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domenica 28 agosto 2022

C'era una volta l'oratorio, fucina e collante tra la società, specchio di false immagini, e crescita Etica

 


Forse c'è tanta retorica in alcune affermazioni di qualche tempo addietro. Ma, rispetto alla pochezza di pensiero odierno, personalmente la preferisco!

Preferisco pensare alla frase di Domenico Savio impressa sul quadro che capeggiava sulle pareti dell'oratorio salesiano: “voglio farmi santo”.

Certo, per le affermazioni contemporanee è una contraddizione!

Oggi le figure enfatizzate sono ben altre. E non solo sulle piattaforme dei social-media.

Non per essere dei bacchettoni ma difronte alle malattie e agli avvenimenti avversi che possono capitare e mettere in pericolo la salute di ognuno non si sente dire: “ sia fatta la volontà del Signore. Oppure “ se questo è il destino...”.

Queste frasi, possibiliste e cariche di positiva speranza misericordiosa, sono sostituite sempre da: “E' un guerriero! Vincerà le avversità!...”. Il divino che abita in noi è oscurato. L'essere è vestito da guerriero. Un guerriero forte. Potente! Anche quando scende in campo con il pallone ai piedi.

Sul rettangolo di calcio, lo sport, i protagonisti sono guerrieri carichi di “cattiveria”. Lo si sente dire spesso nelle trasmissioni sportive dai rispettivi allenatori e commentatori.

“La giusta “cattiveria” è mancata ai miei uomini perciò abbiamo combattuto una sfida debole...”.

Abbiamo dimenticato il valore delle parole.

Abbiamo dimenticato l'importanza dell'età che avanza; la saggezza accresciuta nel tempo dall'esperienza accumulata.

Siamo alla ricerca dell'eterna giovinezza. E non accettiamo l'età che avanza: le rughe, i capelli grigi, bianchi e gli acciacchi; la debolezza fisica. Ci fa paura la prostata, l'impotenza senile, l'andropausa, la menopausa.

Vecchiaia equivale a scarto, per certa cultura.

Conoscenza, sapienza, sono dati peculiari insiti nell'Essere cresciuto coi valori etici di chi ha coscienza vera della Vita: delle fasi naturali della Crescita ché percorso verso l'Alto.

Di contro:

La sottocultura dell'avere enfatizza la materia in ogni aspetto. Dal fisico, quindi attenzioni per l'esteriorità e l'estetica anche di chi circonda gli spazi contigui e all'accumulo di beni materiali da tutelare maniacalmente.


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