Vuole donare un euro per i bambini dell’UNICEF? Chiede la cassiera del supermercato.
Signora mia, glieli lascerei volentieri se sapessi che vanno davvero ai bambini bisognosi. Ormai non si capisce più niente! Persino Gasparri ha detto alla televisione di tenere i figli a casa e non farli andare alla manifestazione che c’è il pericolo che qualche assassino delinquente approfitti della confusione e faccia del male a qualcuno. E poi, ha visto la storia di quelle raccolte di soldi che non si sa che fine hanno fatto? No no meglio lasciare perdere, se incontro qualche bisognoso gli compro io direttamente qualcosa.
La fiducia è una cosa troppo seria!
a proposito di fiducia: ha visto cosa c’è scritto oggi sui giornali? Il governo Berlusconi nel 2005 non ha permesso che si costituisse una commissione per fare chiarezza sull’omicidio di Callipari, quello che accompagnava la giornalista Sgrena all’aeroporto dopo la liberazione. Non mi credete? leggete leggete qua:
Nicola Calipari morì a Baghdad, ucciso da proiettili americani mentre portava in salvo la giornalista Giuliana Sgrena, rapita in Iraq. Si rideva quel giorno nell’auto che li riportava a casa perché il funzionario del Sismi voleva allontanare il terrore di un mese di prigionia. Poi, al check point americano nei pressi dell’aeroporto iracheno, gli spari. Gli americani lo definirono un errore.
A cinque anni di distanza i cablogrammi dell’allora ambasciatore Usa a Roma, Mel Sembler, pubblicati da Wikileaks, allungano nuove ombre sulla vicenda di quel lontano 4 marzo 2005.
In particolare, il diplomatico racconta che il rapporto italiano, nel punto in cui definiva l’uccisione di Calipari non intenzionale, era «costruito specificatamente per evitare ulteriori inchieste della magistratura». Sembler incontrò l’allora ministro degli Esteri Fini, il sottosegretario Letta e il capo del Sismi Pollari. Il giorno dopo scrisse che il governo italiano avrebbe «bloccato» la richiesta delle opposizioni di aprire una commissione parlamentare d’inchiesta.
Nicola Calipari era un funzionario dello Stato, ma secondo i cable di Sembler il governo italiano voleva «lasciarsi alle spalle» quella vicenda. Vi fu un’inchiesta da parte del comando militare Usa, ma i rappresentanti italiani che vi collaborarono non vollero sottoscrivere le conclusioni di assoluzione per i soldati coinvolti.
Un’inchiesta fu poi aperta dalla procura di Roma e la perizia tecnica consegnata ai pm smentì in vari punti il rapporto americano. Ma il processo contro il militare che sparò non ci fu.
La Corte d’assise prima e la Cassazione poi dichiararono la non procedibilità «per carenza di giurisdizione». «Il governo italiano voleva lasciarsi alle spalle il caso Calipari – il commento di Rosa, moglie del funzionario Sisde ucciso in Iraq – e mettere i rapporti bilaterali con l’America davanti alla verità». Palazzo Chigi ha smentito i resoconti di Wikileaks: «in essi valutazioni personali di diplomatici americani si sono trasformate in presunte “posizioni ufficiali” che il governo italiano non ha mai assunto. I fatti ed i documenti provano il contrario. Come la relazione con la quale il governo italiano si è dissociato dalle conclusioni dell’inchiesta americana».
martedì 21 dicembre 2010
lunedì 20 dicembre 2010
Teatri e teatranti nell'Italia delle sceneggiate e delle autocelebrazioni
Eduardo De Filippo diceva: “a da passà a nuttata!” in tempi di ristrettezze economiche sofferte dalla stragrande maggioranza dei popoli che hanno vissuto rivoluzioni culturali e industriali a cavallo delle guerre mondiali.
Il suo teatro era la messa in scena della vita stessa con i suoi drammi quotidiani, le fatiche, i soprusi, le angherie dei potenti, in merito alle ultime vicissitudini, quando il potere abusava dei deboli, Eduardo, metteva in bocca all'attore una frase di rassegnazione “…è cosa e niente…” per riscattarlo, infine, con un liberatorio “nun c’a facciu cchiù! Mò basta!”.
