mercoledì 11 maggio 2011

i veleni del dopo Craxi, la Moratti infanga Pisapia

Dispiace dirlo, ma oggi la politica è corrosa da vecchi dissapori. Lotte intestine che hanno fatto vittime eccellenti durante la prima repubblica. Nei primi anni novanta vi fu un cataclisma che scoperchiò affari loschi: tangenti ai segretari di partiti, nessuno escluso, da parte degli imprenditori che avevano le mani in pasta negli appalti pubblici o che speravano di entrarci. Il tutto partì dalla vicenda del Pio Albergo Trivulzio, un pensionato nel cuore di Milano per anziani bisognosi, e dal suo direttore che denunciò interferenze pesanti da parte di alcuni esponenti politici nazionali.

Da una banalissima inchiesta venne fuori una storiaccia di finanziamenti illeciti tutta italiana. I partiti, anzi le vecchie sigle scomparvero da lì a poco insieme ai vecchi segretari e presidenti coinvolti nel malaffare. Chi pagò più di tutti fu Bettino Craxi che ammise, in sostanza, che il sistema era condiviso da tutti i partiti dell’arco costituzionale. E lo dichiarò alla camera dei deputati. I più scaltri riuscirono a farla franca ma lui dovette scappare a Hammamet, riparare lì fino alla sua morte.

Nell'agosto del '93, davanti ad un Parlamento ammutolito, fa lo storico discorso che suona come una sfida a tutta la classe politica italiana e determinerà il suo epilogo politico: "Si alzi in piedi chi di voi non ha preso finanziamenti illeciti in questo Paese". Poi ricorda i soldi versati dai sovietici al Pci e l'apparato paramilitare del KGB in Italia, (da ciò l'esigenza di costituire GLADIO?, servizi segreti paralleli, talmente segreti che nessuno ne era a conoscenza e che rispondeva a chissà chi, e che ancora oggi nasconde misteri inquietanti? si parla di sevizi segreti deviati che s'infiltravano dappertutto).

Tuttavia, Craxi, travolto dagli scandali giudiziari e inseguito dai mandati di cattura del pool Mani Pulite di Milano, decide di non affrontare i processi e nel 1994 fugge nella sua villa di Hammamet, in Tunisia, un tempo meta di capi di Stato e politici di tutto il mondo desiderosi di farsi ospitare. Per sei anni l'Italia sembra scordarsi di lui; pochi politici gli fanno visita, come altrettanti pochi sono gli amici rimasti al suo fianco. Bettino Craxi muore in Tunisia il 20 gennaio 2000, lasciando aperta una diaspora insanabile nel partito socialista e nella politica italiana che ancora avvelena i rapporti tra le istituzioni.


Fa senso assistere a scene come quelle di Berlusconi e altri esponenti del PdL che buttano fango sugli avversari, per ultimo, in ordine di tempo, la Moratti che, da furbetta, a fine trasmissione lancia accuse pesanti al suo avversario Pisapia, impossibilitato dai tempi televisivi assegnati a rispondere nell'immediatezza. Fa senso immaginare una mamma di famiglia, moderata, a suo dire, che va a spulciare negli archivi giudiziari la vita del suo avversario più temibile e vederla infierire con estrema calma, paga di una prima vittoria mediatica che però le procura una denuncia per diffamazione.

Per il bene dell'Italia è opportuno mettere una pietra sopra al passato e lavorare insieme per il bene comune nel rispetto delle regole e della persona, perché se si continua ad alimentare la macchina del fango non se ne uscirà più e saremo sommersi tutti.

martedì 10 maggio 2011

omicidio Melania secondo Rossella

L’omicidio di Melania secondo Carlo Rossella

Stamattina per radio Carlo Rossella, giornalista di lungo corso, ha commentato “il giallo della giovane Melania in 100 secondi” uccisa in un boschetto. E siccome il boschetto è per antonomasia il luogo selvaggio e misterioso che lascia aperte mille possibilità, il noto giornalista ha sviluppato un intreccio giallo appassionante che sconfina nella letteratura dimenticando, purtroppo, che non si tratta della trama di un libro giallo ma della violenta conclusione di una vita umana reale.
Rossella, col suo modo di spiegare i fatti, si è rivolto a una platea, immagino, d’estimatori, novelli Sherlock Holmes sulla pista dell’assassino, e per questa gente appassionata di rebus e misteri, ha enfatizzato interrogativi, ponendo il dramma umano, nella classifica dei tragici eventi noire che da qualche tempo occupano enormi spazi nei palinsesti, prima dell’omicidio di Avetrana.
Non ho parole! Tutto questo accade mentre i congiunti piangono la drammatica prematura scomparsa di una giovane donna, moglie e mamma.

giornalisti: oscurate i cattivi maestri

Per i giornalisti della televisione e della carta stampata: oscurate i cattivi maestri! pericolosi demagoghi e populisti che infiammano gli animi e stravolgono la realtà!

