venerdì 26 aprile 2019

Chi ruba il presente?

Il verbo “creare” ha un significato e un peso specifico e deve essere profferito con cognizione di causa ma forse “creare” in politichese assume connotati differenti. Forse si riferisce a qualcosa di fattibile e ritrattabile nell'immediato altrimenti come può un leader di partito farselo stampare con superficialità sui manifesti pubblicitari pur sapendo che non può mantenere simili promesse?

Creare significa realizzare qualcosa che prima non esisteva.

il leader cavalca i sogni

“Creiamo lavoro, non odio” così c'è scritto affianco ad un faccione sorridente.

Allora c'è da chiedere: se è così semplice “creare” lavoro perché non è stato fatto prima? quando c'erano i potenziali presupposti  giacché, insieme ai compagni di partito, governavano il Paese?

Ma le frasi enfatizzanti sono, forse per parità di “pochezza mentale?”, stampigliate in tutti i manifesti dei concorrenti alla bagarre politica con estrema leggerezza.

C'è chi si fa scrivere “vota con la testa”, “vota chi vale” mentre nel recente passato c'era chi voleva aprire il parlamento come una scatoletta e mostrava fiero l'apriscatole.

Negli anni le assurdità si sono alternate. E in quanto a promesse inverosimili hanno fatto a gara a chi le sparava più grosse:
Da un milione di posti di lavoro promessi in campagna elettorale siamo finiti a subire la delocalizzazione imposta dai predatori e mai fermata dalla politica.

Si potrebbe continuare all'infinito nella hit-parade della cazzate dei politici che si sono alternati fino ad oggi nel governo dell'Italia. Ma non cambierebbe nulla rispetto all'esito finale.

È per questo che non si sogna più?

ci siamo lasciati rubare i sogni...

mercoledì 24 aprile 2019

Ricostruzioni

Quel 25 aprile di settantaquattro anni fa.


È commovente sapere che c'è gente pronta a percorrere centinaia di km per vedersi riconoscere i sacrifici fatti da giovanissimi anche e principalmente per onorare e ricordare quanti non sono sopravvissuti alla seconda guerra mondiale e alle leggi razziste volute dal regime fascista guidato e plagiato dalle teorie mussoliniane.

È assurdo vedere in tv dei giovani che inneggiano a Mussolini e alle tante barbarie provocate dai suoi seguaci.

Non ho vissuto quel tragico periodo storico e per questo ringrazio la provvidenza. Ma sono vicino e mi compenetro con quanti hanno patito la fame e le angherie in quel periodo buio.

I racconti degli anziani, fin da quando ero piccolo, li sento addosso ed è come se li avessi vissuti tutti. Gli stenti, la fame, l'assenza della ragione critica mettevano chiunque, pur di sopravvivere, in condizione di subalternità al potere del regime.
Alcuni hanno reagito. Hanno imbracciato le armi per aprire la strada al futuro democratico di cui oggi godiamo e non per imbracciare mitra e minacciare chi fugge dall'inferno africano.

quel 25 aprile del '45

Il 25 aprile del '45 è stato il giorno del nuovo rinascimento italiano. L'inizio della ricostruzione materiale e morale dell'Italia.
Non è retorica! Tutt'altro. E qualcuno dovrebbe dissetarsi alla fonte dell'esperienza, ricercare la verità dalla memoria e dalle parole di quanti hanno vissuto quegli anni tragici. Anni bui non solo per gli ebrei, gli zingari, gli omosessuali ma anche per gli italiani costretti a dare l'obolo ai cattivi servitori della Patria. Quegli italiani costretti a donare collane, catenine e monili preziosi per sostenere le missioni espansionistiche assurde dettate dalla mente guerrafondaia del duce, vivono nelle nostre menti in compagnia dei contadini vessati e derubati dalle milizie nere.

Ma forse i giovani che hanno inneggiato al camerata mussolini o che hanno oltraggiato i luoghi intrisi di sangue dei partigiani e delle persone comuni sopraffatte dalla forza delle squadracce fasciste questi fatti non li conoscono.

