Testimonianze di affetti sopiti riaffiorano casualmente in un giorno di normale routine.
Un cartoncino ripiegato in quattro, sporco per la lunga permanenza nel bagagliaio della macchina, (a chi non è capitato di ritrovare qualcosa che l'abbia scaraventato all'indietro nel tempo?) mi riporta indietro nel tempo.
I ricordi affiorano chiari nonostante fossero sopiti e sottaciuti, e in alcuni momenti soverchiati da terribili avvenimenti che hanno scosso tutti; eventi, spulciati nei minimi particolari dalla cronaca e divulgati dai mass media con dovizia di particolari che rasentano il demenziale.
Ma alcuni ricordi no! sono quei momenti che tieni conservato nel cuore, che ti accompagnano per sempre e basta poco per farti rivivere le giuste sensazioni di quel lontano giorno.
"Tieni è per te papà…" Eccitate, con un sorriso bellissimo stampato sul volto ingenuo le bimbe porgono un bigliettino ai padri all’uscita della scuola dell’infanzia.
Le maestre hanno lavorato per il cadeau della festa del papà e i figli, contenti e gratificati per il pensierino, anche se il loro coinvolgimento pratico è ridotto all’essenziale per motivi che alcuni ritengono ovvi, sventolano i bigliettini mentre corrono tra le braccia del genitore in attesa nel cortile della scuola.
"Guarda che ti ho fatto papà! L’ho fatto insieme alla maestra Anna. È per te…"
Bambini e bambine belli per la loro genuina spontaneità riflessa nei sorrisi solari e nei piccoli turbamenti dovuti a banalità.
Affetti da tutelare, coltivare e lasciare sbocciare nell’alveo dei valori universali, sacri, in famiglia e nella società.
Affetti cari, legati alla sfera intima: tesori da custodire gelosamente. Ricchezze da proteggere e incrementare contro ogni avversità, concetti da contrapporre alla caduta dei valori etici, civili, e quindi sociali condizionati da fenomenologie connesse alla sola sfera corporale e al conto in banca che contamina e incancrenisce larghi strati sociali.
Pensieri celati, custoditi e resi granitici dall’opera “affetti da proteggere”, fluttuano liberi in rete per ricordare, riproporre serenità sopite.
sabato 12 febbraio 2011
venerdì 11 febbraio 2011
che casino, in Italia...
Come tutte le ricorrenze anche quella dell’Unità d’Italia non poteva essere esente da critiche e tribolazioni per chi la sostiene convintamene. Cittadini e istituzioni comprese sono davanti a un bel problema: partecipare o no alle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia?
Era inevitabile! Sembra che gli italiani siamo maestri nell’incasinarci la vita!
D'altronde, le prime avvisaglie si manifestano con la costituzione dei comitati e con le deroghe di massima urgenza che servono per velocizzare i lavori nei luoghi di concentrazione degli eventi calendarizzati dal gruppo di lavoro governativo guidato dal dottor Guido Bertolaso e dall’agenda di Governo.
I Grandi Appalti del G8 alla Maddalena, dei Grandi Eventi e delle Celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia hanno visto danzare uomini, donne e imprese attorno a una torta ben guarnita con soldi pubblici, e secondo gl’inquirenti, molti dei quali sono stati gestiti allegramente tra amici o in famiglia, grazie alle deroghe e in deroga alla trasparenza di pubblici bandi d’appalto. Questi aspetti che, ancora adesso, interessano gl’inquirenti, sono citati esclusivamente per ricordare la ressa che si crea attorno ai grandi lavori collettivi, che diventano affari, e nei quali, per il momento non interessa entrare nel merito. Fatto sta che, ideologie a parte, ideologie serie come potremmo averle noi calabresi che siamo stati assediati, mortificati, uccisi e derubati nel nome dell’Unità d’Italia, oggi si assiste a deliranti teorie e opposizioni se debba essere considerata festa oppure no, proprio nel bel mezzo di una crisi politica senza precedenti e con la lega, un partito demagogo nato per disgregare l’Italia e per curare i meschini interessi di un fantomatico popolo padano mai esistito se non nella mente bacata di qualche allucinato capipolo che sfrutta il malcontento e lo usa per dividere culture e povertà ormai comuni così da aumentare il proprio potere contrattuale nelle beghe di governo.