Perché date spazio alle cazzate paranormali dei soliti mentecatti che, nostro malgrado, siamo costretti a foraggiare comunque con assegni parlamentari e altri vitalizi che non si meritano, specie per come si comportano nei nostri confronti? Se il “popolo” che tanto nominano, è davvero sovrano, come mai non è ascoltato ma vilipeso dai loro comportamenti e dalle loro parole?
È inammissibile! non si può stare zitti davanti a esternazioni oltraggiose come quelle vomitate dalla Santanchè; come non si possono accettare passivamente le cazzate dei politici populisti che cavalcano gli umori e alimentano le paure degli ignoranti.
Sarebbe opportuno che questi individui fossero oscurati per rispetto delle persone serie; per rispetto delle persone che hanno perso la vita per uno Stato di Diritto Democratico; ma anche, perché no, per rispetto della loro stessa…intelligenza?!

Noi cittadini siamo incolpevoli spettatori di una decadenza sbandierata dall’alto. Una decadenza contagiosa proprio perché continuamente sciorinata in tutte le salse, che abitua, fino ad essere accettata e diventare, paradossalmente, nonostante le nostre continue denunce di disapprovazione, normale modello di vita.

ps: ovviamente l'appello è rivolto ai giornalisti seri.

lunedì 9 maggio 2011

catanzaro, centro e periferia della memoria

aore12

©m.i.

C'è qualcosa di familiare in questo volto. Non so; la linea degli occhi, il naso, la bocca... se non fosse per le sopracciglia, a mio avviso, un po' troppo curate da farlo sembrare quasi una femmina per l’attenzione che ha usato per disegnarsele, potrei dire di vedere mio fratello con qualche decennio in meno.
Che potrà avere 'sto ragazzo; 20, 23 anni non di più.

La funicolare arriva da Catanzaro Sala a Piazza Roma in un batter d'occhio.
Giusto il tempo di costatare la sorprendente somiglianza dello sconosciuto che mi sta davanti con mio fratello.
È un attimo! D’altronde non siamo mica a Milano o Roma dove le metro pullulano di gente di razze diverse. Qui la funicolare, o meglio “a tranbìa” come la chiamiamo noi locali, è un giocattolino in confronto a una metro che si rispetti.
Un tempo “a tranbìa” collegava Catanzaro sala con il rione Ponte grande, periferia opposta, talmente lontana da sembrare un altro mondo specie nell’immaginario infantile, usava una tecnica di trazione semplice ma geniale: i vagoni che salivano erano tirati da un vagone cisterna pieno d’acqua mediante una serie di pulegge che avvolgevano e srotolavano il cavo di trazione, cosicché mentre la cisterna piena d’acqua scendeva a valle, dove si svuotava per risalire leggera, i passeggeri lentamente arrivavano a Piazza Roma e da lì, con tecniche di trazione elettriche, e prima ancora coi cavalli, proseguivano lungo il Corso Mazzini, piazza Matteotti, via Milano, fino ad arrivare nelle campagne della scuola agraria, oggi parco delle biodiversità, e infine a ponte grande. Ora, detto così e paragonandolo ai mezzi moderni sembra niente ma allora, negli anni ’50, era un viaggio degno di nota, non solo per il tempo che s’impiegava ma anche perché chi lo affrontava andava a villeggiare tra i castagni di S. Elia, nella presila catanzarese o, viceversa, per lavorare in città.

Oggi la “tranbìa” è usata da quanti vogliono salire in centro e non avere problemi col parcheggio della macchina; e visto che ce n’è uno ai piedi della stazione di Sala compreso nel prezzo del biglietto, quale migliore occasione specie per chi deve sbrigare una commissione, fare quattro passi o spese nei negozi del centro storico?

