Se il buon giorno si vede dal mattino,
quello dato dal nascente governo Renzi non è dei migliori.
Lui che arriva al potere, abbiamo visto
come, e parla alle Camere con spocchia. Il suo non è uno dei
soliti discorsi programmatici. Renzi striglia i politici.
Promette semplici ma necessarie rivoluzioni per ammodernare il
sistema ma con gli stessi personaggi di sempre.
Le prime uscite pubbliche dei
suoi “nuovi ministri” non lasciano presagire niente di buono dal
punto di vista culturale e politico. Ripetono solfe già sentite.
Tutti sembrano pieni di buone intenzioni ma vuoti di risorse
concrete.
Conflitto d'interesse, impegno
civico e cultura del sociale sono concetti di cui alcune menti
chiamate per comporre la squadra sono piene altre completamente
vuoti, anzi dimostrano di essere cresciuti nella cultura del bastone
e della carota.
Gli esempi, nelle poche ore di
esposizione pubblica nei talk show, sono molte e sintomatiche.
La mano in tasca del rampante Matteo
e il suo parlare forbito da vero populista che si trova davanti al
popolo come se fosse in campagna elettorale e fare incetta di
consensi e non nelle sedi Istituzionali della Repubblica.
Anche il “cretino” che Poletti,
neo ministro del lavoro, indirizza agli “incivili”
che sporcano le strade con i rifiuti solidi urbani e che per
rafforzare il concetto lo sposta nelle famiglie e prende in esempio
il padre o la madre che invece di raccogliere la bottiglia lasciata
per casa e dare il buon esempio con parole e gesti ai figli, perché
dare del cretino non è, didatticamente ed emotivamente, affatto
educativo e bello, è retaggio di una sottocultura fascistoide del tipo "mazz'e panelli fanno i figli belli".
Cioè, questi signori che hanno
assaltato la diligenza e ci hanno fatti prigionieri sovvertono i
ruoli.
Giocano apertamente la carta delle
accuse ai cittadini che, se pur diseducati e oggettivamente con
colpe da recuperare, piuttosto che rivedere onestamente le disarmonie
causate da certe leggi e da determinati individui messi a gestire le
emergenze. Quindi rifiuti, lavoro, ricerca, scuola e didattica,
tributi, evasioni, tasse, aziende pubbliche e partecipate, tutte
azioni e capitoli che compongono la complessa macchina dello Stato.
In sintesi piuttosto che ripartire con
un buon programma dalle fondamenta solide e culturalmente allettante
lontano dai dubbi spartitori attinenti al manuale Cencelli;
degno della realtà italiana; condiviso nella nuova gestione della
Repubblica Italia, il nascente governo Renzi e la sua squadra di
volti riciclati e nominati sembra si pongano come castigamatti al
servizio di non si sa chi menando un colpo alla botte e uno al
cerchio.