Un governo, incasinato! Che vede il primo ministro indagato per ragioni non propriamente inerenti alla sua attività ministeriale ma per delitti comuni, secondo la magistratura milanese che sta indagando e contestata da un centinaio di persone che stamane hanno dimostrato davanti al Palazzo di Giustizia di Milano a sostegno di Silvio Berlusconi. Tra la piccola folla spicca Daniela Santanchè, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Valentina Aprea, deputata Pdl e Romano La Russa, assessore all'Industria della Regione Lombardia e fratello di Ignazio, ministro della difesa nell’attuale governo. Intanto, alle 17 di oggi è previsto un incontro al Quirinale tra il presidente Giorgio Napoletano e Silvio Berlusconi. Da parte sua, Napoletano invita a evitare gli scontri istituzionali tra magistratura e politica. Vediamo cosa succederà dopo l’incontro…
Era inevitabile! Sembra che gli italiani siamo maestri nell’incasinarci la vita!
D'altronde, le prime avvisaglie si manifestano con la costituzione dei comitati e con le deroghe di massima urgenza che servono per velocizzare i lavori nei luoghi di concentrazione degli eventi calendarizzati dal gruppo di lavoro governativo guidato dal dottor Guido Bertolaso e dall’agenda di Governo.
I Grandi Appalti del G8 alla Maddalena, dei Grandi Eventi e delle Celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia hanno visto danzare uomini, donne e imprese attorno a una torta ben guarnita con soldi pubblici, e secondo gl’inquirenti, molti dei quali sono stati gestiti allegramente tra amici o in famiglia, grazie alle deroghe e in deroga alla trasparenza di pubblici bandi d’appalto. Questi aspetti che, ancora adesso, interessano gl’inquirenti, sono citati esclusivamente per ricordare la ressa che si crea attorno ai grandi lavori collettivi, che diventano affari, e nei quali, per il momento non interessa entrare nel merito. Fatto sta che, ideologie a parte, ideologie serie come potremmo averle noi calabresi che siamo stati assediati, mortificati, uccisi e derubati nel nome dell’Unità d’Italia, oggi si assiste a deliranti teorie e opposizioni se debba essere considerata festa oppure no, proprio nel bel mezzo di una crisi politica senza precedenti e con la lega, un partito demagogo nato per disgregare l’Italia e per curare i meschini interessi di un fantomatico popolo padano mai esistito se non nella mente bacata di qualche allucinato capipolo che sfrutta il malcontento e lo usa per dividere culture e povertà ormai comuni così da aumentare il proprio potere contrattuale nelle beghe di governo.
Un governo, incasinato! Che vede il primo ministro indagato per ragioni non propriamente inerenti alla sua attività ministeriale ma per delitti comuni, secondo la magistratura milanese che sta indagando e contestata da un centinaio di persone che stamane hanno dimostrato davanti al Palazzo di Giustizia di Milano a sostegno di Silvio Berlusconi. Tra la piccola folla spicca Daniela Santanchè, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Valentina Aprea, deputata Pdl e Romano La Russa, assessore all'Industria della Regione Lombardia e fratello di Ignazio, ministro della difesa nell’attuale governo. Intanto, alle 17 di oggi è previsto un incontro al Quirinale tra il presidente Giorgio Napoletano e Silvio Berlusconi. Da parte sua, Napoletano invita a evitare gli scontri istituzionali tra magistratura e politica. Vediamo cosa succederà dopo l’incontro…
le chicche della Gelmini: lavorare è un atto d'amore
“Lavorare o studiare il 17 marzo non è uno sfregio per l'Unità d'Italia, ma un atto d'amore per questo Paese”.
Però. Questa Mariastella, ne sa una più del diavolo! Riesce sempre a trovare le parole giuste… ma forse è il suo Angioletto Guida che le suggerisce le parole, giacché parla d’amore.
Il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, intervistata dal direttore di Libero Maurizio Belpietro a “La telefonata” su Canale 5, ribadisce la sua posizione stacanovista sulla “data della discordia”. E potrebbe essere anche una soluzione tiepida, come una minestrina riscaldata e passata in padella che le buone mamme d’un tempo portavano a tavola, se non fosse che in parlamento, tra diarie e altre remunerazioni previste, considerando anche l’alto numero di “rappresentanti del popolo” si potrebbe fare di più, parafrasando la canzoncina che vinse la Sanremo del 1987. Altri tempi quelli! Ma tornando a noi, se Tremonti limasse un po’ gl’introiti di parlamentari e senatori, non solo si ripianerebbe la mancanza di denaro che teoricamente si andrebbe a perdere a fronte di una sana rivisitazione culturale del Rinascimento italiano e dell’Unità d’Italia che ricorre il 17 marzo ma si creerebbe un piccolo tesoretto per rilanciare progetti culturali depennati dalla riforma Gelmini e dai tagli di Tremonti nell’ultima finanziaria.