Non è cosa da niente quanto sta accadendo in Italia; e se non soffrissimo per le ambiguità propinate negli ultimi decenni dai politici che si sono avvicendati nella scena italiana e che hanno gestito malamente gl’interessi pubblici sembrerebbe di vivere una delle tante commedie scritte dal buon Eduardo. Commedie che gettavano le radici nella società dell’immediato dopoguerra e che oggi ritornano ad essere attuali.
Che dire delle feste natalizie? Rispolverare un melanconico “ti piace u presepe?” e metterci affianco alla sacra famiglia i tantissimi lavoratori che hanno perso il lavoro e che non sanno dove sbattere la testa mentre c’è chi si arricchisce sempre di più?
Un dato salta agli occhi di tutti: l’accordo non scritto e neanche detto a chiare lettere tra i politici di tirare a campare e lasciare a qualcun altro il compito di togliere le castagne dal fuoco in un futuro prossimo, con calma, tanto loro non hanno fretta.
E nel frattempo, Ministri della Repubblica e autorevoli esponenti politici rispolverano metodi autoritari, per dare un contentino ai più stanchi e agguerriti, dimenticando, forse che qualcun altro, adoperando le stesse strategie condusse l’Italia alla rovina. O è anche questa una strategia?
Speriamo di no! ma nell'Italia delle sceneggiate e delle autocelebrazioni referenziali tutto è possibile.
è ora di cambiare
Arresto preventivo:
Nel paese dei ciechi l’orbo è re!
Ma l’Italia non è un paese di ciechi. Vi sono moltissime menti illuminate. Gente lontana dalle stanze del potere che con il potere dialoga, o perlomeno tenta di dialogare a distanza. Intellettuali, artisti, studenti, precari, disoccupati, cassintegrati suggeriscono valide soluzioni ai problemi impellenti che singolarmente le varie associazioni devono fronteggiare. E il governo che fa? Anziché dialogare con loro per trovare insieme soluzioni adeguate usa la forza, alimenta lo scontro ideologico verbale e fisico. Indispettisce la coscienza sociale dei singoli cittadini. E pensare che qualche anno addietro, gli onorevoli che oggi siedono in parlamento contestavano con uguale, se non maggiore, entusiasmo le scelte di governo con una sostanziale differenza: i ragazzi, gli studenti, i precari, oggi, non hanno interlocutori responsabili, validi e attenti.
Nel casino totale, Niki Vendola sembra l’unico che sappia parlare di socialità, farsi portavoce dei problemi reali dei cittadini. È l’unico che con estrema serenità esprime concetti solidali abbattendo i falsi ideali degli attuali rappresentanti governativi, dei vari Maroni, Gasparri, Larussa, Mantovano, Alemanno, Calderoli, Bossi e tutta quella gente che pensa di risolvere i problemi prodotti da loro stessi coi muscoli piuttosto che prestando ascolto a chi dissente. Sicuramente, questa considerazione non sarà tenuta in conto dai dirigenti nazionali visti i risultati che la loro formazione mentale, cresciuta, con ogni probabilità, con la logica del manganello, la coercizione e l’olio di ricino per i nemici, produce . Sì perché loro non governano un Paese, ma impongono teorie bislacche condivise dal gruppo d’appartenenza, e il resto del paese Italia non esiste, anzi deve soccombere altrimenti scatta la repressione.
un dato è certo:
Il momento storico è senz'altro difficile ma, i rappresentanti del governo ce la mettono tutta per renderlo, di sicuro, drammatico.
Nel paese dei ciechi l’orbo è re!
Ma l’Italia non è un paese di ciechi. Vi sono moltissime menti illuminate. Gente lontana dalle stanze del potere che con il potere dialoga, o perlomeno tenta di dialogare a distanza. Intellettuali, artisti, studenti, precari, disoccupati, cassintegrati suggeriscono valide soluzioni ai problemi impellenti che singolarmente le varie associazioni devono fronteggiare. E il governo che fa? Anziché dialogare con loro per trovare insieme soluzioni adeguate usa la forza, alimenta lo scontro ideologico verbale e fisico. Indispettisce la coscienza sociale dei singoli cittadini. E pensare che qualche anno addietro, gli onorevoli che oggi siedono in parlamento contestavano con uguale, se non maggiore, entusiasmo le scelte di governo con una sostanziale differenza: i ragazzi, gli studenti, i precari, oggi, non hanno interlocutori responsabili, validi e attenti.
