mercoledì 14 aprile 2010

Scopelliti è Presidente della regione Calabria: ecco le linee guida del suo mandato


Giuseppe Scopelliti è di fatto il Governatore della Regione Calabria.

Questa mattina è avvenuto lo scambio di consegne tra il presidente uscente Agazio Loiero e Giuseppe Scopelliti che da oggi inizia a tutti gli effetti a governare la calabria.
Il passaggio delle consegne è avvenuto nella sede della presidenza della Regione Calabria in Catanzaro.
Scopelliti, ha tracciato le linee d’azione del nuovo esecutivo ed ha dichiarato che la giunta sarà pronta nel giro di 3 o 4 giorni e conta di presentare gli assessori in questa settimana; mentre lo staff presidenziale è composto da persone a lui vicino e rivolgendosi alla platea, Scopellliti ha detto: mi avvarrò del contributo di chi è stato al mio fianco in questi anni. So già che si tratta di persone di qualità ed oneste, di cui posso fidarmi. In questi anni ho cercato di costruire intorno a me una classe dirigente. Dobbiamo ora dimostrare di essere all’altezza di un lavoro su scala più ampia di quella comunale. Qualcuno dei miei collaboratori – ha aggiunto – resterà a Reggio per non sguarnire il Comune. Posso anticipare che ci sarà una prevalenza di persone giovani, perché punto sull'ambizione e sulla voglia di fare. Non mi piace chi si sente già appagato dal risultato.

Ancora nessuna anticipazione sui nomi dei collaboratori, di sicuro il portavoce del nuovo presidente sarà un giornalista e non un politico.
Spazio per le donne sia in Giunta che nello staff.
Quanto all'impronta del suo mandato da governatore il Presidente Scopelliti ha le idee molto chiare. «La strada che gli elettori e il popolo ci hanno indicato – ha detto – è chiara e noi la percorreremo. Non accetterò indebite pressioni e tutto ciò che farò sarà per la Calabria. Non ho paura di fronteggiare chi si metterà contro questo nuovo cammino tracciato dal popolo calabrese. Non voglio disperdere questo grande patrimonio che ci è stato dato. Non farò annunci, ho fatto così da sindaco di Reggio Calabria, ma porteremo invece avanti progetti e comunicheremo le cose fatte. Della politica degli annunci la Calabria non ha bisogno. I miei nemici sono i mafiosi, gli affaristi, la borghesia mafiosa. Non tollero i delinquenti che hanno sottratto risorse ingenti alla Calabria. Ho sempre fatto una battaglia contro chi lavora per far vivere solo i propri affari. Ad esempio, attorno alla sanità si muove un mondo enorme. Occorre tagliare e mettere gente onesta e buttare via gli affaristi. Questa è la battaglia per la crescita della Calabria».
Buon lavoro Presidente Scopelliti!

Italia prima Repubblica tra realtà e demagogia,


E mentre il popolo annaspa nei bisogni la demagogia continua a mietere vittime.

Con il termine Prima Repubblica si definisce il periodo temporale politico gestito dai partiti del cosiddetto arco costituzionale italiano che, dal dopoguerra (1946) fino ai primi anni novanta (1994) hanno, appunto, adottato particolari forme gestionali scorrette e ridistribuito le risorse dello stato secondo parametri partitici più che sociali.

La trasformazione politica dei partiti fu avviata dallo scandalo “mani pulite” che vide implicati tutti i partiti della vecchia repubblica in finanziamenti illeciti composti di “lasciti e donazioni volontarie” ai partiti elargiti da imprenditori e faccendieri come segno di gratitudine per i favori ricevuti.

I mass media, con l'espressione mani pulite indicarono l'operazione giudiziaria condotta in Italia negli anni novanta dal pool della Procura della Repubblica di Milano formato da Antonio di Pietro, Piercamillo Davigo, Gherardo Colombo, Ida Bocassini, Francesco Greco, guidati dal procuratore capo Francesco Saverio Borrelli.

Le indagini scoperchiarono il pentolone del malaffare dei dirigenti politici ed economici dell’Italia del dopoguerra, del boom economico ma anche dell’austerità degli anni 70 e 80.

Un’Italia guidata dai partiti storici: democrazia cristiana, partito socialista, PSDI, PRI, PLI e dall’opposizione rappresentata dal PCI che raccoglieva il malcontento popolare rappresentato dalle piccole formazioni dell’estrema sinistra: psiup, lotta continua, pdup, il manifesto, avanguardia operaia. 

L’Italia degli anni di piombo, degli attentati mafiosi, dei brigatisti rossi e neri.

L’Italia di Borsellino, Falcone. L’Italia di Moro!

L’Italia dei sospetti e dei finanzieri d’assalto! Insomma un’Italia al microscopio, sempre sotto indagini che non arrivano mai a buon fine; che non spingono le menti verso vecchi consolidati schemi etici ma che inducono a diventare “furbi” scaltri per non affondare.