Ecco, per questo e per altre vicende ancora è bene commemorare in questo 25 aprile tutti i martiri che si sono immolati per dare a noi la possibilità di dire, fare e inneggiare cazzate che rasentano il vilipendio e cozzano persino con i principi istituzionali della Repubblica Italia.

Perché ricordare aiuta a comprendere e non ricadere negli stessi tragici errori.

domenica 21 aprile 2019

L'origine del mondo

Se si fa una carrellata nel web alla voce “courbet, l'origine du monde” molta prurigine è dispensata a piene mani.

da "l'origine del mondo di G. Courbet" courtesy m.iannino

Si enfatizza sull'identità della scoperta della modella e la storia del committente. Quindi l'ipotetica relazione tra la ballerina che ebbe l'ardire di posare per il celebre dipinto commissionato dal diplomatico Khalil Bey e il committente stesso che voleva vederla sempre e le diede un posto d'onore nel suo boudoir.

Sembra quindi svelato il mistero: non fu l'amante del pittore a posare per lui ma, forse, una ballerina del moulin rouge amante del facoltoso committente.
Il dubbio è d'obbligo!

Ma è davvero importante perdere tempo per disquisire sull'identità del soggetto pittorico anziché sulla valenza e sul concetto rivoluzionario di Courbet?

venerdì 19 aprile 2019

Par condicio europee 2019

Si deve andare a votare? Certo che sì!

E questo è il primo passo. Scontato. Senza se e senza ma. Il secondo passo è un tantino problematico viste le vicissitudini odierne e passate. Il dilemma consiste nel chi votare. A chi dare il mandato elettorale per rappresentarci alle europee del 2019.


lunedì 15 aprile 2019

Umiltà: dalle parole ai fatti

Il commovente gesto francescano ha colpito nel profondo. Nessuno si sarebbe mai aspettato che un uomo anziano che fa fatica a camminare e a genuflettersi avrebbe fatto un'azione simile.
Quest'uomo mi ricorda la mistica di Paravati: mamma Natuzza. Anche lei, nonostante gli acciacchi e le sofferenze indicibili che le impedivano di condurre una vita normale, fino all'ultimo invitò alla preghiera e alla misericordia.

Il gesto del Papa, inginocchiato a baciare i piedi del presidente sudsudanese Salva Kiir, dell'ex presidente e leader dell'opposizione Riek Machar, e degli altri vice presidenti designati, tra cui Taban Deng Gai e Rebecca Nyandeng, è stato tanto spontaneo quanto insolito. Un modo per chiedere loro di prestare ascolto al grido della gente che in quella regione è schiacciata da un destino segnato da carestie, guerre e violenze.

“A voi tre, che avete firmato l’Accordo di pace, vi chiedo come fratello, rimanete nella pace. Ve lo chiedo con il cuore. Andiamo avanti. Ci saranno tanti problemi, ma non spaventatevi, andate avanti, risolvete i problemi. Voi avete avviato un processo: che finisca bene. Ci saranno lotte fra voi due: sì. Anche queste siano dentro l’ufficio; davanti al popolo, le mani unite. Così da semplici cittadini diventerete padri della Nazione. Permettetemi di chiederlo con il cuore, con i miei sentimenti più profondi”. Questo l'accorato appello di Papa Francesco che ha anche aggiunto: “Confermo il mio desiderio e la mia speranza di potermi recare prossimamente, con la grazia di Dio, nella vostra amata Nazione, insieme ai miei cari fratelli qui presenti.

Ebbene, nel momento storico più buio degli ultimi decenni in cui la maggior parte cerca il superuomo pronto a gonfiare il petto per sottomettere i presunti nemici, disperati che scappano dalla terra d'origine con sofferenza cercando asilo e comprensione, il capo della chiesa cattolica si prostra ai piedi dei capi del Sudan del sud. Il suo gesto, ai miei occhi, ha una duplice valenza: implora l'impegno per la pace che, guarda caso, è determinata dai rappresentanti di un Paese poverissimo e nel contempo ricorda a tutti che non esiste il concetto di “razza” come è erroneamente inteso nelle frange nazionaliste e xenofobe. Francesco si inchina davanti a persone di colore e cultura differente dalla nostra.

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