comunque, sia ben chiaro, personalmente condivido il concetto che "lavorare è un atto d'amore!" il problema è che c'impediscono di essere innamorati. :)
Però. Questa Mariastella, ne sa una più del diavolo! Riesce sempre a trovare le parole giuste… ma forse è il suo Angioletto Guida che le suggerisce le parole, giacché parla d’amore.
Il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, intervistata dal direttore di Libero Maurizio Belpietro a “La telefonata” su Canale 5, ribadisce la sua posizione stacanovista sulla “data della discordia”. E potrebbe essere anche una soluzione tiepida, come una minestrina riscaldata e passata in padella che le buone mamme d’un tempo portavano a tavola, se non fosse che in parlamento, tra diarie e altre remunerazioni previste, considerando anche l’alto numero di “rappresentanti del popolo” si potrebbe fare di più, parafrasando la canzoncina che vinse la Sanremo del 1987. Altri tempi quelli! Ma tornando a noi, se Tremonti limasse un po’ gl’introiti di parlamentari e senatori, non solo si ripianerebbe la mancanza di denaro che teoricamente si andrebbe a perdere a fronte di una sana rivisitazione culturale del Rinascimento italiano e dell’Unità d’Italia che ricorre il 17 marzo ma si creerebbe un piccolo tesoretto per rilanciare progetti culturali depennati dalla riforma Gelmini e dai tagli di Tremonti nell’ultima finanziaria.
comunque, sia ben chiaro, personalmente condivido il concetto che "lavorare è un atto d'amore!" il problema è che c'impediscono di essere innamorati. :)
giovedì 10 febbraio 2011
governo Berlusconi, un incubo contemporaneo!
Sto sognando. Tutta l’Italia sta sognando insieme a me, anzi no! stiamo vivendo un incubo collettivo che dura da diverso tempo. Grottesco e impossibile da continuare a subire.
Da una parte la magistratura che tenta di applicare le leggi dello Stato e dall’altra una parte che rappresenta, ahinoi, lo Stato che fa quadrato attorno ad un presunto innocente perseguitato da se stesso.
È stato già detto abbondantemente: agli italiani non interessa la vita privata di Berlusconi o di chiunque altro. Agli italiani preme la corretta gestione della Repubblica!
Quindi i signori nominati ministri dal e in nome del popolo sovrano sono pregati d’essere molto prudenti nelle esternazioni. Frattini per quanto concerne la barzelletta del ricorso alla Corte Europea per tutelare il privato di Berlusconi che nel contempo ha sputtanato l’Italia e le ragazze italiane, (perché si è dato al mondo intero la sensazione che le ragazze anziché studiare per raggiungere alte vette e imporsi nello spettacolo, in parlamento e nelle più disparate sedi, la diano al miglior protettore). Certo se Mr. B. fosse un comune mortale nessuno andrebbe a guardare nel suo privato anche perché non influirebbe nella vita dei cittadini e non sarebbe ricattabile nella gestione pubblica dei servizi; non dico che lo sia, però lascia spazi alla fantasia e causa falle nella sicurezza nazionale col suo comportamento poco consono alla carica che ricopre.
Quindi? Che dobbiamo fare, dobbiamo rivolgerci noi italiani alla corte di Strasburgo per tutelare i nostri diritti di cittadini vessati e tenuti in ostaggio da un manipolo d’inetti?
Sì, inetti! Perché mentre tutto questo film continua a proiettarsi sulla società, la crisi del lavoro, della scuola, delle famiglie, del welfare, aumenta!
Nel chiasso mediatico che queste notizie organizzano, solleva un po’ sentire che i presidi di tutta Italia hanno deciso, contrariamente alle direttive governative emanate dal ministro Mariastella Gelmini, di festeggiare il 17 marzo nelle scuole per ricordare degnamente il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, per buona pace della lega, della Marcegaglia che ritiene assurdo fare perdere alle aziende una giornata di lavoro retribuito, di Maroni che polemizza con Alemanno per i fondi destinati ai rom.
