venerdì 13 agosto 2010

Insicurezza ed egoismo nelle frasi poetiche di A. Camus



“Non camminare davanti a me, potrei non seguirti; non camminare dietro di me potrei non esserti di guida. Cammina al mio fianco e fatti mio compagno di viaggio per sempre!”.

Esempio poetico d’insicurezza e di egoismo...

Questo ho pensato stamane nel leggere la frase di Camus sul cartoncino poggiato sul tavolo. Un cartoncino personalizzato dall’unione di due persone che, tra alti e bassi, come tutte le coppie del mondo, naturalmente, hanno condiviso un quarto di vita in comune.

Perché insicurezza? Perché se il partner, per un motivo qualsiasi accelera o rallenta il passo, sortisce che, l’altro, il postulante sia preda di un attacco di agorafobia, si senta spaesato, perso nel mondo brulicante d’insidie. Preda inerme delle bramosie mondane; pronta a cedere alle debolezze della carne.
E l’autostima? Lo scambio di esperienze, lecite, quelle che fanno crescere intellettualmente. E bla bla bla…
Insomma l’unione tra due persone è una prigione condizionante o un viaggio comune puntellato da esperienze vissute che si alimentano l’un l’altro con le rispettive, mutevoli ricchezze intellettive?

giovedì 12 agosto 2010

cultura del pensiero propositivo

aore12

Ovvero: nei meandri dell'arte e della cultura


Concettualmente, qualsiasi forma pensiero realizzata dall'artista, è, di per sé, un’azione positiva.
Nella fucina dell’arte il gesto "ricreativo" si fa dialogo; linguaggio universale!, e da operazione culturale propositiva, relegata nella nicchia dei saperi di una sparuta cerchia elitaria, se ben instradata dai media, può  assurgere a spinta propulsiva preponderante nella crescita sociale e quindi della conoscenza!

La positività concettuale del gioco creativo è riscontrabile anche nelle provocazioni estreme che, chiunque, addetti ai lavori o profani, esso (gioco creativo) può sviluppare.

È ovvio, le provocazioni culturali, intese come strumento di crescita collettiva, sono lontanissime dalle mere espansioni egocentriche dell’incolto.
Anche se le cronache dell’arte testimoniano, e a volte enfatizzano per necessità di mercato atteggiamenti, pensieri e avvenimenti teatrali estranei al fine culturale dell’azione propositiva che l'operatore si era prefissato a dispetto dei divulgatori di etichette romanzate quali "artista maledetto, geniale bohemien, anarchico, pacifista, mistico".

Chi opera a certi livelli, nel campo della cultura, non necessariamente deve essere condizionato dalla mercificazione surrogata dalla parola dissacrante o eccessivamente ammiccante. Che diamine, siamo o no esseri pensanti!

Insomma, è vero, si creano cliché da commercializzare nell'enorme calderone sociale dell’apparire grazie a critici e giornalisti coscienti che senza uno scossone di gossip non si riesce a catalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica su tematiche alte.
Ma, ciò, ripeto, non ha nulla a che vedere con l’azione culturale che vorrebbe chi opera nel rispetto e per l’emancipazione sociale.
D’altro canto, non va sottaciuta la parte deleteria che ruota attorno al concetto di opera d’arte; vale a dire le quotazioni di mercato, la diffusione e la commercializzazione del fare creativo che assommata alla disinformazione e all'ignoranza collettiva, lasciata fermentare dai mercanti senza scrupoli e dagli arraffoni, pone l’enorme mercanzia artigianale, parificata alle opere d’arte e alle azioni formative sublimi di cui sopra, all'attenzione di quanti confondono la poetica creativa con la tesaurizzazione della materia.
Per questi semplici motivi, a volte, chiunque ha il "vizio" della curiosità intellettiva può essere trasformato in personaggio da una lobby. Ovvero: nella gallina dalle uova d’oro!
La massa si avvicina a lui per morbosità e, poi, il voyeurismo pilotato con destrezza, fa il resto.

