Associare l'attività del lavoro umano al consumismo redditizio fuori dalla sacralità dell'etica filosofica del pensiero è l’errore di una certa concezione materialista che forgia l’esistenza su fondamenta d’argilla.
Etica e sacralità nella vita: espressioni creative quale alto impegno dell'essere.
Siamo lontani anni luce dal concetto che muoveva la preservazione della specie e riduceva le attività di conservazione all’essenziale e consequenziale attività dell'impegno lavorativo quotidiano cui ogni essere vivente è tenuto a svolgere per il proprio e altrui sostentamento.
Il mercato del lavoro globale detta condizioni autarchiche favorevoli ad una cerchia ristretta di percettori. E i prodotti del cosiddetto ingegno creativo con relativo stuolo di servitori stanno ben volentieri sotto scopa.
Operatori della cultura (parolaccia abusata impropriamente da certi soggetti anaffettivi), seguono le correnti, si lasciano trasportare indolenti alla vera bellezza emancipatrice. Ma che parliamo a fare? Conta più il conto in banca e una buona reputazione costruita ad hoc sul niente… ma di cosa parliamo se il mercato drogato è riuscito a trasformare la provocazione di Piero Manzoni in moneta contante!
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