ARTE, TEMPO DI FIERE E MERCATI.
2013, p.a. |
La mini rassegna sull'arte italiana,
avrebbe dovuto divulgare e vendere, dopo averle scoperte, le opere
degli artisti più rappresentativi e proporli, appunto, come
interessanti forme d'investimento.
Ma data la crisi in atto, molte
gallerie hanno rinunciato perché la loro economia non permette impegni economici extra.
Bologna, in occasione della
fiera-mercato, con Art City, che coinvolge musei, istituzioni e
privati, tenta di sviluppare un programma culturale con alcune
esposizioni personali di artisti sparsi per la città e un
appuntamento che tenta la commistione tra arte e scienza a Palazzo Re
Enzo.
E poi, c'è stata Set Up, la fiera
alternativa e giovane allestita all'autostazione, che ha attratto un
pubblico di addetti ai lavori ma non tutti disposti a comprare.
Insomma, non c'è troppo da essere
soddisfatti e fare gli schizzinosi e mettersi a discutere sulla
qualità della proposta.
Per i galleristi che hanno acquistato
gli spazi espositivi il primo obiettivo è quello di tornare a
vendere, convincere i collezionisti preoccupati dal redditometro
delle potenzialità della merce offerta, mentre i collezionisti si
muovono con circospezione tra le “novità” cercando di capire se
è il caso di dare loro fiducia spendendo meno.
Di fatti vanno via le opere importanti
di gente consacrata, mentre chi ha valutazioni di mercato medi bassi,
tra i 5 e i 50mila euro, soffre. Pare che qualcuno abbia suggerito
(spassionatamente? Senza secondi fini?) acquisti sicuri e quelli da
evitare, che per ovvi motivi non diciamo.
Anche Amsterdam ha concluso la sua
fiera sul realismo contemporaneo.
Centinaia di gallerie hanno presentato le possibili declinazioni
della parola “realismo” in pittura. Il tema esposto nella fiera
olandese declina nature morte su sfondo astratto, visioni colorate di
metropoli globali e qualche temeraria volontà di provocazione Pop
fino a sconfinare nell'astrazione.La crisi economica, anche qui, si sente! Ma secondo Koen Nieuwendijk, della galleria Lieve Hemel, ad Amsterdam c'è qualcosa a cui aggrapparsi quando si lavora con la bellezza!
Ma sarà la stessa Bellezza che intendiamo noi?
Quella Bellezza che trascende i mercati, i giochi dei mercanti e la famelica apprensione derivante da probabili flop commerciali di galleristi curatori e critici ? Oppure la bellezza mistificata dai furbetti che pur di vendere pagano!
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