Ho sempre guardato alla politica con spirito romantico. E pensato
che fosse opportuno schierarsi dalla parte dei buoni. Quelli che lavorano, non
lottano, perché la lotta presuppone violenza, per migliorare la società e far sì
che regni la pace e la prosperità tra i popoli.
Da ragazzo pensavo che ci fossero due campi avversi. Uno era buono e l’altro cattivo. Una divisione netta tra bene e male. In uno schieramento c’erano i padroni che tutelavano le proprie ricchezze e i relativi privilegi, quindi il male. Dall’altra i miseri, i poveri che avevano solo gli occhi per piangere e la cui unica ricchezza era quella del sangue: i figli, la famiglia ed eventualmente un pezzetto di terra dove spaccarsi la schiena, lavorarla e farla produrre col sudore della fronte. Impugnare la vanga, e con i calli sulle mani per necessità.