Ecco, il mio interesse per gli artisti è differente. Mi avvicino al loro lavoro con curiosità.

Voglio capire le proposte intellettuali insite e contestualizzare il pensiero dell’artista con il territorio, la società! E, divulgare attraverso l’analisi delle opere quello che, secondo le mie modeste conoscenze e il sentire intimo trasmettono, a prescindere dalle tecniche usate per realizzare il gioco creativo della finzione visiva.

martedì 10 agosto 2010

Berlusconi divide!

Berlusconi divide gli italiani.


Il governo Berlusconi, come d’altronde tutti i governi che l’hanno preceduto, si trova ad affrontare sfide non indifferenti in un contesto mondiale tragicamente provato da recessioni economiche e morali. Sviluppo economico. Fisco. Cultura. Lavoro. Previdenza sociale. Questi alcuni storici e spinosi argomenti sui quali si è chiamati a rispondere e sui quali si è lavorato nel corso degli anni senza mai riuscire a porre fine alle problematiche in continua evoluzione dei rispettivi ministeri.
Ora, il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, chiama a raccolta elettori e simpatizzanti. Li sprona a fare opera di proselitismo, divulgare quanto è stato fatto e quanto farà!

Ciò può essere favorevole al governo nell’immediato, vista la totale ubriacatura sociale e l’assenza di politiche gestionali e organizzative degli altri esponenti politici in campo, ma non riuscirà certamente a ridare fiducia alle famiglie prive di reddito, ai lavoratori mortificati, ai senza lavoro, agli emarginati che sono una significativa fetta del mercato statistico italiano. È proprio di questi giorni la querelle statistica su quanti italiani riescono ad andare in ferie. Ebbene, alcuni dati statistici danno il 4%, altri, vicini alla linea del governo enfatizzano il 7%, altri il 5,6%. Sta di fatto che la crisi è drammaticamente reale nei ceti medi e si tocca con mano alla pompa di benzina, ai supermercati, nei ristoranti; insomma laddove la massa si reca a consumare!

Per concludere, la strategia politica berlusconiana, improntata sulla divulgazione massmediatica, per quanto risulta dai fatti è tesa a gestire il malcontento comune, tacitare i dissensi e deviare su falsi problemi le attenzioni dell’opinione pubblica come nella questione “Fini”. A questo punto, vorrei che qualcuno dei paladini della morale dicesse da quanto tempo sono avvenuti i fatti, come mai non sono stati denunciati prima all’opinione pubblica e perché si spendono tante energie per sciocchezze private quando sono stati gestiti malissimo i fondi comunitari europei e nessuno fino ad ora si è preoccupato di rimediare.
Ecco, egregio presidente Berlusconi, gradirei poter dire: il governo ha lavorato bene; è stato attento e posto correttivi giusti laddove il buon senso lo richiedeva; vale a dire, nella tutela del lavoro e della dignità degli uomini deboli, degli emarginati e di quanti hanno chiesto asilo. E non assistere all’ennesima bagarre.
In Calabria si dice: i ciucci s’mbriganu e i varrili si sdoganu! “Gli asini litigano e le mercanzie che trasportano si deteriorano”.
O forse c’è dell’altro?

lunedì 9 agosto 2010

per uscire dalle incertezze e dare fiducia agli italiani

Le radici elitarie della politica italiana continuano a far germogliare ceppi d’idee ancorate nell’ideologia della destra aristocratica che da sempre ha governato l’Italia.

