... se avesse saputo che...
Nel giorno in cui apprendo che alcuni
parlamentari e altri dirigenti regionali e locali, nonché liberi
professionisti che potrebbero donare in beneficenza più dei 600€
sgraffignati all'inps in maniera vergognosa fottendosene
altamente di chi sta male e soffre per il mancato introito, non posso
non fare un salto indietro nel tempo.
Pur considerando che da sempre c'è chi
beffa senza ritegno le leggi pensate per sostenere chi soffre e
raggirare fondi per la collettività a proprio beneficio in tempi di
necessità emergenziale nazionale, l'episodio attuale è davvero da
additare ma senza tante sorprese. Senza enfasi o inutili scandalismi,
d'altronde siamo figli di una mentalità dedita all'arte
dell'arrangiarsi e dell'accumulo, siamo tutti, chi più chi meno,
delle formichine .
Ciò non toglie che dobbiamo dare un
nome per mitigare e sovvertire attraverso evoluzioni mentali le
azioni inumane suggerite dalla sottocultura connaturata e mai
superata della precarietà economica e materiale, cioè quella falsa
sicurezza data dal sapere il proprio granaio pieno.
In questo caso non si tratta di
precarietà. Non si è lì lì per cadere nella povertà assoluta.
Queste son azioni di sciacallaggio!
Azioni di sciacallaggio di gente priva
di scrupoli che manovra le risorse economiche destinate a quello che
un tempo si chiamava impegno pubblico, “stato sociale” e che oggi
il linguaggio comune definisce “welfare” a proprio beneficio!
La chiusura delle attività imposta
dal corona virus è stato un cataclisma che ha investito e travolto
larghi strati sociali e mandato in rovina piccole e medie imprese,
lavoratori e famiglie. Intere nazioni! da qui l'esigenza del decreto "rilancio Italia".
Infatti il nostro Governo che fa? Promulga leggi a favore di chi soffre gli eventi e rimane
vittima incolpevole.
Cioè attua tutele destinate a quei precari che hanno perso
l'unica fonte di sostentamento, dimentica, però, il nstro Governo, forse perché preoccupato dalla emergenza in corso non pensa ai furbetti che si sono arricchiti nelle
precedenti emergenze.
Insomma i parlamentari che stanno a legiferare
sono inesperti non hanno l'esperienza delle vecchie volpi della
politica e neanche la forza.
Ed ecco che alla luce di questi fatti
appena accennati mi torna alla mente una vecchia e cara figura
mitizzata dalla mia inesperienza.
Corso Umberto I; questo il
pomposo nome dato alla toponomastica del piccolissimo centro montano.
Là le strade erano in sintonia con l'agglomerato urbano dei paesi
dell'entroterra calabra: strade strette e case addossate l'un
l'altra, case così vicine da consentire al vicinato di fare salotto
rimanendo seduti nel proprio balcone.
Le logge, delimitate da semplici ma
eleganti inferriate, erano, perlopiù, adornate con vasi di fiori e
piante officinali. Lì le donne trascorrevano la maggior parte del
tempo a sbrigare i mestieri: cucivano, ricamavano, sgranavano
faggiola e qualcuna pregava anche coinvolgendo, verso l'imbrunire, le
altre.
Di fronte a noi c'era la casa del
professore.
Un uomo distinto. Alto. Delicato
rispetto al resto dei maschi del paese forgiati dal sole e dal duro
lavoro dei campi.
Il professore indossava un cappello
dalle falde larghe, alla borsalino, e d'inverno un cappotto, oggetto
sconosciuto ma desiderato dai più.
In paese si mormorava che fosse stato
accompagnato economicamente negli studi dai parenti della moglie
perché portato per l'insegnamento. D'altronde col suo fisico fragile
sarebbe, forse, stato un pessimo contadino.
Nel mio immaginario era un uomo buono
dedito all'educazione dei ragazzi delle elementari. Bambini che si
approcciavano ad apprendere ciò che esisteva oltre i limitanti confini
geografici e mentali in cui vivevamo.
Era, per quei tempi, un uomo colto.
Leggeva romanzi e traeva spunti per i nomi da dare alle figlie.
Diede pure il nome di una eroina
romantica ma dal nome impronunciabile con radici semantiche nordiche
ad una delle cinque figlie, un nome inusuale, rimasto,
fortunatamente, unico.
Il tempo corre. Modifica e imposta
strane consuetudini in ognuno di noi.
Modifica le coscienze e ciò che prima
era sinonimo di cultura e emancipazione non lo è più alla luce dei nuovi saperi acquisiti.
Le figlie sposarono ragazzi conosciuti
all'università. E di conseguenza spostarono la residenza nel capoluogo e in altri posti cui il destino le aveva chiamate. E alla morte della signora anche il professore va a vivere
con la figlia maggiore nel capoluogo.
Io vivevo in città già da diversi
anni ma mantenevo i contatti col professore, anzi era lui a tenere i
contatti con la mia famiglia e una mattina squilla il telefono (quello grigio, col disco):
“buongiorno sono il professore …
come stai? … volevo dirti che mio genero si ripresenta alle comunali
se tu gli dai il voto noi proteggeremo te e la tua famiglia ...”.
“mi dispiace ma suo genero non è in
linea col mio orientamento politico...”
“cuomu, on mi dira ca sì comunista!?
Nui ti difhendimu sempa puoi cuntara supe e nui, mbecia sti senzaddiu
chi ti dannu?”...
“No, professore, non sono comunista! mai voluto tessere di partito né mai mi sono allineato a strumentali logiche di parte. Penso con la mia testa. Credo nella parità. Credo nelle opportunità che la democrazia dà a
ognuno. Credo che ogni uomo, donna, bambini, anziani hanno pari
dignità a prescindere dalla loro estrazione sociale, credo
religiosi, nazionalità e quant'altro fa la differenza per certa
mente malata. Credo, in sostanza, che chi va a occupare un posto come
questo debba anzitutto guardare al bene comune, agli interessi di
tutti incondizionatamente. Deve lottare affinché emergano le
positività di ognuno senza guardare bandiere o interessi personali.
È finita l'epoca dei personalismi...”... ma se questo, per lei, determina l'essere comunista ebbene sono comunista!
“Và bona và... capiscivi tu sì 'na
testa caddha”.
Considerazioni finali:
oggi, apprendo che uno dei suoi diletti
nipoti ha abbracciato l'ideologia comunista: è un “compagno”
convinto! uno che inneggia al Che.
Oggi, che ci
vogliono fatti concreti dopo la morte totale delle ideologie diramate
e inculcate dalle scuole di partito. dopo la morte romantica dei miti e degli eroi. Oggi che siamo venuti a
conoscenza dei misfatti compiuti a destra e a sinistra sotto bandiere
e barricate erette dall'egoismo e dalla megalomania di certi leader. Oggi è anacronistico definirsi di destra o di sinistra.
Sì, proprio oggi
che servono davvero persone dalla mante pulita. Ma pulita per
davvero! Persone altruiste dedite agli altri, specialmente ai deboli
e agli emarginati dai poteri totalitari e da quanti pensano esclusivamente di
coltivare il proprio orticello e dicono :speriamo che io me la cavi.
Perché, da come la intendo io la politica è servizio.
Politica è
donarsi.