D'altronde, le inchieste, condotte e appena accennate, purtroppo lasciano capire chiaramente che lo scossone di mani pulite e tutti gli altri scandali non sono stati sufficienti a risolvere illeciti e rieducare le menti ma hanno reso più guardinghi e scaltri quanti usano il sistema “partitico” nazionale.

martedì 13 aprile 2010

io sto con emergency e contro ogni spargimento di sangue


Emergency non ha notizie dei tre collaboratori accusati di terrorismo e arrestati dagli afghani sabato scorso all'ospedale di Lashkar Gah.
L’ospedale è sotto il pieno controllo della polizia e dei militari afghani.
L'organizzazione umanitaria di Emergency riferisce che gli altri sei operatori, 5 italiani e un indiano, fino a ieri sera bloccati in casa, hanno lasciato oggi Lashkar Gah diretti all'ospedale di Emergency di Kabul per motivi di sicurezza.

Emergency ribadisce di non avere notizie riguardanti l’ospedale in quanto all’interno non c’è più personale dell’organizzazione umanitaria da sabato scorso.

Il ministro degli Esteri Frattini, da Sarajevo, continua a seguire la vicenda con molta attenzione e invia, da Roma l'ambasciatore Attilio Iannucci, col compito di consegnare una lettera al presidente afghano, Karzai.
L'ambasciatore Iannucci è accompagnato dal magistrato italiano, consigliere giuridico al ministero degli Esteri, con l’incarico di assistere l'ambasciata italiana e seguire l'evoluzione dell'inchiesta aperta sui connazionali arrestati: Matteo Dell'Aria, Marco Garatti e Matteo Pagani.

Oggi, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo d’indagine. Per il momento il procuratore aggiunto Pietro Saviotti non ipotizza alcun reato e nel fascicolo sembra siano inserite le diverse informative da lui già richieste e che riguardano il caso in questione e la posizione dei tre nel presunto coinvolgimento del fantomatico complotto svelato dai servizi segreti afghani e che avrebbe avuto come obiettivo l'eliminazione del governatore della provincia di Helmand. (queste le notizie e le accuse ufficiali). E noi, opinione pubblica, ci chiediamo: non esistono mezzi decisionali più celeri e immediati, vista la posizione dell'Italia in Afghanistan?
Come al solito ci perdiamo in fantasiosi discorsi di lana caprina; difficilissimi da districare ma che depistano e senz'altro aiutano qualche grande burattinaio.

Secondo quanto diramato dai media, al momento in Procura si esclude un collegamento con la vicenda di Daniele Mastrogiacomo, il giornalista di “Repubblica” e il fotografo Gabriele Torsello.

Sul caso dei sanitari di Emergency arrestati in Afghanistan è intervenuta anche Margherita Boniver, parlamentare del Pdl e inviato speciale del ministro degli Esteri per le questioni umanitarie. “Sembra francamente poco credibile che medici e paramedici impegnati in azioni umanitarie da tutta una vita improvvisamente diventino dei bombaroli.”

Emergency e' conosciuta in tutto il mondo e sostenuta non per le idee politiche dei suoi esponenti, ma per il lavoro incredibile e meraviglioso che fa in zone povere, impervie e impossibili dal punto di vista climatico e ambientale quasi sempre teatri di guerre.

È per l’umanità eroicamente espressa dal personale di emergency che io sto con l’associazione umanitaria e per lo stesso motivo, ritengo impensabile, che si mettano a giocare a fare le spie e complottare. Tutto ciò è assurdo!

insediamento Scopelliti, presidenza regione Calabria


È previsto per domani, mercoledì 14, l’insediamento ufficiale del nuovo presidente della regione Calabria, Giuseppe Scopelliti.

L’insediamento è previsto per le ore 12,00, nel palazzo ''Alemanni'', a Catanzaro, sede della presidenza della giunta regionale della Calabria, dopo lo scambio dei saluti con il presidente uscente Agazio Loiero. E, in settimana, si presume ci sia l’assegnazione delle deleghe agli assessori che dovranno gestire la macchina esecutiva degli organismi politici regionali calabrese.

Emergency, chi ha interesse a eliminare l'ospedale in Afghanistan?


Emergency fa paura a qualcuno:

