Lettera dal confino. Dorato, tranquillo
per alcuni. Drammatico per gli ultimi. Nuovi poveri e senzatetto.
Non siamo arrivati all'imbruttimento.
Nonostante l'isolamento, noi teniamo testa alla paura. La cosa più
sacra e più bella rimane ben ancorata e alimentata dai lumi della
Sapienza e ci fa intravedere l'arcobaleno tra una maceria e l'altra.
Nonostante tutto la vista ci rimane.
Riusciamo a vedere e sentire. Relazionarci è importante. Certo, fa
strano non incontrare lungo il consueto percorso le solite persone ed
essere avvolti dal silenzio.
Stamane fa freddo. La temperatura è
calata di colpo.
I primi boccioli degli alberi da frutto
sbocciati ai primi caldi primaverili sembrano soffrire lo sbalzo
climatico.
I gatti inarcano la schiena e alzano il
pelo appena scorgono il cane ma lui, ormai vecchietto, fa solo finta
di saltare e loro scappano. S'infilano sotto le macchine parcheggiate
numerose a bordo strada.
Il campo di calcetto, una volta
brulicante di ragazzi e giovani, è chiuso. Non più imprecazioni per
un calcio sbagliato. Non più, per il momento, grida di esultanze per
goal realizzati. E neanche per il momento il solito venditore di
palme davanti la chiesa.
E gli scout che portavano i mazzetti da
benedire durante la funzione della domenica delle palme non suonano
alla porta.
Restiamo vivi! Rimaniamo a casa. Avremo
modo di rifarci.
Un caro abbraccio.
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