Nel casino totale, Niki Vendola sembra l’unico che sappia parlare di socialità, farsi portavoce dei problemi reali dei cittadini. È l’unico che con estrema serenità esprime concetti solidali abbattendo i falsi ideali degli attuali rappresentanti governativi, dei vari Maroni, Gasparri, Larussa, Mantovano, Alemanno, Calderoli, Bossi e tutta quella gente che pensa di risolvere i problemi prodotti da loro stessi coi muscoli piuttosto che prestando ascolto a chi dissente. Sicuramente, questa considerazione non sarà tenuta in conto dai dirigenti nazionali visti i risultati che la loro formazione mentale, cresciuta, con ogni probabilità, con la logica del manganello, la coercizione e l’olio di ricino per i nemici, produce . Sì perché loro non governano un Paese, ma impongono teorie bislacche condivise dal gruppo d’appartenenza, e il resto del paese Italia non esiste, anzi deve soccombere altrimenti scatta la repressione.
un dato è certo:
Il momento storico è senz'altro difficile ma, i rappresentanti del governo ce la mettono tutta per renderlo, di sicuro, drammatico.
domenica 19 dicembre 2010
aspettando Rosanna (Madini?)
Madini, 1976, olio su tela 80x100 |
La composizione è la sintesi di un momento, un attimo poetico carico di tormento esistenziale per l’uomo nell’attesa della donna amata.
Lo schizzo a matita evidenzia padronanza tecnica; mano allenata al disegno. Il colpo d’occhio iniziale coglie la composizione nel suo insieme. Il soggetto: un motore marino a riposo; chiaro, ben eseguito e illuminato; quasi spavaldo, anche lui nell’attesa di essere calato in acqua e spingere la barca al largo e farle solcare le distese marine, trasmette forza e sicurezza. Una certezza che presto si esaurisce nel tormento dell’attesa. Il tormento dell’annullamento, la rabbia impetuosa del segno figurativo sfregiato dal movimento perentorio carico di nervosismo. Una rabbia provocata dalla vana attesa, dall’incertezza. E il quasi compiuto narra della scarsa possibilità che l’incontro possa andare a buon fine; l'irruenta cancellazione conferma ansie e presagi.
ciò che fa male alla gente comune
Fa male vedere scene di pura brutalità come quella del ragazzo a terra calpestato volutamente dai rappresentanti delle forze dell’ordine. Fa male vedere scarponi militari salire e scendere sopra corpi stesi a terra, che pestano con rabbia gli inermi, colpiscono con calci schiene e addomi, schiacciano la testa dei contestatori che, a loro volta, esasperati dall’ottusa cecità dei governanti manifestano il dissenso in maniera veemente.
Fa male costatare la spaccatura ideologica dei governanti che tutelano la ricchezza e lasciano nella miseria materiale e mentale i cittadini bisognosi.
Fa male assistere alle inventive calunniose urlate nei comizi e nelle trasmissioni televisive;
Fanno male le parole gratuitamente forti che diventano strategie di guerriglie verbali e che innalzano muri d’incomprensione.
Fa male alla democrazia rimanere in silenzio e continuare a lasciare coltivare indisturbati l’orticello dei partiti, amicale o familistico.
Fa male la politica in termini affini!
Fa male costatare la spaccatura ideologica dei governanti che tutelano la ricchezza e lasciano nella miseria materiale e mentale i cittadini bisognosi.
Fa male assistere alle inventive calunniose urlate nei comizi e nelle trasmissioni televisive;
Fanno male le parole gratuitamente forti che diventano strategie di guerriglie verbali e che innalzano muri d’incomprensione.
Fa male alla democrazia rimanere in silenzio e continuare a lasciare coltivare indisturbati l’orticello dei partiti, amicale o familistico.
Fa male la politica in termini affini!
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