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venerdì 3 aprile 2020

Diario di una giornata in quarantena

Lettera dal confino. Dorato, tranquillo per alcuni. Drammatico per gli ultimi. Nuovi poveri e senzatetto.

Non siamo arrivati all'imbruttimento. Nonostante l'isolamento, noi teniamo testa alla paura. La cosa più sacra e più bella rimane ben ancorata e alimentata dai lumi della Sapienza e ci fa intravedere l'arcobaleno tra una maceria e l'altra.

Nonostante tutto la vista ci rimane. Riusciamo a vedere e sentire. Relazionarci è importante. Certo, fa strano non incontrare lungo il consueto percorso le solite persone ed essere avvolti dal silenzio.

Stamane fa freddo. La temperatura è calata di colpo.
I primi boccioli degli alberi da frutto sbocciati ai primi caldi primaverili sembrano soffrire lo sbalzo climatico.

I gatti inarcano la schiena e alzano il pelo appena scorgono il cane ma lui, ormai vecchietto, fa solo finta di saltare e loro scappano. S'infilano sotto le macchine parcheggiate numerose a bordo strada.

Il campo di calcetto, una volta brulicante di ragazzi e giovani, è chiuso. Non più imprecazioni per un calcio sbagliato. Non più, per il momento, grida di esultanze per goal realizzati. E neanche per il momento il solito venditore di palme davanti la chiesa.
E gli scout che portavano i mazzetti da benedire durante la funzione della domenica delle palme non suonano alla porta.

Restiamo vivi! Rimaniamo a casa. Avremo modo di rifarci.

Un caro abbraccio.

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