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mercoledì 29 gennaio 2014

Imu, Bank italia, legge elettorale è ora di chiudere le danze

Mentre divampa la guerra sulla legge elettorale la banca d'Italia fa trapelare una notizia per niente positiva per
i contribuenti: se il governo non fa passare il decreto sull'IMU si dovrà pagare anche la seconda rata che dovrebbe essere coperta attraverso un intervento fiscale su banche e assicurazioni.

Siamo alle solite! Questi sciagurati che sono al governo sanno solo parlare e approvare i decreti che interessano a loro.

Sia chiaro, non mi riferisco alla rata IMU ma alla serietà e competenza che li contraddistingue dal resto dei dirigenti degli altri Paesi.
Qui da noi le lobby, le amicizie particolari sono al di sopra del bene comune. E il dibattito sulla legge elettorale ne è la prova certa.

È chiaro a chiunque: si tratta di riformare una legge dello Stato, buona o cattiva ma pur sempre legge che ha lasciato governare cittadini di dubbia cultura politica.

Il dibattito è inesistente in Parlamento. Anzi è un out out di due signori che dicono di rappresentare la fetta più grossa delle poltrone di Montecitorio.
Che dire? Ottimo splendido esempio di democrazia!

Intanto esimi costituzionalisti affermano e sottoscrivono che:

«La proposta di riforma elettorale depositata alla Camera a seguito dell’accordo tra il segretario del Pd Matteo Renzi e il leader di FI Silvio Berlusconi consiste sostanzialmente, con pochi correttivi, in una riformulazione della vecchia legge elettorale – il cosiddetto Porcellum – e presenta perciò vizi analoghi a quelli che di questa hanno motivato la dichiarazione di incostituzionalità ad opera della recente sentenza della Corte costituzionale».

Firmatari dell'appello, insieme a Stefano Rodotà, sono Gaetano Azzariti, Mauro Barberis, Michelangelo Bovero, Ernesto Bettinelli, Francesco Bilancia, Lorenza Carlassare, Paolo Caretti, Giovanni Cocco, Claudio De Fiores, Mario Dogliani, Gianni Ferrara, Luigi Ferrajoli, Angela Musumeci, Alessandro Pace, Stefano Rodotà, Luigi Ventura, Massimo Villone, Ermanno Vitale.
E poi, Pietro Adami, Anna Falcone, Giovanni Incorvati, Raniero La Valle, Roberto La Macchia, Domenico Gallo, Fabio Marcelli, Valentina Pazè, Paolo Solimeno, Carlo Smuraglia e Felice Besostri.

I costituzionalisti ravvisano che l’enorme premio di maggioranza e la mancanza delle preferenze sono un altro fattore che compromette ulteriormente l’uguaglianza del voto e la rappresentatività del sistema politico, ben più di quanto non faccia il porcellum, legge appena dichiarata incostituzionale.
Infatti, la proposta di riforma prevede un innalzamento a più del doppio delle soglie di sbarramento.

Insomma, secondo i firmatari dell’appello, questa, è la riedizione della vecchia legge elettorale. Di conseguenza, i costituzionalisti «esprimono il loro sconcerto e la loro protesta» per una proposta di legge che rischia una «nuova pronuncia di illegittimità da parte della Corte costituzionale e, ancor prima, un rinvio della legge alle Camere da parte del Presidente della Repubblica».


Servirebbe per fare chiarezza e riconquistare l'attenzione e la fiducia dell'opinione pubblica.