Quel 25 aprile di settantaquattro anni fa.
È commovente sapere che c'è gente
pronta a percorrere centinaia di km per vedersi riconoscere i
sacrifici fatti da giovanissimi anche e principalmente per onorare e
ricordare quanti non sono sopravvissuti alla seconda guerra mondiale
e alle leggi razziste volute dal regime fascista guidato e plagiato
dalle teorie mussoliniane.
È assurdo vedere in tv dei giovani che
inneggiano a Mussolini e alle tante barbarie provocate dai suoi
seguaci.
Non ho vissuto quel tragico periodo
storico e per questo ringrazio la provvidenza. Ma sono vicino e mi
compenetro con quanti hanno patito la fame e le angherie in quel
periodo buio.
I racconti degli anziani, fin da quando
ero piccolo, li sento addosso ed è come se li avessi vissuti tutti.
Gli stenti, la fame, l'assenza della ragione critica mettevano
chiunque, pur di sopravvivere, in condizione di subalternità al
potere del regime.
Alcuni hanno reagito. Hanno imbracciato
le armi per aprire la strada al futuro democratico di cui oggi
godiamo e non per imbracciare mitra e minacciare chi fugge
dall'inferno africano.
Il 25 aprile del '45 è stato il giorno
del nuovo rinascimento italiano. L'inizio della ricostruzione
materiale e morale dell'Italia.
Non è retorica! Tutt'altro. E qualcuno
dovrebbe dissetarsi alla fonte dell'esperienza, ricercare la verità
dalla memoria e dalle parole di quanti hanno vissuto quegli anni
tragici. Anni bui non solo per gli ebrei, gli zingari, gli
omosessuali ma anche per gli italiani costretti a dare l'obolo ai
cattivi servitori della Patria. Quegli italiani costretti a donare
collane, catenine e monili preziosi per sostenere le missioni
espansionistiche assurde dettate dalla mente guerrafondaia del duce,
vivono nelle nostre menti in compagnia dei contadini vessati e
derubati dalle milizie nere.
Ma forse i giovani che hanno inneggiato
al camerata mussolini o che hanno oltraggiato i luoghi intrisi di
sangue dei partigiani e delle persone comuni sopraffatte dalla forza
delle squadracce fasciste questi fatti non li conoscono.
Ecco, per questo e per altre vicende
ancora è bene commemorare in questo 25 aprile tutti i martiri che si
sono immolati per dare a noi la possibilità di dire, fare e
inneggiare cazzate che rasentano il vilipendio e cozzano persino con
i principi istituzionali della Repubblica Italia.
Perché ricordare aiuta a comprendere e non ricadere negli stessi tragici errori.