Anch’io sono sulle lastre di pietra grigia di piazza Roma incorniciate ai lati da cunette alla francese punteggiate con pietruzze bianche e grigie di varie tonalità. Le pietruzze non sono allineate e livellate col cemento, sono cementate ma irte e formano una sorta di graticola impraticabile dai pedoni. Le pietruzze, una miriade di soldatini sull’attenti, sono il risultato goliardico di un creativo ritornato bambino. Un bambino intento a giocare sulla spiaggia di Catanzaro Lido che per ingannare il tempo sul bagnasciuga allinea il suo esercito di pietre nella sabbia e s’inventa comandante di un grande, magnifico esercito alla conquista delle immensità marine. Me ne accorgo a mie spese dacché le sento penetrare nei piedi.
È da tanto che manco da Catanzaro e nel frattempo molte cose sono cambiate. Alcune sono cambiate in bene altre lasciano spazio alla critica e altre ancora la fomentano.
La funicolare è una di quelle cose buone. Peccato che copre pochissimi chilometri e le periferie sono ancora lontane dal centro storico nonostante le pompose M che nelle città solitamente indicano le stazioni della metropolitana. Qui le M indicano le fermate della vecchia ferrovia calabro-lucana: un residuato storico che cammina su rotaie a scartamento ridotto e che se adeguata alle nuove esigenze potrebbe davvero diventare una vasta rete metropolitana di superficie.

Ma non sono tornato per fare il suggeritore! Lasciamo questo compito agli amministratori e agli urbanisti, perché se ne hanno voglia senz’altro sapranno fare progetti di gran lunga migliori dei miei. Ecco, ad esempio, una cosa che farei volentieri a meno e non vorrei vedere: i dissuasori! Purtroppo, data la diseducazione civica di molti automobilisti che invadono le aree riservate ai pedoni, ai disabili e alle carrozzelle dei bimbi, ci vogliono, devono esserci per forza fino a quando non ci sarà una coscienza civica più emancipata!
L'atteggiamento strafottente dei pirati della strada è simile all'anarchia dei galoppini politici che invadono gli spazi elettorali altrui e insozzano le strade con volantini e santini che lasciano dappertutto, sui tergicristalli delle macchine, nelle buche delle lettere. Sono dei facinorosi prevaricatori che non gliene frega un cazzo degli altri, anche se a parole dicono il contrario. Sì, decisamente ci vorrebbe una rieducazione. Una sorta di lavaggio cerebrale catartico, che riporti i neuroni allo stato embrionale così da poterli curare con idee e propositi consoni. Insomma, si dovrebbe ripartire da zero.


domenica 8 maggio 2011

amministrative 2011, no alla cattiva politica

Voci autorevoli di filosofi, studiosi e liberi pensatori non sono riusciti a far cambiare le menti nel corso dei secoli figuriamoci se quattro cazzate scritte in un blog possono indurre a far riflettere sulle condizioni che fin’ora hanno inchiodato le persone a subalternità economiche e schiavitù psicologiche, quindi, essere popolo di questo o quello schieramento ma non cittadini di una nazione o territorio, anche se, circoscritto da confini geografici e “Politici”, comunque donne e uomini liberi.

Ciò non toglie che non si debba parlare e tentare di mettere qualche pulce nelle orecchie di quanti sono distratti dal rumore mediatico imbastito ad arte per ingannare i pensieri dei dubbiosi.
Alle persone volonterose che s’infervorano davanti alle ingiustizie ma che sono ingannati dalle bugie dei marpioni politici. Ai dubbiosi sono indirizzate queste parole, per far loro comprendere che l’amore predicato da Cristo non è lo stesso di quello predicato dai capi di governo quando impongono missioni di pace sanguinose nelle nazioni ricche di interessi economici. Altrimenti, questi paladini della democrazia dovrebbero spiegare perché non intervengono pure contro i governi totalitari poveri che non hanno di che pagare i “salvatori buoni” degli oppressi.

Deve far pensare la condizione di bisogno attuale che tutto il genere umano sta subendo, se si vuole far cessare il dramma delle schiavitù e delle necessità che spingono le genti a emigrare per vivere; in virtù di questo, si deve capire che il cambiamento culturale deve partire dal basso perché mentre il popolino continua ad azzuffarsi tra destra, sinistra e piccole frange di dissidenza c’è chi continua a gozzovigliare dietro le loro spalle. Qualcuno che regala spiagge demaniali per novant’anni ai predatori del corpo pubblico, che mercifica status e fa intravedere spiragli possibilisti a quanti asservono il pensiero egoistico, lo stesso pensiero che induce i deboli a trincerarsi, alzare barricate e rigettare nella disperazione e nella fame i bisognosi, sostenendo leggi che criminalizzano l’incolpevole stato di bisogno e di e di povertà accentuati dall’ingordigia dei soliti noti.

Usciamo dall’errore! Non consideriamo la politica come terreno di scontro ma come opportunità di confronto e comunione tra bisogni e culture differenti!

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