge qualcosa? Boh.


Eppure stamane mi sento uno di quei pensatori dell'antica Grecia. Quelli che passeggiavano nell'agorà e meditavano pensieri profondi.


Comunque pare che sia consentito l'asporto. Quindi gli addetti possono lavorare con la saracinesca chiusa e preparare gli alimenti da consumare a casa, basta attrezzarsi con le macchine oppure associarsi ad una catena di distribuzione come già fanno quelli che spediscono la roba a domicilio.

 



Comportarsi come gli animaletti gregari che puliscono i grandi divoratori. Come quegli uccelli bianchi, gli aironi guardabuoi, che si nutrono dei parassiti delle vacche. E quando non è possibile stanno appollaiati sugli alberi a costruire il nido o covare le uova.


Infatti, pare che gli addetti della distribuzione siano aumentati di parecchio vista l'incentivazione all'acquisto dei monopattini e delle biciclette.


Insomma, i ristoratori che vogliono sopravvivere e superare indenni le chiusure forzate devono dotarsi figure che fino ad oggi non esistevano. Lavoratori con mansioni nuove dettate dal bisogno contingente che siano propaggini veloci, premurosi stacanovisti del pedale e portatori fidati di cibarie nelle case degli italiani.

Figure simili esistono nel mondo animale da sempre.


Penso ai pesciolini che si cibano degli scarti rimasti tra i denti dei pescecani, oppure agli aironi guarda buoi. Esserini piccoli, microscopici pulitori, inseparabili quanto indispensabili partner di pachidermi che si ammalerebbero senza il loro aiuto. Ne va dell'igiene personale! Una comunione imprescindibile per l'equilibrio della catena alimentare e l'armoniosa sopravvivenza di entrambi.


La natura è ottima maestra


domenica 25 ottobre 2020

L'arte a servizio

Nuove sfide ci attendono.

Il lavoro, la dignità connaturata ad esso e quindi il relativo compenso più o meno equo, ha vecchi e nuovi ostacoli con cui confrontarsi e superare. Il lavoro, ovviamente, sottinteso come attività umana che serve all'uomo e non viceversa.

Tra le nuove forme di lavoro i rituali si rinnovano ma alcune rimangono immutate nel tempo.

Prendere un caffè in casa o al bar con gli amici è uno di questi rituali. granitici che non temono le mode

A casa per iniziare la giornata mentre si dialoga con gli affetti più + cari mentre il gorgoglio della caffettiera anticipa la fuoriuscita del caffè che spande nell'area l'inconfondibile aroma.

Al bar per stemperare umori messi a dura prova dalle ormai tamburellanti notizie, quelle notizie nefaste che creano tensioni e terrorismi psicologici che spingono a guardare in cagnesco ogni persona.


Non c'è trasmissione televisiva e radiofonica che non trasmetta i numeri degli ammalati e dei morti, dei contagiati dal flagello del 2020 intubati in rianimazione.

Sembra che le altre malattie non esistano più!

Le strutture sanitarie messe alla prova e tartassati dall'assurda regola economica imposta negli anni esplodono. I sanitari sono allo stremo. Hanno paura; abbiamo paura! E in funzione dei tagli alla sanità pubblica non c'è altro rimedio se non dichiarare e imporre i coprifuoco- orari che lasciano molti interrogativi, come se dopo le 18, orario imposto per certe attività commerciali, il virus andasse anche lui in lockdown, o la consumazione al banco o fuori fossero prerogative imprescindibili.

Intanto molte attività sono in sofferenza. Gli imprenditori non sanno più che fare. E in una società consumistica che dipende, appunto, dal consumo quotidiano di certa merce, anche di quella ritenuta voluttuaria o indispensabile, molti lavoratori e lavoratrici sfamano le famiglie e vivono dignitosamente.

Ho riflettuto molto e ritengo, nel mio piccolo, di dovere offrire qualcosa che attiene alla mia passione per la creatività: l'arte nei suoi molteplici linguaggi espressivi. Attività che svolgo da sempre.

Il lavoro dal titolo :“ecommerce” è a disposizione di chiunque ne faccia richiesta e lo mette in vendita a favore dell'imprenditoria che soffre per l'attuale situazione causata dalla pandemia.

 


 


venerdì 23 ottobre 2020

Calabria terra mia tra tante anime e teste

Leggo reazioni spropositate, assurde. Comportamenti distruttivi di persone che si dicono essere “intellettuali” amanti del sud e della Calabria in particolare.

Commenti al veleno accompagnano l'uscita dello spot pubblicitario commissionato dalla Calabria al regista Gabriele Muccino.

Nelle intenzioni della presidente Santelli c'era la volontà di pilotare l'immagine della Calabria e quindi attrarre interesse nel variegato universo dei turisti e farli venire in quella che molti definiscono la California del sud per il clima e la varietà del territorio pregnante di storia.

È venuto fuori uno spot di pochi minuti. Un assaggino breve. Un antipasto goloso per chi ama i colori mediterranei.

La Santelli avrebbe potuto e dovuto coinvolgere le intelligenze locali? Certo che sì!