in Afghanistan non sono presenti giornalisti e quello che sta accadendo nella provincia dell’Helmand è documentato solo nei registri dell’ospedale di Emergency.
"I nostri registri parlano in modo inequivocabile, dichiara Gino Strada: il 34% dei feriti dai bombardamenti sono bambini sotto i 14 anni".
"Noi siamo medici e infermieri, non siamo dalla parte di nessuno".
"Noi siamo tra i più duri contro il terrorismo, contro qualsiasi forma di terrorismo, compreso quella forma di terrorismo di massa che si definisce con altre parole come "guerra". Posso tranquillizzare il ministro Frattini - ha concluso il chirurgo - che i tre non hanno nulla a che fare con questa storia".
"Qualcuno ha infilato le armi nel nostro ospedale di Lashkar-gah, ma certamente non i nostri internazionali" arrestati dalle autorità afghane.
"Nessuna accusa formale è stata ancora formulata" contro i tre cooperanti italiani di Emergency ha ribadito Strada sottolineando che per i tre ancora non è stato nominato un avvocato difensore.
Alla luce dei fatti, Emergency si mobilita per chiedere la liberazione dei tre operatori italiani arrestati sabato in Afghanistan con l'accusa di aver partecipato a un complotto per uccidere il governatore della provincia di Helmand, Goulab Mangal.
questi i fatti finora riscontrati che inducono Maso Notarianni e non solo di affermare che si possa parlare a tutti gli effetti di sequestro, dal momento che i tempi di un fermo legale sono scaduti. Infatti, sono trascorse le 72 ore di fermo senza che vi sia stato un fermo restrittivo o qualsiasi altra comunicazione e non ci risultano notifiche a nessuna procura afgana.
Secondo Notarianni, è lecito esigere la liberazione del personale di Emergency, perciò chiede formalmente al governo italiano disi attivarsi.

Emergency, dal canto suo, si sta preparando per una mobilitazione nazionale per sabato prossimo a Roma.

"Il nostro appello sul sito sta riscuotendo un successo clamoroso, da ieri sera continuiamo a registrare oltre 1.500 accessi contemporanei ogni minuto". annuncia Notarianni.

E, Cecilia Strada, presidente di Emergency ha dichiarato:
"Spero in una svolta rapida delle indagini, noi di Emergency chiediamo il rispetto della legge e della Costituzione da parte delle autorità afghane".

Mentre, per il ministro Frattini, le accuse di Emergency, che parla di sequestro dei suoi volontari, "hanno il sapore di una polemica politica. Sono frasi che non aiutano innanzitutto i nostri connazionali. Se cominciamo a parlare di sequestro trasformiamo in una vicenda politica quella che è una investigazione alle prime battute, che vogliamo seguire garantendo i pieni diritti dei nostri connazionali".

Cauto invece il governo afghano che ha smentito le indiscrezioni apparse sul 'Times' relative a una presunta confessione dei tre operatori. "I tre uomini sono stati arrestati nel corso di un'operazione congiunta" ha detto il portavoce del ministero dell'Interno Zamarai Bashary ad aki adnkronos international, limitandosi a sottolineare che "adesso sono in corso gli interrogatori. Stiamo cercando di capire come queste armi siano arrivate lì''.

Dal canto suo il ministro degli Esteri ha sottolineato: "Mi sembra che ci sia stata una notizia erronea data da un giornale e non una marcia indietro degli afghani. Gli afghani hanno detto di non aver mai collegato gli italiani ai terroristi". "C'è un giornale - ha aggiunto il ministro da Tirana - che lo aveva dato per scontato; si tratta di un caso di cattiva informazione resa all'intero mondo."
Intanto, il portavoce del governatorato di Helmand, Daoud Ahmadi, in un'intervista ad Aki, ribadisce che "pistole, giubotti esplosivi, radio e altro equipaggiamento sono stati trovati in un magazzino dell'ospedale di Emergency supervisionato indirettamente dagli italiani".
Sabato, riferendo dell'arresto dei nove, era stato lo stesso Ahmadi ad accennare a sospetti "contatti" tra il gruppo e "la leadership dei Talebani", da cui i tre italiani e i sei afghani coinvolti, aveva precisato, sono sospettati di aver ricevuto 500mila dollari.

E' stata invece smentita, dai diretti interessati, l'ipotesi che i tre operatori abbiano legami con i talebani. "Perché mai dovremmo pagare 500mila dollari a un 'farangi' (straniero) quando abbiamo centinaia di persone pronte per il 'fidayin' (attacco suicida)?", si è chiesto Abdul Khaliq Akhund, comandante talebano locale, in un'intervista telefonica. Akhund proviene dal distretto di Nawzad, nell'Helmand, ed è stato comandante dei talebani nei distretti di Nawzad e Musa Qala.
"Sull'ospedale di Emergency non abbiamo alcuna opinione, né positiva né negativa - ha affermato - Ci sono molte organizzazioni che lavorano sul posto, a prescindere dall'agenda delle forze di occupazione. La Croce Rossa e l'ospedale di Emergency sono solo alcune di queste", ha sottolineato il comandante Akhund, precisando che "i talebani rispettano il loro lavoro". "Il comandante dei credenti, il mullah Omar, apprezza il lavoro della Croce Rossa. Questo significa forse che i talebani sono in collusione con la Croce Rossa?", ha aggiunto Akhund.

Sulla vicenda al momento nessuna iniziativa è stata presa dalla Procura di Roma . La questione è all'esame del procuratore aggiunto Pietro Saviotti che dirige il pool antiterrorismo della capitale il quale si è incontrato oggi con i carabinieri del Ros per fare un primo punto della situazione.
L'ufficio del pubblico ministero della capitale è pronto ad aprire un fascicolo nel caso che le accuse mosse ai tre fermati risultino fondate o, come afferma Gino Strada, si tratti di una operazione di guerra preventiva.

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