Da una parte la magistratura che tenta di applicare le leggi dello Stato e dall’altra una parte che rappresenta, ahinoi, lo Stato che fa quadrato attorno ad un presunto innocente perseguitato da se stesso.
È stato già detto abbondantemente: agli italiani non interessa la vita privata di Berlusconi o di chiunque altro. Agli italiani preme la corretta gestione della Repubblica!
Quindi i signori nominati ministri dal e in nome del popolo sovrano sono pregati d’essere molto prudenti nelle esternazioni. Frattini per quanto concerne la barzelletta del ricorso alla Corte Europea per tutelare il privato di Berlusconi che nel contempo ha sputtanato l’Italia e le ragazze italiane, (perché si è dato al mondo intero la sensazione che le ragazze anziché studiare per raggiungere alte vette e imporsi nello spettacolo, in parlamento e nelle più disparate sedi, la diano al miglior protettore). Certo se Mr. B. fosse un comune mortale nessuno andrebbe a guardare nel suo privato anche perché non influirebbe nella vita dei cittadini e non sarebbe ricattabile nella gestione pubblica dei servizi; non dico che lo sia, però lascia spazi alla fantasia e causa falle nella sicurezza nazionale col suo comportamento poco consono alla carica che ricopre.
Quindi? Che dobbiamo fare, dobbiamo rivolgerci noi italiani alla corte di Strasburgo per tutelare i nostri diritti di cittadini vessati e tenuti in ostaggio da un manipolo d’inetti?
Sì, inetti! Perché mentre tutto questo film continua a proiettarsi sulla società, la crisi del lavoro, della scuola, delle famiglie, del welfare, aumenta!
Nel chiasso mediatico che queste notizie organizzano, solleva un po’ sentire che i presidi di tutta Italia hanno deciso, contrariamente alle direttive governative emanate dal ministro Mariastella Gelmini, di festeggiare il 17 marzo nelle scuole per ricordare degnamente il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, per buona pace della lega, della Marcegaglia che ritiene assurdo fare perdere alle aziende una giornata di lavoro retribuito, di Maroni che polemizza con Alemanno per i fondi destinati ai rom.
la cultura assediata dalle lobby
Verso un nuovo fallimento della Cultura, quella vera, che fa crescere le menti e cambia il mondo, grazie ai proclami demagogici pilotati dalle lobby (ma forse proprio per questo motivo a nessuno, specie alla classe politica dirigente, non interessa per niente far evolvere le coscienze attraverso piani seri, mirati al cittadino, che possano essere definiti a pieno titolo “culturali”).
“Creare una nuova cultura della cultura” questo lo scioglilingua del Coordinatore della Commissione Cultura delle Regioni, Mario Caligiuri, a Roma durante l’illustrazione dei progetti sulle nuove tecnologie applicate alla cultura. Il primo dei progetti illustrati,
“Tour dei 1000” promosso da Telecom, riguarda l'individuazione di Mille innovatori culturali presenti in tutta l'Italia, segnalati dagli assessorati Regionali alla Cultura.
"Liberliber" e "Cineama", sono alcuni dei nuovi modi fare e fruire cultura.
Il primo riguarda le biblioteche virtuali che possono contribuire in modo determinante a fronteggiare l'emergenza nazionale della lettura mentre il secondo esprime un nuovo modello partecipativo del cinema basato sui social network che rompe i grandi monopoli economici e culturali.
“La cultura diventa centrale nella società e nella vita dei cittadini, che sono posti al centro di un consapevole consumo culturale” - dice Caligiuri - “senza più distinzione tra chi produce e chi fruisce”.
Negli interventi del Coordinatore Mario Caligiuri e degli assessori regionali Massimo Buscemi (Lombardia), Caterina Miraglia (Campania), Rosa Mastrosimone (Basilicata), Silvia Godelli (Puglia), Massimo Mezzetti (Emilia-Romagna), Fabrizio Bracco (Umbria) e Sebastiano Missineo (Sicilia) e' emerso che la Commissione Cultura delle Regioni intende essere anche un luogo d’incontro e di diffusione del nuovo nel settore della cultura e costruirà un settore di promozione economica e culturale dell'Italia nel mondo.
Non c’è che dire! Davvero belle parole trasformate in programma fumoso come le parole stesse dette e ripetute a cantilena in uso nell’arte oratoria: “Una nuova cultura della cultura”.
