Scorrendo le pagine del “rapporto”
tra malaffare, colletti bianchi, politica e 'ndrangheta descritte da
Gratteri e Nicaso in “Padrini e padroni” i numeri sono da paura.
Anno dopo anno una montagna di denaro
accumulato disonestamente dalle organizzazioni malavitose contagia
la società e la condiziona.
La corsa al guadagno facile e sicuro fa
parte della filosofia di vita della gente priva di scrupoli. La
manovalanza criminale tenta il grande salto e a volte ci riesce. Chi
detiene il potere reale, però, sono le famiglie storiche della
consorteria 'ndranghetista.
La 'ndrangheta condiziona gli affari. I
rapporti istituzionali. Piccoli e grandi imprenditori. Amministratori
locali e politica nazionale. Nessuno è fuori dal flusso di denaro
sporco.
Riciclaggio e lavaggio dei proventi
sporchi fanno gola a molti e arrivano anche in Germania checché ne
dica “DIE WALT” la testata che ha teorizzato il NO alle nuove
norme di aiuto comunitario all'Italia motivandole con l'infiltrazione
della 'ndrangheta nei meccanismi dello Stato.
Gli autori della cronaca narrano di
somme inimmaginabili che fanno ubriacare. Ma tracciano anche il
sottobosco narrativo antropologico e mentale in cui avviene tutto
ciò.
C'è degrado! Dovuto a mancanze e
disattenzioni di vecchia data. Soprusi subiti laddove l'assenza
dello Stato è motivata stando alla dichiarazione d'intenti delle
parti sociali e istituzionali contaminati dal potere deviato. La
colpa è degli altri, dicono facendo proseliti, di quelli che non si
prendono cura delle esigenze primarie dei deboli. Vuoi mangiare? Vuoi
farti una famiglia? Allora ti devi fidare di noi!
In questo clima cresce il malaffare.
Povera gente presa per fame. Ricattata dalle necessità quotidiane.
Gente che per campare, e non vuole essere una scusante, china la
testa e fa finta di non vedere. Lascia che a gestire la cosa pubblica
siano altri. Magari si vende il voto.
Comunque sono tutte teorie immotivate.
Immotivate perché prive, tutte le
motivazioni, di fondamenta strutturali e logistica. Culturali! Ma
dov'è la cultura in una comunità che è alla fame?
Intere aree geografiche lasciate sole,
isolate dal contesto globale cognitivo, purtroppo piegano la testa. E
qui necessita un gesto di riscatto. L'intervento dello Stato è
necessario. Non con fiumi di interventi restrittivi o sovvenzioni a
pioggia ma con la giusta attenzione verso la massa silenziosa e
debole (lavoro, scuola, socialità creative e partecipata) e, nel
contempo, con l'isolamento delle famiglie dedite al malaffare note
agli organi investigativi dello Stato.