La classe dirigente, formatasi dopo la caduta della monarchia, assume l’eredità strategica dei governi succedutesi nel regno d’Italia e, ancora oggi, nonostante i notevoli progressi democratici, non si discosta molto dai fini dello stato liberale governato dai voti provenienti dal patriziato e dalla borghesia che, fino al 1880 non superò il 5% della popolazione. Infatti, fino a quel tempo, l’elettorato attivo era composto dai maschi con più di 25 anni con un reddito che consentiva loro di pagare almeno 40 lire d’imposte dirette e che sapessero leggere e scrivere. Vincoli abbassati col governo Depretis che rivede i criteri e abbassa l’età per gli aventi diritto al voto da 25 a 21 anni e riduce a 19 lire il censo, ma tutti gli elettori devono possedere la licenza della seconda elementare.
La riduzione generalizzata di età, reddito e istruzione, secondo alcuni e tra questi il calabrese Bruno Chimirri, nel rendere “massiva” l’affluenza alle urne e consentire a un largo ceto, presumibilmente poco acculturato, di essere parte attiva nella gestione dei suffragi, significa abbassare il livello culturale del governo.
L’atteggiamento aristocratico della gestione governativa cambia con la trasformazione del lavoro e della società, anche se per una svolta radicale si deve attendere la proclamazione dello Stato Repubblicano e il diritto al voto delle donne.

Agli inizi del ‘900 crescono gli insediamenti industriali, le fabbriche e, conseguentemente, anche le coscienze evolvono in armonia con i progressi economici, morali e politici del popolo italiano.
Ma, nonostante le lotte sindacali democratiche, le rivendicazioni salariali e la stesura dello statuto dei lavoratori in Italia non vi fu mai una vera politica o un programma governativo di sinistra. Al massimo ci s’imbatte in un liberalismo moderato vicino alla tradizione conservatrice illuminata della destra storica.
Un liberalismo capitalista contrario al protezionismo di Stato, e le scelte dei governi che si sono succeduti, compresi quelli repubblicani contemporanei, lo dimostrano.

Oggi siamo a una svolta storica! Le classi dirigenti sono chiamate a osare, progettare qualcosa di “intellettualmente alto” per la comunità: devono sapere ridistribuire le ricchezze; dare fiducia ai giovani; tranquillità a quanti versano in disagiate condizioni economiche; essere lungimiranti, propositivi nei fatti e non nei proclami autoreferenziali perché la realtà è spietatamente cruda nel mostrare incertezze e ricordare drammi individuali e collettivi, frutti di scelte sbagliate che antepongono il profitto aziendale o individuale piuttosto che porre l'uomo al centro delle politiche sociali.

domenica 8 agosto 2010

l'acqua dei miracoli a S. Domenica di Placanica, RC

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L’acqua dei miracoli, Madonna dello Scoglio, Placanica.

Pare che qualche anno addietro la Madonna abbia detto a fratel Cosimo di scavare in un certo punto del terreno nella contrada Santa Domenica di Placanica dove gli apparve quando, ancora giovinetto, curava le greggi. E così fece! Fratel Cosimo Fragomeni scavò nel punto indicatogli, ma non vide subito l’acqua. Da quanto si dice, sentì il rumore e vide l’acqua scorrere lungo le gradinate del santuario in costruzione in un secondo momento. Anzi, sembra che glielo abbia riferito un operaio che stava lavorando antistante al sagrato. La costruzione, un’opera iniziata molti anni addietro con l’aiuto dei pellegrini devoti, ora sta prendendo corpo. Le brulle colline hanno cambiato il loro aspetto originario, e là, dove un tempo sorgeva una piccolissima cappella piena di ex voto lasciati dai miracolati della Madonna dello Scoglio, sta sorgendo un’opera importante per la fede cristiana.
Le cannule delle fontane erogano un’acqua molle, dal sapore indefinito ma che, secondo le testimonianze raccolte, pare abbia sollevato molte persone dalla psoriasi e altri mali. I fedeli si avvicinano speranzosi alle fontane allineate nello spiazzo. Qualcuno beve, sciacqua le parti interessate, riempie bottiglie da portare a casa per dare l'acqua miracolosa a familiari e conoscenti bisognosi, dimenticando, forse, che la maggiore forza taumaturgica risiede nella mente umana: nella volontà reattiva che si contrappone al male fisico e mentale. Senza quest’ultima condizione a nulla vale bere, bagnarsi e pregare. È un atto di fede che si concretizza attraverso la materia!

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