Ma se non siamo per niente in sintonia, anzi non la conosciamo assolutamente quella vecchia, sempre che si possa parlare di vecchia e nuova cultura!
Quando ci si aggira nei terreni dell’arte della visione tout court, è da sciocchi parlare di vecchia e nuova cultura se non si ha la possibilità di sondare e supportare la realtà locale in quella che è la propria cultura. E poi, cos’è questa rincorsa smodata al nuovo! Cerchiamo di fortificare l’esistente sconosciuto ai più. Non è la prima e non sarà l’ultima volta assistere al fallimento perché spinti dall’enfasi, ma poiché si tratta di gestione pubblica della cultura e, quindi, di crescita sociale, in virtù di quanto stiamo subendo dal punto di vista mediatico, specie in questi gironi, è opportuna una pausa di riflessione per valutare forza, programmi e uomini.
Assolutamente ineccepibile l’esposizione mediatica del nostro assessore che in quanto a presenzialismo non lo batte nessuno. Forse se si fermasse un attimo, potrebbe essere catturato dalla sensibilità meno frivola e apprezzare in tutta pienezza il lento fluire del tempo, le trasformazioni, linguistiche e di pensiero dei conterranei e dei connazionali, stufi del politichese che paga nell’immediato e che serve un solo padrone piuttosto che la collettività.
“Creare una nuova cultura della cultura” questo lo scioglilingua del Coordinatore della Commissione Cultura delle Regioni, Mario Caligiuri, a Roma durante l’illustrazione dei progetti sulle nuove tecnologie applicate alla cultura. Il primo dei progetti illustrati,
“Tour dei 1000” promosso da Telecom, riguarda l'individuazione di Mille innovatori culturali presenti in tutta l'Italia, segnalati dagli assessorati Regionali alla Cultura.
"Liberliber" e "Cineama", sono alcuni dei nuovi modi fare e fruire cultura.
Il primo riguarda le biblioteche virtuali che possono contribuire in modo determinante a fronteggiare l'emergenza nazionale della lettura mentre il secondo esprime un nuovo modello partecipativo del cinema basato sui social network che rompe i grandi monopoli economici e culturali.
“La cultura diventa centrale nella società e nella vita dei cittadini, che sono posti al centro di un consapevole consumo culturale” - dice Caligiuri - “senza più distinzione tra chi produce e chi fruisce”.
Negli interventi del Coordinatore Mario Caligiuri e degli assessori regionali Massimo Buscemi (Lombardia), Caterina Miraglia (Campania), Rosa Mastrosimone (Basilicata), Silvia Godelli (Puglia), Massimo Mezzetti (Emilia-Romagna), Fabrizio Bracco (Umbria) e Sebastiano Missineo (Sicilia) e' emerso che la Commissione Cultura delle Regioni intende essere anche un luogo d’incontro e di diffusione del nuovo nel settore della cultura e costruirà un settore di promozione economica e culturale dell'Italia nel mondo.
Non c’è che dire! Davvero belle parole trasformate in programma fumoso come le parole stesse dette e ripetute a cantilena in uso nell’arte oratoria: “Una nuova cultura della cultura”.
Ma se non siamo per niente in sintonia, anzi non la conosciamo assolutamente quella vecchia, sempre che si possa parlare di vecchia e nuova cultura!
Quando ci si aggira nei terreni dell’arte della visione tout court, è da sciocchi parlare di vecchia e nuova cultura se non si ha la possibilità di sondare e supportare la realtà locale in quella che è la propria cultura. E poi, cos’è questa rincorsa smodata al nuovo! Cerchiamo di fortificare l’esistente sconosciuto ai più. Non è la prima e non sarà l’ultima volta assistere al fallimento perché spinti dall’enfasi, ma poiché si tratta di gestione pubblica della cultura e, quindi, di crescita sociale, in virtù di quanto stiamo subendo dal punto di vista mediatico, specie in questi gironi, è opportuna una pausa di riflessione per valutare forza, programmi e uomini.
Assolutamente ineccepibile l’esposizione mediatica del nostro assessore che in quanto a presenzialismo non lo batte nessuno. Forse se si fermasse un attimo, potrebbe essere catturato dalla sensibilità meno frivola e apprezzare in tutta pienezza il lento fluire del tempo, le trasformazioni, linguistiche e di pensiero dei conterranei e dei connazionali, stufi del politichese che paga nell’immediato e che serve un solo padrone piuttosto che la collettività.
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