Come mai non si è urlato prima allo scandalo? E perché gli intellettuali calabresi non hanno alzato scudi, non sono intervenuti in tempo utile per imporre il pensiero libertario della conoscenza divulgativa che alligna nella verve creativa dei locali?

Si poteva fare di più e meglio?

Qualsiasi progetto è migliorabile. Ma le reazioni dei cosiddetti intellettuali sembrano puntare alla dissacrazione del “nemico” fino all'annullamento e al disprezzo del lavoro svolto. Lo straniero che si è aggiudicato il piatto dorato non sembra godere dei privilegi degli dei illuminati conoscitori dei più reconditi meandri archeologici disseminati nel territorio calabrese.

Non c'è, dicono i detrattori, la parte squisitamente culturale, i ruderi degli insediamenti magnogreci romani etc e neanche i monti della sila, e il centro e il nord della Calabria. Sembra che Il tutto si sia svolto in Sicilia e invece è nella piana del reggino (che per non metterseli contro parlano di paesaggi tipicamente siciliani dimenticando o sottacendo le peculiarità climatiche del meridione d'Italia)

Le ricchezze attrattive non sono i prodotti della terra, le clementine o il bergamotto; le coste e il mare; l'alba e i tramonti. Le colture e le tradizioni trasmessi amorevolmente alle nuove e future generazioni? 

 Tutto è relativo. E poi si deve tenere conto della platea a cui si rivolge lo spot di pochi minuti commissionato dalla Calabria e realizzato da Muccino.

È vero vi sono filmati di registi come De Seta che tracciano percorsi paesaggistici e culturali da mozzafiato, ma sono film, documenti granitici per la storia calabrese e non spot o corti attrattori per il grande pubblico. D'altronde chi ama la cultura e la coltiva con passione conosce già di suo la storia.

giovedì 22 ottobre 2020

Calabria, terra mia

Emozionante!


Ho guardato il corto di Muccino forse un po' prevenuto per le critiche negative che mi sono giunte e invece mi sono commosso.


È commovente “spiare” una storia d'amore:

vedere in primo piano l'attualità del presente rappresentata dai giovani innamorati Raoul e Rocio che tornano nei luoghi del vissuto antico. Luoghi saturi di arcaicità ricca di gesti, colture e culture contadine. Vite passate dignitosamente con la coppola e a dorso di mulo a significare quello che fu.

Mi ha suggerito spaccati del vissuto di

Gente che ha sofferto le carestie. Donne e uomini che non possedevano altro che le braccia per lavorare la terra e che a sera si concedevano qualche bicchiere di vino in compagnia.


Contadini, agricoltori che nel piantare un albero proiettavano amore per la progenie. E nel preparare i solchi pregavano affinché il raccolto fosse abbondante. Gente di cuore che seminava tre chicchi di legumi recitando mentalmente: uno per me, uno per il prossimo raccolto e uno per gli uccelli.

Gente ospitale! Con un cuore enorme. che vive una terra magica quanto generosa





Se fossi stato io il regista del corto avrei preferito anziani con la coppola consunta, sporca di terra e sudore. Magari con le toppe ai pantaloni e le camicie sporche di fatica consumate dalle troppe eccessive calzate. Alla maniera neorealista per intenderci. Ma non sono stato invitato io a progettarlo. Perciò va bene così. L'artista, in questo caso è lui, Muccino! E lui ha visto la Calabria così.

E di Calabria e calabresità ce n'è a iosa.

martedì 20 ottobre 2020

Sapranno aspettare?

Giunta Spirlì, che tempismo!


Passato il momento della commozione generale e dopo gli elogi di rito la giunta si riunisce per la prima volta sotto la guida del vice della compianta Jole Santelli.

Da qui in poi fino alla disputa elettorale che vedrà nuovamente alle urne i calabresi la giunta e il presidente f.f. può solo deliberare “urgenze”. E tra le urgenze pare che intitolare la cittadella alla prima donna calabrese che ha guidato la giunta per soli 8 mesi sembra essere una di queste.




Lungi da me polemizzare sulla tempestività dettata dall'emotività del momento. Jole Santelli è stata una meteora! Che, approvazione o meno circa le decisioni e il lavoro svolto in questi pochissimi mesi, ha toccato le coscienze di tutti data la sua giovane età.

Non è il momento, questo, delle polemiche. Ma penso che alla cara e amata Jole avrebbe fatto più piacere se la sua giunta e i suoi amici avessero fatto la prima riunione per questioni più concrete. Non sta a me indicare quali. È compito della Politica individuarli e dare le priorità sempre in nome del bene comune.

Tra l'altro, secondo quanto recita l'art. 1188/1927 Non si può intitolare niente a nessuno se non dopo i 10 anni dalla morte del personaggio pubblico proposto e, comunque, deve essere una personalità che ha fatto qualcosa di eccelso per l'intera nazione.

Ma si può sempre perorare la causa e arrivare al fine ultimo solo dopo la deroga da parte del ministro dell'interno.


Anche se a onor del vero non dispiace il nome “Cittadella” Casa dei calabresi o, più semplicemente, uffici regionali della giunta. Anche perché senz'altro si farebbe un torto a personaggi che davvero hanno fatto la storia. O no?

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